7
La struttura della presente trattazione si articolerà in due parti
principali: da un lato la contestualizzazione, dall’altro l’analisi specifica
dei testi. Per quanto concerne la prima parte, verranno presentate le
caratteristiche della letteratura di viaggio con particolare riferimento
all’epoca vittoriana, e il recente interesse culturale – prevalentemente
antropologico - che questo genere ha suscitato. In seguito verrà trattato il
fenomeno del viaggio, sia come punto di incontro fra sé e altro e fonte
potenziale di cambiamento, che come pratica in epoca vittoriana: i mezzi
di trasporto utilizzati, le motivazioni a partire e le destinazioni tipiche.
Successivamente verrà presa in esame la diffusa percezione
dell’Oriente in un periodo di egemonia britannica sulla maggior parte del
pianeta e di particolare attrazione verso l’altro e l’esotico: sono evidenti
infatti alcuni elementi comuni nella descrizione dell’Oriente nei testi
dell’epoca. Facendo riferimento all’opera di Said si cercherà di spiegare
come quella dell’epoca sia una rappresentazione, più che una mera
descrizione, di terre lontane, in cui si mescolano interessi coloniali e
ambizioni personali, desideri repressi da una società moralista e rigida e
bisogno di catalogazione del mondo, fascino della diversità e dovere
morale di portare avanti il progresso delle civiltà.
In questi capitoli di carattere generale, sarà dato spazio alla
prospettiva femminile e alla discussione femminista. Entrambi questi
spunti hanno evidenziato alcune discontinuità con la tradizione maschile
ed eventualmente maschilista e rappresentano una rivalutazione
nell’analisi all’interno dei vari contesti: la letteratura di viaggio, il viaggio
e la visione dell’Oriente.
Nella seconda ed ultima parte verrà presentato un excursus sulla
vita della Bell, al fine di poter meglio comprendere la sua produzione
letteraria e i suoi diversi approcci con le varie parti dell’Impero Ottomano
da lei visitate prima del suo definitivo insediamento a Baghdad.
In seguito saranno analizzate due sue opere, Persian Pictures e The
Desert and The Sown. Il primo testo si riferisce ad un viaggio compiuto nel
8
1899 negli attuali Iran e Turchia, mentre il secondo ad uno intrapreso nel
1905 in territori oggi conosciuti come parte di Israele, Giordania, Siria,
Libano e Turchia.
Inizialmente verranno illustrate le peculiarità di entrambi i lavori:
la struttura, lo stile, i soggetti, le influenze letterarie e i messaggi trasmessi,
oltre al loro riscontro editoriale.
In seguito l’analisi seguirà un percorso tematico, approfondendo
una selezione di topoi: l’Oriente in quanto soggetto personificabile e
oggettivabile, gli orientali come portatori di “tipiche” caratteristiche
comuni, le donne orientali, tema sull’analisi del quale c’è stato un recente
sviluppo, e i rapporti fra Oriente ed Occidente, orientali e occidentali.
Questi argomenti si sono presentati con maggiore frequenza e sono
stati considerati come particolarmente rilevanti in quanto riflesso di
caratteristiche evidenziate nei capitoli precedenti della presente trattazione.
Alla luce di quest’indagine, i testi di Gertrude Bell appariranno
come continui rispetto ad una tradizione letteraria e buoni esempi di uno
sguardo orientalista: seppur con lievi differenze dalla generalizzazione di
Said, i testi dell’autrice sono comunque una rappresentazione del diverso
e, anche qualora ove dichiarato l’intento di evidenziare le diverse persone
che incontra, il suo ruolo è quello di una rappresentanza, non richiestale,
per l’Occidente.
Allo stesso tempo la Bell apparirà in alcuni aspetti atipica rispetto
alla critica letteraria femminile che recentemente ha cercato di distanziare
la prospettiva delle scrittrici da quella dei viaggiatori, in quanto anch’esse
parzialmente sottoposte ad una forma di colonialismo che è il rapporto
patriarcale. Gertrude Bell tende sostanzialmente ad assumere le
connotazioni “maschili” della letteratura di viaggio e della
rappresentazione dell’Oriente, forse perchè l’ambizione nella carriera e la
sua autodeterminazione la portavano ad autoattribuirsi alcune delle
caratteristiche tradizionalmente mascoline che portavano, in una società
con rigide divisioni di genere, un uomo al successo.
9
Il tema della differenza, così presente nell’orientalismo come nella
produzione letteraria della Bell, è forse uno degli argomenti più frequenti
in questa trattazione – tema che d’altro canto è così vasto e importante
nell’antropologia.
Le opere della Bell e la sua vita sembrano presentare un equilibrio
faticosamente edificato a mediare fra desideri e possibilità, talento e
opportunità, ruolo femminile e carriera maschile, sincero amore per dei
luoghi e i suoi abitanti e il ruolo coloniale che personifica. Non sappiamo
se e fino a che punto questo equilibrio interiore sia venuto meno, anche se
alcuni considerano la sua misteriosa morte come una resa ai suoi conflitti
interiori.
L’analisi delle opere di Gertrude Bell e la loro contestualizzazione
ha rappresentato un lavoro interessante e stimolante, una messa in luce di
allusioni e collegamenti tendenzialmente ignorati, ma la cui capacità di
individuazione, attraverso le opportune chiavi di lettura, può permettere
una più profonda comprensione dei testi della letteratura di viaggio.
10
Writing is impossible without some kind of exile.
1
I.
LA LETTERATURA DI VIAGGIO
Il rapporto fra viaggio e narrazione
Secondo Pino Fasano, viaggiatore e scrittore nascono insieme: il
primo si sposta nello spazio e nel tempo, il secondo è colui che comunica
da una distanza spaziale e/o temporale.
2
Approfondendo ulteriormente, si può considerare un altro elemento
comune. E’ propria del viaggio la dimensione della precarietà, poiché esso
è “una parentesi, una sospensione della vita ordinaria”.
3
Lo stesso accade
nella narrazione, che ci porta nella realtà parallela di un’altra storia, un
altro tempo, un’altra vita che non sono i nostri.
Inoltre la situazione di distacco che pur ha in sé degli aspetti
dolorosi (abbandono, spaesamento, paura dell’ignoto) predispone alla
novità, dà il senso di un potenziale accadere degli eventi. Queste “novità”
possono non realizzarsi, ma il viaggiatore non solo è predisposto ad
accettarle, ma in parte le ricerca: è l’avventura che viene evitata nella vita
ordinaria dalle abitudini e dai legami sociali. Al pari, la narrazione in
quanto tale narra una novità, un evento, reale o fittizio che sia.
Infine il viaggiatore, ben disposto verso il nuovo, conosce ed
1
JULIA KRISTEVA citato in “Introduction” a VITA FORTUNATI, RITA
MONTICELLI and MAURIZIO ASCARI (eds.), Travel writings and the female
imaginary (Bologna: Patron Editore, 2001),pag. 6.
2
Si pensi, in questo caso, alle forme di scrittura che Gianfranco Folena (nella “Premessa”
a Quaderni di poetica e retorica, I, 1985) definisce “primarie”: le lettere e le registrazioni
memoriali. In PINO FASANO, Letteratura e Viaggio (Bari: Laterza 1999) pag. 8.
3
PAOLO JEDLOWSKI, Storie comuni. La narrazione nella vita quotidiana (Milano: B.
Mondadori, 2000) pag. 92.
11
analizza prospettive diverse. Questo permette di acquisire senso critico per
valutare esperienze e conoscenze e, in ultima analisi, ridisegnare la propria
identità.
4
Il viaggio dunque stimola in modo duplice la scrittura: da un lato
dà l’ispirazione agli scrittori, con idee e pensieri che il contatto con nuove
persone, situazioni, condizioni e paesaggi creano; dall’altro permette di
vedere con nuovi occhi ciò che non si conosce o, ancora più importante,
ciò che si dà per scontato. Non a caso i formalisti russi usano il termine
ostranenie, “spaesamento” o “straniamento”, appunto, per definire il
procedimento artistico della scrittura.
5
Viaggio e narrazione più che avere cose in comune, appaiono
quasi dipendenti in maniera reciproca. Il viaggio è sostenuto e portato
avanti dalla narrazione: di un viaggio rimane infatti sempre qualcosa che,
più o meno direttamente, verrà comunicato, sia esso un ricordo, “il senso
di una possibilità”
6
, un cambiamento o il bisogno di testimoniare l’altro e
il diverso. Il viaggiatore stesso, dai semplici appunti su un diario alle
chiacchiere con amici, ha bisogno di narrare il viaggio, rievocare quella
parentesi, altrimenti gli sembrerà di non averlo compiuto: “I must write
about all these thigns”
7
, scriveva Vita Sackville-West a Virginia Woolf.
A sua volta, lo scrittore compie una forma di viaggio nel momento in cui
si propone di narrare il “vero”, il nuovo, l’ignoto al lettore. A riprova di
ciò ci sono le numerose metafore che collegano scrittura e viaggio, testo e
cammino, autore e guida, pagina e periodo di vita.
Questo parallelismo è valido sia per lo scrittore che per il lettore.
Per il primo, usando le parole di Calvino, “la penna corre spinta dallo
4
Per un approfondimento dei cambiamenti antropologici e psicologici del viaggio vedasi
ERIC LEED, La mente del viaggiatore, dall’Odissea al turismo globale (Bologna: Il
Mulino, 1992).
5
VICTOR ŠKLOVSKIJ, “L’arte come procedimento” in TZVETAN TODOROV. I
formalisti russi, (Torino: Einaudi, 1968), pag. 82.
6
PAUL JEDLOWSKI, Op. cit., pag. 93.
7
Citato in VITA FORTUNATI, “The Metamorphosis of the Travel Book” in VITA
FORTUNATI, RITA MONTICELLI and MAURIZIO ASCARI (eds.), pag. 68.
12
stesso piacere che ti fa correre le strade”
8
; mentre “reading”, citando Jean
Rhys, “makes immigrants of us all. It takes us away from home, but more
important, it finds homes for us everywhere”.
Caratteristiche generali
La letteratura di viaggio trova il suo antenato nelle lettere e nei
diari di bordo scritti dai viaggiatori, perciò è difficile datarne l’inizio.
Inoltre conserverà con il passare dei secoli la sua posizione, a metà fra il
pubblico e privato.
Il genere non è mai stato definito in modo preciso ed esauriente a
causa dei forti contatti con altri generi, ed assunse una connotazione
altamente codificata solo nel Settecento per poi modificarsi ancora. Il
Settecento, infatti, secolo del Grand Tour, era permeato dall’idea del
viaggio educativo ed è accompagnato da un fiorire di libri e trattati sul
viaggio, in cui è importante la ricerca di pittoresco ed esotico.
Nell’Ottocento questi testi saranno intessuti di una forte componente
introspettiva quanto imperialista da parte dell’autore: la comparsa del
romanzo e il pensiero romantico rimettono al centro l’individualità
dell’autore. Nel primo Novecento si ha un forte accento sulla scientificità
mentre nella seconda metà del secolo sono forti il relativismo e la
disillusione.
9
La critica inglese usò termini come travelogues, travel logs e travel
books per definire i testi che riportavano la narrazione di un viaggio. Il
primo termine, travelogue, faceva riferimento alle conferenze tenute un
tempo dai viaggiatori rientrati in patria, corredate da proiezioni di
8
ITALO CALVINO, Il cavaliere inesistente (1959; Milano: A. Mondadori, 1993), pag.
125.
9
Cfr. ANTONIO BRILLI, Quando viaggiare era un’arte (Bologna: Il Mulino, 1995);
PAUL FUSSELL, All’estero: Viaggiatori inglesi fra le due guerre (Bologna: Il Mulino,
1988); E. LEED, Op. cit,; JOHN PEMBLE, La Passione del Sud – Viaggi Mediterranei
nell’Ottocento (Bologna: Il Mulino, 1998).
13
diapositive o filmati; il secondo, travel log, letteralmente significa
brogliaccio di viaggio e indica un’estensione semantica dei libri di bordo.
Paul Fussel preferisce utilizzare il termine travel book, che è inoltre il più
usato correntemente: libro di viaggio. Definiamo allora con questo termine
un genere letterario che tratta per tutta la sua durata di un viaggio
realmente compiuto dall’autore.
La caratteristica principale di questi testi è l’autobiografia: anche
Omero, nell’Odissea, lascia la parola ad Ulisse nei quattro canti che
descrivono il suo peregrinare.
10
Se è vero che il viaggiatore sente il
bisogno di narrare le novità e il lettore di sentirsi raccontare l’ignoto, è pur
vero quanto sostiene Vita Sackville-West nelle prime pagine del suo libro:
“viaggiare è il più personale dei piaceri”.
11
In tutta la letteratura di viaggio
persiste un piccolo paradosso: si assapora, leggendolo, un viaggio che mai
potremo provare nello stesso modo.
I libri di viaggio sono inoltre narrativi, sostenuti cioè da un
racconto, e in ciò si distinguono dalle guide di viaggio e si avvicinano al
romanzo. Generalmente, pur basandosi su appunti o diari scritti in tempo
reale, i libri di viaggio sono delle memorie riordinate e composte di un
incontro avvenuto nel passato fra il narratore e situazioni non familiari. Per
scrivere le proprie impressioni, è necessario che lo scrittore si liberi di
quella che Vita Sackville-West chiama “travel-congestion”: quel groviglio
di emozioni che riempiono la mente quando si vedono nuove terre.
12
A differenza del romanzo, sono presenti un costante riferimento
all’attualità e un’implicita promessa di veridicità da parte dell’autore.
Questo non significa, però, che l’autore non ricorra a modifiche nei nomi,
nei personaggi o nell’ordine di alcuni eventi, come anche alla selezione di
eventi narrabili o meno. Infine, l’autore appare sempre più libero del
10
Dal IX al XII.
11
VITA SACKVILLE-WEST, Il più personale dei piaceri (Milano: Garzanti, 1992), pag.
7.
12
VITA FORTUNATI, Op. cit., pag. 71.
14
lettore, e i libri di viaggio rappresentano perciò una celebrazione implicita
della libertà.
13
Secondo Paul Fussel, i veri destinatari di un libro di viaggio non lo
leggono per partire, ma per gustare l’esotismo, il romanticismo,
l’avventura e la comicità. Sono i cosiddetti armchair o fireplace travellers.
Personalmente ritengo che questa affermazione sia imprecisa: a volte
alcuni testi di viaggio diventano moto simili a delle guide e sono compagni
di viaggio, come lo erano Arabia Deserta di Doughty per Gertrude Bell o
Road to Oxiana di Byron per Bruce Chatwin.
Perlomeno fino alla seconda guerra mondiale, il libro di viaggio ha
mantenuto una forte componente topografica e di rilevazioni, e questo è
dovuto alla vicinanza del viaggio all’esplorazione, al bisogno di
confermare con dati fisici la verità del proprio racconto e attestare una
certa scientificità all'opera.
A questa descrizione dettagliata della geografia dei luoghi, si
mescola la componente pastorale, che fa intuire un’implicita tendenza
elegiaca, che si registra particolarmente forte nel Romanticismo, come
manifestazione del sublime, e dall’Industrializzazione in poi, come
nostalgia di un passato perduto.
Altro elemento fortemente presente è quello comico, legato al
viaggio dall’anomalia: una situazione, un dialogo, un personaggio che
fanno sorridere perché “strani”. Un esempio indicativo è tratto da Persian
Pictures:
[…] It may be that our agreeable companion did not consider himself to
be bound by those strict rules of accuracy which tied in a measure our
own tongues; his velvets may have been cotton-backed, and his diamonds
paste, for all their glitter. We had the opportunity of testing only one of
his statements, and I must confess that we were lamentably disappointed.
One evening at dinner he was telling us of the prodigies of strength he
13
PAUL FUSSEL, Op. cit., pag: 224
15
had accomplished, how he had lifted men with one finger, thrown
stupendous weights, and grappled with wild beasts of monstrous size. He
even descended into further details. ‘In the house of my mother,’ he said,
‘I took a napkin and bent him twenty times and tore him across!’ We
were interested, and, to beguile the monotony of the evening, we begged
him to perform the some feat on the captain’s linen; he acceded, and after
dinner we assembled on deck full of expectation. The napkin was
produced and folded three or four times; he tore and tore - not a thread
gave away! Again he pulled and wrenched until he was red in the face
with pulling (and we with shame), and still the napkin was as united as
ever. At length we offered some effete excuses-in the house of his
mother, eve though she was so very miser, the linen was probably of finer
quality.
14
Ma l’elemento fondante nei libri di viaggio è il romance che deriva
dall’ambientazione lontana, in genere “all’estero”: può essere di ricerca,
pastorale o picaresco. Nell’elemento del romance il libro di viaggi si
avvicina molto ad un romanzo autobiografico: il viaggiatore vaga in cerca
di avventure in posti ignoti, ma a differenza di quanto accade al
protagonista di un romanzo d’avventura, è d’obbligo il suo ritorno a casa.
A tal proposito è molto pertinente l’osservazione di Northrop Frye,
citato da Fussel, secondo cui il libro di viaggio moderno è il mito
dell’avventura eroica “spostato”, abbassato alla vita reale. Il viaggiatore
rappresenta nell’età moderna un sostituto realistico dell’eroe presente da
sempre nella letteratura. La somiglianza principale starebbe nella struttura
del viaggio: l’archetipo dell’avventura eroica è definito da Joseph
Campbell come tripartito. In primo luogo lo stacco, la separazione dal
familiare; in secondo le prove di iniziazione e avventura; infine il ritorno
dell’eroe e la sua reintegrazione nella società.
15
Allo stesso modo anche il
14
GERTRUDE BELL, Persian Pictures (New York: Boni and Liveright, 1928), pag. 192.
Riferendomi a questo testo, d’ora in poi ricorrerò all’acronimo PP, direttamente in corpo
testo e seguito dal numeor di pagina.
15
PAUL FUSSEL, Op. cit.., pag: 229.
16
viaggiatore si distacca dalla società di partenza, affronta peregrinazioni, fa
scoperte, riflette sulle novità ed infine ritorna a narrare il suo vissuto.
A ben guardare questo archetipo universale è un’allegoria della vita
umana, in cui i periodi determinanti sarebbero adolescenza, vita adulta e
vecchiaia. Nella prima si avverte il desiderio e il bisogno di un distacco
dall’ambiente infantile, nella seconda si superano difficoltà e nuove
situazioni, nell’ultima si sperimenta un ritorno alla stanzialità, alla casa. La
maturazione e la crescita di ogni individuo non possono precludere
processi di separazione e movimento.
Le similitudini e metafore fra vita e viaggio sono numerose, e la
letteratura di viaggio, rendendo esplicito il collegamento fra tempo e
spazio (il passato come “indietro” e il futuro come “avanti”), fanno
riflettere su questa metafora essenziale. Riprendendo ciò che è stato detto
in precedenza, il movimento metaforico all’interno di questi testi è dunque
doppio: il primo tra vita e viaggio, il secondo fra viaggio e narrazione. Il
lettore di un travel book viaggia, insomma, due volte.
C’è chi si chiede quale sia il valore artistico dei libri di viaggio.
Come ogni genere letterario, questo ha avuto il suo periodo d’oro e si è
modificato nel tempo, ma oggi appare in declino rispetto al romanzo.
Questo secondo Fussel è dato dal vistoso fraintendimento del termine
«creativo» a partire dal Romanticismo per raggiungere però l’apice dopo la
seconda guerra mondiale, con il risultato di esaltare la finzione. Dal punto
di vista della critica, Fussel denuncia che la letteratura di viaggio è
difficilmente analizzata per pigrizia. C’è bisogno di una verifica per
considerare un libro come riuscito: “la verifica di una complessa coerenza
e di una mediazione sottile tra materia e forma, tra informazioni e
costruzione significativa”.
16
Partendo da quest’analisi, un libro di viaggio
riuscito è un libro che media fra gli elementi fisici individuali e la
dimensione del significato universale, un libro che non rinuncia all’analisi
16
P. FUSSEL, Op. cit., pag: 235.
17
introspettiva e all’etica partendo però da un viaggio e situazioni reali.
Nell’Inghilterra tardo vittoriana
Finora sono stati delineati i caratteri generali della letteratura di
viaggio; passo ora ad analizzare i tratti peculiari del genere nel periodo in
cui si collocano i testi di Gertrude Bell, a cavallo del Novecento.
Dal 1850 al 1930 si individua il momento in cui l’interesse
coloniale verso le altre nazioni si fa più evidente:
a new colonial relationship emerged, where formal conquest, annexation
and administration became the most common relation between Britain
and certain other countries, and Britain declared itself to be an imperial
nation.
17
Molti scrittori di travel books erano professionisti in campi che
prevedevano spostamenti, come storici, archeologi, linguisti o affermati
scrittori in altri generi letterari. Maggiore ancora era il numero di coloro
che erano allo stesso tempo corrispondenti o giornalisti ed erano abituati a
scrivere su commissione e con scadenze precise.
18
Inoltre personaggi come
Robert Byron cominciano ad finanziare i loro viaggi con la pubblicazione
dei loro racconti in tempo reale. Questo rese il genere ancora più ibrido
perché, ad esempio, alcuni scrittori utilizzarono situazioni avvenute in
viaggio nei loro romanzi, alcuni libri avevano più dati scientifici che
impressioni di viaggio.
Altri scrittori che si cimentarono nel genere furono missionari e
religiosi: proprio in un momento in cui la patria vedeva ormai come un
fallimento l’opera delle missioni, queste persone fornivano comunque
17
SARA MILLS, Discourses of Difference – An Analysis of Women’s Travel Writing and
Colonialism (London: Routledge, 1993), pag. 1.
18
Ad esempio Henry Stanley, Ethel Brilliana Tweedie, Mary Edith Durham e Henry
Major Tomlinson, giornalisti.
18
conoscenze e dati interessanti e importanti.
Lo stile, la forma e il contenuto del travel writing cambiarono in
modo da rispecchiare le diverse motivazioni che avevano spinto al viaggio,
ora accessibile ad un numero più vasto di persone e in tutte le zone del
mondo. Questo permise di specializzare i destinatari ed allargare i confini
del canone del genere. Sebbene il pensiero vittoriano continuasse ad essere
classicista nel bel mezzo di uno dei periodi più floridi della scienza
moderna, tecnologia e scienza ebbero, infatti, un notevole impatto sulla
letteratura di viaggio.
Malgrado non fossero ancora assurte al rango di cattedre
universitarie, materie come etnografia, ecologia, antropologia e psicologia
venivano benvenute con entusiasmo dalla società, mentre geografia,
biologia, botanica, chimica ed entomologia ebbero nuovi, notevoli impulsi.
Molte delle società scientifiche, specialmente la Royal Geographic
Society
19
, sponsorizzavano il grosso dei viaggi e delle scoperte,
incentivavano il disegno di mappe e le esplorazioni e garantivano al
ritorno un’autorevolezza che consentiva la divulgazione delle opere al
vasto pubblico.
Questa esigenza di scientificità, in cui forti erano la componente
dell’ordine tipico della cultura vittoriana e le idee positiviste, influenzò
notevolmente i viaggiatori sia nella scelta delle loro mete e itinerari, sia
nelle attività da svolgere durante il soggiorno. Molti viaggiatori, ad
esempio, divennero esperti in campi in cui non avevano avuto una
formazione specifica: è il caso di Gertrude Bell a proposito
dell’archeologia.
20
19
Riferendomi a questa associazione, d’ora in poi ricorrerò all’acronimo RGS.
20
E’ da notare che la cattedra di archeologia fu istituita nelle università britanniche solo
nel 1880. Cfr. JOHN PEMBLE, Op .cit., pag. 99.
19
Anche alcune attività sportive come l’alpinismo vennero viste sotto
la lente della scientificità.
21
L’impatto di tutto questo sulla letteratura di viaggio fu molteplice.
In primo luogo, poiché un’opera di viaggio che non fosse in qualche modo
scientifica o costruita in modo ordinato e preciso era in qualche modo
deplorevole, numerose sono le giustificazioni che incorrono all’inizio dei
testi a comprovare una vera o presunta modestia per la scarsa valenza
scientifica dei dati riportati o per lo stile affine all’annotazione. La stessa
Gertrude Bell inizia così il suo The Desert and The Sown: “Those who
venture to add a new volume to the vast literature of travel, unless they be
men of learning or politicians, must be prepared with an excuse.”
22
E
ancora Kinglake, nella prefazione del suo Eothen:
Peso di poter dichiarare in tutta sincerità che questo libro è
completamente privo di qualsiasi particolare tratto da scoperte
geografiche o ricerche antiquarie, di qualsiasi sfoggio di fondata
erudizione e conoscenza religiosa, di qualsiasi spiegazione storica e
scientifica, di qualsiasi utile statistica, di qualsiasi disquisizione politica e
di qualsiasi alta riflessione morale.
23
In secondo luogo, i lettori si specializzarono: oltre al Paese di destinazione
potevano scegliere il testo di viaggio come approfondimento di una
determinata disciplina. Infine, tutta questa scientificità ebbe come
contraccolpo un successivo alleggerimento del testo: la letteratura da
21
A volte questo desiderio di professionalità rendeva completamente miopi sulle
conseguenze di alcune azioni: Marianne North, ad esempio, collezionista botanica per la
Royal Botanic Society, estirpò numerose piante dal loro habitat naturale, allo stesso modo
in cui molti reperti archeologici finirono in collezioni private nel Regno Unito. Molto
spesso questa concentrazione sul proprio interesse o obiettivo faceva giudicare le persone
native come indegne delle ricchezze che avevano, perché non sapevano comprenderle o
valorizzarle con i metodi della disciplina praticata in patria.
22
GERTRUDE BELL, The Desert and the Sown (London: Virago 1985), pag. xix.
Riferendomi a questo testo, d’ora in poi ricorrerò all’acronimo DS, direttamente in corpo
testo, seguito dal numero di pagina.
23
Citato in VITA SACKVILLE-WEST, Op. cit., pag. 14. L’autrice aggiunge di poter
affermare lo stesso del proprio libro.
20
viaggio si è ben presto spogliata di tutto questo contorno pesante e
specialistico per ritornare al suo nocciolo e interrogarsi sul viaggio in sé.
Gia a partire da Il più personale dei piaceri (1926) c’è, secondo Vita
Fortunati, una certa metamorfosi del travel book: qui il viaggio è un mezzo
per analizzare emozioni e sensazioni, ricordi e idee; attraverso il “flusso di
coscienza” Vita Sackville-West fa emergere il processo di ricostruzione
della sua esperienza personale e il viaggio in Persia diventa “an adventure
of the mind”, molto simile a quello sentimentale di Laurence Sterne.
24
Anche grazie all’Estetismo, verso la fine del periodo vittoriano si
ha infatti un’urgenza a scrivere per il gusto di farlo, a solo beneficio
dell’arte. Ad esempio, con una certa affinità al word painting, i brani
poetici di Graham contengono dettagliate descrizioni naturalistiche ed
un’abbondanza di avverbi. Allo stesso modo le descrizioni come arte
influenzarono lo stile vivace di Stevenson e quello impressionista Vernon
Lee. Piuttosto che aumentare semplicemente l’interesse del lettore sul
viaggio o informarlo di strani eventi, questi scrittori crearono stili narrativi
che ispirarono le future generazioni e contribuirono a ridefinire lo scopo
del viaggio: esso include la contemplazione e la creazione della bellezza
come la ricerca di sé stessi.
25
Forse più importante, ci si rende conto dell’impossibilità di un
racconto oggettivo:
Egli [Kinglake] continua difendendo l’egocentrismo del viaggiatore: «E’
molto egoista, l’abitudine di riferire l’intero mondo esterno alle proprie
sensazioni lo costringe, quando scrive, a osservare le leggi della
prospettiva, egli vi parla degli oggetti non come sa che essi sono, ma
come essi paiono a lui».
26
24
VITA FORTUNATI, Op. cit., pag. 69.
25
Cfr. BARBARA BROTHERS and JULIA GERGITS (eds.), “Introduction” a British
travel writers, 1876-1909, Dictionary of Literary Biography 174 (Detroit, Michigan: Gale
research, 1997 ), pag. xvii.
26
VITA SACKVILLE-WEST, Op. cit., pag. 14.