Domenico Misale
sistema dei media
1
. Questo discorso in Italia, sul piano
culturale, si fuse insieme al mai rimosso complesso di
arretratezza tecnologica, ed ebbe riverberi tali da
produrre una sorta di snobismo nei confronti delle
discipline umanistiche e la ripartizione della cultura in
serie A (cultura ingegneristica, informatica e iper-
specialistica) e serie B (la cultura letteraria, umanistica,
sociologica). Accade così, che mentre in Europa e negli
Stati Uniti, il cinema, la musica e i fumetti sono trattati
come fenomeni culturali aventi pari importanza di altri,
nel nostro Paese si ostenta un atteggiamento
discriminatorio verso tutti questi settori, che appaiono
irrilevanti e degni di un puro divertissement. Lo stesso
Adorno, dal quale prese spunto gran parte della
sociologia musicale degli anni Sessanta e Settanta,
assunse un atteggiamento aristocraticamente distaccato
1
La polemica sulla cultura di massa prese due direzioni: da un parte si
indagava sulla presunta neutralità della tecnologia e sui
condizionamenti che questa aveva esercitato, tanto sulla società,
quanto sulla concezione stessa dell’ arte e della cultura; prospettive
indagate soprattutto dai teorici di formazione marxista, come il francese
Edgar Morin e soprattutto dagli esponenti della Scuola di Francoforte
(Adorno, Marcuse, Horkheimer etc.). Dall’altra parte, si dava rilievo agli
effetti positivi o negativi che la cultura di massa provocava sulla
società, come la circolarità della comunicazione tra artista-musicista e
pubblico, indagate anche, dalla fine degli anni Settanta, attraverso
nuove linee di ricerca, come ad esempio l’ipotesi dell’agenda-setting,
della spirale del silenzio e della dipendenza dei media.
2
Spaghetti-Pop
rispetto alla musica popolare, al punto di arrivare ad
affermare che il concetto stesso di musica leggera “è si-
tuato nella zona torbida dell’ovvietà” (Adorno, 1971) e
che “nei paesi industriali progrediti la musica leggera è
definita dalla stardardizzazione: suo prototipo la can-
zonetta di successo” (ibidem).
Un atteggiamento che fortunatamente sta lentamente
mutando, come testimoniano le molte iniziative editoriali
2
che hanno dedicato alla musica leggera italiana la stessa
cura e lo stesso rispetto che, fino a pochissimo tempo fa,
era stato appannaggio di diverse forme musicali come,
ad esempio, la musica colta, il jazz, il melodramma e la
canzone tradizionale napoletana. Questa rivalutazione
della musica da qualche tempo è, in ambito scientifico,
già privilegiata da alcuni studiosi italiani, che hanno
iniziato a utilizzare, con inusitata frequenza rispetto al
passato, la canzone (quella d'autore e quella
commerciale, quella colta e quella “gastronomica”
3
) come
materiale di rilevanza ai fini dello studio della società
italiana. Se molti anni prima, gran parte del materiale
pubblicato dall’editoria musicale italiana oscillava tra
2
vedi le numerose collane di musica leggera italiana edite dai vari
quotidiani e riviste nazionali.
3
Parola coniata da Umberto Eco che usò per indicare la musica leggera
popolare per distinguerla dalla canzone d’autore.
3
Domenico Misale
opere anonime, quasi sempre inutili e di rilevanza
sociologica sostanzialmente trascurabile, oggi i settori
privilegiati della ricerca vanno da quello relativo al
consumo e la fruizione musicale, fino ai settori di taglio
psico-percettivo. Un lavoro piuttosto completo a livello
cronologico è stato, ad esempio, realizzato da Gianni
Borgna con la sua Storia della canzone italiana, una
complessa ricostruzione storica che ha colmato un vuoto
che cominciavano a sentire ormai da tempo sia gli addetti
ai lavori che gli appassionati. poi ancora Il nostro
concerto. La storia contemporanea tra musica leggera e
canzone popolare (La Nuova Italia, 2001) di Marco
Peroni; Storia e canzoni in Italia: il Novecento di Piero
Brunello (Comune di Venezia, 2000); Da una lacrima sul
viso...(Kowalsky, 2006) di Paola Maraone e Paolo
Madeddu. In ambito prettamente sociologico i maggiori
contributi sono quelli di Gianni Sibilla con opere come I
linguaggi della musica pop (Bompiani, 2003) e L’industria
musicale (Carocci, 2006); o ancora Popular music.
Dinamiche della musica leggera dalle comunicazioni di
massa alla rivoluzione digitale (Ellissi, 2004) di Rosa
Viscardi; gli Atti delle Giornate di studio fatte a Cosenza
tra il 30 novembre e il 1 dicembre 2005, Popular music.
Fare, ascoltare, insegnare (Aracne, 2006). Ma il lavoro, a
mio parere, più interessante è rappresentato da una
ottima ricerca empirica condotta sulle canzoni italiane del
4
Spaghetti-Pop
periodo 1970-1992 nel libro L’Italia che si dispera el’italia
che si innamora, temi valori e linguaggi in 25 anni di
canzone italiana (Paper editrice, 1995) scritto da
Giovanni Di Franco e Stefano Nobile con il supporto di un
team di analisti. La tecnica dell’analisi del contenuto ha
così permesso di individuare le forme musicali, le
tematiche e i valori dominanti della musica italiana
analizzata in quel periodo. Un lavoro pionieristico di cui
tratterò specificatamente nell’ultima parte dedicata
proprio all’analisi del contenuto dei testi di Laura Pausini.
Note di merito vanno quindi riconosciute a tutti questi
studiosi, ed altri che certamente ho dimenticato, che
hanno contribuito all’edificazione di un dibattito riguardo
questioni di ordine linguistico, politico e, naturalmente,
sociologico.
Si possono dunque scorgere segnali positivi che
confermano che in Italia, come già in altri paesi
dell’occidente, sta cominciando ad attecchire presso
l’intellighenzia un concetto di cultura meno vincolato ad
una prospettiva rigorosamente antropologica e più aperto
ad accezioni che tengano conto degli stili di vita e delle
forme di socializzazione popolari. C’è solo l’augurio che il
futuro possa ulteriormente illuminare un settore fecondo
e molto importante.
5
Domenico Misale
Questa riscoperta di quarti di nobiltà nella musica pop
può forse essere addebitata alla rilettura di una famosa
pagina di Proust, che così recitava:
Odiate la cattiva musica, non disprezzatela. Siccome si canta e
si suona molto più appassionatamente della buona, a poco a
poco essa si è riempita del sogno e delle lacrime degli
uomini... Per questo vi sia rispettabile…Il suo posto, nullo nella
storia dell'arte, è immenso nella storia sentimentale della
società. Il popolo, la borghesia, l’aristocrazia,come hanno gli
stessi portalettere per portare il lutto o la felicità, hanno gli
stessi invisibili messaggeri d’amore, gli stessi amanti
confidenti:i cattivi musicisti. Il pessimo ritornello che qualsiasi
orecchio fine ed educato rifiuterebbe di ascoltare, ha ricevuto il
tesoro di migliaia di anime, conserva il segreto di migliaia di
vite di cui fu l’ispirazione, la consolazione, la grazia e l’idea...
4
Le conferme dell’importanza rivestita dalla musica
leggera sta dunque sollecitando l’idea che gli stili di vita, i
gusti, le idee e i linguaggi siano modulati anche da un
mass medium come la canzone leggera pop, nell’ormai
rinnovato stile melodico di un genere che si potrebbe
definire neo-pop italiano, o ancora meglio, Spaghetti-pop
da esportazione.
4
Proust M., Elogio della cattiva musica, citato in Brunello Piero Storia e
canzoni in Italia: il Novecento, in seguito “Bru.Nove.” Ed. Comune di
Venezia 2000 per gli Itinerari Educativi, pagg. 10/11
6
Spaghetti-Pop
Introduzione
«Ah, questa musica leggera
come il vento quando torna primavera
Se qualcuno tocca
va di bocca in bocca
la canzone sciocca»
Musica Leggera (2004)
Pacifico
La musica pop è ovunque. È impossibile non imbattersi
quotidianamente nelle note e nella voce di una canzone o
nella faccia di un cantante. Essa è un fenomeno
intertestuale e intermediale, che rivela tutto il suo potere
comunicativo modificando il proprio linguaggio a seconda
dei contesti sociali e mediali in cui appare; Gianni Sibilla,
ad esempio, afferma che proprio per questo motivo
bisogna parlare di “linguaggi della musica pop”, piuttosto
che di un generico “linguaggio universale della musica”
(Sibilla; 2003). La musica pop in effetti, sin dalla sua
nascita, ha col tempo sviluppato una serie di riti, di miti e
di modi di comunicare, riuscendo molto spesso non solo a
riflettere la società in cui essa si perpetua, ma in molti
casi addirittura a fungere da acceleratore sociale.
Naturalmente anche nella musica pop sono molto
frequenti le derive nel cattivo gusto, nel subdolo
7
Domenico Misale
tentativo di “venderci qualcosa”, ma non bisogna fare di
tutta l’erba un fascio, come spesso ha fatto chi ha bollato
la musica come fenomeno “leggero” o “degenerato”.
La musica pop, ancor più di tutto il fenomeno “musica”, è
stata però affrontata perlopiù in modi superficiali e
parziali, come abbiamo già visto nella premessa. Ecco
perché il mio modesto lavoro vuole essere, prima di
tutto, un omaggio alla leggerezza come valore, al
contrario di chi la ritiene un difetto della musica,
considerata priva di contenuti.
Il mio lavoro di tesi è inizialmente rivolto ad uno studio
della musica leggera italiana, attraverso la ricostruzione
del contesto sociale di riferimento, considerato sia nelle
sue linee di evoluzione storica, sia nel suo stato attuale,
esaminandone le particolarità comunicative e le
caratteristiche salienti, e capire come alcune di queste
operino sulla trasmissione di valori e di comportamenti
capaci talvolta, addirittura, di accelerare il cambiamento
sociale. Fondamentale è la presenza di una serie di
personaggi che hanno attuato un significativo contributo
artistico al mondo della canzone italiana, oltre che a
divulgarne e valorizzarne i differenti aspetti.
Si passa poi al caso della musica pop italiana da
esportazione, che ho soprannominato, utilizzando un
neologismo, “Spaghetti-pop”. Ripercorro le tappe
8
Spaghetti-Pop
fondamentali di questo fenomeno made in Italy,
attraverso le opere dei primi ambasciatori italiani della
tradizione melodica, alcuni dei quali iniziano a svecchiare
la “canzone all’italiana”, contribuendo a renderla, nel
corso del tempo, un valido prodotto musicale da
esportare con successo nel resto del mondo. L’ipotesi è
quindi che alcune canzoni e certe tendenze sono
acceleratori della trasformazione sociale e addirittura
veicolo di conquista culturale oltreconfine.
Un esempio lampante di come la musica leggera, dipinta
come superficiale e banale, riesca invece ad avere
conferme importanti all’estero è rappresentato dal “Caso
Laura Pausini”. Vantando un curriculum di proporzioni
notevoli (quasi 30 milioni di album venduti, 170 dischi di
platino, numerosi premi e riconoscimenti, centinai di siti
internet e clubs sparsi nel web) la cantante romagnola è
attualmente considerata una delle più affermate star a
livello mondiale e una delle più importanti portavoce per
eccellenza della melodia pop italiana. Unendo tradizione
melodica e moderni processi di comunicazione e
organizzazione mediali, il cammino della Pausini appare
quindi come il più interessante da analizzare ed
esplorare: da icona dei ragazzi “bene” degli anni Novanta
a primadonna della canzone italiana mondiale, si assiste
ad una crescita professionale, personale e musicale non
indifferente, suggellata dall’ ormai storico e prestigioso
9
Domenico Misale
premio Grammy Award (l’Oscar della musica) ricevuto a
Los Angeles, come miglior album pop latino. Approfondirò
quindi il “Caso Pausini”, attraverso l’ausilio anche di una
piccola indagine che ho messo a punto tramite la
costruzione di un questionario somministrato ai fans della
cantante, per sondarne gli effetti, la percezione e le
motivazioni per ricavare le caratteristiche fondamentali
relative a questo fenomeno. È anche presente una
piccola analisi del contenuto del canzoniere pausiniano e
la sua evoluzione stilistica.
La struttura della tesi consta di tre parti, a loro volta
suddivise in capitoli e sottoparagrafi.
La prima parte, che comprende i primi due capitoli,
riguarda il contesto della musica leggera italiana. Nel
primo capitolo verrà affrontato il contesto socioculturale
della musica leggera, attraverso l’analisi delle origini
sociali della canzone italiana e la ricostruzione storica e
critica dell’evoluzione della musica leggera del
Novecento. Innanzitutto attraverso i contributi del
Festival di Sanremo, del successo di un gruppo di
cantanti "d'assalto" degli anni Sessanta, definiti "urlatori"
(Mina e Celentano in primis), dell’era beat, dell’
”educazione sentimentale” di Battisti e Mogol, della
scuola cantautorale e del fenomeno underground di fine
secolo.
10
Spaghetti-Pop
Il secondo capitolo sarà invece dedicato alla discografia
italiana. Partendo dalla sua attuale organizzazione, si
cercherà di ricostruire il rapporto dell’industria
discografica con i moderni mezzi di comunicazione. Una
ricostruzione delle tappe fondamentali della discografia
italiana completa il capitolo.
Questo percorso permetterà di introdurre le
caratteristiche comunicative salienti della Spaghetti-pop,
la musica italiana da esportazione, che verrà trattata
nella seconda parte, comprensiva anch’essa di due
capitoli: il primo dedicato alle tappe della prima musica
made in Italy che conquista originariamente gli stati uniti
grazie al contributo di una serie personaggi storici come
Enrico Caruso, Renato Carosone e Fred Buscaglione che
contribuiscono anche ad un primo “svecchiamento” della
classica e melensa melodia all’italiana, per giungere
all’epopea di Mister Volare, alias Domenico Modugno, che
rappresenta con Nel blu dipinto di blu la data spartiacque
della nuova musica italiana, sganciata finalmente dai
vecchi modelli musicali. Dopo uno sguardo al fenomeno
della Spaghetti-dance, si passa al secondo capitolo che
affronta l’ultima evoluzione stilistica e comunicativa della
musica pop italiana. Eros Ramazzotti apre questo nuovo
corso e insieme ai più importanti “ambasciatori”, che
rispondono al nome di Gianna Nannini, Zucchero, Andrea
Bocelli e la “nuova leva” Tiziano Ferro, partono alla
11
Domenico Misale
conquista dell’ Europa e delle Americhe. Sono loro a
rinnovare ulteriormente la musica melodica italiana e re-
inventare uno stile unico e riconoscibile: quello della
Spaghetti-pop.
La terza è interamente dedicata al “Caso Pausini”.
Analizzo il fenomeno Pausini, con cenni biografici e la
distribuzione della sua musica nel mondo. Passo poi ad
una analisi dell’organizzazione discografica della cantante
per poi dedicarmi al “Pianeta Fans Club”, ovvero un
approfondimento sul fenomeno del divismo in generale
che funge da introduzione all’analisi del profondo legame
tra la cantante e i suoi fans sparsi nel mondo, riuniti da
due forum (uno latino e l’altro italo-europeo) dedicati alla
popstar, molto frequentati dagli iscritti e dalla stessa
cantante. La parte relativa al sondaggio è proprio rivolta
ai Divini, i fans così come li ha soprannominati Laura
Pausini, che ho coinvolto nel questionario auto-compilato
via web al fine di inquadrare innanzitutto le
caratteristiche demografiche dell’intero “campione”,
consumi e identificazione.
Come si è detto precedentemente, non tutti gli studiosi
hanno ritenuto necessario occuparsi del fenomeno della
musica pop italiana, ecco perché, ai fini di questa
indagine, non è stato facile trovare materiale che si
occupasse seriamente dell’argomento. Sono perciò
12
Spaghetti-Pop
consapevole del limite di questo sondaggio, che per
questo motivo ho cercato di organizzare nella forma di un
pre-test, senza la pretesa ad esempio di inferire sulla
popolazione rappresentata dal piccolo “campione” di fans
intervistati. La parte finale è infine dedicata ad una
semplice forma di analisi del contenuto di alcune canzoni
scelte nel repertorio di Laura Pausini e rappresentanti
ognuna un determinato tema del canzoniere pausiniano
(come amore, amicizia, fede etc.). È anche presente un
capitolo dell’evoluzione stilistica della cantante, dai suoi
esordi fino ad oggi.
Perché Spaghetti-pop?
Spaghetti-pop è un termine liberamente tratto e ispirato
da Spaghetti-western, il nome dato ad una categoria di
film western che emersero in Italia negli anni Sessanta e
Settanta, prodotti e girati quasi sempre interamente
proprio negli studi italiani, avvalendosi spesso di grandi
star internazionali, ancora agli albori della loro carriera.
Inizialmente il termine, nato negli Stati Uniti, voleva
solamente indicare delle pellicole caratterizzate dal fatto
di essere girate in italiano, con budget ridotti ed uno stile
minimalista, secondo le convenzioni dei primi western, in
parte intenzionalmente, in parte come conseguenza dei
mezzi limitati. Inoltre, il termine voleva alludere al
13
Domenico Misale
sangue sparso copiosamente nei film, che ricordava
molto il sugo sugli spaghetti. Nonostante questa iniziale
diffidenza, a poco a poco il genere si è sempre più
distinto, e già negli anni Ottanta i film appartenenti al
genere sono stati fortemente rivalutati dalla critica,
soprattutto grazie a quello che è il più importante
esponente e maestro del genere, il regista Sergio Leone,
tanto da essere oggi rispettati al pari dei loro "colleghi"
americani.
Alcuni autori ed esperti del settore musicale hanno
comunque già utilizzato, in passato, questo termine per
descrivere la categoria della musica italiana da
esportazione, come ad esempio nel sito Hitparadeitalia.it,
che in una delle sue monografie dedicate agli artisti
italiani, in questo caso al cantante Umberto Tozzi,
afferma “… a differenza dei vari Pausini e Ramazzotti,
non è considerato un fenomeno spaghetti/pop…”
5
. Il
termine viene usato anche da un gruppo musicale
italiano, i Baustelle, che in alcune rassegne stampa del
2004 definiscono “Spaghetti-pop” il loro stile musicale,
giustificando così la scelta: “Serviva uno slogan e quello
ci rappresentava in modo efficace, peccato si sia
trasformato in una pessima idea dopo che gli Articolo 31
hanno tirato fuori la storia dello “spaghetti-funk”! ”
6
. Ma
5
http://www.hitparadeitalia.it/mono/tozzi.htm
6
da un articolo di Musica!, allegato di Repubblica, novembre 2004.
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Spaghetti-Pop
un'altra traccia del nuovo termine, ancora più
significativa, si trova in un articolo del Corriere della
Sera, del 28 aprile 1997, dedicato proprio al successo
internazionale degli artisti italiani, il cui titolo è per
l’appunto: “SPAGHETTI POP: L' IMPROVVISO SUCCESSO
INTERNAZIONALE DEI CANTANTI ITALIANI.”
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