¢poÀhsan oán a×t÷ deÊpnon (12,2);
deÀpnou ginom¡nou (13,2).
La prima espressione riguarda l’inizio del banchetto
2
; la seconda
espressione riguarda invece il banchetto (deÀpnou) nel suo divenire
(ginom¡nou)
3
.
In ogni caso, in entrambi i testi la prospettiva di azione è quella del
banchetto.
Possiamo facilmente distinguere nel c 12 cinque parti :
a. 12,1-11: banchetto ed unzione a Betania.
In questa prima parte Lazzaro è menzionato quattro volte
4
, come pure
due volte è ripetuta l’espressione Ôn ¬geiren ¢k nekrën
5
, la quale può
costituire così anche una inclusione letteraria. Distinguiamo in questa
prima parte tre unità: i vv 1-2
6
; i vv 3-8
7
; i vv 9-11
8
.
b. 12,12-19: ingresso di Gesù in Gerusalemme;
2
Cfr l’aoristo ¢poÀhsan che, alla luce di 13,1, non può avere altro valore se non
ingressivo.
3
Notiamo che il soggetto non sono i discepoli che mangiano ma il banchetto che
diviene. È errato perciò tradurre: “mentre mangiavano”; l’errore è duplice: si introduce
un nuovo soggetto (i discepoli e Gesù) e si introduce una nuova azione (quella di
mangiare), di cui il testo non dice nulla. Bisogna invece tradurre: “mentre il banchetto
diveniva”.
4
Due volte nei vv 1-2 e due volte nei vv 9-11.
5
Nei vv 1 e 9.
6
Questi versi sono incentrati attorno a Gesù, che è il soggetto logico in duplice
dinamismo: attivo e passivo. In dinamismo attivo Gesù compie l’azione di venire; in
dinamismo passivo Gesù è il destinatario dell’azione di quelli che hanno preparato il
banchetto.
7
In questi versi il soggetto logico attorno a cui gravita tutta l’azione è Maria che unge i
piedi a Gesù. Attorno a questa azione fondamentale ruotano tre soggetti specifici: Maria
(v 3) che compie l’azione, Giuda (vv 4-6) che la critica, Gesù che interviene a favore di
Maria (vv 7-8).
8
Questi versi gravitano attorno alla figura di Lazzaro in due dinamismi convergenti
verso di lui: quello della folla che viene per vederlo (v 9) e quello dei farisei che
vogliono ucciderlo (vv 10-11).
Possiamo individuare in questa parte due unità: l’azione in se stessa
dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme (vv 12-15) e le varie reazioni,
rispettivamente dei discepoli (v 16)
9
, della folla che testimoniava (v 17),
ancora della folla che andò incontro a Gesù (v 18), dei farisei che prendono
coscienza che il mondo è andato dietro a Gesù (v 19).
c. 12,20-36: parte dialogica.
Prescindiamo adesso dalla considerazione di questa parte: ad essa
torneremo specificamente più avanti.
d. 12,37-43: commento narrativo dell’evangelista e
citazione della Scrittura.
In questa parte, interamente narrativa, possiamo individuare cinque
unità strutturate secondo uno schema concentrico:
1) il fatto dell’incredulità (v 37 o×k ¢pÀsteuon);
2) prima citazione di Isaia (v 38: cfr. Is 53,1);
3) il motivo dell’incredulità (v 39 di‚ toàto o×k ªdÖnanto pisteÖein
Ôti);
4) seconda citazione di Isaia (v 40; cfr Is 6,9ss);
5) la fede dei capi (¢pÀsteusan) travolta dall’amore per la gloria degli
uomini (vv 41-43).
e. 12,44-50: monologo di Gesù.
Questo monologo gravita attorno a tre temi fondamentali: la fede in Gesù
(vv 44-46), l’accoglienza della sua parola (v 47), il giudizio per il suo
rifiuto (v 48).
9
Si dice che i discepoli al momento non compresero, si ricordarono di quello che era
stato scritto a riguardo di Gesù al momento della Resurrezione.
Omettiamo di caratterizzare ulteriormente queste parti. La
specificazione tematica di ognuna di esse esigerebbe infatti la sua specifica
esegesi. Ci limitiamo solo ad esprimere la nostra convinzione che il piccolo
punto che trattiamo verrebbe ulteriormente illuminato da tutto il complesso
del c 12.
2. Struttura letteraria di Gv 12,20-36
Dal momento che il nostro testo si trova nella sezione centrale di Gv
12,20-36, che costituisce ancora un contesto ampio, ma più ristretto
rispetto a quello del c 12, è utile considerare più specificamente la struttura
letteraria di questa parte centrale.
2.1. Posizione degli interpreti
A riguardo del testo di Gv 12,20-36 gli interpreti hanno proposto
diverse divisioni, talora magari basate su elementi tematici che non su
precisi elementi letterari.
È sufficiente citare soltanto due interpreti che riteniamo più
significativi.
Leon-Dufour
10
ha proposto per i vv 23-32, escludendo però i vv 20-
22, una divisione chiastica, in sei elementi, gravitanti attorno ai vv 23.27
11
.
10
Cfr X. LEON-DUFOUR, Trois Chiasmes Johanniques (12,23-32; 6,35-40; 5,19-30), in
NTS 7(1960/61) 249-255: 249-251.
11
Questi versi si richiamano per il termine êra.
Il v 24 corrisponde al v 32
12
; il v 25 corrisponde al v 31
13
, il v 26
corrisponde al v 28
14
. Simile divisione non manca di una sua validità.
Ellis
15
distingue in questa parte cinque unità strutturate secondo uno
schema concentrico:
a. (12,23-24): il figlio dell’uomo deve essere glorificato
b. (12,25-26): odiare la vita in questo mondo
c. (12,27-30): “salvami da quest’ora”? glorifica il
tuo nome
b. (12,31): “ora è il giudizio di questo mondo; ora il
principe di questo mondo è gettato fuori”
a. (12,32-36): il figlio dell’uomo dev’essere innalzato.
Più genericamente Westcott
16
si limita soltanto ad individuare tre
parti:
a. vv 20-22: la richiesta dei greci,
b. vv 23-33: la risposta e la voce dal cielo,
c. vv 34-36: gli ultimi avvertimenti.
2.2. La nostra divisione
In questa parte centrale possiamo distinguere tre sezioni in base ai tre
interventi di Gesù in essa contenuti.
12
I due testi si richiamano per le espressioni eÁv t¨n g°n (v 24) e ¢k t°v g°v (v 32).
13
I due testi si richiamano per il termine kÎsmov.
14
I due testi si richiamano per la menzione del Padre.
15
Cfr F.F. ELLIS, The Genius of John, cit., 202.
16
Cfr B.F. WESTCOTT, The Gospel According to St. John, Grand Rapids 1983, 180.
Il primo intervento di Gesù è contenuto nel v 23 e si colloca così nella
parte dei vv 20-28a. Questo primo intervento è provocato dalla richiesta dei
greci e dal seguente dinamismo di Filippo e Andrea che culmina poi in
Gesù (vv 20-22). Questa prima sezione si conclude poi con la preghiera di
Gesù al Padre nel v 28a perché glorifichi il suo nome e con la narrazione
dell’evangelista di una voce che venne dal cielo (v 28b).
Il secondo intervento di Gesù è contenuto nei vv 30-32 e caratterizza
così la sezione dei vv 29-33. Esso è provocato dalla narrazione
dell’evangelista che riferisce nel v 29
17
le varie opinioni della folla sulla
voce venuta dal cielo, di cui egli ha narrato nel v 28b. Questa parte si
conclude con un’osservazione narrativa dell’evangelista nel v 33.
Il terzo intervento di Gesù infine è contenuto nei vv 35-36b e
caratterizza così la sezione dei vv 34-36. Questo intervento è provocato da
quello precedente della folla nel v 34. Questa terza sezione si conclude
infine nel v 36b, di indole narrativa.
Concludendo, questa parte centrale si divide in tre sezioni,
caratterizzate ognuna da un intervento di Gesù: vv 20-28b; vv 29-33; vv
34-36.
La prima sezione (vv 20-28b) comprende tre elementi: un episodio di
indole narrativa, la venuta dei greci (vv 20-22); l’intervento-monologo di
17
Il v 28b è la conclusione della sezione precedente, ma non è senza relazione con
quella seguente. Conclude la sezione precedente in quanto alla preghiera di Gesù:
«Padre glorifica (dÎxason) il tuo nome» (v 28a) segue la risposta nel v 28c: «l’ho
glorificato (¢dÎxasa) e di nuovo lo glorificherò (doxƒsw)». La relazione con la
sezione seguente è stabilita dal termine fwn© (voce) che sarà poi ripreso nel v 30.
Si può notare così la seguente relazione alternata:
1. dÎxason (v 28a)
2. ±ljen oán fwn¨ ¢k toà o×ranoà (v 28b)
3. ka¿ ¢dÎxasa ka¿ pƒlin doxƒsw (v 28c)
4. fwn© (v 30)
Gesù (vv 23-28a); una narrazione dell’evangelista (v 28b); la voce dal
cielo.
Pure la seconda sezione (vv 29-33) comprende tre elementi: una
narrazione in cui l’evangelista riferisce le varie opinioni della folla a
riguardo della voce che venne dal cielo (v 29); l’intervento - monologo di
Gesù (vv 30-32); la riflessione dell’evangelista sul tipo di morte con cui
Gesù doveva morire (v 33).
La terza infine (vv 34-36) comprende pure tre elementi: l’intervento
della folla che obietta di avere udito dalla legge che il Cristo rimane in
eterno (v 34); l’intervento - monologo di Gesù (vv 35-36a); la conclusione
narrativa dell’evangelista (v 36b).
Le tre sezioni, dal punto di vista quantitativo sono dissimili. Inoltre
nelle prime due le parole di Gesù sono introdotte dal verbo „pokrÀnetai,
che introduce una risposta: il verbo „pokrÀnomai infatti significa
rispondere ma, in effetti, Gesù non dà alcuna risposta diretta, cioè non
risponde direttamente ad una domanda. Viceversa nel terzo intervento (v
35), dove Gesù risponde a quello della folla, l’evangelista usa il verbo
eËpen, mentre riserva il verbo „pokrÀnomai all’intervento della folla.
Sia la quantità sia anche quest’ultima osservazione letteraria
confermano che le sezioni più centrali sono la prima e la seconda.
3. Struttura letteraria di Gv 20-28b
Dal momento che il testo che consideriamo (12,20-22) si legge nella
prima sezione, i vv 20-28b, è opportuno considerare adesso più
specificamente la struttura letteraria di quest’ultima.
Come abbiamo notato nella sezione di 20-28b possiamo distinguere
due parti:
a) la venuta dei greci e il dinamismo di Filippo e Andrea (vv20-22);
b) il monologo di Gesù (vv 23-28a). Al monologo possiamo aggiungere
anche la breve narrazione dell’evangelista nel v 28b riguardante la
voce.
Separando, poi, la menzione della voce possiamo distinguere tre parti:
a- la narrazione dell’evangelista riguardante i greci (vv 20-22);
b- il monologo di Gesù (vv 23-28a);
c- la narrazione dell’evangelista riguardo la voce che scende dal cielo (v
28b).
Dal momento che il nostro tema si trova nella parte narrativa,
cominciamo da essa la nostra analisi strutturale, dai vv 20-22.
4. Struttura letteraria dei vv 20-22
I vv 20-22 si aprono con una frase esclusivamente narrativa. Narra
l’evangelista: «erano greci alcuni di quelli che erano saliti per adorare
nella festa ».
Subito dopo, mediante la particella oán, l’evangelista introduce una
narrazione, dove è possibile cogliere un triplice dinamismo.
Il primo dinamismo è contenuto nel v 21. Esso parte dai greci, che si
rivolgono a Filippo; il destinatario del dinamismo dei greci
immediatamente è Filippo, ma in ultima analisi essi sono orientati a Gesù.
Non è infatti Filippo che cercano bensì Gesù: a Filippo pongono soltanto la
domanda: «Vogliamo vedere Gesù ». Il dinamismo che emerge è
progressivo tra tre personaggi: i greci – Filippo – Gesù.
Il secondo dinamismo è contenuto nel v 22a. Stavolta scompaiono i
greci e di essi non si parlerà mai più nella narrazione seguente. Il
dinamismo è quello di Filippo che si orienta verso Andrea.
Il terzo dinamismo infine è contenuto nel v 22b. Filippo e Andrea
stavolta sono uniti: essi, insieme, si orientano verso Gesù.
Il secondo e terzo dinamismo, cioè quello di Filippo verso Andrea e
quello di Filippo e Andrea verso Gesù, si articolano in due frasi
strettamente parallele:
a) viene Filippo e dice ad Andrea
b) viene Andrea e Filippo e dicono a Gesù.
In entrambe le frasi troviamo il verbo ¦rcomai e il verbo l¡gw.
La relazione sopra notata mette insieme i due dinamismi e in certo
senso li separa da quello precedente della venuta dei greci
18
. Emergono
pure in questi due dinamismi, messi insieme, una serie di personaggi, che,
dal punto di vista storico, sono tre: Filippo, Andrea e Gesù.
Dal punto di vista letterario, sono cinque, in quanto sia Filippo che
Andrea sono menzionati due volte dall’evangelista; dal punto di vista
strutturale infine sono due, l’evangelista infatti lega strutturalmente i nomi
di Andrea e Filippo: in questo secondo caso però il nome di Gesù resta
strutturalmente fuori.
Proponiamo allora il seguente schema strutturale concentrico:
18
Possiamo notare anche che la descrizione della venuta dei greci e del loro accesso a
Filippo è presentata non con il verbo ¦rcetai ma con il verbo pros°lqon.
Quest’ultimo verbo non sembra avere altro valore se non quello narrativo; il verbo
¦rcetai, al presente, sottolinea in maniera più enfatica l’azione di venire.
a) Filippo
b) Andrea
c) Andrea
d) Filippo Gesù
Possiamo perciò individuare nei vv 20-22 tre unità: la presentazione
dei greci da parte dell’evangelista (v 20), il dinamismo dei greci verso Gesù
attraverso Filippo (v 21), il dinamismo di Filippo prima e di Filippo e
Andrea dopo verso Gesù (vv 22).
Prescindendo dalla presentazione dei greci nel v 20, le altre due unità
presentano un parallelismo di orientamento: i greci si orientano a Filippo e,
attraverso Filippo, a Gesù; Filippo è orientato ad Andrea e, insieme ad
Andrea, è orientato a Gesù. In ultima analisi i due orientamenti sono verso
Gesù.
Possiamo proporre allora il seguente schema:
A B
Greci Filippo
Filippo Andrea e Filippo
Gesù Gesù
Entrambi i dinamismi culminano in Gesù. Il nome stesso di Gesù poi è
menzionato due volte: la prima volta come oggetto di richiesta da parte dei
greci a Filippo, la seconda volta come punto termine del cammino di
Andrea e Filippo. Possiamo osservare che solo la seconda volta Gesù è
raggiunto.
In questo modo il progresso dei personaggi si amplia: i due
dinamismi, messi insieme, permettono di stabilire il seguente progresso: i
greci - Filippo - Filippo e Andrea insieme - Gesù.
Possiamo proporre anche il seguente schema:
greci
Filippo
Filippo e Andrea
Gesù
Tra i greci e Gesù c’è anzitutto Filippo, a cui viene rivolta la richiesta,
e poi Filippo e Andrea che sono i soggetti di un vero ed effettivo cammino
verso Gesù.
5. Struttura letteraria di Gv 12,23-28b
Nel v 23 leggiamo, preceduta da un’ampia introduzione, una
dichiarazione di Gesù. Egli afferma che «è giunta l’ora (« êra) che sia
glorificato (doxasq¼) il figlio dell’uomo». Oltre il carattere dichiarativo,
rileviamo in questo verso sia il termine êra sia anche il verbo doxƒzw.
Seguono nei versi seguenti una serie di affermazioni di Gesù costituite
da parti parallele.
La prima è contenuta nel v 24 e riguarda il chicco di grano. Le due
parti parallele sono introdotte ciascuna dalla particella ipotetica ¢ƒn.
La seconda è contenuta nel v 25 e riguarda la propria vita (yuc©). Le
due parti parallele sono introdotte ciascuna da una forma di participio
sostantivato, rispettivamente il participio Ð filën e il participio Ð misën.
La terza infine è contenuta nel v 26 e riguarda il tema di servire
(diakon¡w) Gesù. Come nel v 24, anche adesso le due parti parallele sono
introdotte ciascuna dalla particella ipotetica ¢ƒn.
Nel v 27 leggiamo invece una dichiarazione analoga a quella del v 23.
In essa Gesù dichiara che la sua anima è stata turbata. In forma di
interrogativa retorica, Gesù dichiara ancora che egli non chiede al Padre di
essere salvato da “quest’ora”. In questo verso, oltre il carattere
dichiarativo, notiamo l’uso del termine êra.
Nel v 28a abbiamo la diretta richiesta di Gesù al Padre. Egli gli chiede
di glorificare (dÎxason) il suo nome. A questa preghiera risponde nel v
28b la voce dal cielo che dichiara di averlo glorificato (¢dÎxasa) e di
glorificarlo (doxƒsw) ancora. Il v 28 complessivamente è caratterizzato
così da un triplice uso del verbo doxƒzw.
Il v 23 richiama sia il v 27 sia anche il v 28. Richiama il v 27 per il
termine « êra; richiama il v 28 invece per il verbo doxƒzw.
Tra il v 23 e i vv 27-28 troviamo, nei vv 24.25.26, le tre unità
costituite da tre parti parallele.
Possiamo proporre allora il seguente schema globale:
a. (v 23a): ¢l©luqen « êra
b. (v 23b): Æna doxasq¼
1. (v 24): ¢‚n - ¢ƒn
2. (v 25): Ð filën - Ð misën
3. (v 26): ¢‚n - ¢ƒn
a. (v 27): ¢k t°v êrav - eÁv t¨n êran
b. (v 28): dÎxason - ¢dÎxasa - doxƒsw
Nello sfondo della menzione dell’ora e dell’uso del verbo doxƒzw, si
collocano quindi le tre parti parallele.
Delle varie letture strutturali sopra proposte dovremo tenere conto
nelle parti seguenti più analitiche.