Introduzione
Come comprendere i comportamenti delle persone quando queste non condividono
un'esperienza culturale comune? Oggi, vivendo in una società che è allo stesso tempo globale
e locale, tutti ci confrontiamo con tale questione ogni giorno. Per provare a rispondere a
questa domanda, penso possa essere utile capire di che genere di comunicazione abbia
bisogno una società pluralistica per cercare di conciliare la diversità culturale con la coesione
sociale; il che vuol dire capire come la comunicazione possa riuscire a creare un clima di
rispetto, di tolleranza, favorendo l'integrazione "del diverso".
L'Europa è da sempre continente al centro di flussi migratori, nel corso della storia più volte è
stata porto di partenza per le "terre" da scoprire e più volte anche "terra promessa" e meta di
speranza per popoli in cerca di condizioni di vita più accettabili. L'Italia, in virtù della sua
posizione geografica che la rende una delle porte di accesso/partenza da e per nuovi "mondi",
è uno dei paesi maggiormente interessati ai processi migratori internazionali. Nel nostro
Paese, quindi, osserviamo da tempo realtà direttamente riconducibili alle nozioni di
multicultura e intercultura. Nel lavoro che mi appresto a cominciare vorrei stringere ancora di
più il campo di studio e concentrarmi sull'area della Regione Toscana. La Toscana, infatti, è
una delle zone maggiormente "colpite" dai flussi migratori dell’ultimo quarto di secolo. Le
città toscane sono profondamente cambiate nella loro morfologia e hanno risentito, talvolta
pesantemente, di questi massicci flussi migratori. Uno degli esempi maggiori, e sul quale
voglio andare più a fondo, è quello della comunità di migranti cinesi presente nella città di
Prato. In poco più di venti anni queste persone hanno formato una delle più grandi
concentrazioni osservabili in Europa, per di più, all'interno di un'area molto limitata,
provinciale, andando così a sconvolgere, ovvero a modificare, il delicato equilibrio socio-
economico del territorio. Dopo un primo periodo di pura "osservazione", le istituzioni, per
rispondere alla richiesta dei cittadini "autoctoni", hanno cercato di affrontare il problema
chiamando in causa "più saperi esperti". Negli ultimi anni, invece, si è cercato di affrontare il
problema seguendo diversi approcci e punti di vista: legale-giuridico, economico e, per
l’appunto, culturale. Ebbene, è proprio quest'ultimo punto di vista che interessa maggiormente
il mio studio. Le istituzioni locali quali progetti hanno realizzato, da un punto di vista
"comunicativo-culturale”, per creare integrazione e per migliorare la convivenza di una realtà
irrevocabile? Da un punto di vista, per così dire, "teorico" questi progetti hanno sposato l'idea
7
interculturale o si sono fermati all'idea multiculturale? E poi, nella pratica, hanno avuto
successo, ovvero hanno prodotto dei risultati apprezzabili?
Prima di addentrarmi nel mondo della multicultura e dell'intercultura e studiare la realtà
pratese, è mia intenzione spiegare cosa si intende per “comunicazione” e capire come questa
disciplina sia fondamentale all'interno della società. E' fondamentale perché “comunicare
significa produrre significato, ovvero “relazione tra soggetti”, e nuove forme di
socializzazione; Watzlawick, non a caso, la definisce come un “processo di interazione”
1
.
Significato, relazioni, socializzazione e interazione sono tutte questioni fondamentale per
cercare di raggiungere una piena integrazione nella realtà quotidiana.
Numerosi sono i fattori che hanno contribuito alla trasformazione delle società. Le scoperte
scientifiche, il progresso tecnologico, gli investimenti pubblici e/o privati, la
"democratizzazione" politica sono solo alcune delle cause che hanno accelerato il processo di
trasformazione delle società contemporanee. In questo lavoro, però, è opportuno concentrarsi
su un fattore determinante: l'uso dei "nuovi media" come mezzi di comunicazione e di
partecipazione pubblica. Oggi si parla infatti di "sociologia dei nuovi media"
2
per spiegare
come, con la "nascita" della comunicazione di massa, si siano abbattute le barriere spazio-
temporali permettendo, attraverso siti, blog e social network una partecipazione più diretta
nella società da parte degli individui e delle comunità. La rete, con la sua interattività, la sua
convergenza, la sua praticamente illimitata memoria, con la sua velocità e portata ha cambiato
il modo di relazione tra soggetti, sia pubblici che privati. Capire e sfruttare questo potenziale
può essere un giusto modo di interagire con i cittadini per creare quel valore aggiunto
necessario (e ricercato oggi..) a dare "sicurezza" e a creare "appartenenza" in un società che
nel passato recente è apparsa "sfilacciata" e ha, dunque, smarrito la percezione dei suoi valori
più importanti. Citando De Kerckhove possiamo dire che " la sfida è quella di piegare le
nuove tecnologie ai fini di un'effettiva partecipazione democratica dei cittadini, che
pretendono un'interazione concreta ..."
3
.
Ma i media non sono stati determinanti solo per migliorare la partecipazione alla vita sociale,
sono stati determinanti nella ridefinizione stessa di "società" e di "socializzazione" e ,ancora
1 Pragmatica della comunicazione umana”, P. Watzlawick, Ed. Il Saggiatore, Milano, 1999.
2 Sociologia dei nuovi media, J. Van Dijk, Ed. Il Mulino, Bologna, 2002.
3 La conquista del tempo: società e democrazia nell'era della rete, R. de Kerchove, Ed. Editori Riuniti, Roma,
2003.
8
più importante ai fini della mia ricerca, sono stati e "sono determinanti nel potenziare
l'imponenza, reale e percepita, dei fenomeni migratori"
4
. Il sistema mediale ricopre un ruolo
centrale nel gioco di immagini (tra realtà e rappresentazione) che si confrontano nello spazio
pubblico. Questa dinamica vede i riflettori della comunicazione costantemente puntati sui
migranti e fa ciò che quest'ultimi siano assoluti protagonisti nella quotidiana messa in scena
della società italiana e del suo cambiamento. Gli studi culturali e comunicativi hanno quindi
svolto un ruolo cruciale nell'analisi delle dinamiche dei processi migratori ed entrano, con
forza, negli studi sui contesti multiculturali e sui processi comunicativi di tipo interculturale. I
processi comunicativi sono quindi fondamentali nel contrastare attivamente le cause
dell'esclusione e della marginalità sociale degli stranieri, siano essi comunitari o
extracomunitari. E ricoprono, o potrebbero ricoprire se utilizzati nel modo giusto, un ruolo
importante nella realizzazione dei progetti volti all'integrazione e alla valorizzazione delle
culture straniere.
Le istituzioni hanno colto la forza della comunicazione? Hanno compreso la “portata” dei
nuovi media e di internet in particolare? In una società sempre più “mediatizzata”, hanno
realizzato progetti “tradizionali” o si sono lasciati andare e affidati alla nuova realtà?
Per via della complessità sopra descritta, in un contesto locale come quello pratese, le
istituzioni e le varie associazioni hanno saputo comunicare adeguatamente attraverso il web e
i nuovi media?
Là dove lo hanno fatto, hanno seguito un'idea multiculturale o interculturale? Hanno piena
coscienza delle differenze o confondono i due "termini" presi soltanto dal desiderio e dalle
richieste della cittadinanza di raggiungere una piena integrazione?
Ritengo estremamente interessante questo intreccio tra comunicazione, cultura, istituzioni e
immigrazione e voglio addentrarmi nell'argomento per comprende, in modo più analitico
possibile, la particolare realtà osservabile nel contesto pratese. Il che vuol dire analizzare
come si sono mosse le "istituzioni" verso l'integrazione e capire se, nei loro progetti, si è
cercato di valorizzare le differenze, favorendo così una visione interculturale della comunità
migrante cinese che, ormai da tempo, fa parte della realtà del territorio locale.
La tesi sarà strutturata in 6 capitoli. A partire dalle informazioni sul ruolo della
comunicazione, passando per multicultura ed intercultura per poi, attraverso una analisi del
contesto storico pratese, concludere parlando dei casi "pratici".
4 Comunicazione come partecipazione, F. Introini, Ed. Vita&Pensiero, Milano, 2007.
9
Nel primo capitolo, mi addentrerò nel termine "comunicazione" spiegando perché sia un
qualcosa di imprescindibile nella vita di tutti i giorni. E visto che la comunicazione ricopre un
ruolo importante nel rapporto quotidiano tra persone, è comprensibile come assuma ancora
più valore quando a confrontarsi sono culture diverse chiamate a convivere nello stesso spazio
cercando soluzioni comuni ad inevitabili problemi di convivenza.
Si fa sempre più spesso riferimento a concetti come "opinione pubblica" o "campo
demoscopico". E' proprio all'interno di quest'ultimi che ci si confronta per risolvere i problemi
di convivenza già menzionati sopra e che approfondirò poi nel prosieguo dello studio.
Questi problemi di convivenza, generati dalle numeroso ondate migratorie degli ultimi anni,
hanno finito per modificare anche il modo di socializzare all'interno delle comunità.
Per socializzazione si intende quel processo che ha luogo ogni volta che l'individuo entra in
contatto con nuovi contesti del mondo oggettivo ed oggi, grazie/per colpa dei nuovi media, i
contesti con i quali l'individuo ha modo di confrontarsi sono sicuramente aumentanti. Si parla
di "globalizzazione, apertura, velocità, densità..", tutti valori che hanno favorito e facilitato il
rapporto tra popoli e culture e quindi inevitabilmente anche il modo di socializzazione. Il
mondo istituzionale, al fine di rispondere ai bisogni dei cittadini, ha sicuramente interesse a
comprendere e migliorare le dinamiche della socializzazione e a intervenire là dove si
riscontrano problemi. E’, quindi, uno dei compiti della comunicazione quello di avvicinare la
politica ai cittadini ed "unire" culture diverse, magari sfruttando i nuovi media per rendere il
lavoro più semplice, veloce e "diretto". Ed è soprattutto grazie al repentino sviluppo della
"rete" che è cambiato il modo di "socializzare", che è cambiato il modo di comunicare, di
informare. Anche il mondo politico-istituzionale si è accorto come, grazie alla rete, "potere"
sia spesso sinonimo di "comunicazione" e come sia possibile "conquistare spazio e tempo" .
Cercherò di dare una breve significato ai “concetti” elencati sopra, conscio del fatto che
“comunicazione”, “socializzazione”, “opinione pubblica”...potranno tornare utile nel
prosieguo del lavoro e che, direttamente o indirettamente, avranno a che fare anche con i
concetti di multicultura e intercultura.
Compreso come la comunicazione sia un qualcosa di inevitabile e che questa, grazie
soprattutto ai nuovi media che favoriscono il confronto, si intreccia spesso con il concetto di
cultura, nel secondo capitolo andrò proprio ad approfondire cosa le “scienze sociali”
intendono per cultura.
Sicuramente ne parlerò al plurale. Visti i flussi migratori che da decenni interessano il nostro
10
Paese, sarà più corretto considerare le abitudini, i valori e i costumi delle numerose comunità
che compongono le nostre società. E anche le istituzioni, un po' per necessità e un po' per
paura, si sono dovute abituare a ragionare al plurale. Negli ultimi anni hanno promulgato
leggi e riconosciuto i diritti di tutti per rendere migliore la convivenza all'interno di una
società che si è scoperta multiculturale.
Multiculturalismo spesso vissuto, specialmente da parte del cittadino "autoctono", con ansia e
preoccupazione, raramente come arricchimento culturale e/o possibilità economica.
Partendo dal concetto di cultura e spiegato, in breve, la portata dei flussi migratori che hanno
interessato il nostro Paese negli ultimi decenni, mi soffermerò soprattutto sul concetto di
multicultura, rivelandone le caratteristiche fondamentali.
Nel terzo capitolo cercherò di fare un passo avanti sulla strada delle teorie sull'integrazione.
I media svolgono un ruolo fondamentale ma non possono essere gli unici protagonisti. I
cittadini stranieri devono imparare la lingua e conoscere storia e cultura del paese ospitante.
Deve essere anche premura della società stessa, per necessità e interesse, promuovere percorsi
linguistici, scolastici ed economici al fine di facilitare l'integrazione. I cittadini locali
ricoprono, al pari del migrante e delle istituzioni, un ruolo attivo nel passaggio da
multicultura a intercultura, affinché più blocchi culturali separati possano diventare un unico
blocco, affinché più storie si uniscano per creare un'unica storia.
Spiegherò qui cosa si intende per intercultura, evidenziando i tratti distintivi con la "teoria"
precedente e mostrando come, attraverso una buona comunicazione, la sfida interculturale sia
già iniziata "sui banchi di scuola" e che, proprio attraverso l'educazione delle nuove
generazioni, possa raccogliere i frutti migliori.
Inserirò in questa parte anche un piccolo dizionario con alcuni dei vocaboli principali in
chiave interculturale spiegandone, proprio in quest'ottica, il significato.
Dopo una parte più "teorica", nel quarto capitolo inizierà la parte di analisi.
Prato, seconda città della Toscana e terza del centro Italia (solo per rendere l'idea...), ormai da
oltre due decenni è divenuta meta di un continuo flusso di migranti provenienti soprattutto
dalla Cina. E' dalla metà degli anni '80 che, una città molto "provinciale", molto chiusa e non
abituata a guardare al "diverso" ha iniziato a trasformarsi.
Trasformazione nemmeno troppo voluta da parte dei "pratesi" che, almeno inizialmente, non
hanno nemmeno percepito i mutamenti. Mutamenti che però sono stati importanti sia a livello
economico, sia a livello culturale e sia a livello "legale". Anche la morfologia stessa della città
11
è cambiata, interi quartieri, anche a ridosso del centro storico, sono diventati
"orientaleggianti" obbligando a cambiare stile di vita chi prima occupava tali zone.
Nel quarto capitolo cercherò di raccontare la realtà pratese nel periodo che va dal secondo
dopo guerra ai primo anni '90, cioè da quando iniziò a prendere forza il distretto industriale
fino a quando, con le prime importanti migrazioni cinesi, sono iniziati i cambiamenti. Sempre
nello stesso capitolo cercherò di evidenziare quali siano le “peculiarità” socio-economiche
degli immigrati cinesi di Wenzhou e della loro comunità d'origine.
Grazie ai dati dei vari censimenti, a quelli dell'anagrafe, della questura e alla bibliografia
sulla città, nel quinto capitolo cercherò di raccontare, nel modo più fedele possibile, la storia
recente della città ed i suoi mutamenti sociali, economici, politici e strutturali. Anche qui, un
ruolo importante sarà dedicato ai migranti cinesi, soprattutto alle “caratteristiche” delle nuove
generazioni.
Le migrazioni hanno "mescolato" la società pratese mettendo fianco a fianco culture assai
diverse. Sicuramente le istituzioni e le associazioni locali si saranno mosse per "creare"
integrazione all'interno della società, magari sfruttando quei nuovi mezzi comunicativi ai
quali facevi riferimento in precedenza. Nel sesto, ed ultimo, capitolo renderò pubblici i
risultati emersi dalle domande che, direttamente o indirettamente, ho rivolto ai cittadini
italiani, a quelli cinesi e a i rappresentati delle istituzioni locali per comprendere come, sul
"campo", sono stati percepiti i cambiamenti degli ultimi decenni.
La seconda parte del capitolo sarà dedicata all'analisi dei principali siti internet e dei progetti
realizzati dalle "istituzioni" locali per comprenderne la valenza "comunicativa" ed evidenziare
se, attraverso una visione interculturale piuttosto che multiculturale, abbiano saputo dare una
risposta attiva ai problemi di integrazione.
La "buona comunicazione" è il mezzo principale attraverso il quale promuovere il confronto;
il confronto è l'elemento distintivo tra multicultura e intercultura; vista la capacità dei "nuovi
media" di favorire il confronto e vista la complessità sociale causata dalle migrazioni..
Puntare sui "nuovi media" per creare progetti interculturali può essere la strada da seguire alla
ricerca della tanto desiderata integrazione?
12
Parte Prima
13
Capitolo 1
“Comunicazione e Media”
1.1 "Non si può non comunicare"
Il mondo, la società, l'intimità delle persone sono caratterizzati da una infinita e complessa
rete di messaggi, codici e comunicazioni che si sovrappongono, si incrociano e spesso si
determinano a vicenda. La realtà umana è naturalmente comunicativa, da sempre l'uomo ha
avuto la necessità di comprendersi l'un l'altro in maniera rapida ed efficace, è così dalla "notte
dei tempi". Non esiste un aspetto della vita che non sia comunicativo; comunica una "carezza"
nel rapporto tra intimi, comunica una "cannonata" in guerra, comunica un'immagine,
comunica un oggetto, un vestito, anche un indice economico ci comunica l'andamento di un
paese o di un'azienda, anche il nostro corpo comunica il suo stato fisico. Quest'elenco
potrebbe continuare più o meno all'infinito, ogni aspetto ha i propri usi e le proprie regole e si
comprende bene come la "comunicazione", almeno in senso lato, sia una scienza assai
complessa.
Dagli esempi fatti sopra si può ben capire come sia “impossibile non comunicare”. Qualsiasi
comportamento ha valore di messaggio, qualsiasi gesto, qualsiasi azione, anche la non-azione.
Che sia volontario o no, ogni messaggio ed ogni interazione (serie di messaggi) comunica
qualcosa. Il non-comportamento non esiste, basti pensare ad uno degli esempi fatti poco
sopra. Se bombardo un altro paese dichiaro guerra, se non bombardo mantengo rapporti
pacifici, il bombardare e il non-bombardare hanno quindi significati diversi. Questo
sillogismo serve a dimostrare come non esista l'opposto del comportamento e, per quanto ci si
possa sforzare, non si può non comunicare
5
. Tutte le azioni e le parole (o il silenzio)
influenzano gli altri e gli altri, in automatico, non possono non rispondere a queste
sollecitazioni andando così ad alimentare un flusso comunicativo che, per quanto
involontario, appare inarrestabile. Il non si può non comunicare è il dogma della
5 Pragmatica della comunicazione umana, P. Watzlawick, Ed. Astrolabio, Roma, 1971.
14
comunicazione, primo degli assioma della scuola di Palo Alto e base fondante di ogni studio
in materia, è il punto di partenza anche del mio lavoro.
Gli studi condotti da Watzlawick e dai suoi colleghi sono importanti nel contesto di questa tesi
poiché si sono dedicati all'aspetto pragmatico-relazionale della comunicazione. E' proprio con
il secondo assioma che si approfondisce il rapporto comunicazione-relazione. Ogni notizia è
infatti "contenuto" e "relazione"; il contenuto è il messaggio, è l'informazione che passa ( o
dovrebbe passare), la relazione è il comando, è il rapporto tra i soggetti, è un'informazione
ulteriore sul contenuto, "ovvero su come esso deve essere assunto"
6
. Mi riferisco alla
"metacomunicazione", cioè a quei "messaggi a proposito di altri messaggi che seguiranno o
che si sono appena ricevuti"
7
che diventano fondamentali nel rapporto relazionale tra esseri
umani. Il metamessaggio nient'altro è che la cornice all'interno della quale, i soggetti
coinvolti, comprendono i messaggi scambiati al suo interno. Il riferimento da fare qui è allo
studio di Bateson e soprattutto alla Frame Analysis di Goffman, non tanto per gli aspetti
"tecnici" (frame inclusivi, esclusivi..ecc) quanto per il legame con i processi della cultura.
L'autore ritiene infatti che "la conoscenza del frame sia la precondizione per comprendere
correttamente una frase o un enunciato, così come un rituale o un comportamento ricorrente in
altre culture"
8
. Goffman ritiene inoltre che il frame sia fortemente vincolante rispetto alle
nostre azioni quotidiane, come una visione "congelata" della società, un qualcosa che può sì
cambiare ma il più delle volte in tempi lunghi. La credibilità e la "salienza" , cioè l'essere
associato ai valori centrali della società di riferimento, di un frame sono due degli ostacoli da
oltrepassare nel momento in cui si cerca di superare quelle barriere che possono sorgere tra
due culture a confronto. Il concetto di frame, di cornice interpretativa, va conosciuto e tenuto
ben a mente quando si parlerà di multicultura e intercultura e di tutti quei lavori che hanno
l'integrazione come obiettivo.
1.2 Cos'è la comunicazione?
Ma facciamo un passo indietro, torniamo al concetto di comunicazione. Cosa significa
comunicare? Se andiamo a cercarne l'etimologia scopriamo che il termine ha origine latina,
"Cum munis" era la “condivisione di una carica” e "communicatio" veniva utilizzato con il
6 Ivi.
7 G. Bateson, in Strumenti del comunicare, M. Mc Luhan, Ed. Il Saggiatore, Milano, 1999.
8 Comunicazione e società, M. Barisione, Ed. Il Mulino, Bologna, 2008.
15
significato di “partecipazione, messa in comune”. Comunicazione è quindi "scambiare per
condividere". Questo è rimasto fino a tempi recenti l'unico significato della parole. Ancora nel
1941 il dizionario italiano Zingarelli definiva "comunicare" solamente nei termini di "far
partecipe, rendere comune". Un secondo concetto si ha grazie agli studi di Shannon & Weaver
risalenti al secondo dopo guerra quando la comunicazione diventa “passaggio di
informazioni”
9
. E' il 1948 quando i due autori sviluppano il modello nel quale una "sorgente"
attraverso un "canale" fa passare un "messaggio" che, dopo una opportuna "codifica" e
"decodifica", giunge ad un "destinatario". Un terzo concetto, che si rifà all'etimologia della
parola, lo si deve a Pearce il quale ritiene secondario il trasferimento di informazioni nella
comunicazione rispetto al "lavoro di costruzione sociale"
10
. Questa costruzione sociale deve
tenere conto di certe competenze comunicative, come ad esempio i modi, i turni, le
procedure...cioè di quelle abilità necessarie per comunicare in modo efficace ed intelligente.
Altro punto di vista è quello che ritiene che l'attività principale del processo comunicativo
consista più nell'inferenza che nella codifica e decodifica di messaggi. Sono Sperber & Wilson
i padri di questa teoria che afferma appunto come il processo avvenga esibendo indizi, segni,
elementi linguistici e lasciando che il destinatario ne inferisca un significato. Non si da un
"senso letterale" al messaggio, si da valore a "quello che permette di capire"
11
sulla base delle
conoscenze di ciascuno (le nostre "cornice interpretative").
Potrei enunciare altri concetti e altre teorie, da quella dello "scambio" a quella "ermeneutica"
e fare riferimento agli studi sui segni, sulla lingua, sulla narrazione e continuare all'infinito ma
ritengo di potermi fermare a qui poiché quelle enunciate sono già sufficienti a comprendere il
significato di "flusso comunicativo" che entra in gioco tra culture diverse (comportamento,
scambio, inferenza culturale..).
1.3 La sfera pubblica
Il confronto, tra persone e tra culture, avviene attraverso un flusso comunicativo in uno spazio
fisico o virtuale. Nel corso del '900 sono stati numerosi gli studi che hanno cercato di
"definire" lo spazio comunicativo, soprattutto dopo la nascita e lo sviluppo dei mass media
che hanno modificato e ampliato i confini "spaziali" del luogo comunicativo. Comunicazione
9 In Mc Luhan, 1999, op.cit.
10 Il nuovo libro della comunicazione, U. V olli, Ed. Il Saggiatore, Milano, 2007.
11 Ibidem.
16
e luogo si fondono qui in quello che è il concetto di "opinione pubblica". Spiegare cosa sia
l'opinione pubblica in maniera sintetica non è semplice viste le numerose definizioni che i
vari autori hanno dato. Opinione come "accordo che richiede riconoscimento", pubblico come
"aperto, accessibile a tutti"
12
. Ma anche opinione pubblica come "legittimazione sociale",
come "processo democratico", come "opinione dominante".. Tra le tante teorie voglio
approfondirne quattro, quelle che ritengo maggiormente pertinenti con il prosieguo di questo
lavoro.
E' Lippman, che elabora la propria teoria a cavallo tra le due grandi guerra del '900, il primo
vero studioso dell'opinione pubblica. Ritiene che l'opinione abbia una base cognitiva e che
quindi si sviluppi in base agli "schemi mentali" che l'individuo si forma nel corso della
propria esistenza in rapporto con la realtà sociale. Un rapporto che è diverso per ogni
individuo ed è legato alla propria storia e al poter accedere e gestire le informazioni necessarie
alla formazione del sapere. Una rappresentazione parziale e semplificata della realtà porta
inevitabilmente alla formazione di stereotipi. E' proprio da una visione "limitata" della realtà
che nascono poi quei fenomeni di intolleranza sociale che rappresentano un cancro difficile da
sconfiggere ai giorni nostri. Lippman ritiene che debbano essere "saperi esperti" a superare
questo gap conoscitivo. Tramite l'educazione e la semplificazione della realtà questi esperti
devono superare gli ostacoli della formazione dell'opinione. Pare essere questo il compito che
oggi devono assolvere i mediatori all'interno delle società multiculturali, vedremo in seguito.
Altro autore rilevante è Habermas. Da citare per la sua definizione di sfera pubblica come
luogo "accessibile a tutti e finalizzato alla discussione dei temi e delle regole di interesse
collettivo"
13
e di opinione pubblica come una "pubblica argomentazione razionale" cioè come
dialogo e confronto pubblico di privati cittadini attraverso l'uso della ragione e della
discussione razionale nella compresenza spazio-temporale di un luogo accessibile a tutti
14
.
Nella sua concezione, l'opinione pubblica è un processo comunicativo ed interattivo che ha un
obiettivo "emancipativo" per i soggetti sociali e un obiettivo di critica nei confronti del potere.
Nonostante siano passati alcuni decenni e soprattutto i mass media abbiano cambiato il modo
di comunicare e relazionarsi, anche oggi l'opinione pubblica riveste un ruolo fondamentale
per emanciparsi. Avere un'opinione "favorevole" sembra essere l'unico modo, o quanto meno
il più veloce ed efficace, per essere socialmente riconosciuti ed è quello che accade anche nei
processi migratori odierni.
12 La spirale del silenzio, E. Noelle-Neumann, Ed. Meltemi, Milano, 2007.
13 Storia e critica dell'opinione pubblic, J. Habermas, Ed. Laterza, Roma, 1977.
14 Ibidem.
17
Luhmann, nei sui studi sull'opinione pubblica, riteneva quest'ultima "il modo per ridurre la
complessità sociale piuttosto che per produrre discussione egualitarie"
15
. Riteneva inoltre la
sfera pubblica un ambiente etero-diretto (ed è l'aspetto più interessante da evidenziare qui)
cioè sollecitato dall'alto e che dipende dai temi di volta in volta sottoposti all'attenzione
pubblica ed istituzionalizzati. E' ciò che accade anche oggi, i problemi legati ai migranti e al
loro integrarsi (o non integrarsi) è spesso dovuto al fatto di "esistere" sui e nei media.
Spesso i problemi di intolleranza, integrazione, razzismo sono legati alla paura che assale i
cittadini "autoctoni", una paura di isolamento nel loro ambito sociale che spinge i cittadini alla
conformità e al silenzio. Non importa la correttezza dell'opinione, non importa che l'idea sia
verificata o meno, cioè che importa è il clima d'opinione, importa capire dove "tira il vento" e
allinearsi all'idea maggioritaria. Non volendo cadere nella spirale del silenzio
16
, soprattutto gli
indecisi e i meno attenti, saranno spinti a pensarla come la maggior parte della popolazione,
ed è questo uno dei motivi del crescente "clima d'odio" presente in molte società.
Lo sviluppo dei media di massa ha democratizzato l'accesso ai media ma allo stesso tempo ha
ridotto lo spazio di intervento da parte del cittadino mettendo in secondo piano la sfera
pubblica borghese teorizzata da Habermas, facendo ciò ha creato un'opinione pubblica dove
pochi leader d'opinione possono costruire e trasmettere contenuti che il pubblico
automaticamente riceve. Con l'affermazione della società borghese la classe che si avviava a
prendere il posto della precedente dirigenza faceva dell'uguaglianza e della rivendicazione i
valori fondanti della propria "rivoluzione" non riuscendo tuttavia a smuovere anche i ceti più
subordinati non permettendo loro l'accesso alla "democrazia". Nella sfera pubblica mediata, le
élite che partecipano agli odierni dibattiti svelano retroscena e influiscono sulla politica con
molta più forza che in passato, sono cioè in grado di rivendicare i valori di tutte quelle ampie
aree sociali, geografiche e culturali escluse dalla nuova sfera pubblica
17
. Potere,
partecipazione e globalizzazione possono considerarsi come ulteriori, e nuovi, significati del
termine comunicazione. Una comunicazione che, divenuta di massa, ha cambiato la società e
il modo di relazionarsi, divenendo strumento fondamentale nei processi di socializzazione.
Il richiamo alla sfera pubblica è indicatore della centralità che hanno assunto la
comunicazione e la sfera mediale nelle società moderne. La modernità ha avuto un corso
disgregante poiché oggi la consapevolezza che tutto proviene dall'uomo, tutto si crea
15 La realtà dei mass media, N. Luhmann, Ed. Angeli, Milano, 2002.
16 Noelle-Neumann, 2002, op.cit.
17 Comunicazione come partecipazione, F. Introini, Ed. Vita&Pensiero, Milano, 2007.
18
attraverso processi negoziali comunicativi e simbolici, ha creato una società più "densa",
composta cioè da "una trama sempre più fitta di relazioni e flussi informativi tracciata da un
numero sempre maggiore di attori sociali che necessitano di una riconoscibilità pubblica"
18
.
L'idea originaria di sfera pubblica, quella di Habermas per esempio, rimandava ad un
significato di "chiusura", nel senso che individuava una precisa gerarchia di attori dai quali
dipendevano i processi comunicativi stessi, era un'idea che implicava un processo "verticale",
con rapporti periferia-centro. Con i nuovi media, e soprattutto grazie al concetto di "rete",
l'idea di uno spazio verticale viene superata. Lo spazio risulta ora essere aperto, orizzontale e
con "intelligenze collettive e connettive" (cioè il passaggio da attori collettivi che pensano e
si muovono come fossero un unico soggetto a più piccole unità che interagiscono tra di
loro
19
). E' attraverso la comunicazione che è così nata un'altra idea di socialità e di società.
1.4 La socializzazione
L'analisi della sfera pubblica ha solitamente fatto riferimento a quella matrice culturale che
possiamo definire "tradizionale". Nonostante una crescente centralità della funzione pubblica
dei media, il loro ruolo era pensato essenzialmente come strumento di conoscenza e
rappresentazione del "mondo". Con Bauman quest'idea cambia, i media ora agiscono sulle
"ideologie della vita"
20
,in particolar modo grazie ad internet ed alla cultura della "rete" che
Castells definisce "una creazione culturale"
21
. Con questa affermazione Castells ha il merito di
spostare l'attenzione sulla cultura del media piuttosto che sulla tecnologia, dando così il là agli
studi sulla sociologia dei media e sul nuovo modo di socializzare.
Cosa si intende per socializzazione? Socializzare è "interiorizzare valori, norme,
disposizioni"
22
. Si socializza incorporando i modi di sentire, di pensare e di agire di un
gruppo, sia che si tratti del gruppo di origine, all'interno del quale un individuo è cresciuto, sia
che si tratti di un "nuovo" gruppo nel quale l'individuo vuole integrarsi. Il processo di
18 La società densa. Riflessioni intorno alle nuove forme di sfera pubblica, C. Sorrentino, Ed. Le Lettere,
Firenze, 2008.
19 La conquista del tempo: società e democrazia nell'era della rete”, R. De Kerchove, Ed. Editori Riuniti, Roma,
2003.
20 Introini, 2007, op.cit.
21 Ibidem.
22 La socializzazione: come si costruisce l'identità sociale, C. Dubar, Ed. Il Mulino, Bologna, 2004.
19
socializzazione è però più complesso di quanto questa definizione possa far pensare. Weber
distingue tra socializzazione comunitaria e socializzazione societaria, dove la differenza
riguarda il modo di "rapportarsi all'agire di altri individui". La prima presuppone una
"collettività di appartenenza e una comunità linguistica", mentre la socializzazione societaria
è "l'espressione di una costellazione di interessi differenti e nient'altro"
23
. Questa sua teoria si
basa sulla visione contrapposta tra comunità-società che Tonnies , uno dei primi sociologi,
esplicitò nell'opera "Gemeinschaft und Gesellschaft" a fine '800, nella quale la comunità era
vista come vita reale, come una convivenza durevole e intima e la società come "formazione
ideale e meccanica ma apparente e passeggera". Non è l'individuo ma la comunità l'elemento
originario della realtà sociale e sono tre i rapporti fondamentali (madre-figlio; marito-moglie;
fratello-sorella) che costituiscono la "radice delle collettività umane" e dai quali si generano i
due sentimenti che sono alla base di ogni forma di vita comune durevole: concordia e
comprensione. L'emergere delle società industriali e capitaliste ha portato alla forma
societaria, cioè alla cerchia di uomini nel quale "ognuno sta per conto proprio e in uno stato
di tensione contro tutti gli altri"
24
. Weber riprende l'idea di Tonnies ma la utilizza in maniera
differente. Società e comunità sono tipi ideali e la maggior parte delle relazioni sociali hanno
in parte il carattere di una comunità e in parte il carattere di una "socializzazione societaria".
Weber ha una visione più fluida, non concepisce l'idea di due blocchi "statici". La
socializzazione comunitaria assume forme "unificanti" e si fonda sull' "incastro delle
appartenenze" (famiglia, villaggio, etnia...) mentre la socializzazione societaria implica una
"dissociazione ed autonomizzazione degli ambiti di attività sociale", è una frammentazione
del sociale. Il processo di modernizzazione è quindi un processo complesso che si basa su
combinazioni tra le due "opposte" forme di socializzazione in base alla prevalenza di logiche
economiche, culturali o politiche, il tipo di socializzazione varia in base all'ambiente nel quale
l'individuo si trova. Elemento fondamentale nel processo di socializzazione è l'"agire
comunicativo"
25
, Mead sostiene che socializzare significhi "costruire un'identità sociale
all'interno dell'interazione – o comunicazione- con gli altri ed attraverso di essa". L'atto
sociale è "l'adattamento reciproco alle reazioni o ai gesti riflessi che non implicano alcuna
intenzione nell'altro"
26
. Mead, considerando il comportamento sociale come una reazione al
gesto dell'altro, individua due ruoli fondamentali per la socializzazione: l' altro significativo e
l'altro generalizzato. Nel primo caso si fa riferimento al ruolo interpretato dalle persone
23 Weber in Dubar, 2004, op.cit.
24 Dubar, 2004, op.cit.
25 La voce della coscienza, G.H. Mead, Ed. Jaca Book, Milano, 1996.
26 Ibidem.
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