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INTRODUZIONE
Il contributo di ricerca qui presentato rientra all’interno di un progetto più ampio
volto a riproporre, con le opportune modifiche e innovazioni, lo studio seminale di
Moscovici sulle rappresentazioni sociali della psicoanalisi (“La psychanalyse, son
image et son public”), pubblicato come tesi di dottorato nel 1961 e riedito in forma di
libro 15 anni dopo.
L’ideazione e la progettazione dell’indagine, sotto la coordinazione di
Annamaria Silvana de Rosa, è avvenuta nel 2011, in occasione del 50° anniversario
della nascita della Teoria delle rappresentazioni sociali, come occasione di studio e
verifica del mutamento sociale intercorso relativamente a tale oggetto di conoscenza-
rappresentazione, la psicoanalisi, che un cinquantennio dopo la ricerca-madre di
Moscovici non smette di suscitare interesse e fomentare polemiche circa la propria
validità e statuto scientifico, rendendosi oggetto di dibattiti, controversie e quindi al
centro di processi di negoziazione di rappresentazioni sociali.
Il follow-up si qualifica sia come richiamo e celebrazione del passato che come
evoluzione e slancio verso il futuro: il rinvio al passato si ravvisa nell’intento di
riprodurre, per quanto possibile, l’impostazione di ricerca originaria adottata da
Moscovici, mentre la tensione verso il futuro è evidente nelle varianti ed estensioni
apportate all’impianto teorico-metodologico dello studio; quest’ultime sono state rese
necessarie dai mutamenti intervenuti nel contesto socio-culturale indagato e all’interno
dei tre apici del triangolo epistemico Soggetto-Alter-Oggetto (Moscovici, 1989). In
particolare, il follow-up si caratterizza per le seguenti innovazioni:
• estendere il focus di ricerca a un’altra disciplina-chiave
nell’interpretazione dei più moderni modelli di funzionamento della
mente e delle terapie volte alla cura e alla riabilitazione del disagio
mentale: la psichiatria, e con essa l’immagine dello psichiatra e il campo
comune a entrambe della salute/malattia mentale;
• trasformare una ricerca nazionale in una trans-nazionale, somministrando
i questionari a partecipanti di nazionalità italiana oltre che francese.
Inoltre, sempre riguardo al campione, ai non esperti si aggiungono
esperti ed esperti in formazione, secondo un auspicio espresso nella
riedizione del 1976 da parte dello stesso Moscovici (1976);
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• rilevare i dati non solo tramite questionario e analisi del contenuto della
stampa tradizionale, ma anche studiando le conversazioni spontanee sui
social network;
• sottoporre la traccia d’intervista utilizzata da Moscovici nel suo
questionario a un’analisi comparativa funzionale all’adattamento di
quest’ultima agli scopi del follow-up.
In un quadro empirico così complesso e variegato, l’unità di fondo dello studio è
garantita dall’adozione di un approccio modellizzante multi-metodo (de Rosa, 1990,
2013), che permette di cogliere l’essenza multidimensionale e trasformativa delle
rappresentazioni sociali mettendo in relazione dati, strumenti di rilevazione e tecniche
d’analisi utilizzate. In questo modo, in base ai livelli d’analisi indagati e tenendo conto
delle caratteristiche del campione, è possibile formulare ipotesi di ricerca calibrate sui
risultati ottenuti.
Nell’ambito del programma di studio appena delineato, il presente contributo si
basa, specificamente, sull’analisi delle trame associative, strumento di natura proiettiva
che apre il questionario del follow-up. In particolare, la trama associativa è stata ideata
da de Rosa (2002) e consente di rilevare, superando almeno in parte i limiti derivati
dall’autocensura e dal timore di scarsa competenza, i contenuti, la polarità e la struttura
del campo rappresentazionale intorno a un dato oggetto di conoscenza-
rappresentazione. In questo caso, la trama associativa è servita a indagare le
rappresentazioni di psicoanalisi, psichiatria, malattia, malattia mentale, normalità e
devianza, presentate in quest’ordine sotto forma di parole-stimolo ai 240 partecipanti
italiani e francesi coinvolti nell’indagine.
Tra i principali obiettivi e ipotesi correlati allo strumento, ci sono:
• esplorare e verificare il campo rappresentazionale emergente dalle
risposte allo stimolo “malattia mentale”, partendo dall’ipotesi di una
sostanziale differenza tra il contesto italiano, maggiormente segnato
dall’affermazione di un paradigma di tipo socio-assistenziale
relativamente all’inquadramento di pratiche di cura e riabilitazione del
disturbo mentale (susseguentemente l’abrogazione della Legge 180,
cosiddetta Basaglia, che ha decretato la chiusura dei manicomi e un
dibattito importante circa la concettualizzazione del disturbo mentale, da
disagio individuale di natura anatomo-funzionale a problematica da
inquadrare da un punto di vista sociale e relazionale; si veda de Rosa,
1985, 2010), e quello francese, segnato, storicamente, da una maggiore
attenzione nei confronti della malattia mentale come elemento di
destabilizzazione di un ordine e di una sicurezza sociale condivisi,
mediante lo specifico ricorso alla pratica dell’ospedalizzazione coatta (si
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veda nella recente riforma del sistema di ospedalizzazione psichiatrica
del 2011);
• analizzare uniformità e differenze, sulla base dei risultati ottenuti,
rispetto alla ricerca-madre (Moscovici, 1976), in particolare attraverso la
definizione del campo di studi e degli obiettivi della disciplina
psicoanalitica e dell’immagine e il ruolo dello psicoanalista, per
verificare ulteriori punti di contatto e/o distacco rispetto all’ambito
psichiatrico;
• confrontare, in senso differenziale, i risultati emergenti dall’analisi del
dizionario ottenuto dall’applicazione della tecnica delle trame associative
(de Rosa, 1995) nella definizione di ciascun oggetto di studi, sottoposto a
procedure di trattamento e analisi dei dati testuali secondo il metodo
delle analisi delle corrispondenze, valutando le saturazioni principali nei
cinque fattori individuati.
Sul corpus testuale ricavato dalle trame associative, preventivamente tradotto in
inglese in modo da consentire il confronto trans-nazionale tra Francia e Italia, è stata
effettuata un’analisi delle corrispondenze; attraverso questa tecnica è possibile
sintetizzare l’informazione contenuta in una tabella di contingenza attraverso un numero
limitato di fattori, che rendono più agevole l’interpretazione della relazione tra le
variabili. L’analisi è stata condotta implementando varie tappe del programma SPAD,
un software molto usato in ambito di analisi lessicografica. Nello specifico, grazie a
SPAD è stato possibile intervenire sui singoli lemmi delle trame associative,
costituendo un dizionario stabile per l’analisi (MOTS), per poi costruire una tabella di
contingenza lessicale (TALEX), effettuare l’analisi delle corrispondenze semplici
(CORBIT) ed esaminare i dizionari caratteristici delle variabili extra-testuali considerate
rilevanti ai fini della ricerca (VOSPEC).
Dunque, all’interno del Capitolo 1, verranno esposte le principali motivazioni
che hanno portato a intraprendere un follow-up dello studio di Moscovici sulla
psicoanalisi, evidenziando i punti di contatto e le differenze tra le due indagini
empiriche a distanza di 50 anni. A seguire, verrà posto l’accento sui più importanti
cambiamenti che si sono verificati nel triangolo epistemico Soggetto-Alter-Oggetto e
nel più ampio contesto di ricerca, sia da un punto di vista storico-ideologico che
comunicativo e tecnologico. Infine, verranno delineate le fondamentali caratteristiche e
il percorso storico della psicoanalisi e della psichiatria, oggetti di studio fondamentali
del follow-up.
Nel Capitolo 2, verranno approfondite le origini concettuali della teoria: dalla
prima ispirazione tratta dalle rappresentazioni collettive di Durkheim alla diffusione
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progressiva oltre i confini francesi ed europei. Della teoria delle rappresentazioni sociali
verranno messi in luce, in particolare, gli scopi delle rappresentazioni (il perché si
producono) e i loro principali meccanismi di funzionamento (oggettivazione e
ancoraggio). In seguito, verrà tracciato un quadro di alcuni tra i più rilevanti sviluppi
della teoria, passando per la Scuola strutturale di Aix-en-Provence (cfr. Abric, 1985),
l’approccio socio-dinamico di Ginevra (Doise, 1984.), il modello Toblerone di Bauer e
Gaskell (1999) e l’epistemologia dialogica di Ivana Marková (2000; 2003). Particolare
attenzione verrà poi dedicata al rapporto dialettico tra universi consensuali e reificati,
parallelo a quello tra senso comune e scienza. Infine, il capitolo si chiuderà con una
disamina di alcuni studi condotti su malattia, follia e salute mentale, ripercorrendo le
ricerche classiche di Herzlich e Jodelet (cfr. Emiliani e Palmonari, 2009) fino ad
arrivare alle indagini portate avanti negli anni ’80 da de Rosa (1995), secondo un
approccio modellizzante multi-metodo (ibid., 1990).
Nel Capitolo 3, verrà esplicitato il piano metodologico del follow-up per quanto
riguarda le analisi da me effettuate sul corpus delle trame associative; nello specifico,
verranno resi noti gli obiettivi e le ipotesi-guida della ricerca, le tecniche di rilevazione
impiegate, le analisi effettuate e le caratteristiche socio-demografiche del campione.
Particolare attenzione sarà riservata all’analisi delle corrispondenze e alle procedure
implementate su SPAD.
Infine, nel Capitolo 4, verranno esposti e commentati i risultati delle operazioni
statistiche effettuate sulle trame associative; a ciascuna delle sei parole-stimolo
somministrate nel questionario sarà dedicato un paragrafo, all’interno del quale le
principali evidenze empiriche verranno trattate in relazione ai fattori estratti per rendere
conto del campo rappresentazionale emergente per ciascuno stimolo implementato in
analisi.
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Capitolo 1. Il follow-up sulla psicoanalisi:
considerazioni contestuali ed elementi di novità
1.1. Moscovici: l’innovazione di una disciplina attraverso una teoria
Il 1961, anno di pubblicazione del volume “La psycanalyse, son image et son
public” da parte di Serge Moscovici, è unanimemente riconosciuto, nel campo delle
scienze umane, come atto di nascita della teoria delle rappresentazioni sociali.
All’interno dell’opera, tesi di dottorato dell’autore, l’illustrazione sistematica della
teoria è fatta precedere dalla discussione dei risultati di un’indagine sulla diffusione
della psicoanalisi nella società francese alla fine degli anni ‘50.
La scelta di studiare come una teoria scientifica, e in particolare la psicoanalisi,
venga incorporata e trasformata nel flusso della comunicazione quotidiana è tutt’altro
che casuale: non tutti gli oggetti di conoscenza, infatti, sono suscettibili di essere
studiati nell’ottica delle rappresentazioni sociali; tra gli innumerevoli concetti, modelli,
teorie e scoperte che normalmente assurgono alla nostra attenzione, soltanto quelli che
suscitano agitazioni e controversie, toccando da vicino la vita delle persone e dei gruppi,
generano le rappresentazioni sociali nell’accezione ideata da Moscovici (Farr e
Moscovici, 1989). In questo senso, la psicoanalisi, se considerata nel contesto storico-
culturale in cui si è svolta la ricerca, si presentava come un oggetto di studio perfetto a
supportare empiricamente il nuovo costrutto teorico, per almeno due ragioni:
1) la larga diffusione della teoria psicoanalitica in tutti gli strati della
comunità culturale francese del dopoguerra, condizione indispensabile
per la produzione di rappresentazioni sociali attraverso la trasformazione
di un sapere elitario e scientifico in uno consensuale e di dominio
generale;
2) la carica fortemente innovativa e disturbante delle concezioni freudiane
(inconscio, sessualità infantile, ecc.), tale da spingere determinati gruppi
sociali, che avvertivano nelle nuove nozioni una minaccia per la propria
identità, ad incorporarle entro la sfera della consapevolezza collettiva in
modo da renderle accettabili, dando avvio ad una rappresentazione
sociale indipendente rispetto alla teoria psicoanalitica e spesso molto
dissimile dal nucleo concettuale originario (ibid.).
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Intraprendendo un’indagine incentrata sulla psicoanalisi, Moscovici non si
proponeva di arrivare a formulare un giudizio di validità su tale disciplina, né di
generalizzare i risultati ottenuti ad altre epoche, popolazioni o modelli teorici (la
specificità del quadro storico-sociale considerato, del resto, non l’avrebbe permesso);
semplicemente, la teoria freudiana, per le caratteristiche di popolarità e controversia
sopra delineate, costituiva il caso illustrativo ideale per sostenere e presentare al grande
pubblico la teoria delle rappresentazioni sociali, destinate a diventare, nelle intenzioni di
Moscovici, l’oggetto di indagine della psicologia sociale per eccellenza (cfr. Jesuino,
2008). È infatti compito di tale disciplina, secondo l’autore, “studiare cosa succede
quando si verificano trasformazioni da un modo di conoscere le cose a un altro – per
esempio dalla scienza al senso comune – e quali effetti hanno tali trasformazioni sulla
conoscenza e sull’azione” (Bonnes, 1999, p. 98).
Vera ambizione della teoria delle rappresentazioni, ispirata dall’insofferenza per
i limiti riduzionisti imposti dal comportamentismo e per l’individualismo teorico e
metodologico della “social cognition” americana, è portare a un rinnovamento della
psicologia sociale, ambito di studi la cui identità deve distinguersi chiaramente da quelle
della psicologia e della sociologia e i cui contributi di ricerca vanno indirizzati verso
l’indagine “dei fenomeni dell’ideologia (cognizioni e rappresentazioni sociali) e dei
fenomeni della comunicazione” (Moscovici, 1989, pp. 6-7). La specificità della
psicologia sociale non va identificata, secondo Moscovici (ibid.), in un settore
d’indagine esclusivo, ma si realizza con l’adozione di una “prospettiva psicosociale”, in
grado di portare al superamento della dicotomia Soggetto-Oggetto (fisico o sociale,
immaginario o reale) in favore di un’ottica ternaria, che includa la mediazione di un
Alter. Solo in questo modo la psicologia sociale può considerarsi veramente sociale e
rendere degnamente conto del rapporto dialettico e conflittuale che lega individuo e
società, rispondendo così alla domanda di base che ne giustifica e ne anima l’esistenza.
1.2. Il follow-up sulla psicoanalisi 50 anni dopo, tra continuità e
innovazione
Il rilievo assegnato da Moscovici alla sua teoria, motivato dal progetto di
rifondare la psicologia sociale, appare ulteriormente ribadito nel 1976, con la riedizione,
dopo accurata modifica e aggiornamento, dell’opera originaria. Il processo di
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rielaborazione e rivisitazione operato sulla teoria si riflette sui contenuti del volume
(che vede, ad esempio, l’abbandono della sociologia della conoscenza e una maggior
enfasi sui temi della comunicazione e del linguaggio), ma anche in alcuni aspetti
formali: si notano, infatti, una maggior sistematicità e meticolosità nell’articolazione
dell’indice introduttivo, l’inversione d’ordine espositivo tra teoria e ricerca (i dati riferiti
di quest’ultima, peraltro, sono quasi identici nelle due edizioni) e una bibliografia
arricchita da una quantità considerevole di nuove fonti, che spesso subentrano, anziché
semplicemente aggiungersi, a quelle dell’edizione precedente (cfr. de Rosa, 2011).
Oltre a Moscovici, il cui incessante impegno nella riflessione teorica e nella
ricerca è testimoniato da numerose pubblicazioni, una schiera sempre più folta di
ricercatori ha contribuito, nel corso dei decenni, all’arricchimento della teoria, dando
vita a scuole e approcci empirici talvolta divergenti rispetto alle sue indicazioni, ma
sempre innegabilmente debitori verso il suo iniziale apporto. La fiorente letteratura
sorta intorno alle rappresentazioni sociali è sufficiente, da sola, a rendere conto della
varietà di orientamenti tematici e scelte metodologiche che ancor oggi alimentano i
dibattiti tra i ricercatori sociali in molti paesi.
Tra le numerose iniziative editoriali ispirate alla teoria, mi limiterò a ricordare, a
titolo esemplificativo, la rivista specializzata “Papers on social representations”, creata
nel 1992 e due tra le molteplici serie di pubblicazioni editoriali ad essa dedicate:
“Cultural Dynamics of Social Representations”, diretta da Jaan Valsiner, e la multi-
lingue “Social Representations and Communication: Media e Society”, diretta da de
Rosa e inaugurata dall’edizione italiana dell’Opera Prima di Moscovici.
Come è facile intuire, dietro la mole di pubblicazioni, metodi e orientamenti
sorti intorno alla teoria delle rappresentazioni sociali, si cela una vasta comunità
scientifica internazionale, che della teoria ha fatto il nucleo fondante della propria
identità culturale. Una rete istituzionale di questo tipo trova realizzazione
nell’“European PhD on Social Representations and Communication”, un consorzio di
22 università dislocate in 15 paesi, coordinato dall’università Sapienza di Roma e
operativo dal 1996: all’interno di tale realtà, gli studenti vengono formati all’attività di
ricerca nell’era globale di Internet attraverso studi condotti nel campo delle
rappresentazioni sociali e ricevono, al termine del percorso, un diploma di dottorato
congiunto (cfr. de Rosa, 2012).
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Per ragioni di spazio, non mi soffermerò ad elencare nel dettaglio gli eventi
scientifici, le conferenze internazionali, i libri e i programmi di ricerca avviati, in
particolare nel corso nel 2011, per celebrare il 50° anniversario dalla “nascita” ufficiale
della teoria. Basti sottolineare che il follow-up della ricerca-madre di Moscovici sulla
psicoanalisi, cui ho personalmente contribuito e che costituisce l’oggetto centrale di
questa tesi, rientra a pieno titolo tra le iniziative volte a celebrare questa ricorrenza, con
un duplice focus:
• verso il passato, spingendo i ricercatori sociali, e più in generale quanti
sono interessati ai temi della conoscenza e della comunicazione, a
riscoprire le radici storiche e la formulazione originale di una teoria
spesso citata, ma non sempre adeguatamente conosciuta e padroneggiata;
• verso il futuro, mostrando, attraverso il carattere innovativo e attuale dei
nuovi progetti di ricerca, le potenzialità evolutive e il carattere flessibile
della teoria, ciò che la rende, nei termini di Jodelet (2008), veramente
euristica.
Nel rispetto di questa duplice finalità, il follow-up dello studio sulla psicoanalisi
non poteva limitarsi a un ricalco pedissequo del disegno di ricerca adottato da
Moscovici, ma comportava l’implementazione di elementi di innovazione ed estensione,
resi oltretutto necessari dai cambiamenti intervenuti all’interno dei tre poli del triangolo
epistemico Soggetto-Alter-Oggetto e del contesto che fa da cornice agli aspetti indagati.
1.3. La ricerca-madre di Moscovici e il follow-up: un confronto
Nel prossimo paragrafo, traccerò un quadro sintetico dell’impianto di ricerca
assunto da Moscovici nel suo studio seminale sulla psicoanalisi, mentre nel successivo
illustrerò, organizzandole secondo nuclei tematici, le variazioni e aggiunte più rilevanti
apportate al follow-up reso operativo nel 2011.
1.3.1. Lo studio seminale di Moscovici
La ricerca-madre di Moscovici sulla psicoanalisi si può suddividere, in base
all’articolazione strutturale del volume stesso, in due sezioni distinte, pur tenendo
sempre presente l’unitarietà di fondo che caratterizza lo studio nel suo complesso:
• la prima parte, consistente in uno studio di campo, si avvale di un
“notebook-questionnaire” somministrato, tramite intervista, a un
campione della popolazione francese; al fine di ricondurre le opinioni
sulla psicoanalisi alle appartenenze sociali e personali dei soggetti,
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Moscovici non ha realizzato le interviste su un unico campione
rappresentativo di abitanti di Parigi (che avrebbe finito per escludere o
sottorappresentare determinate categorie sociali), ma vi ha aggiunto altri
gruppi di soggetti, selezionati in quanto liberi professionisti, appartenenti
alla classe media, operai, studenti universitari e delle scuole tecniche. A
fini comparativi, alcuni dati sono stati inoltre rilevati su due piccoli
gruppi di residenti nella provincia (Lione e Grenoble), raggiungendo un
totale di 2265 interviste effettuate. Il questionario adoperato per la
ricerca, comprendente sia risposte aperte che chiuse, è stato formulato in
diverse versioni in modo da adattarlo a ciascun gruppo, pur mantenendo
un nucleo invariato di 14 domande (cfr. de Rosa, 2011);
• la seconda sezione, un’analisi del contenuto condotta su 1640 articoli di
diversi giornali e riviste, è stata effettuata tra il 1952 e il 1956, a Parigi e
in provincia (cfr. Emiliani e Palmonari, 2009). Le pubblicazioni incluse
nel campione erano riconducibili a tre diverse categorie: giornali
indipendenti a larga diffusione (stampa “d’opinione”), religiosamente
connotati (stampa cattolica), oppure afferenti a partiti e movimenti
politici sia di destra che di sinistra (con particolare enfasi sulla stampa
comunista). L’analisi quantitativa condotta sugli articoli ha permesso
all’autore di individuare stili di comunicazione specifici per ciascun
raggruppamento (denominati, rispettivamente, diffusione, propagazione
e propaganda), a loro volta tali da indurre, nel pubblico di lettori,
determinate predisposizioni all’azione (espresse in forma di opinioni,
atteggiamenti o stereotipi) (cfr. de Rosa, 2011). Nel complesso, si può
dire che l’analisi del contenuto condotta da Moscovici non si è limitata a
rilevare gli aspetti tassonomici, ma anche gli schemi di messaggi
(strutturazione dei legami logici e simbolici inerenti la psicoanalisi) e i
sistemi comunicativi.
1.3.2. Innovazioni ed estensioni nel follow-up
Le modifiche apportate al disegno di ricerca originario di Moscovici per
renderlo consono al mutato contesto di rilevazione hanno investito ogni aspetto della
pianificazione del follow-up: dagli strumenti metodologici agli oggetti indagati, dalla
popolazione al contesto culturale. Di seguito, elencherò in maniera schematica, ma
motivata, le variazioni più significative rispetto all’impostazione di ricerca approntata
dal fondatore della teoria nello suo studio del 1961:
• il focus della ricerca, incentrato da Moscovici sulla “psicoanalisi ed i suoi
pubblici” e sull’immagine dello “psicoanalista”, è stato esteso ad altri tre
oggetti di rappresentazione: la “psichiatria e i suoi pubblici”, la figura
dello “psichiatra” e la “malattia/salute mentale”, terreno comune a
entrambe le discipline. L’inserimento di quest’ultima categoria può
considerarsi particolarmente fecondo dal punto di vista dell’indagine, in
quanto, inquadrare le rappresentazioni come sistemi interrelati anziché
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come oggetti isolati, permette di fare confronti non solo tra gli oggetti
inclusi nello studio (psicoanalisi e psichiatria), ma anche con dati ottenuti
in ricerche precedenti (basti pensare agli studi condotti negli anni ‘80 da
de Rosa su salute e malattia mentale; cfr. de Rosa, 1995), verificando la
continuità o eventuali discrepanze tra i risultati (ibid.);
• il contesto socio-culturale di interesse si è ampliato, sia da un punto di
vista meramente geografico che di composizione interna del campione.
Per quanto riguarda la collocazione geografica, le interviste non si sono
svolte solo in Francia, ma anche in Italia. La scelta di condurre la ricerca
nei due paesi non risponde solo a ragioni di ordine logistico e
organizzativo (disponibilità delle risorse umane necessarie
all’implementazione esecutiva della ricerca), ma è dovuta anche e
soprattutto al riaccendersi, in entrambi i contesti, di discussioni e
polemiche circa la validità della psicoanalisi, fino a includere nel
dibattito l’opinione pubblica (cfr. de Rosa, 2011). In merito al campione,
la selezione è avvenuta rispettando, per quanto possibile, i criteri adottati
da Moscovici nella ricerca-madre, apportandovi, però, una significativa
innovazione: l’aggiunta, nella popolazione di ricerca, di gruppi di esperti
(psicologi, psicoanalisti, psichiatri e psicoterapeuti di differenti
orientamenti) ed esperti in formazione (studenti nelle medesime
discipline), categorie che, al tempo di Moscovici, avevano rifiutato in
larga maggioranza di collaborare all’indagine, dimostrando scarsa
propensione a considerare il proprio campo professionale come un
possibile oggetto di studio (ibid.);
• il sistema dei media, nello studio seminale di Moscovici rappresentato
unicamente dalla stampa, è stato esteso anche ai new media, e in
particolare a quegli ambienti digitali, inaugurati alla fine degli anni ‘90
dal sito SixDegrees.com e da allora in vertiginosa espansione, noti a tutti
come social network. Secondo Boyd & Ellison (cfr.de Rosa, 2012), un
social network si definisce tale in quanto consente ai propri utenti di
creare un profilo personale all’interno di un sistema definito e
condividere le proprie connessioni con altri utenti. I social network non
sono l’unico strumento offerto dalla rete per “connettersi” con altri
internauti, ma la loro inarrestabile ascesa sta condizionando modi, tempi
e qualità delle relazioni interpersonali al punto che studiare questi nuovi
ambienti è diventato un passaggio quasi imprescindibile se si è
interessati alla generazione e allo scambio di rappresentazioni sociali.
Tra l’ampia gamma di social network presenti su Internet, sono stati
selezionati per il follow-up i tre più diffusi al momento in cui veniva
eseguita l’indagine: Facebook, Twitter e Yahoo!Answers, sistemi di
comunicazione con caratteristiche alquanto differenti tra loro, e tali per
questo da autorizzare l’ipotesi che eventuali discrepanze nelle
rappresentazioni in essi veicolate siano riconducibili alle loro distinte
strutturazioni. Oggetto di rilevazione e analisi, sui social network, sono
state le “conversazioni” intrattenute dagli utenti, selezionate attraverso
l’inserimento di specifiche parole-chiave sul motore di ricerca Google
(ibid.). Anche per quanto concerne lo studio delle rappresentazioni nella
stampa, già presente nella ricerca di Moscovici, Internet ha apportato
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degli elementi di novità: gli articoli, estratti da giornali ad alta tiratura nei
due paesi considerati (generalisti, rappresentativi dei principali
orientamenti politici, cattolici), sono stati selezionati inserendo parole-
chiave predeterminate su Google e consultando le versioni online delle
pubblicazioni inserite nel campione;
• la traccia di intervista e le alternative di risposta utilizzate da Moscovici
nel suo questionario sono state riprese e riadattate (attraverso tagli,
riformulazioni, integrazioni e aggiunte) in funzione dei mutamenti
contestuali avvenuti nel corso di 50 anni e nel rispetto del disegno di
ricerca multi-teorico e multi-metodo (cfr. de Rosa, 1990) che impronta il
follow-up. Mi limito qui ad elencare le modificazioni più rilevanti
apportate allo strumento di rilevazione:
1) l’introduzione di tecniche di natura proiettiva, tra cui, in particolare,
“trame associative” (de Rosa, 2002), “self-identification conceptual
network” (cfr. de Rosa, 2011), “conceptual network” (ibid.), e libere
associazioni (ibid.), che rispetto a formulazioni più esplicite favoriscono
l’accesso all’universo immaginativo dell’intervistato e superano, in
parte, gli ostacoli dell’autocensura. La trama associativa permette di
rilevare i contenuti, la polarità e la struttura del campo
rappresentazionale generato intorno a un oggetto, richiamato, nel caso
del follow-up, da sei parole-stimolo poste al centro di un foglio
(“psicoanalisi”, “psichiatria”, “malattia”, “malattia mentale”,
“normalità” e “devianza”); la self-identification conceptual network e la
conceptual network informano, invece, sul legame tra l’Io (nel caso
della conceptual network, “psicoanalisi”, “psichiatria”, “psicoanalista” e
“psichiatra”) e una serie di oggetti d’identificazione disposti intorno allo
stimolo centrale, nonché sulla polarità e sull’intensità di tale relazione;
con la tecnica delle libere associazioni, le cui origini risalgono a Freud,
viene infine elicitata la produzione di termini legati alla “psicoanalisi” e
“psichiatria”, specificandone anche la valenza;
2) l’aggiunta di nuovi termini, oltre a quelli già utilizzati da Moscovici
nel suo studio, nel compito di riconoscimento e collocazione di una lista
di parole all’interno di uno specifico dizionario tecnico-scientifico
(psicoanalitico o psichiatrico);
3) l’introduzione (e in qualche caso eliminazione), negli item a risposta
prefissata, di nuove alternative di risposta, in consonanza con il mutato
contesto storico-culturale o con particolari interessi di ricerca;
4) la riformulazione di alcuni item, in particolare usando scale Likert a 6
passi (0-5), compiti di ordinamento gerarchico e di distribuzione in
percentuali delle categorie proposte;
1.3.3. In conclusione: perché studiare proprio la psicoanalisi?
Introducendo il follow-up sulla psicoanalisi, abbiamo sostenuto l’opportunità di
replicare l’indagine fondante della teoria delle rappresentazioni sociali riferendoci
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soprattutto alla volontà di celebrare, attraverso nuovi contributi di ricerca, il 50°
anniversario dalla pubblicazione dell’Opera Prima di Moscovici, avvenuta nel 1961.
In realtà, è lo stesso Moscovici, pur non imbarcandosi nell’onerosa impresa di
replicare lo studio originario a 15 anni di distanza, a sottolineare, nella riedizione della
sua opera, l’importanza di indagare i cambiamenti avvenuti nel modo di rappresentare la
psicoanalisi (cfr. de Rosa, 2011); presentando in un breve resoconto, basato sull’analisi
di 88 articoli, l’avvenuto passaggio dalla propaganda alla propagazione nello stile
comunicativo del Partito Comunista Francese (PCF), Moscovici ammette che “i
rapporti tra Partito comunista e psicoanalisi avrebbero meritato un lavoro più ampio e
documentato” (ibid., p. 424).
Il follow-up sulla psicoanalisi, accogliendo l’invito del fondatore della teoria ad
adottare una prospettiva longitudinale, si pone l’obiettivo di indagare la stabilità e le
eventuali trasformazioni delle rappresentazioni sociali della disciplina 50 anni dopo, a
fronte dei cambiamenti avvenuti nei tre apici del triangolo epistemico Soggetto-Alter-
Oggetto (Farr e Moscovici, 1989) e nel contesto storico-sociale e comunicativo che fa
da sfondo nella relazione dinamica fra i tre poli. I prossimi paragrafi saranno dedicati a
delineare uno per uno i punti di contatto e le discontinuità intervenute negli oggetti
studiati e nel contesto generale della ricerca.
1.4. Mutamenti nel contesto e negli oggetti d’indagine
1.4.1. Il triangolo epistemico: Soggetto – Alter – Oggetto
Il triangolo epistemico: Soggetto-Alter (gli attori sociali)
Come ho già precisato, la selezione del campione per il follow-up sulla
psicoanalisi ha ricalcato, entro i limiti del possibile, i criteri originariamente adottati da
Moscovici, introducendo, però, due importanti novità (cfr. de Rosa, 2011):
1) l’estensione della popolazione a gruppi di esperti ed esperti in formazione,
agli appartenenti alla categoria naif (ciascuno di 120 elementi);
2) il passaggio da una ricerca nazionale ad una trans-nazionale, con un
campione equamente distribuito tra Francia e Italia, due paesi che hanno
visto il divampare, in tempi recenti, di rinnovate polemiche sulla
legittimità e validità scientifica della psicoanalisi (cfr. ad esempio
Onfray, 2010; Meyer, 2006; Miller, 2007; Mecacci, 2000).