3
Se analizziamo il secolo XX, poi, questi protagonisti che
crescono e cambiano, lasciano il posto a quelli ambiziosi ma inetti,
inaugurati da Svevo e poi consacrati da Moravia, che in verità
inseguono sì una Bildung, ma falliscono miseramente. Con Calvino si
assisterà poi al ritorno dell’eroe la cui vita viene seguita dall’infanzia
alla vecchiaia, in ogni tappa della sua evoluzione fuori dal comune,
come in Il Barone rampante, ma anche di quel tipo di racconto
dell’infanzia segnata, velato di neorealismo, come nel caso de Il
sentiero dei nidi di ragno.
Con Elsa Morante giungiamo ad una narrativa fuori da ogni
schema, che non segue nessuna tendenza letteraria a lei
contemporanea. Nei suoi romanzi, caratterizzati da un fedele affresco
della realtà seppure in ambientazioni talvolta fiabesche, specialmente
nei primi due, con protagonisti che ne evadono volentieri rifugiandosi
spesso in universi onirici, ci possiamo imbattere più volte nello
svolgimento di percorsi formativi: dal primo romanzo, Menzogna e
sortilegio, caratterizzato da una fitta rete di relazioni parentali, in cui
molti dei personaggi sono raccontati proprio attraverso i cambiamenti
della loro vita, passando per La Storia, in cui ad esempio la guerra
appare come un evento che determina la crescita anche di personaggi
minori, fino ad Aracoeli, in cui troviamo un vero e proprio racconto di
un’infanzia segnata che determina un’intera vita di fallimenti.
L’isola di Arturo è, fra tutti i romanzi della Morante, quello che
con più ragione si può considerare un Bildungsroman, quello in cui
cioè un percorso formativo, quello del protagonista, ne costituisce il
nucleo centrale. Affiancando lo schema narrativo dell’Isola a quello
del romanzo di formazione propriamente detto, ci troviamo però
davanti ad una sorta di mescolanza, in cui i presupposti, come la
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situazione di partenza, ci porterebbero ad annoverarlo tra i romanzi
tardo-ottocenteschi di stampo inglese, ovvero quella tradizione che fa
capo a Dickens, in cui le circostanze di partenza mostrano un
protagonista ancora in tenera età, che vive in uno stato di grazia, e in
una situazione familiare atipica, rappresentata ad esempio dalla
mancanza di un genitore, mentre si avvicina uno scossone, un evento
imprevedibile e destabilizzante che dà il via all’avventura formativa.
Se la partenza ha in L’isola di Arturo una piena aderenza a questo
schema, il suo sviluppo, ed ancora di più il suo finale, lo avvicinano
invece al filone tedesco, in cui è il protagonista a desiderare un
allontanamento dal suo stato iniziale. A rendere ancora più innovativa
sotto questo punto di vista la trama, è senz’altro il suo finale,
l’interruzione del racconto proprio nel momento in cui la crescita vera
e propria è pronta al suo sviluppo, semplicemente perché si è creata la
condizione ideale per tale viaggio, raggiunta attraverso
l’emancipazione affettiva dal genitore, il risveglio alla realtà da
un’illusione infantile, la scoperta dell’altro sesso e l’allontanamento
dalla terra natale.
5
Capitolo I
Il romanzo di formazione
I. 1. Il Bildungsroman europeo
Nei manuali di letteratura il romanzo di formazione viene definito
come un sottogenere narrativo che nasce alla fine del secolo XVIII,
nel quale viene seguita la formazione, morale ed intellettuale, di un
personaggio, dalla giovinezza alla maturità. La collocazione storica
del Bildungsroman è fondamentale per la sua comprensione. Lo
spartiacque per eccellenza di questo periodo è la Rivoluzione
Francese, da intendersi naturalmente non solo come semplice
rovesciamento di una monarchia, ma come uno scossone, oltre che
politico, anche sociale e culturale. E’ a partire dalla fine del
Settecento, infatti, che nasce il concetto di “generazione”, con il
significato che gli attribuiamo oggi: non più solo una successione
biologica, inizia ad esprimere anche un differente orizzonte di
esperienze tra padri e figli. Ne deriverà allora che chi era giovane
durante la rivoluzione apparterrà per logica ad un’altra generazione
rispetto a chi è cresciuto al tempo dell’impero napoleonico,
nonostante, cronologicamente parlando, si tratti di uno scarto di pochi
anni. Questo concetto di generazione è di fatto legato ai cambiamenti
politici, sociali, ma anche tecnologici, di portata sconosciuta fino ad
allora, che fecero percepire una sorta di accelerazione della storia, e
fecero sentire agli uomini europei che vissero a cavallo tra i due
secoli, l’idea che l’individuo è destinato a conoscere nella maturità un
6
mondo profondamente cambiato rispetto a quello in cui è vissuto in
gioventù.
Nel momento della nascita della modernità si fissa quindi nel
periodo giovanile la parte più significativa dell’esistenza, quella che
racchiude il senso di un’intera vita. La letteratura inizia a produrre
protagonisti giovani, ragazzini o adolescenti; nascono Wilhelm
Meister, Julien Sorel, Rastignac, Elisabeth Bennet, Lucien de
Rubemprè, David Copperfield, Jane Eyre, ma anche in seguito e
altrove, Renzo Tramaglino, Carlino Altoviti, ecc. La giovinezza viene
così ad identificarsi con la modernità, ed intese entrambe come un
momento di grandi speranze, aspettative, illusioni; è una rivoluzione
permanente, in cui l’esperienza della tradizione è solo un peso di cui
disfarsi, e non può riconoscersi nella maturità o ancor meno nella
vecchiaia. Questa insoddisfazione interiore fa dunque della gioventù
romanzesca un emblema della nuova epoca, ma deve essere dotata,
per avere tale caratteristica, dell’idea che questa stessa giovinezza non
dura in eterno, ed è questo vincolo temporale a farne un simbolo.
Nonostante esistano numerose differenze tra i diversi romanzi
di formazione, una delle più evidenti è quella dell’intreccio, che
appare distinto a seconda che in esso prevalga un principio di
«classificazione» o uno di «trasformazione». Nei casi in cui risulti
prevalere il primo principio, si leggerà un romanzo familiare, tipico
per esempio della tradizione inglese, nel quale si giunge ad un finale
caratterizzato appunto da una classificazione diversa da quella
iniziale, e una conclusione stabile e definitiva. Quando prevale il
principio di trasformazione, come nel filone Stendhal-Puškin-Balzac,
si otterrà invece un romanzo dotato di un finale aperto, che invece di
essere come nella precedente categoria il momento narrativo
7
prediletto, proprio perché risolutivo, è qui il momento più povero di
senso. Ma le antitesi prodotte da questa opposizione sono diverse: il
primo filone è quello dei romanzi del matrimonio; atto definitivo per
eccellenza, il secondo sarà quello dei romanzi dell’adulterio
1
. Se il
primo avrà come valore supremo la felicità, per il secondo sarà invece
la libertà. Apparirà diverso anche il concetto stesso di gioventù, per il
principio di classificazione subordinata alla maturità, per il principio
di trasformazione momento di dinamismo che non vuole tradursi in
maturità, per non tradirsi con una conclusione.
I. 2. La prima generazione
Dal punto di vista editoriale viene considerata la data di nascita
del romanzo di formazione quella dell’uscita di Wilhelm Meister, gli
anni dell’apprendistato, portato a termine da Goethe nel 1795-’96.
Esso narra il costume e il destino dell’intero secolo XVIII tedesco, in
un insieme di personaggi realistici e situazioni simboliche. Soprattutto
rappresenta la sorte umana, nella vicenda del giovane Wilhelm,
rappresentante della borghesia commerciale, che decide di voltare le
spalle alla realtà prosaica del suo mestiere, nonostante vi sia già
introdotto da suo padre, per abbracciare la vita del teatro, e veder
rappresentati alcuni testi da lui scritti; a determinare questa scelta è
anche la componente affettiva, rappresentata dall’amore per un’attrice,
Marianne. La sua vicenda si snoda attraverso una fitta rete di
esperienze che poco a poco lo porteranno ad accettare la vita reale ed
allontanarsi dall’illusione letteraria: la conoscenza con sfortunati
1
F. MORETTI, Il romanzo di formazione, Torino, Einaudi 1999, 8.
8
personaggi come la piccola Mignon e il vecchio arpista; gli amori
contrastati per seduttrici, come Filina, o per Natalia, donna che fonde
insieme religione ed umanesimo; l’esperienza della morte di Aurelia,
una donna disperata perché abbandonata dal suo amante. Solo nel
finale, dopo il matrimonio con la donna amata, Wilhelm scoprirà che
tutta la sua vicenda era stata in realtà già scritta e interamente
predisposta, a scopo educativo, da una sorta di associazione benefica,
quasi massonica, la “Compagnia della Torre”.
Sia all’inizio che alla fine del romanzo Wilhelm si ritrova a dover
risolvere lo stesso problema: trovare un senso e un nesso alla sua
vicenda, vale a dire dare alla sua esistenza una forma “ad anello”.
Questo è un elemento tipico del primissimo romanzo di formazione: la
necessità di considerare la vicenda di una vita “sensata” solo nella
misura in cui la trama di tale vita sia anche aperta all’esterno. In altre
parole nell’esistenza del protagonista, l’autosviluppo e l’integrazione
sociale nella realtà che lo circonda sono due percorsi complementari e
convergenti, e il loro punto di incontro si identifica con la maturità.
Ma la Bildung sarà avvenuta solo quando Wilhelm accetterà la tutela
della Torre, rappresentando così il percorso formativo di chi lascia ad
altri il compito di modellare la propria vita; è emblematico in questo
senso anche il matrimonio del protagonista, che lo costringe ad essere
felice, visto che egli esiste solo perché gli è stato concesso di accedere
alla trama che la Compagnia della Torre aveva intessuto per lui,
perché ha accettato di essere determinato dall’esterno, e desidera fare
ciò che in ogni caso avrebbe desiderato fare.
«Non mi ricordi quei momenti in un momento di così grande felicità!»
«Voi non avete da vergognarvi di quei tempi, così come nessuno deve
arrossire della propria origine. Erano bei tempi, e guardandoti mi
9
viene da ridere: mi sembri come Saul, il figlio di Kis, che andò in
cerca delle asine di suo padre e trovò un regno»
2
In questo caso si può dare per vero anche il contrario, e cioè che
come Wilhelm esiste unicamente accettando La Torre, anche essa
esiste solo in funzione di Wilhelm, è un’istituzione che ha il diritto di
imbastire trame, solo se queste serviranno al noviziato e, soprattutto,
saranno accettate dal novizio. Essa è legittimata perché ha saputo
produrre una Bildung perfetta come quella di Wilhelm, che infatti si
conclude con un perfetto matrimonio.
Il finale matrimoniale e il matrimonio come ovvio e dovuto
coronamento del giusto percorso formativo rappresentano una sorta di
costante nel romanzo di formazione di questo primo periodo. Ne è un
perfetto rappresentante Orgoglio e pregiudizio. Pubblicato nel 1813,
questo romanzo di Jane Austen presenta come temi principali
l’orgoglio di classe del protagonista maschile, il signor Darcy, e il
pregiudizio che la protagonista femminile, Elisabeth Bennet, prova nei
suoi confronti. Benché figlia di una donna che ha come unica
ambizione e preoccupazione quella di vedere sposate le sue cinque
figlie, Elisabeth rifiuterà la proposta di matrimonio di Darcy, a causa
della sua istintiva antipatia, mentre sua sorella Jane si avvicina a
Charles Bingley, amico di Darcy. L’atteggiamento altezzoso di
quest’ultimo muterà nel corso della narrazione, fino a quando
Elisabeth cambia del tutto idea nei suoi confronti, anche vedendolo
correre in soccorso dell’onore di sua sorella Lydia, scappata con un
truffatore a Londra. Il lieto fine è quindi costituito dal duplice
matrimonio di Darcy ed Elisabeth e di Charles e Jane.
2
W. GOETHE, Wilhelm Meister, gli anni dell’apprendistato, traduzione di A. Rho ed E. Castellani,
Milano, Adelphi 2006, 545.
10
In questo modo viene rappresentata una sorta di sfida: convincere
l’individuo moderno a rinunciare alla sua libertà con un vincolo.
Dalla fine del secolo XVIII il matrimonio cambia, divenendo il
modello di un nuovo tipo di contratto sociale, fondato su
un’«obbligazione individuale»: questo spiegherebbe l’imperativo di
un finale matrimoniale alla fine di ogni Bildung, e ancor di più perché
al personaggio che si sposa non ne viene contrapposto uno che resta
celibe, ma uno che muore, e anche nel secolo successivo il fallimento
del vincolo matrimoniale non porterà solo alla divisione della coppia,
ma ad esiti ben più tragici, e ne sono un perfetto esempio personaggi
come Emma Bovary o Anna Karenina
3
.
In questo modo il romanzo di formazione si pose- lo scrisse
Goethe- come metafora di un appaesamento: il protagonista trova a
coronamento della sua Bildung una precisa collocazione nella società.
Questa porta inevitabilmente alla felicità, sintomo in questo caso di
una socializzazione oggettivamente compiuta. Il romanzo stesso è
quindi determinato dalla convivenza e dalla lotta delle due tensioni
opposte, il desiderio di autonomia e la necessità di socializzazione.
Al di fuori di questa collocazione si trova l’attività lavorativa. Il
protagonista di questa prima tipologia di Bildungsroman non è il
perfetto rappresentante della borghesia moderna, ma è il suo alter-ego.
Nel caso del Meister, ad esempio, l’antagonista di Wilhelm è Werner,
suo amico, che tenta di fargli cambiare idea sul futuro, illustrandogli i
vantaggi della sua attività commerciale, vantaggi che non sono
rappresentati dal benessere economico, ma dalla conoscenza delle
attività umane. Wilhelm, e quindi Goethe, rifiutano questa visione,
poiché non è col lavoro che ci si forma, nonostante sia questo il
3
F. MORETTI, Il romanzo di formazione…, 25.
11
periodo di maggior presa degli ideali capitalistici, che evidentemente
però non bastano a giustificare un’esistenza al di fuori della sfera
strettamente economica. Questo perché- lo si legge in una delle pagine
del Meister- la felicità del mercante cresce a misura di quanto cresce il
suo capitale; nel commercio, e in generale nell’attività lavorativa, non
può esserci Bildung poiché il viaggio del mercante non si potrà
concludere in una collocazione ideale, come la Tenuta della Torre o la
vita matrimoniale nella cittadina di campagna di Elisabeth; alla
continua ricerca di una crescita che non si potrà mai esaurire, egli non
sentirà di appartenere ad un luogo determinato, e allo stesso modo la
sua vicenda non si potrà considerare conclusa, come nello spazio,
anche nel tempo.
Nel Meister il tipo di lavoro presente tra i personaggi principali
appare come un genere di attività che non è finalizzata all’avere, ma
esclusivamente all’essere, che non produce merci, ma cose armoniose.
E’ uno strumento di coesione sociale, lega l’uomo con la natura, in
breve è finalizzato alla formazione; è il lavoro svolto dalla Società
della Torre, che ha scritto Gli anni dell’apprendistato di Wilhelm
Meister e lo ha concluso stabilendo quale donna egli dovrà sposare.
Nel romanzo di formazione, la vicenda del protagonista si conclude
nello spazio, e nel tempo, con l’arrivo alla completa maturità,
rappresentata dalla fusione del personaggio con il mondo. In questo
modo la Bildung si esaurisce in un mondo possibile, nel mondo pre-
capitalistico, in cui regna ancora l’ideale delle forme sociali chiuse. In
questo modo maturità difficilmente si accompagna a modernità, e la
dimostrazione di questo sta nella collocazione del finale, sia di
Orgoglio e pregiudizio sia del Meister, in luoghi ben lontani dalle
12
grandi metropoli, luoghi fiabeschi, chiusi alle alienazioni tipiche del
mondo moderno.
Questo genere di finale è in opposizione al generale romanzo
ottocentesco, infatti è stato osservato che nel Bildungsroman il fine e
la fine della narrazione coincidono perfettamente. Il racconto, si è
detto, finisce nel momento in cui la formazione si esaurisce, e di
conseguenza è stato raggiunto lo scopo della narrazione stessa. Questo
perfetto lieto fine rappresenta agli occhi del lettore una sorta di
imprigionamento del protagonista, un suo arrendersi alla detenzione in
un mondo quasi finto e perfetto, in cui la sua personalità intellettuale è
pressoché inutile, e la sua autodeterminazione, all’inizio così
importante, é invece sacrificata in nome della sua perfetta simbiosi
con il mondo che lo circonda.
In generale la stessa lettura del Bildungsroman si trasforma in
una formazione, nella misura in cui il punto di vista del lettore
coincide con quello del protagonista. Nel finale però questo viene
abbandonato, ed il lettore smette di vedere la trama con gli occhi del
suo personaggio, poiché questi percepiscono la vicenda in modo
erroneo. Si tratta, nel caso di Orgoglio e pregiudizio, del momento in
cui il lettore si discosta dall’opinione che Elisabeth ha di Darcy,
opinione che all’improvviso ci appare come ingiusta, dettata dal
pregiudizio della protagonista, da un’idea che questa si è fatta troppo
in fretta, e che è necessario, indispensabile cambiare per la buona
riuscita della sua formazione ed il raggiungimento di un lieto fine. La
Bildung insomma si presenta come un processo in cui il protagonista
viene inizialmente incoraggiato a seguire le sue spontanee convinzioni
e inclinazioni, fino ad un punto di rottura in cui davanti ai suoi occhi
si prospettano i rischi di queste.