5
“La catechesi deve essere centrata sull’essenziale e, al tempo stesso,
popolare, fatta di gesti e di parole semplici, capace di toccare i cuori”
(CT 4).
Il presente lavoro nasce dal desiderio, quindi, di ricercare un metodo
didattico per l’educazione religiosa cristiana dei fanciulli e dei ragazzi,
in quella fascia di età che viene chiamata della “iniziazione cristiana”
che rispetti questi caratteri.
La “Catechesi del buon Pastore” è un metodo per l’educazione
religiosa che si basa sulla Bibbia, sulla Liturgia e sui principi
montessoriani.
Maria Montessori soleva dire che la capacità dei fanciulli di porsi in
dialogo con Dio nasce dal fatto che essi sono appena usciti dalle mani
del loro Creatore.
Di fronte alla grandezza di tale affermazione non ci si può stupire,
allora, della scelta della citazione introduttiva: “noi non possiamo
dare una forma al bambino, e non dobbiamo cercare di farlo perché
non sarebbe la sua forma”. I bambini non sono contenitori da
riempire a nostro piacimento, in cui riversare le nostre conoscenze, far
questo, in quanto educatori, significherebbe interferire con la loro
peculiare essenza svilendo il carattere di unicità e singolarità che è
specifico di ognuno di loro.
6
È compito dell’educatore condurre il bambino all’“epifania” della
bellezza del suo essere, aiutarlo a manifestare la “forma” per la quale
è stato “creato”, rimanendo nell’azione educativa il più possibile
fedele al bambino e al progetto che il Creatore ha fissato per la sua
creatura.
Il principio fondamentale di questa metodologia è che il bambino, già
a partire dalla tenera età, sia dotato di un potenziale religioso. Tale
capacità gli è connaturale
1
e si sviluppa solo se adeguatamente
alimentata, tale processo nel suo divenire richiama certamente alla
mente l’immagine evangelica del granello di senape che si sviluppa in
un albero (Mt 13,31-32).
Nel primo capitolo di questo lavoro seguiremo un percorso storico per
tentare di comprendere i motivi per cui, l’eredità della Montessori,
antesignana in campo di educazione religiosa, e la metodologia del
1
“E' un campo in fondo ancora tanto controverso questo: alcuni negano addirittura che il
bambino sia capace di un rapporto con Dio, concentrano tutto sul fatto razionale; quindi prima
dei sei anni il bambino non ha un pensiero razionale compiuto, è incapace di rapporto con Dio...
Però questo contrasta anche col fatto che battezziamo il bambino fin dalla nascita: allora
dovremmo aspettare l'età della ragione! Invece, quello che in genere concedono gli studiosi più
"generosi" in questo campo, è un certo «innatismo religioso» nel bambino. A me non soddisfa
neanche questo, dirò la verità: mi piace di più parlare di connaturalità del bambino con Dio. Non
ho una sufficiente preparazione filosofica per chiarire bene la differenza fra innatismo e
connaturalità, comunque l'innatismo mi fa pensare a qualche cosa di un po' passivo, che c'è nel
bambino, ma sta lì e dorme; la connaturalità mi piace soprattutto per questa particella con, che
esprime il rapporto. Parlo di connaturalità, non parlo sul piano teorico, ma in base a quello che
ho visto: ho visto come bambini di questa età possano godere in modo vitale, profondo, globale di
un rapporto con Dio; questo mi fa pensare a persone che abbiano trovato corrispondenza
essenziale, cercata, che appaga esigenze profonde; che abbiano trovato l'ambiente, la persona che
cercavano”. FORTELLI MAURO., intervista a SOFIA CAVALLETTI, “Come pesci nell’acqua di
Dio” ne “il Sicomoro” n°7, edizioni La Nuova Tipolito, Felina (RE) 1998, 33-39.
7
“buon Pastore”, trovino così grande difficoltà ad essere accolti nel
nostro paese.
Maria Montessori dice del bambino che è un “embrione spirituale”
pronto a svolgersi spontaneamente a spese dell’ambiente
2
, gli studi
antropologici che ha condotto hanno dato una spinta notevole a chi,
seguendo la sua impostazione metodologica e le sue intuizioni circa
“la presenza di un istinto religioso nel bambino”
3
, si è dedicato dopo
la sua scomparsa all’educazione religiosa.
È stata, infatti, la sperimentazione in campo di Sofia Cavalletti,
Gianna Gobbi ed altri, che ha dimostrato che sono insiti alla natura del
bambino dei bisogni spirituali che, come le sensazioni di sete e di
fame, come il bisogno di amare ed essere amato, di conoscere, hanno
la necessità di essere soddisfatti. Questi bisogni inoltre orientano il
bambino verso l’annuncio della fede a cui sente di dover e poter
rispondere con gioia (Cf. Capitolo secondo).
Il materiale costruito sui principi della didattica montessoriana, messo
a punto in una esperienza di cinquant’anni, aiuta il bambino
nell’incontro con Dio.
2
MONTESSORI MARIA, Formazione dell’uomo, Garzanti, Milano 1949.
3
SCOCCHERA AUGUSTO, Maria Montessori una storia per il nostro tempo, Ed. Opera Nazionale
Montessori, 1997, 179-187. 182-183.
8
Dio per il bambino non è un concetto astratto ma è colui che lo
conosce profondamente e lo vuole incontrare in un modo tutto
speciale nel Cristo “buon Pastore”, “Alfa e Omega” della creazione,
che tutto ricapitola a sé, come dicono i bambini “chiama a sé”.
La figura dell’educatore all’interno della didattica montessoriana,
quindi nel metodo del “buon Pastore”, assume un ruolo diverso da
quello solitamente attribuitogli, un ruolo che potremmo definire con il
termine evangelico del “servo inutile”
4
(CT n. 6).
Nello svolgersi del secondo capitolo potremo ammirare anche
attraverso del materiale fotografico, con lo stesso stupore dei piccoli,
la bellezza del “Buon Pastore” figura parabolica che, meglio delle
altre, stimola nel bambino il riconoscimento di Gesù come Figlio di
Dio e “Signore che salva”.
Una peculiarità dell’incontro tra il bambino e Gesù “buon Pastore” è
che il bambino è attratto più che dalla sua bontà, dalla sua “bellezza” e
dalla sua maternità (la cura che ha per le pecore).
Il “buon Pastore” spesso è simile alla figura materna, sappiamo che
quando un bimbo si rivolge alla propria mamma non dice che è
“buona” ma che è “bella”, quasi il bambino riuscisse a cogliere tutte
4
CAVALLETTI SOFIA, Il potenziale religioso del bambino – Descrizione di una esperienza con
bambini dai 3 ai 6 anni, Città Nuova, 1979, 47.
9
le sfumature del termine greco “kalòs”, che tradotto letteralmente
suona: “bello”. Gesù è il “pastore bello”, il “pastore ideale”, colui
che unisce in sé bontà e bellezza, amore e tenerezza, gioia e luce.
Non si può che rimanere incantati nell’assistere ad una catechesi in cui
il materiale sensoriale e i testi biblici aiutano il bambino a lasciare
operare in lui l’efficace Parola di Dio, sotto l’azione dello Spirito
Santo, perché produca quegli effetti per i quali è stata inviata (Is
55,10-11)
5
.
La grazia in potenza ricevuta al Battesimo diventa in lui grazia
operosa, intimo dialogo con il Padre.
“La meraviglia [del metodo] sta in questo: la riscoperta vissuta
dell’intima, connaturale rispondenza delle leggi psicologiche dello
sviluppo spirituale del bambino, quali la recente scienza sempre più
precisamente ci svela assieme alle loro ripercussioni sui sistemi
educativi e didattici, al metodo che, nel campo dell’insegnamento e
dell’educazione religiosa, la Chiesa, sin dal suo nascere e ormai da
venti secoli, possiede, per tutti i suoi figli, nella Liturgia
6
”.
5
“come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la
terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da
mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza aver operato
ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”.
6
VAGAGGINI CIPRIANO, nella presentazione di Educazione religiosa, liturgia e metodo
Montessori, di CAVALLETTI SOFIA, GOBBI GIANNA, Ed. Paoline, Roma 1961, 7-9.
10
Nel terzo capitolo cercheremo, attraverso il confronto tra il
“Documento di Base per il Rinnovamento della Catechesi” e la
“Catechesi del Buon Pastore”, di verificare i punti in comune e, ove vi
fossero, le differenze.
Poiché ho scelto di trattare di un metodo di catechesi che è sempre in
fase di sperimentazione, in quanto si costruisce sulle esigenze dei
bambini, non è stato possibile trovare studi o pubblicazioni parallele
di osservatori esterni capaci di avvalorare, con una certa obiettività, il
metodo e i suoi principi. Ma è certo che le osservazioni fatte dalla
Cavalletti, dalla Gobbi e da tutti gli altri collaboratori hanno un
carattere di oggettività che, per sé stessi, permettono di rilevare la
fondatezza di questa esperienza religiosa vissuta da bambini di tutto il
mondo, di tutte le culture, di tutte le etnie, normali e diversamente
abili, di confessioni cristiani diverse, il cui risultato è stato sempre lo
stesso: i bambini a contatto con il materiale montessoriano, con i testi
eucologici e con i segni liturgici, in un ambiente preparato per loro,
rispondono tutti positivamente all’esperienza dell’atrio,
concretizzando il loro incontro con il Signore.
Il godimento dell’incontro con Gesù “buon Pastore” dimostra che il
bambino ha una connaturalità con Dio ed è capace di penetrare il
11
Mistero della sua vita intratrinitaria, raggiungendo le vette teologiche
dell’evangelista Giovanni e di Paolo di Tarso.
Così, educato dal “buon Pastore”, è capace di lunghissimi silenzi e
pause di meditazione, di bellissime preghiere spontanee, è capace di
partecipare alle celebrazioni liturgiche con una serietà che ha
dell’incredibile, sovvertendo le attuali teorie psicologiche e
pedagogiche che ancora “considerano i bambini come entità amorfe
da modellare con travasi di conoscenze e di schemi culturali
preordinati”
7
.
Si aggiunge al lavoro, un’intervista con la sig.ra Sofia Cavalletti che
ho fatto personalmente a Roma il 20 maggio del 2006, che riporto in
Appendice, è interessante rilevare l’assoluta trasparenza e chiarezza
del progetto di catechesi iniziato in collaborazione con Gianna Gobbi
cinquant’anni fa e conferma che: “l’età, il tempo che è passato non
ha cambiato questo lavoro perché c’è un rapporto diretto e fresco,
vissuto con i bambini, con la Parola e Gesù. Ci troviamo di fronte ad
un dono, ad un dono gratuito che supera ogni nostra capacità, il più
bel dono fatto ai bambini”
8
.
7
PIACENTINI MARIA, Intervento agli Atti del 56° Convegno “Settimana Liturgica Nazionale”,
Olbia 22-26 agosto 2005, pubblicato nel volume a cura del Centro di Azione Liturgica,
“PARROCCHIA COMUNITA’ EUCARISTICA” – Un solo pane un solo corpo, Edizioni
Liturgiche, Roma 2006
8
CAVALLETTI S., Discorso di apertura del “50° Anniversario della Catechesi del Buon Pastore”
tenuto a Roma il 6 novembre del 2004.
21
1. IL METODO MONTESSORI NELL’EDUCAZIONE
RELIGIOSA.
In questo capitolo è mia intenzione presentare i principi fondamentali
del Metodo Montessori, ancora tanto discussi, per poter comprendere
meglio quali novità abbiano apportato nell’ambito dell’educazione
religiosa che si svolge nelle “Case dei Bambini” (questo è il nome
degli Istituti montessoriani).
Nel percorso storico descrivo il contesto prossimo in cui ha operato la
dott.ssa Montessori per chiarire come mai questa figura della storia
italiana, della nostra storia, possa essersi circondata di un alone di
negatività che ancora oggi non riesce ad essere superato.
È stato necessario anche ricostruire la storia degli eventi che hanno
portato alla nascita della prima “Casa dei Bambini viventi nella
Chiesa”, in cui la dottoressa applica per la prima volta i principi del
suo Metodo
9
all’educazione religiosa, per poi passare al lavoro e alle
osservazioni di chi ha raccolto la sua eredità.
Gli studi intrapresi dalla dottoressa circa le capacità religiose del
bambino mai approfondite per motivi di carattere politico, storico e
ideologico, hanno aperto strade inesplorate.
9
In realtà la Montessori attribuirà raramente a sé il Metodo, sarà sempre propensa a parlare di un
Metodo del Bambino. Cf. SCOCCHERA AUGUSTO, Maria Montessori una storia per il nostro
tempo, Ed. Opera Nazionale Montessori, Roma, 1997, 51-54.53.
22
Le sue intuizioni e i suoi principi educativi, infatti, hanno permesso a
Sofia Cavalletti, Gianna Gobbi ed altri collaboratori, che hanno
intrapreso e continuato questo cammino, di mettere a punto un vero e
proprio Metodo per l’insegnamento dell’educazione religiosa, in Italia
ancora poco conosciuto, dimostrando che il bambino è dotato di un
“potenziale religioso”
10
.
1.1. IL CONTESTO STORICO, POLITICO.
Nel 1916 Maria Montessori scrive “L’autoeducazione” in cui
ammette: “Durante la mia esperienza non ho mai avuto occasione di
assistere ad un ciclo di sviluppo interiore [religioso]. Le mie prime
esperienze sull’educazione religiosa sono state finora
necessariamente scarse: infatti nella “Casa dei bambini” di via
Giusti, tenuta dalle suore francescane, l’educazione religiosa era data
con i metodi comuni e non si potevano fare studi ed osservazioni
originali”.
Il “metodo comune”, di cui scrive la dottoressa e cui accennerò più
avanti, contrastava con i principi educativi montessoriani, mentre nella
10
CAVALLETTI SOFIA, Il potenziale religioso del bambino – Descrizione di una esperienza con
bambini dai 3 ai 6 anni, Città Nuova, 1979.
23
“Casa dei bambini S. Lorenzo”, che era pubblica, l’educazione
religiosa non veniva impartita
11
.
Quest’ultimo impedimento era di natura politica:
“Lo stato democratico ha il dovere di non pregiudicare lo
sviluppo libero delle generazioni infantili ed è il metodo della
pedagogia scientifica moderna che esclude astrazioni che
vadano a contatto di menti infantili e vuole che si proceda dal
noto all’ignoto, dalla realtà concreta all’astrazione”
12
.
La scuola italiana del primo novecento, era chiusa a intere masse di
bambini normali e “subnormali”
13
.
Un articolo del Regolamento scolastico intimava di espellere dalle
scuole tutti quelli che, pur ammessi, manifestassero cattiva volontà o
insufficienza morale.
“Il nostro paese confida illusoriamente nella carità e nella filantropia
credendo che in fondo ovunque possa ripetersi il miracolo della
“Nave Redenzione” dei garaventini”
14
.
11
SCOCCHERA A., Maria Montessori…, 1997, 179-181.
12
Da un dibattito in Parlamento nel 1908, sulla mozione del socialista Bissolati richiedente
l’abolizione dell’obbligo di impartire l’insegnamento della religione. Cf. ACQUARONE ANGELO, Lo
Stato catechista. Introduzione. La discussione alla camera sulla mozione Bissolati contro
l’insegnamento religioso nella scuola elementare [18-27 febbraio 1908], Parenti, Firenze 1961.
13
Il termine è stato oggi sostituito dalla dicitura “diversamente abile”.
14
La Montessori si riferisce all’opera del filantropo Nicola Garaventa che fonda a Genova una
casa di accoglienza per piccoli delinquenti e figli di prostitute, sulla nave “Redenzione”. Cf.
SCOCCHERA A., Maria Montessori…, 1997, 34-35.
24
Mentre lo Stato italiano brancolava ancora nel buio a livello di
programmazione didattica, la Montessori invitava a non accontentarsi
delle opere di carità, che da sole non bastavano per recuperare una
situazione di decadenza quale era quella della scuola italiana,
denunciando che occorrevano educatori specializzati, una particolare
organizzazione scolastica e delle riforme scolastiche radicali
.
Il Metodo viene pubblicato nel 1909 con il nome “Il metodo della
pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei
Bambini”, risulta essere veramente innovativo rispetto ai sistemi
educativi del tempo
15
, come è confermato anche da innumerevoli e
illustri autori suoi contemporanei e di fama internazionale quali Lev
Vygotskij
16
, Eduard Claparéde
17
, David Elkind, uno dei massimi
studiosi del Piaget
18
, Sigmund Freud
19
.
15
La Montessori è la prima a parlare della pedagogia come scienza oltre che come arte, scienza
“come sistema pratico ed organizzato sulla base di principi e tecniche sperimentati e applicabili”.
Cf. SCOCCHERA A., Maria Montessori …, 1997, 53.
16
Intorno agli anni ’30 questo psicologo russo menziona gli esiti del lavoro della Montessori,
contenuti in “Il Metodo” (1913) e “L’autoeducazione” (1916), nel suo lavoro “Studi sulla storia
del comportamento- La scimmia, l’uomo primitivo, il bambino”. In questo lavoro Vygotskij
contesta, come già la dottoressa aveva fatto, gli studi e i dati tratti dai test del Q.I. di Binet per il
fatto che non tenevano conto dell’influenza esercitata dall’ambiente e dalla cultura sulle strutture
dei processi psicologici dei bambini. Comprese anche l’importanza del materiale montessoriano
costruito sull’esperienza dei bambini handicappati e non, come questo li guidasse nello sviluppo
intellettuale e nell’apprendimento delle strutture logico-matematiche e della scrittura già all’età di
quattro anni. La cultura scientifica e sociale del tempo non avrebbe mai consigliato un evento del
genere poiché nessun sistema scolastico avrebbe retto ad una simile rivoluzione: molte questioni
politiche erano in gioco. A questo si aggiunge il sentimento di rifiuto della classe borghese al
“comune metodo psichico” in quanto utilizzato per l’apprendimento dei bambini normali e dei
bambini subnormali. La Montessori, purtroppo, non venne mai a sapere dei meriti che questo
psicologo, noto nel suo paese ma quasi sconosciuto in Europa, le riconobbe. Cf. SCOCCHERA A.,
Maria Montessori… , 1997, 40-42; 70-72.
25
Il bambino era considerato dalla cultura del tempo come un
prolungamento dell’adulto, un “piccolo uomo” e, secondo un concetto
ormai millenario, incapace di autoeducarsi
, con una naturale tendenza
al gioco, al disordine e alla “perdizione”.
Nella “Divini illius magistri”
20
Pio XI ribadisce la necessità di una
educazione cristiana che spetta in modo sopraeminente alla Chiesa e
alla famiglia, in ordine al fine ultimo, e allo Stato, in ordine al bene
comune, ammette la necessità nell’educatore di dover correggere
“certe inclinazioni” fin dalla più tenera età, per questo cita Prv 22,15:
“La stoltezza è legata al cuore del fanciullo e la verga della disciplina
la scuoterà di dosso”.
Nello stesso documento accusa alcuni “novatori dell’educazione” di
“naturalismo pedagogico” che “miseramente si illudono nella pretesa
17
“Psicologo dell’attivismo” che, pur criticando il materiale montessoriano, ammira il clima di
gioia presente nelle “Case dei bambini”, tanto che nel 1914 inaugura a Ginevra la Maison des
pétits e accoglie in “Psicologia del fanciullo” la nuova “visione del bambino”montessoriana.
18
Agli albori del suo lavoro fu un sostenitore della Montessori, dirigendo per qualche tempo
l’Associazione svizzera Montessori. Nel 1935 in “Encyclopédie Française” apprezza il materiale
“che –scrive- conduce alla conoscenza assai più rapidamente di ottimi libri e dello stesso
linguaggio”. Qualche anno dopo pur apprezzando il metodo, poiché induce il bambino all’attività,
rinnegherà il materiale montessoriano, considerato materiale standard, ipotizzando la possibilità
per il bambino di costruirsi un proprio materiale. La Montessori anni prima si era discostata da
questa idea sostenendo che non è possibile abbandonare il bambino in un “vagabondaggio
mentale”, quale sarebbe quello che si avrebbe qualora si realizzasse l’ipotesi del Piaget. Il
materiale montessoriano, infatti, permette al bambino di sapere esattamente cosa sta facendo
rimanendo il centro della propria conoscenza. Cf. SCOCCHERA A., Maria Montessori una storia…,
1997, 69-70.
19
S. Freud si è sempre dichiarato concorde ai principi e al modo di operare della Montessori,
sottolineando che la psicoanalisi non avrebbe motivo di esistere se la società prendesse ad esempio
il piano educativo delle “Case dei bambini” ove si opera un controllo non violento degli istinti
infantili. Cf. SCOCCHERA A., Maria Montessori una storia…, 1997, 99-101.
20
Enciclica “Divini illius magistri”, 31 dicembre 1929 A.A.S., vol. XXII (1930), 49-86.
26
di liberare il fanciullo mentre lo rendono piuttosto schiavo del suo
cieco orgoglio e delle sue disordinate passioni”, che “si appellano ad
una pretesa autonomia e libertà sconfinata del fanciullo e che
sminuiscono l’autorità e l’opera dell’educatore, attribuendo al
fanciullo un primato esclusivo d’iniziativa e un’attività indipendente
da qualsiasi legge superiore naturale e divina, nell’opera della sua
educazione”.
Queste accuse ricadono impropriamente anche sulla Montessori che
invece si è sempre distaccata da certe tendenze pedagogiche-
naturaliste di stampo roussauiano o froebeliano. Lei che, già
giovanissima, prende le distanze dalla millenaria visione del bambino,
condivisa anche dalla Chiesa, e che ritiene essere la fonte degli errori
educativi della pedagogia di tutti i tempi.
Per la Chiesa e per la società è più forte la preoccupazione di voler
preservare l’anima del bambino dall’inferno (Prv 23,13-14) che
cercare di pensare il bambino come ad un essere dotato di una propria
autonomia
21
. Basti pensare che anche il teologo protestante Edwards J.
definì i bambini “piccole vipere infinitamente più odiose a Dio che le
vipere stesse”.
21
MONTESSORI MARIA, “I reattivi psichici”, in “Rivista Montessori”, n.3.
27
Lo stesso Giovanni Gentile nel 1914 nel suo “Sommario di pedagogia
come scienza” scrive: “il corpo va trattato come spirito non come
corpo e, pertanto, non è antieducativo non riconoscere ad esso il
diritto al castigo. Il futuro uomo chiede all’educatore il castigo che lo
redimerà”
22
.
La filosofia idealista assegna un primato alla ragione pur ammettendo
che essa da sola non è capace di autoeducarsi e di cogliere i principi
morali universali. Rimedio è il continuo ricorso alla disciplina
punitiva, al decalogo, alla grazia dei sacramenti, quasi che questi
aggiungano qualcosa dall’esterno. Ma grazia e sacramenti non
perfezionano ciò che l’umana natura ha già in sé? E la Ragione per gli
idealisti non è strumento di verità?
Alla Montessori, invece, non interessa tanto la relazione Fede-
Ragione-Grazia, quanto il fatto che il bambino è inibito in un
ambiente di giganti
23
, privato della libertà, costretto ad una istruzione
nozionistica, è disordinato perché cresce in un ambiente che non gli è
congeniale
24
.
22
“Contro Gentile che riteneva che il bambino potesse essere posto di fronte alla religione come
filosofia primordiale o inferior o mito, la Montessori assume una posizione di condanna: “proprio
oggi che dalle scuole si tende a levare la religione, vorrebbe essa farvisi entrare coltivando la
favola”. SCOCCHERA A., Maria Montessori una storia…, 1997, 181.
23
MONTESSORI MARIA, L’autoeducazione nelle scuole elementari, Ed. Loescher & C., Roma,
1916.
24
In più di un’occasione la Montessori denuncia la secolare inferiorità della donna e del bambino:
Congresso femminile di Berlino nel 1896; 1°Congresso pedagogico nazionale di Torino nel 1898
ove presenta l’”Ordine del giorno” vero e proprio manifesto in cui chiede la scolarizzazione di