V
articoli e delle tematiche maggiormente affrontate dal Corriere e dall'altro
baluardo della stampa nazionale, La Repubblica. Lo scandalo vissuto da
dentro e da fuori, dunque.
Ci siamo soffermati sulle ingerenze al Corriere, facendo nomi e
cognomi e riportando fatti acclarati. Inoltre è stata analizzata la
concentrazione delle testate messa in atto dalla Rizzoli-P2, rimarcando che
l’oligopolio della stampa è un limite alla libertà (III Capitolo).
La P2 era un vero e proprio centro di potere, ramificato in tutti i
settori, e poteva contare su un numero vastissimo di alti ufficiali, burocrati
di primo piano, politici, giornalisti, imprenditori, finanzieri, banchieri.
E ancora più interessante è stato conoscere e capire l'opinione in
merito alla vicenda P2 di una nazione "politically correct" come la Gran
Bretagna: un parallelo fra punti di vista e ideologie diverse sul concetto di
fare giornalismo attraverso un episodio che viene tuttora etichettato come
uno dei tanti "misteri d'Italia".
L'analisi della stampa britannica nel biennio in questione è stata
effettuata, lo ricordiamo, anche perché il corpo del finanziere milanese
Roberto Calvi venne ritrovato a Londra, e fu proprio la giustizia inglese che
archiviò inizialmente il caso come suicidio. Anche l'Inghilterra, insieme al
mito della stampa indipendente, viene coinvolta dunque in questo evento: il
lavoro sugli articoli inglesi è stato più complesso, in quanto frutto di un
processo di lettura, interpretazione e traduzione. Inoltre è stata analizzata la
visione, a volte stereotipata, che gli inglesi hanno di noi (IV Capitolo).
Infine, abbiamo confrontato la stampa britannica e italiana, ampliando
il discorso anche ad un livello culturale.
Ovviamente abbiamo altresì parlato delle ripercussioni dello scandalo
P2: la legge dell'editoria e le conclusioni della Commissione d'Inchiesta
Parlamentare Anselmi (V Capitolo).
Una vicenda significativa nel panorama editoriale. L'abbiamo
raccontata per evitare che si ripeta qualcosa di analogo, anche se esiste una
inveterata consuetudine in questo strano paese che è il nostro. Un'abitudine
spesso alimentata dalla fretta. Riguarda la memoria degli accadimenti, dei
VI
fatti, del precipitare improvviso di certe situazioni, dell'esplodere di altre. La
tendenza costante a dimenticare, a rimuovere, a passare oltre. A non
collegare un avvenimento con un altro. Al fondo di tutto c'è un sottile
meccanismo: quando una cosa non la si vuole capire, la si scorda. Facile no?
Elisa La Rocca
1
I
LA GENESI DELLA RAGNATELA
2
1.1) CHE COS'È LA P2?
La data di fondazione della loggia massonica Propaganda 2 si perde nel
tempo, come spesso accade per simili consorterie. È noto, comunque, che era
un'antica società che accoglieva gli elementi più importanti e prestigiosi, fin da
quando, nel secolo scorso, la Massoneria aveva avuto un ruolo centrale nelle
vicende italiane
1
.
Dopo la seconda guerra mondiale anche la loggia P2 viene riorganizzata con
l'aiuto della Massoneria americana.
Nel 1965 il Gran Maestro aggiunto Roberto Ascarelli presenta l'apprendista
Licio Gelli al Gran Maestro Gamberini, il quale lo eleva immediatamente di grado
nella gerarchia massonica e lo inserisce nella loggia P2. Quando Gelli entra in
Massoneria la P2 vanta oltre un secolo di vita. L'esigenza di "copertura" per quei
fratelli che ricoprono importanti cariche pubbliche era stata già avvertita nel
secolo scorso. Sorgeva dalla necessità di salvaguardare questi "fratelloni" dalle
curiosità dei tanti ed in particolare da quelli che erano stati definiti "fratelli
arrampicatori". In tal modo i "fratelloni" venivano esonerati dal frequentare i
normali lavori di loggia
2
. I loro nominativi non apparivano in nessun elenco
ufficiale, ma erano "fratelli all'orecchio", noti cioè solo al Gran Maestro, il quale,
al termine del suo mandato li comunicava oralmente "all'orecchio" del suo
successore. I fratelli così affiliati erano sempre più numerosi e, non potendo essere
ricordati tutti a mente, nella seconda metà del secolo scorso, l'allora Gran
Maestro, senatore Giuseppe Mazzone (1871-1880), aveva stilato un elenco
denominato Propaganda. Successivamente, il Gran Maestro Ugo Lenzi (1949-
1953) considerò questo elenco una vera e propria loggia "all'orecchio del Gran
Maestro", e poiché a Torino esisteva già da tempo un'altra loggia denominata
Propaganda, per evitare confusione battezzò quella nuova Propaganda 2. La
caratteristica di questa loggia, però, continuava ad essere quella di assicurare
adeguata copertura ai "fratelloni" più importanti
3
.
1
Gervaso R., I fratelli maledetti. Storia della Massoneria. Bompiani, Milano 1996, pp. 312-314
2
Arrigo D. P., Fratelli d'Italia. ed. Rubbettino, 1998, pp. 8-10
3
Ibidem, pag. 10
3
Nel 1971 Gelli diviene segretario organizzativo e ha il totale controllo della
loggia. Nel frattempo molti personaggi eccellenti, soprattutto militari e finanzieri
si sono iscritti, tra questi il generale Allavena che porterà in dote le copie dei
fascicoli delle schedature del SIFAR. Nel 1969 capi massonici diranno che grazie
a Gelli 400 alti ufficiali dell'esercito sono stati iniziati alla Massoneria al fine di
predisporre un "governo di colonnelli", sempre preferibile ad un governo
comunista
4
.
Nel 1972 il nuovo segretario organizzativo cambia nome alla loggia in
Raggruppamento Gelli-P2 accentuandone le caratteristiche di segretezza evitando
qualsiasi tipo di controllo.
Nel 1973 la loggia segreta Giustizia e Libertà si fonde con la P2.
Alla Gran Loggia di Napoli nel dicembre 1974, qualcosa di simile a un
conclave massonico, alcuni tentarono di sciogliere la P2 e di abrogarne i
regolamenti particolari, ma senza successo: Gelli aveva acquisito troppo potere
nel frattempo. Lino Salvini, Maestro del Grande Oriente d'Italia, quindi,
nonostante non vedesse di buon occhio tanto potere concentrato in quella loggia,
il 12 Maggio 1975 decretò ufficialmente la ricostituzione della loggia P2 elevando
Gelli al grado di maestro venerabile
5
. La loggia P2 valicherà presto i confini
nazionali e conterà affiliati in diversi paesi dove non si limiterà a fare
proselitismo. In Argentina, per esempio favorirà il golpe militare, per poi perorare
la causa del ritorno di Peron.
La loggia P2 risulterà attiva in Uruguay, Brasile, Venezuela, negli Stati
Uniti, in diversi paesi europei e anche in Romania, dove Gelli avrà importanti
rapporti con il regime "socialista" di Ceausescu, nonostante l'anticomunismo
dichiarato di tutti gli aderenti alla P2. Evidentemente Ceausescu non era poi così
comunista e Gelli l'aveva intuito.
Analizzare gli intrighi, la partecipazione a tentativi di colpo di stato, a
stragi, omicidi, operazioni finanziarie sporche è praticamente impossibile. Basti
pensare che dopo il ritrovamento di una parte dei documenti relativi alle attività
della loggia ad Arezzo il 17 Marzo 1981 e di altri a Montevideo in Uruguay è
4
Flamigni S., Trame atlantiche. Storia della loggia massonica P2. Kaos edizioni, Milano 1996,
pp. 55-57
5
Ibidem, pp. 58-60
4
stata costituita una commissione parlamentare di inchiesta presieduta da Tina
Anselmi, i cui atti sono raccolti in 76 volumi di dimensioni consistenti
6
.
L'elenco degli iscritti fornito è parziale, purtroppo però è l'unico
conosciuto, si calcola comunque che gli iscritti alla loggia fossero 2500/3000 e
non 963 come risulta dalle liste sequestrate ad Arezzo
7
.
1.2) IL BURATTINAIO
Sin da poco più che adolescente Licio Gelli milita fra le fila fasciste: a soli
17 anni si arruola volontario in Spagna nel 735° battaglione "Camicie nere" al
seguito del generale golpista Francisco Franco insieme al fratello maggiore
Raffaele, il quale nell'aprile 1938 muore sul campo. Nel 1939, rimpatriato con
tutti gli onori, Gelli lavora presso il Partito fascista di Pistoia, ma il 18 settembre
1944, quando gli alleati entrano a Pistoia, rischia la fucilazione. Tuttavia un
documento del 4 ottobre, firmato dal Presidente comunista del Comitato di
liberazione nazionale del luogo, Italo Carobbi, afferma che Gelli si è reso utile alla
causa dei compatrioti come informatore segreto
8
. Sarebbe infatti da mesi
informatore della V armata statunitense appartenente al Counter Intelligence
Corps (il servizio di controspionaggio militare americano) e avrebbe aiutato i
partigiani a liberare quaranta detenuti dal carcere politico di Villa Sbertoli.
Un rapporto dei servizi segreti, correlato da informazioni avute dagli
americani, definisce Gelli un elemento passato alle dipendenze del Partito
comunista per salvarsi la vita
9
.
Operativo come agente segreto sin dal 1944, Gelli palesa, secondo il
rapporto, una disponibilità di soldi superiore alla sue possibilità prima di aspirante
industriale, poi di rappresentante di macchine da scrivere, quindi di libraio con un
negozio nel centro di Pistoia, in ultimo di dipendente presso la Permaflex, la
fabbrica di materassi a molle. Nel 1965, dirigente del nuovo stabilimento di
6
Cecchi A., Storia della P2. Editori Riuniti, Roma 1985, pp. 5-8
7
Ibidem., pp. 9-10
8
Flamigni S., op. cit., pp. 70-75
9
Gervaso R., op. cit., pp. 318-320
5
Frosinone, viene insignito del titolo di commendatore. Nel 1967 lascia la
Permaflex. Acquista il 25% della fabbrica di materassi Dormire, in società con la
Lebole.
Poi intermedia l'acquisto della Lebole da parte dell'Eni. In una nuova società
coi Lebole controlla il 5% del pacchetto azionario e amministra una finanziaria
che opera in scambi commerciali con la Romania. Acquista dai suoi soci la più
grande villa di Arezzo sul colle di Santa Maria alle Grazie. L'ottocentesca villa
viene intestata alla moglie, la livornese Vanda Vannacci. I coniugi hanno già
quattro figli
10
.
1.3) UNA NUOVA VITA: L'INGRESSO IN MASSONERIA
Il 6 novembre del 1963 Licio Gelli firma la domanda per entrare in
Massoneria. Viene dunque "iniziato" nella loggia Gian Domenico Romagnosi
dove il Gran Maestro Giordano Gamberini lo eleva di autorità al grado di
maestro: è il 28 novembre 1966 quando Gelli comincia una nuova vita
11
.
Sottratto infatti al rigore ed all'immobilità della sua loggia di appartenenza,
inizia a frequentare Roberto Ascarelli ed il suo studio in Piazza di Spagna, sempre
a Roma. Ascarelli, infatti, era solito riunire presso il suo studio tutti i "fratelli
coperti all'orecchio del Gran Maestro". Le riunioni si svolgono senza le ritualità
tipiche della Massoneria ufficiale ed alle stesse prendono spesso parte anche non
iscritti alla Massoneria.
A questo gruppo misto Ascarelli assegna, d'intesa con Gamberini, dignità di
loggia: il nome è Hod. In questo gruppo si inserisce anche Gelli che possiede una
grande capacità organizzativa ed inizia a muoversi con una certa disinvoltura tra i
componenti della loggia Hod e con lo stesso Ascarelli. Chiede di poter avvicinare
nuovi elementi per ingrossare le schiere del gruppo ed ottiene da Giordano
10
Gervaso R., op. cit., pp. 321-322
11
Flamigni S., op. cit., pag. 80
6
Gamberini il conferimento di "incarichi speciali" di carattere organizzativo e di
"ambasciatore di pace" tra le diverse logge
12
.
Poco tempo dopo, infatti, nello studio di Piazza di Spagna cominciano ad
apparire nuovi personaggi, anche di rilievo, che Gelli recluta direttamente.
Non tutti i nuovi affiliati, però, militano nella loggia Hod. Gelli, infatti,
autorizzato da Ascarelli, affianca alla loggia Hod un nuovo gruppo che lui
definisce Raggrupparnento Gelli-P2, nel quale aderiscono nel giro di pochi mesi
il generale Giovanni Allavena (ex capo del servizio segreto militare, che porterà in
dote a Gelli le copie dei 157.000 fascicoli delle schedature del SIFAR) e il
generale Vito Miceli, capo del Sios-esercito
13
.
Nello studio di piazza di Spagna, perciò, si riuniscono gli affiliati alla loggia
Hod ed i componenti del Raggruppamento. Gli incontri si svolgono in giornate
diverse e i rapporti tra Ascarelli e Gelli sono ottimi: il primo stima le qualità
organizzative del suo allievo e questo ricambia la fiducia riposta rendendo sempre
più numeroso ed efficiente il proprio Raggruppamento cui lo stesso Ascarelli
aveva accesso. Anche Gamberini è soddisfatto del nuovo affiliato. Il Gran
Maestro, infatti, viene informato dei nuovi ingressi nel Raggruppamento di Gelli
ed ogni tanto, quando individua tra questi personaggi di rilievo, provvede ad
iniziarli direttamente "sulla spada". Tutti, comunque, continuano ad incontrarsi
nello studio privato di Ascarelli in Piazza di Spagna
14
.
Perciò, negli stessi locali si riuniscono i fratelli coperti della loggia Propaganda 2,
i quali rispondono direttamente al Gran Maestro Gamberini che di fatto aveva
affidato la gestione ad Ascarelli, gli affiliati alla loggia Hod, il gruppo misto
voluto ed organizzato dallo stesso Ascarelli, ed infine il Raggruppamento di Gelli.
Tutti questi nominativi, poi, cioè gli elenchi dei fratelli coperti, insieme a
quelli di tutte le altre logge ufficiali venivano regolarmente trasmessi dal Gran
Maestro uscente al nuovo eletto. Così in questo caso Giordano Gamberini, giunto
ormai al termine del suo terzo mandato triennale, e perciò non più eleggibile,
avrebbe dovuto consegnare al fiorentino Lino Salvini oltre all'elenco generale
12
Flamigni S., op. cit., pp. 85-86
13
Gervaso R., op. cit., pp. 319-320
14
Flamigni S., op. cit., pp. 85-90
7
degli affiliati anche la documentazione "coperta" conservata da Ascarelli nel suo
studio
15
.
Ma Gamberini, come ricompensa per l'aiuto fornito a Salvini per la sua
elezione, oltre ad ottenere il controllo di tutte le pubblicazioni del Grande Oriente
(compresa la rivista e la gestione dei rapporti con le massonerie estere), chiede al
nuovo Gran Maestro che la loggia Propaganda 2 continuasse ad essere
organizzata da Licio Gelli. Gamberini, inoltre, faceva sempre affidamento su
Roberto Ascarelli, effettivo detentore degli elenchi dei fratelli coperti e
coordinatore di tutte le attività relative.
Nel frattempo l'opera di reclutamento continua e il suo Raggruppamento si
accresce di nuovi ed importanti nomi. Ma nel 1971 Ascarelli muore. Così il
controllo esercitato da Ascarelli su tutta la documentazione relativa alla loggia
Propaganda 2 ed al gruppo Hod collegato passa nelle mani di Licio Gelli che
provvede anche a prelevarla dallo studio di Piazza di Spagna ed a depositarla
presso una cassetta di sicurezza in banca, precisando che copia delle chiavi
sarebbe stata consegnata anche al Gran Maestro, circostanza che non si è mai
verificata
16
.
Gelli adesso appare più determinato, reso più forte anche dal possesso degli
elenchi. Inizia a strutturare in maniera organizzata la stessa loggia ove fa confluire
tutti i nominativi dei vari elenchi dei fratelli coperti. Riesce anche a far esentare la
loggia P2 dal "diritto di visita", cioè la possibilità di ogni fratello di partecipare ai
"lavori", cioè alle riunioni, delle altre logge, anche perché la P2 non svolge alcun
tipo di incontro. Ogni contatto da parte degli iscritti avviene direttamente con
Gelli e le nuove affiliazioni vengono decise esclusivamente da questi senza alcuna
votazione da parte degli altri componenti, così come invece è previsto per le altre
logge
17
.
15
Molinari F., La Massoneria. Cattedrale laica della fraternità. Editrice Querniana, Brescia 1981,
pp. 42-53
16
Gervaso R., op. cit., pp. 321-323
17
Teodori M., P2: la controstoria. Sugarco, Milano 1986, pp. 18-25
8
Solo nei numerosi volumi della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla
loggia P2 vi è traccia di una delle rare riunioni del gruppo. Il verbale è quello
dell'incontro del 5 marzo 1971 dove risultano quaranta invitati. All'ordine del
giorno sono posti argomenti di carattere esclusivamente politico:
a) situazione politica ed economica dell'Italia;
b) minaccia del PCI, in accordo con il clericalismo, volta alla conquista del
potere;
c) carenza di potere delle forze dell'ordine;
d) mancanza di una classe dirigente e assoluta incapacità del governo nel
procedere alle riforme necessarie per lo sviluppo civile e sociale del Paese;
e) dilagare del malcostume, della sregolatezza e di tutti i più deteriori aspetti
della moralità e del civismo;
f) nostra posizione in caso di ascesa al potere dei clerico-comunisti;
g) rapporti con lo Stato italiano
18
.
Ciò che colpisce immediatamente leggendo questo ordine del giorno è il
carattere estremamente conservatore e quasi bigotto di alcune affermazioni, come
per esempio nel punto e). Inoltre La P2 presenta alcune caratteristiche di eversione
rispetto alla legge massonica e cioè il fatto che in Massoneria si parli di tutto,
tranne che di politica come movimento (i massoni non possono appoggiare un
partito, almeno secondo la Massoneria inglese
19
) e religione.
Altri elementi di scontro con la Massoneria ufficiale sono il fatto che Gelli
non sia stato eletto da nessuno e che i fratelli non si incontrino mai
20
. Scorrendo
si nota anche una sfiducia nello Stato italiano che viene quasi descritto come ente
estraneo, nel quale i piduisti non si riconoscono: si legge una sorta di resistenza
allo statalismo che giustifica l'esistenza della P2 come subapparato, uno stato
segreto nello Stato di diritto.
18
Cecchi A., op. cit., pp. 15-20
19
Bisogni, Bonvicini, Castellacci, Esposito, Gentile, Mola, Moramarco, Pisoni, Schwarzenberg ,
La Libera muratoria. Massoneria per problemi. Sugarco edizioni, Milano 1978, pp. 151-159
20
Ibidem, pp. 151-159
9
Nel frattempo, però, il malumore per l'operato di Gelli si diffonde sempre
più tra tutti i fratelli. Non è gradito che gli sia consentito di far proselitismo tra
tanti personaggi illustri che vengono così sottratti alle realtà delle singole logge,
così come non si accetta più l'idea della gestione dei fratelli "coperti" sottratta al
controllo diretto del Gran Maestro. Le insoddisfazioni e le inquietudini giungono
ai vertici del Grande Oriente ed il nuovo Gran Maestro, Lino Salvini, pressato da
più parti, decide di demolire la loggia P2, e, convinto che quest'opera di
scioglimento debba avvenire per gradi, crea una "commissione"
21
.
1.4) FRA MALUMORI E CRITICHE LA P2 DIVENTA DI DOMINIO
PUBBLICO
Questo comitato, presieduto da Salvini, avrebbe dovuto provvedere a
trovare una soluzione per i tanti fratelli coperti per giungere allo scioglimento
della P2, ma per il momento assicurava solo la gestione della stessa loggia e di
tutti i suoi affiliati.
Inoltre per proteggere i tanti fratelli coperti si giunge addirittura a
nascondere questi sotto la sigla di un fantomatico "Centro Studi Storia
Contemporanea" con sede in via Condotti a Roma. L'attività prosegue. Gelli ne
diventa ben presto il "segretario organizzativo", una carica che non trova alcun
riscontro nei regolamenti del Grande Oriente d'Italia. Gelli adesso appare il capo
incontrastato della P2 che definisce Raggruppamento Gelli-P2. È lui che prende
contatti diretti con gli ormai numerosi adepti, è sempre lui che esige le
"capitazioni" (quote annuali) per poi consegnarle al generale Rossetti nella qualità
di tesoriere. Lui organizza le riunioni, ancora lui provvede a regolarizzare i nuovi
iscritti ai quali distribuisce anche i brevetti di regolarità che riceve da Salvini e
sotto il controllo dell'ex Gran Maestro, Giordano Gamberini. In tal modo sfugge
sempre più al controllo del "comitato" e dello stesso Gran Maestro
22
.
21
Flamigni S., op. cit., pp. 100-115
22
Ibidem, pp. 115-120
10
Ma gli echi dell'attività di Gelli superano le barriere della riservatezza
massonica e si pongono all'attenzione dell'esterno. Il primo a scrivere di P2 è
Carmine Pecorelli con la sua agenzia OP (Osservatorio politico) pubblica:
"Siamo in grado di rivelare che dietro il formidabile apparato di
palazzo Giustiniani esiste una snella ed efficientissima organizzazione,
ottimale, mimetizzata, alla conduzione della quale è preposto un
personaggio del quale non possiamo rivelare l'identità, essendo egli
pressoché ignoto alla quasi totalità degli iscritti militanti. Questo
personaggio è l'elemento determinante nelle più delicate e complesse
vicende della vita politica italiana"
23
.
Ma anche se Gelli riesce a far tacere la voce di Pecorelli facendolo diventare
suo alleato e iscrivendolo nelle sue liste, l'esistenza della P2 e del suo misterioso
segretario diventa di dominio pubblico.
Purtroppo per il nostro burattinaio l'anno successivo alcuni scandali si
abbattono sul Paese trascinando con sé nomi eccellenti presenti nell'elenco dei
fratelli coperti. Il banchiere Michele Sindona ed il procuratore romano Carmelo
Spagnuolo salgono alla ribalta delle cronache. Il nome della P2 riprende a
circolare in maniera allarmante.
Eugenio Scalfari descrive a posteriori l'attività della Loggia P2 in questo
modo:
"I campi di attività erano essenzialmente quattro: tangenti prelevate su
affari conclusi da enti e industrie pubbliche, controllo del credito bancario,
illecite esportazioni di valuta, collocamento degli adepti al vertice delle
rispettive carriere... I prelievi avvengono di fatto alla luce del sole, sulla
base di percentuali prestabilite. E gli esattori li motivano con la finalità di
finanziare partiti e correnti di partiti"
24
.
23
Op, 18 gennaio 1976
24
Dieci anni 1981, supplemento n° 59 de La Repubblica, 11 marzo 1986
11
1.5) IL RICONOSCIMENTO UFFICIALE
Anche all'interno della struttura massonica il malcontento aumenta sempre
più contro Gelli ed il suo gruppo. Lo stesso generale Gino Rossetti, tesoriere della
P2, si rivolge allarmato al Gran Maestro Salvini per la ormai non più nascosta
tendenza di Gelli a non considerarsi uno dei membri della comunione, ma una
autorità posta ad esercitarvi una sorta di potere personale
25
.
Preso atto della situazione venutasi a determinare, su segnalazione dello
stesso generale Rossetti e degli ormai numerosissimi fratelli che richiedono
maggiore chiarezza sull'operato del "segretario organizzativo" Gelli e la dovuta
regolamentazione dei tanti fratelli coperti, Lino Salvini decide lo scioglimento
definitivo della loggia Propaganda 2.
Pochi giorni dopo lo stesso Salvini, nella qualità di Gran Maestro, scrive
una lettera anche a tutti i fratelli coperti preannunciando la cessazione delle
attività della loggia P2 e offrendo a questi la possibilità di entrare in una loggia
regolare o di affidarsi direttamente "all'orecchio" del Gran Maestro. L'alternativa è
di "mettersi in sonno", cioè dimettersi
26
.
Intanto, alla richiesta di Salvini di restituire gli elenchi dei fratelli coperti,
Gelli oppone un netto rifiuto seguito da un silenzio prolungato. Inoltre, servendosi
di Mino Pecorelli, iniziano ad apparire sull'agenzia OP alcune note allusive a
coinvolgimenti del Gran Maestro Salvini in vicende illecite.
Già l'anno precedente Pecorelli aveva pubblicato un articolo contro Salvini:
"Della Società per Azioni Firenze Libera. Il Gran Maestro del Grande
Oriente d'Italia, il prof. Linus Salvini si dichiara iscritto al PSI e fa affari a
Firenze per la famiglia (sua)"
27
.
Si tratta di traffico d'armi. Poi gli attacchi di Pecorelli diventano più
pressanti:
25
Arrigo D. P., op. cit., pp. 52-55
26
Ibidem, pp. 55-57
27
Op, 5 novembre 1975
12
"Come non si sa la massoneria è una cosa che fa morire dal ridere. Ma
è anche una bottega per coloro che la sanno sfruttare ... fanno tombola tutti i
giorni"
28
.
E ancora:
"I personaggi che guidano oggi la massoneria la stanno conducendo
inesorabilmente verso il declino e la catastrofe finale. Il prof. dott. Lino
Salvini, detto Linus... oggi i grossi contributi concessi dai vari enti vengono
incamerati dal Gran Maestro che li considera come emolumenti ad
personam, disconoscendo il fatto che le contribuzioni sono indirizzate alla
carica e non alla persona fisica di Salvini"
29
.
Sono articoli con allusioni pesanti e gravi, che non lasciano spazio a dubbi e
che poco spazio lasciano anche alla diplomazia.
Ma Gelli non si ferma ai minacciosi avvertimenti lanciati attraverso
Pecorelli e la sua agenzia. Tutt'altro. Sotto la gran maestranza di Lino Salvini era
stata operata la riunificazione con il gruppo di Piazza del Gesù gestito sino al
momento della "fusione" con il Grande Oriente. Erano così confluiti nel Grande
Oriente d'Italia oltre tremila fratelli, di cui molti "coperti", appartenenti alla loggia
Giustizia e libertà; tra i quali c'era Michele Sindona. Era prevedibile che
sorgessero dissapori tra i vertici delle due organizzazioni massoniche. In
particolare quelli del gruppo di Piazza del Gesù si sentivano adesso impoveriti dei
propri poteri, dovendosi accontentare di cariche di minor rilievo
30
.
Licio Gelli, venuto a conoscenza dei malumori sorti in seno all'ex
comunione di Piazza del Gesù, contatta autorevoli fratelli del Grande Oriente
d'Italia in disaccordo con l'operato del Gran Maestro Salvini.
L'obiettivo è quello di cambiare i vertici del Grande Oriente d'Italia, cioè il
Gran Maestro.
28
Op, 15 gennaio 1975
29
Op, 13 marzo 1975
30
Molinari F., op. cit., pp. 162-165