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Introduzione
Il seguente elaborato di tesi vuole proporsi come ricerca etnografica di un
gruppo d’acquisto solidale, più precisamente il gruppo dell’Isolotto (quartiere 4
di Firenze), il Gassolotto.
I gruppi d’acquisto si configurano come una modalità alternativa di fare
economia. Le motivazioni che stanno dietro alla stesura di questo lavoro sono
scaturite dalle mie esperienze, riflessioni e curiosità verso i gas ma soprattutto
verso la ricerca etnografica.
La mia volontà vorrebbe essere quella di produrre un lavoro in chiave
antropologica, indagando le motivazioni, le dinamiche e i sensi che sottostanno
a certi comportamenti umani e pratiche sociali che tramite la condivisione
definiscono una cultura. L’antropologia, che si delinea come lo studio
dell’alterità, va però di pari passo con la sua scrittura, ovvero l’etnografia.
Questi due ambiti di studio appaiono dunque complementari: non si può, infatti,
produrre antropologia senza ricerca etnografica. La maniera di produrre
conoscenza tramite la metodologia dell’etnografia vuole essere per me un rito di
passaggio in un possibile futuro studio specialistico in Antropologia Culturale
ed Etnologia.
La scelta dell’oggetto di studio della mia ricerca etnografica deriva dalla mia
personale curiosità verso il mondo dei G.A.S, nato dalla mia partecipazione
altalenante al gruppo d’acquisto dell’Università di Firenze, l’Unifigas.
Quest’ultimo consiste in un gruppo d’acquisto portato avanti da studenti
universitari. La partecipazione all’Unifigas mi ha permesso di approcciarmi ad
una realtà precedentemente sconosciuta e ha costituito un’occasione di dialogo
con persone e amici che sono poi diventati compagni del mio percorso
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universitario. In particolare, sono riuscito a conoscere persone e ad instaurare
amicizie durante gli aperitivi colorati e condivisi proposti dall’Unifi-gas.
L’elaborato di tesi si compone di due parti, due capitoli.
Il primo capitolo è di natura epistemologica e teorica. Si sostanzia nella ricerca
di quelle teorie e riflessioni dell’antropologia economica. L’elaborato inizia dal
concetto di dono di Mauss che bene si contrappone a quello di scambio-mercato
di stampo occidentale, mettendone in critica concetti e categorie. Prosegue con
l’utilizzo del concetto di economia portato avanti da Karl Polanyi, trattando
dell’economia plurale di Laville, gli studi di Latouche sulla società vernacolare
per infine sfociare nelle suggestioni portante avanti da Hart sull’economia
umana (“made and remade by people in their everyday lives”) e quelle di
Graeber sul comunismo della vita quotidiana.
Il secondo capitolo entra quindi nella metodologia di ricerca applicata: è la vera
e propria etnografia del caso di studio. Esplora quelle che sono le dinamiche
relazionali che sottostanno alla pratica del “fare la spesa in gruppo”. Questo
capitolo viene suddiviso un due sottoinsiemi, il primo riferito alla sfera dei
soggetti consumatori e il secondo riferito alla sfera produttiva dei contadini. La
volontà è quella di ricercare tramite l’utilizzo di più voci: i punti, i luoghi, gli
spazi e le pratiche che collegano queste due identità, convergendo in quel
concetto ibrido di co-produzione.
L’argomento è ampio poiché tratta varie sfaccettature dell’”altra economia”
riferendosi alla vasta fenomenologia che la caratterizza e alle interpretazioni
soggettive che ne possono scaturire.
In particolare, questa ricerca è volta ad esplorare la dimensione relazionale di
queste pratiche. Le stesse interviste, dialoghi, momenti di condivisione da me
citati e riportati come racconti sono scaturiti da dinamiche relazionali nelle quali
i soggetti mi dicevano: “Per questo dovresti andare a parlare con lui!”.
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Quello che intendo dire è che la mappatura della vita di un gruppo d’acquisto
può essere variegata e colma di molteplici curiosità. Ci si potrebbe fermare un
attimo ed esplorare maggiormente le relazioni che si hanno con gli oggetti che
circolano nelle reti dei G.A.S., partendo da quelli agricoli fino alle casse di frutta
e verdura che arrivano a casa dei consumatori, oppure sulle relazioni di amicizia
che si instaurano e gli innumerevoli scambi di favori mettendo in comune le
professionalità dei membri di un G.A.S., o ancora fare una comparazione fra la
dimensione virtuale – ah…quante le mail che girano per gli ordini del G.A.S! -
con la dimensione reale e umana delle relazioni, etc…
La pratica di ricerca, durata all’incirca 4 mesi, ha avuto inizio nel dicembre 2014
con l’ingresso alla riunione del Gassolotto ed è terminata a marzo 2015, con la
partecipazione all’assemblea di un mercato contadino.
La sincerità ha sempre caratterizzato l’interazione con i soggetti intervistati: ho
sempre fatto presente loro che i nostri scambi sarebbero stati materiale di studio
per la stesura della tesi. Ancor più la curiosità mostrata da me nei loro confronti
e in quelli delle loro azioni ha reso sempre i nostri dialoghi liberi da ogni tipo di
barriere.
Ringrazio il mio registratore, oggetto che mi ha fatto compagnia in questi mesi,
il quale mi ha forse detto fino a che punto sono entrato in profondità nella realtà
studiata arrivando allo “sguardo del nativo”.
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Capitolo primo
Percorsi teorici per le economie del quotidiano
Abstract:
Nel seguente capitolo introdurrò la logica del dono di Marcel Mauss,
concetto caposaldo per l’antropologia economica. Analizzerò il senso di
reciprocità che si porta con sé la dinamica del dare-ricevere-ricambiare,
collante nella creazione dei legami sociali. Distinguerò fra la dimensione
formale e sostanziale del termine “economia” seguendo le tesi portate
avanti da Karl Polanyi, il quale in una lettura contemporanea può aiutare a
capire il funzionamento delle società di mercato, i suoi fallimenti e, infine, le
modalità da cui dover partire per costruire un sistema economico più basato
sull’uomo che sulle merci. Successivamente, tramite gli studi di Serge
Latouche in Africa Occidentale, spiegherò il concetto di “oikonomia
vernacolare”: utile per comprendere l’immagine di reti socio-culturali-
economiche e fare un parallelismo fra etnografia di campo e teoria.
Spostandomi sulle riflessioni più contemporanee dell’antropologia
economica, esplicherò l’economia solidale così come intesa da Laville
(1998), l’economia umana (Harth, Laville, 2013) e del concetto/pratica di
“comunismo della vita quotidiana” (Graeber, 2010).
1 - Dono, reciprocità e “kula”
La scienza antropologica fin dalla sua nascita ha sempre ricercato lo studio
di “mondi altri”, di “culture altre”, geograficamente e temporalmente
distanti.
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Nel suo cammino epistemologico, partendo dagli evoluzionisti fino ad
arrivare all’antropologia riflessiva degli ultimi decenni, l’antropologia è
riuscita a far emergere concetti teorici ai quali molti antropologi ancora oggi
si ancorano per spiegare la contemporaneità. Uno dei più cari e nello stesso
tempo uno dei più scomodi per le scienze sociali positiviste, è quello di
dono di Marcel Mauss.
Il libro “Saggio sul dono” di Marcel Mauss apparso nel 1923-24 diventa un
momento di incontro con la disciplina economica.
Come molte categorie concettuali dell’antropologia anche il dono ha una sua
localizzazione geografica: possiamo dire che il “marchio” del dono è
assegnato all’Oceania. Infatti ciò che più ha influenzato Mauss nella stesura
del suo “Saggio sul dono” è l’etnografia di Bronislaw Malinowski presso i
trobriandesi nel quale viene analizzato lo scambio kula.
Il sistema di scambio kula è un’istituzione complessa che coinvolge molte
società presenti nelle Isole Trobriand formando un circuito chiuso di scambi,
doni, cerimonie pubbliche e rituali magici. Nella pratica si sostanzia nello
scambio di due oggetti, che non prevedono alcuna utilità pratica ma che sono
solamente oggetti di prestigio, quali bracciali di conchiglie bianche (mwali) e
collane di conchiglie rosse (soulava).
Si manifesta così una vera e propria attività economica di scambio inscritta
nello spazio sociale e culturale: ogni scambio è inquadrato dentro una
cornice magica-spirituale, avviene un rituale o una cerimonia pubblica che
conduce tutti gli individui all’appartenenza condivisa di uno stesso pathos.
Il sistema del kula permette così di stringere relazioni, avere alleati e più
semplicemente amici nelle diverse isole. Con il kula si forgia così una rete di
alleanze e di influenze reciproche.
L’altro fatto etnografico che porta Mauss a scrivere il “Saggio sul dono” è
quello del potlatch studiato da Franz Boas fra gli indiani kwatiutl. Il potlatch
consiste in rituali di distruzione, dove i protagonisti fanno a gara a chi riesce
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a offrire di più, accrescendo così il proprio prestigio a scapito dei
contendenti. Nel caso del potlatch il dono, lo spirito nell’offrire, diventa
strumentalizzato al fine di acquisire più prestigio dell’altro. Il dono, qui, si
concretizza nella distruzione di beni considerati di “prestigio”; attraverso il
dono/distruzione vengono stipulate o rinforzate le gerarchie sociali nel
gruppo.
Il concetto di dono critica la concezione utilitarista di un’economia basata
sulla ricerca dell’interesse individuale e del mercantilismo. Per Mauss, la
prima forma di contratto economico non è il baratto, come viene insegnato
nei manuali di economia politica, ma il dono. Il dono si manifesta secondo
tre obblighi: dare, ricevere e ricambiare.
Il “dare” si sostanzia nella perdita di possesso di un oggetto, nella volontà
interessata e disinteressata di offrire o regalare qualcosa. Dare senza avere la
certezza di ricevere. Il “ricevere” si sostanzia nella presa di possesso
dell’oggetto donato, facendo nascere una dimensione sociale fra i due
membri a cui partecipano a questo scambio. Il “ricambiare” prende forma in
tempi e spazi molte volte diversi dai quali le prime due manifestazioni
avvengono. È in questo passaggio in cui viene definito il dono come logica
sociale capace di costruire relazioni. Ovvero: cosa porta gli individui a
ricambiare un favore, un oggetto, un regalo, un aiuto?
È proprio nella fase del “restituire” in cui gli antropologi si sono interessati
maggiormente.
Per Mauss ciò che spinge a ricambiare è lo spirito “hau”, ovvero la parte del
soggetto che ha donato e che è intrinseca nell’oggetto donato. Soggetto e
oggetto diventano una cosa sola. È lo “spirito della cosa donata” che deve
tornare indietro (Mauss, 1922).
Il paradigma del dono pone l’attenzione sui concetti valoriali delle cose.
Secondo l’economia classica, approccio condiviso anche da Marx, i beni e
servizi possiedono un valore d’uso, nel momento in cui soddisfano beni e