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1. Ritratto d’artista: Hundertwasser mediatore tra uomo e natura
Oggetto di questo capitolo non vuole essere la semplice, nonché banale ricostruzione della
biografia
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e delle opere di Friedensreich Hundertwasser.
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Ciò su cui invece ci concentreremo
saranno gli eventi più significativi, ed i simboli ad essi legati, che hanno segnato il suo
cammino come uomo e come artista, lasciando tracce indelebili nella sua personalità eclettica
e influenzando profondamente il suo pensiero e le sue azioni, dei quali invece ci occuperemo
approfonditamente nei capitoli 2 e 3.
Un ritratto d’artista dunque che metta in evidenza anche gli aspetti più segreti della sua vita,
una vita semplice, quasi primitiva, che, al pari delle sue opere, dei suoi manifesti e dei suoi
discorsi, ha voluto comunicare al mondo intero un messaggio di pace, di bellezza e di amore
assoluto, quasi religioso, nei confronti della natura, una vita quindi che ha tutte le sembianze,
come egli stesso scrisse, di un “trattato di pace”
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tra l’uomo Hundertwasser e la Natura.
1.1. La pittura: una barriera psicologica contro il Nazismo
Friedrich Stowasser (in arte Friedensreich Hundertwasser) nacque a Vienna il 15 dicembre
1928. Figlio unico di madre ebrea e di padre cristiano (che morì, tra l’altro, nel 1929, quando
Hundertwasser aveva soltanto un anno) ha vissuto in prima persona il delicato e drammatico
periodo dell‘ “Anschluss”, ovvero dell’annessione forzata dell’Austria alla Germania.
Nel 1939 Hundertwasser e la madre, Elsa Stowasser, furono costretti a trasferirsi nel
quartiere ebraico di Vienna e da allora vissero nel timore di essere uccisi.
Ogni volta che qualcuno suonava alla porta il loro cuore cominciava a battere come una
bomba ad orologeria; ogni volta c’era il rischio che le SS oppure la Gestapo, fantasmi
maledetti
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nelle loro divise scure color pece, facessero irruzione nel cuore della notte e li
portassero via per sempre.
2
Per una biografia completa, in lingua tedesca o inglese, di Friedensreich Hundertwasser si consiglia di
consultare il sito http://www.kunsthauswien.com
3
Per avere un’idea della fisionomia di F. Hundertwasser vedi illustrazione B.11, p. 52.
4
Andrea Christa Fürst (curatrice), 2005, p.54-55.
5
Vorrei precisare che il termine maledetto in questo caso è utilizzato nel suo significato di “portatore di sciagure”
e non, come si potrebbe pensare, per esprimere un mio giudizio negativo sulle azioni delle SS o della Gestapo.
5
Nel 1943 i parenti da parte materna, 69 in tutto, furono deportati e uccisi nei campi di
concentramento: la paura cresceva, le speranze di sopravvivere si affievolivano sempre di più.
Nel 1944 gli Alleati cominciarono a bombardare Vienna per liberarla dal controllo del
Nazionalsocialismo. Un quarto della città fu completamente rasa al suolo: Hundertwasser e la
madre si rifugiarono nella cantina della loro abitazione.
All’inizio del 1945 il Terzo Reich era ormai prossimo alla capitolazione;
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gli Alleati
entrarono in Austria e la occuparono; Vienna fu divisa tra i vincitori e riuscì a riconquistare il
suo status di città libera soltanto nel 1955.
Friedrich e Elsa Stowasser erano però ancora vivi, il suo “sangue misto”, per metà tedesco e
per metà ebreo li aveva salvati. Infatti, proprio perché secondo le leggi di Norimberga
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egli
apparteneva alla categoria cosiddetta degli “Halbjuden” (mezzo-ebrei), gli fu permesso di
arruolarsi nella Gioventù hitleriana e di salvare così sé stesso e la madre dalla deportazione e
dalla morte.
Inutile dire come tutto ciò contribuì a far nascere nel giovane Hundertwasser seri problemi
di identificazione e un dualismo interiore che, come vedremo nei paragrafi successivi, non lo
abbandonerà mai. Per non parlare poi delle conseguenze che quegli anni terribili, quella
violenza disumana, quel costante senso di minaccia nonché l’opprimente atmosfera postbellica
di Vienna ebbero sulla sua sensibilità di bambino, una sensibilità già allora al di fuori del
comune.
Così, proprio per difendersi da tutto ciò, quel ragazzino taciturno dalla figura allampanata,
dal viso lungo e gli occhi a mandorla, finì ben presto col circondarsi di “barriere
psicologiche”,
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che con la maturità si sarebbero trasformate nelle famose “irregolarità non
regolamentate” e “barriere a tutela della bellezza”
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(vedi par. 2.2), due concetti che
Hundertwasser pose alla base della sua opera di mediazione tra l’uomo e la natura.
La prima barriera psicologica che si offrì al giovane Hundertwasser fu la pittura. Gli
acquarelli che disegnò in questo periodo, a differenza di quanto si potrebbe pensare,
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Adolf Hitler si suicidò alla fine di aprile e il 7 maggio 1945 la Germania firmò la capitolazione incondizionata.
7
Promulgate nel 1935, le leggi di Norimberga costituivano la base legislativa della politica razziale e antisemita
della Germania nazista. In base alla prima legge di Norimberga, ossia “la legge per la protezione del sangue e
dell’onore tedesco”, le persone con quattro nonni tedeschi venivano considerate di "sangue tedesco", mentre era
considerato ebreo chi aveva tre o quattro nonni ebrei. Le persone con uno o due nonni ebrei erano considerate di
"sangue misto". In mancanza di differenze esteriori percepibili, i nazisti stabilirono che, per determinare la razza
originaria degli avi, la fede religiosa praticata dagli stessi era sufficiente a qualificarli come ebrei.
(http://www.Wikipedia.it, Politica razziale nella Germania razzista)
8
Pierre Restany, 2003, p. 15, trad. it. di Lorenza Di Lella.
9
Andrea Christa Fürst (curatrice), 2005, p. 55.
6
rappresentavano boschi ricchi di colori e i palazzi variopinti della vecchia Vienna, paesaggi
fiabeschi dunque che non lasciavano trapelare nulla delle condizioni spaventose di solitudine
ed imminente minaccia in cui lui e la madre erano costretti a vivere a causa di un sistema
distorto chiamato totalitarismo. La lotta contro il totalitarismo, in ogni sua possibile forma:
sarà questa, come vedremo, un’altra costante della vita di questo artista poliedrico.
1.2. Il potere dell’Arte e l’amore per la Natura
I suoi dipinti si trasformarono così ben presto in un mondo parallelo, un mondo fatto di
bellezza, di sogni e di fiabe incantate, un mondo in cui lui amava rifugiarsi, da bambino così
come in età adulta, per sottrarsi alla bruttezza della realtà circostante, una realtà in cui l’arte
veniva schiavizzata e messa al servizio della rivoluzione e delle ideologie totalitarie, le quali
se ne servivano per imporre il proprio totalitarismo culturale basato su un razionalismo e un
funzionalismo esasperati, se non a dir poco perversi.
Opponendosi all’uniformità, alla razionalità, al funzionalismo e al conformismo della società
in cui viveva, Hundertwasser si rese conto ben presto, addirittura precocemente,
dell’inesauribile ed eterno potere dell’arte.
Tutto il pensiero di Hundertwasser si basava, come è facile immaginare, su una visione
essenzialmente estetica del mondo che ruotava attorno ad un’equazione semplice ma
fondamentale:
“Natura + Bellezza = Felicità”
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Prima di spiegare il significato di questa equazione sembra doveroso premettere che l’amore
viscerale nonché un profondo rispetto per la natura sono stati il filo conduttore, il fulcro della
sua esistenza, della quale hanno determinato in modo decisivo il corso: l’armonia dei cicli
naturali, la creatività spontanea alla base della vita, il verde degli alberi e il bruno della terra,
con le loro tonalità intense, lo affascinavano profondamente e si trasformarono ben presto in
fonti di ispirazione, non solo per i suoi dipinti ma per tutte le sue teorie, da quella estetica a
quella naturista fino ad arrivare in ultimo a quella ecologica, con la quale il suo pensiero e il
suo attivismo, come vedremo, raggiunsero la massima espansione.
10
Pierre Restany, 2003, p. 32, trad. it. di Lorenza Di Lella.
7
Nel 1955 Hundertwasser si trovava a Milano. Una libellula colorata si posò sul suo tavolo da
lavoro; lui decise di dipingerla perché soltanto così avrebbe potuto conservare i suoi colori e
preservare il suo splendore per sempre.
A lavoro ultimato la libellula diventò grigia e morì, mentre i suoi colori e la sua bellezza
continuarono a risplendere, immortalati in un dipinto e in una commovente poesia
11
(vedi
pagina seguente).
Questo episodio, apparentemente banale, in realtà confermò ciò che Hundertwasser aveva
già da tempo intuito ma non ancora pienamente compreso: soltanto l’arte, in quanto regno
dell’eternità, è in grado di dare un’espressione adeguata allo splendore e all’immensità della
natura.
La natura, nella sua perfetta autarchia, è generatrice di armonia universale e di bellezza.
Partendo da questo postulato universale Hundertwasser era convinto che l’armonia con la
natura fosse la chiave per la felicità e che la bellezza fosse il sentiero che porta ad essa. A sua
volta la bellezza poteva essere raggiunta soltanto attraverso l’arte e quindi attraverso la
creatività spontanea dell’uomo. Ecco dunque spiegato il significato della prima equazione, il
quale però ci porta a formulare immediatamente un’altra equazione fondamentale, che, come
vedremo, sarà alla base di tutte le sue teorie e opere architettoniche:
“Creatività della natura + Creatività dell’uomo = Paradiso”
L’arte era dunque l’unica strada da imboccare, l’unica arma con cui poter combattere la
bruttezza nel mondo, dove per bruttezza Hundertwasser intendeva tutte le forme e
manifestazioni del pensiero totalitaristico: dagli abusi del potere economico e politico ad un
uso eccessivo della tecnologia, dall’inquinamento del nostro ambiente abitativo all’energia
nucleare e alla manipolazione genetica, dalla razionalità e dall‘uniformità in architettura alla
generale globalizzazione della cultura.
L’arte, con la forza prorompente tipica di un linguaggio universale, era per lui l’unico
strumento che fosse in grado di dare una voce alla natura e nello stesso tempo di scuotere le
coscienze degli uomini, di portarli a riscoprire un rapporto autentico con l’ambiente naturale, a
difendere il loro diritto alla libertà e a ricreare sulla Terra quel paradiso di pace e armonia che,
allora come adesso, sembrava irrimediabilmente perduto, un paradiso di felicità nella bellezza.
11
La poesia Libellaaquerella fu scritta da Hundertwasser in italiano.
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Libellaacquerellula
12
Ero seduto in quella casa di vetro
col pennello pronto e sognavo
- come dev’essere sempre al principio
della pittura.
Cadde una libellula.
Una libellula fiorentina.
Era molto fine
con ali
di struttura meravigliosa.
La misi
sulla carta bianca.
Era morta
ma piena di colori straordinari
Cominciai a dipingere.
Volevo fare una cosa così strana
e meravigliosa come la libellula.
Man mano che i miei colori
si moltiplicavano,
disparvero quelli della libellula.
Anzi rubavo i suoi colori
con i quali dipingevo.
I colori più belli io presi dapprima.
Il quarto giorno
la pittura era finita e bella,
grigia e sminuzzata la libellula.
La libellula si è putrefatta a Firenze.
La pittura la portai a Vienna.
Poi al Naviglio di Milano.
Hundertwasser
12
Pierre Restany, 2003, p. 20.
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L’arte non parla, l’arte è silenzio, l’arte è immobile, l’arte è eterna, l’arte è sentimento e
sensazioni, l’arte ha un potere che le parole e i discorsi non hanno: giovani e vecchi, ricchi e
poveri, sani o malati, colti o ignoranti, liberi o schiavi, l’arte in ogni sua forma, che si tratti di
un dipinto, di un edificio o persino di un francobollo,
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raggiunge tutti noi e ci reca un
messaggio.
L’arte non ha bisogno di traduttori né di interpreti, perché essendo un linguaggio universale
è comprensibile a tutti: le parole al contrario non farebbero altro che affievolire la forza e
l’efficacia del suo impatto emotivo.
L’arte era per Hundertwasser uno stile di vita, un modo di vedere il mondo, riconoscendo la
bellezza intorno a sé e contribuendo alla diffusione del bello; una sorta di attività religiosa
dunque, volta a fare del bene e ad aiutare gli altri.
Essere artisti per lui non significava tanto saper dipingere quanto invece essere
all’avanguardia, nel senso di essere in grado di precorrere le esigenze della società e della
natura: una specie di profeta, si potrebbe dire, il cui scopo era quello di guidare gli uomini
nella ricerca della felicità.
E a questo proposito, in una intervista rilasciata ad Harry Rand,
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Hundertwasser disse:
Secondo alcuni il mondo è brutto e perverso, dunque anche l’arte deve esserlo in
quanto specchio della società, e l’artista non ha altro compito che mostrare ciò che
vede. Io penso che sia una sciocchezza. Cosa ottengono gli artisti in questo modo? […]
Si limitano a riflettere, esasperandole, bruttezza e perversione. Io ritengo invece che si
debba combattere; se qualcosa fa spavento, è necessario porvi rimedio, se è brutto va
abbellito, se è perverso occorre eliminare la componente di perversione; se qualcosa
appare complicato bisogna cercare di semplificarlo. (Rand, p. 125)
Questo fu esattamente il compito o meglio il progetto al quale Hundertwasser dedicò tutta la
sua vita, prendendo così le distanze dallo stereotipo comune dell’artista-filosofo chiuso nella
sua torre d’avorio.
Lui sapeva di essere in possesso di una verità assoluta: il potere dell’ arte e l’armonia con la
natura come uniche vie di fuga dal baratro che l’uomo aveva creato davanti a sé; la sua
sensibilità fuori dal comune, ma soprattutto l’amore che lo legava agli alberi, alle piante e alla
terra, più che un interesse per le sorti dell’umanità, lo spingevano ad agire, ad aiutare l’uomo a
capire che stava sbagliando.
13
Hundertwasser, negli ultimi anni della sua vita, disegnò e realizzò anche francobolli.
14
Harry Rand ha pubblicato numerosi libri e saggi dedicati alla pittura e alla scultura del XX secolo ed è oggi
Senior Curator della divisione „Storia dell’Arte“ presso il National Museaum of American History, Washington,
D.C.
10
Così Hundertwasser si trasformò da pittore e profeta in igienista della natura, poi in
“medico dell’architettura”
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ed infine, a maturità compiuta in ecologista ed ambientalista.
Ma al di là di tutti questi aggettivi e nomi che lui o gli altri hanno attribuito alla sua persona,
questa tesi, come abbiamo già accennato nell’introduzione, vuole offrire una nuova chiave di
lettura di questo artista eclettico: Hundertwasser come mediatore tra uomo e natura.
Perché se mediare significa creare uno spazio, una nicchia in cui due culture, due mondi
diversi possano incontrarsi, allora si potrebbe dire che tutta la vita di Hundertwasser, così
come la sua opera e il suo impegno sociale ed ecologico siano stati un incessante tentativo di
mediazione tra l’uomo e la natura, due mondi appunto diversi che sembrano con capirsi più.
Il suo compito: dare una voce alla natura affinché l’uomo si rendesse conto degli errori già
commessi ed agisse in tempo per porvi, perlomeno in parte, rimedio, in modo da ripristinare
l’originaria e ormai da tempo perduta armonia tra genere umano e ambiente naturale.
Il suo strumento: la sua arte generatrice di bellezza e messaggera di armonia naturale, pace e
felicità.
Non importa quanto tempo ci sarebbe voluto, Hundertwasser non perse mai la speranza; il
tempo era dalla sua parte e anche dopo la sua morte le sue opere avrebbero continuato a
diffondere il suo messaggio di pace e bellezza, rimanendo per sempre impresse nella memoria
percettiva dell’uomo: tale era la sua fiducia nel potere dell’arte.
15
Harry Rand, 2005, p.170.