1
PREMESSA
Scopo del presente lavoro di tesi è indagare la fortuna che nel corso
dei secoli ha accompagnato il mito di Antigone, con particolare
attenzione agli aspetti che, di volta in volta, hanno permesso alla voce
dell‟eroina sofoclea di continuare a parlarci di sé, rendendo la sua
tragedia senza dubbio la più letta, studiata e reinterpretata di tutti i
tempi.
Nel primo capitolo, intitolato „Antigone e le Antigoni: l’attualità di
un mito‟ (pp. 3-23) mi propongo, in seguito ad un breve cenno
all‟origine del mito, alla presenza del personaggio nella tradizione
arcaica e alla ricostruzione della trama dell‟Antigone sofoclea, di fornire
una ricostruzione sia pur parziale delle più rappresentative rielaborazioni
del dramma di Sofocle, che dal teatro antico giungono fino ai nostri
giorni. Fondamentali per questo lavoro le opere di S. Fraisse, „Le mythe
d’Antigone‟ (1974), C. Molinari, „Storia di Antigone da Sofocle al
Living theatre‟ (1977) e G. Steiner, „Antigones‟ (1984).
Il secondo capitolo, intitolato „L’Antigone di Sofocle: specchio del
suo tempo?‟ (pp. 24-50) è volto in particolare - dopo una breve
contestualizzazione a livello storico e culturale del tragediografo
2
ateniese - all‟analisi di uno dei temi della tragedia, a cui ho voluto dare
maggior rilievo, basata sul relativo commento ad un passo (vv. 441-525)
nel quale protagonista è il grande scontro ideologico tra Antigone e
Creonte, l‟una volta a difendere i diritti del singolo, l‟altro a tutelare i
principi dello Stato.
Nel capitolo conclusivo, intitolato „L’Antigone di Alfieri: la lotta
contro la tirannide‟ (pp. 51-79) ho scelto di analizzare una delle riprese
moderne di Antigone, quella di Vittorio Alfieri, che bene si colloca nel
pensiero dell‟autore e nell‟instancabile lotta per il raggiungimento della
libertà, che ha accompagnato la sua esistenza. Attraverso il commento
ad un passo della tragedia (Atto II, 2, vv. 116-237), ho messo in luce
quelle che sono le differenze del dramma alfieriano rispetto all‟originale
sofocleo: il tragico italiano porta alle estreme conseguenze
l‟individualismo dell‟eroina elevandola a paladina contro qualunque
forma di oppressione.
3
Capitolo I
Antigone e le Antigoni:
attualità di un mito
Esaltazione eroica di una figura femminile che coniuga l‟incontro -
scontro tra la dimensione etica e quella politica, radicale vocazione
all‟amore e totale dedizione alla sacralità delle relazioni parentali,
simbolo dell‟insanabile conflitto tra individuo e ragion di stato,
Antigone non è solo il personaggio mitico di una tragedia, che riflette la
realtà sociale e politica nonché i contrasti tra gli ideali dell‟Atene
democratica della seconda metà del V sec. a.C.
1
, bensì la protagonista di
un dramma che, senza pari nella storia del teatro greco, si è elevata, nel
corso dei secoli, a seconda delle epoche e delle culture, a simbolo di
valori che non hanno tempo né luogo.
L‟Antigone fu rappresentata ad Atene per la prima volta nel 442 a.C.
e appartiene al ciclo di drammi tebani ispirati alla saga dei Labdacidi,
1
Per una ricostruzione dello stretto legame tra politica ateniese e teatro tragico nel V secolo a.C., in
particolare riguardo all‟impegno di Sofocle nella vita politica si vedano le considerazioni di UGOLINI
2000, il quale vede nell‟Antigone la concezione ideologica di un aristocratico moderato propenso a
4
insieme all'Edipo re (anteriore al 425 a.C.) e all’Edipo a Colono
(rappresentata postuma nel 401 a.C.) che descrivono la drammatica sorte
di Edipo, re di Tebe, e dei suoi discendenti. Nell'economia
drammaturgica del ciclo, Antigone rappresenta l‟episodio conclusivo
della storia. Il mito di Edipo è noto già alla poesia omerica:
nell‟Odissea
2
infatti, si accenna all‟incesto di Edipo con Giocasta
(secondo la denominazione omerica Epicasta) e alle successive disgrazie
che colpiscono la stirpe “maledetta”. Nei due poemi epici del ciclo
tebano, l’Edipodia
3
e la Tebaide
4
troviamo invece un riferimento al tema
dell‟odio tra i due figli di Edipo, Eteocle e Polinice, che culmina con lo
scontro fratricida presso le porte di Tebe. In Pindaro sono citati gli
episodi della morte di Polinice e della lotta dei sette guerrieri tebani
5
.
Ma l‟episodio particolare di Antigone che seppellisce, malgrado il
divieto del sovrano Creonte, il corpo del fratello Polinice, nucleo
centrale del dramma sofocleo, non proviene dall‟epos
6
. Il tema sembra
provenire da una leggenda locale tebana: secondo quanto attesta
difendere i diritti inviolabili del ghenos. Si vedano anche i contributi di EHRENBERG 1958, 81-96;
195-205; LABELLARTE 1977.
2
Cfr. Hom., Od. XI, vv. 271-280.
3
Frr. 1-2, pp. 17-22 Bernabè.
4
Frr. 1-10, pp. 22-28 Bernabè.
5
Cfr. Pi., O. II, vv. 38-43: «da quando il figlio fatale, scontrato con Laio, l‟uccise compiendo l‟antico
responso di Pito. Lo vide Erinni d‟acute pupille e gli sterminava in fraterna strage la stirpe guerriera;
ma, Polinice abbattuto, rimase Tersandro»; O. VI vv. 14-19: «Composte sui sette roghi le salme, il
Talaonide in Tebe levò la parola: Piango la pupilla del mio esercito, maestro insieme d‟auguri e di
lancia a combattere». Traduzione di TRAVERSO 1956.
6
CERRI 1979, 54.
5
Pausania
7
, presso le porte di Tebe si trovava una località chiamata
Suvrma jAntigovnhı, «luogo del trascinamento di Antigone» (dal verbo
suvrein
8
, che significa «trascinare»), dove Antigone avrebbe trascinato il
corpo di Polinice per deporlo sul rogo di Eteocle.
Secondo la notizia di Ione di Chio
9
, riportata da Sallustio
10
, Antigone e
Ismene, dopo aver sepolto Polinice, sarebbero fuggite a Platea e qui arse
vive nel tempio di Era
11
. Ma è con Eschilo che il personaggio di
Antigone compare per la prima volta in teatro: nella parte finale de I
Sette contro Tebe, terza pièce della trilogia di Eschilo con Laio ed
Edipo, rappresentata nel 467 a.C., si accenna alla disobbedienza di
Antigone che svela la sua intenzione di seppellire Polinice e le ragioni
che la spingono al suo gesto. L‟affinità tra tale scena e l‟Antigone
sofoclea e la coincidenza di alcune espressioni inducono a pensare che
Sofocle abbia tenuto a mente il dramma eschileo, ma che entrambi
traessero spunto dalla leggenda tebana
12
. Comunque «il mito del
7
Cfr. Pausania, Descrizione della Grecia IX, 25, 2: «dato che ad Antigone non si mostrava alcuna via
per seppellire il corpo di Polinice, ella in un secondo tempo pensò di trascinarlo, lo trascinò fino alla
pira che era accesa per Eteocle, e lì lo pose». Traduzione mia.
8
Cfr. DELG, s.v. suvrw, p. 1071.
9
PMG, fr. 740.
10
Cfr. Arg. S Ant. I p. 69 Dain.
11
Per ulteriori approfondimenti circa la tradizione arcaica relativa al mito di Antigone e una sintesi
delle testimonianze degli autori sopra citati, si veda SCABUZZO 1994, 21-64. Utile in proposito è
anche l‟analisi svolta da CINGANO 2003, 69-84, per quanto riguarda il ruolo e la collocazione che i
protagonisti della tragedia sofoclea rivestivano nelle vicende mitiche precedenti.
12
In realtà alcuni critici hanno messo in dubbio l‟autenticità del passo finale eschileo e pensato potesse
trattarsi di un‟aggiunta posteriore, dato lo sviluppo del mito di Antigone a seguito dell‟Antigone
sofoclea e delle Fenicie euripidee. Si vedano in merito POHLENZ 1961, 108-109; DIANO 1969, 123;
LESKY 1971
3
, 289.
6
seppellimento di Polinice ad opera di Antigone non è attestato per l‟età
precedente al V secolo a.C.»
13
. Queste ragioni ci permettono di
attribuire a Sofocle arricchimenti, innovazioni, rielaborazioni nonché
una radicale trasformazione dei singoli personaggi, provenienti da
tradizioni diverse, con una loro ricollocazione nella sequenza narrativa e
reinvenzione del ruolo di ognuno, primo fra tutti quello di Antigone,
«creata e plasmata per far esplodere il contrasto tra le leggi del ghenos e
leggi dello Stato»
14
.
L‟azione dell‟Antigone sofoclea inizia lì dove termina quella de I
sette contro Tebe di Eschilo. In questa troviamo ripercorse nel secondo
stasimo le tappe che scandiscono la vita di Edipo, dalla disobbedienza
del padre Laio all‟oracolo che gli vietava di generare figli, al parricidio,
all‟incesto, fino alla sua morte, vicende che sicuramente costituivano il
tema dell‟Edipo e del Laio, le precedenti tragedie facenti parte della
trilogia eschilea
15
. Ma il fulcro della vicenda è costituito dallo scontro
tra i due figli di Edipo, Eteocle e Polinice. Quest‟ultimo è giunto presso
le porte di Tebe alla guida di un esercito argivo per rivendicare il suo
diritto al trono, negatogli da Eteocle. I due fratelli si uccidono l‟uno per
13
CERRI 1979, 54 – 55.
14
CINGANO 2003, 81.
15
Cfr. Test. 58a-b Radt (e pp. 28-75).
7
mano dell‟altro, e dopo l‟apparizione in scena dei due corpi esanimi, fa
il suo ingresso Antigone. È qui che prende avvio il dramma sofocleo.
L‟ambientazione è a Tebe. La guerra si è finalmente conclusa. È
l‟alba. Il prologo (vv. 1–99) è costituito dal dialogo in cui Antigone
svela alla sorella Ismene la sua intenzione di disobbedire all‟editto di
Creonte il quale, divenuto sovrano di Tebe dopo la morte di Eteocle e
Polinice, aveva vietato di rendere onori funebri a quest‟ultimo,
considerato nemico della patria: come ha osservato Perrotta «è difficile
immaginare una scena più rapida, più concitata, più drammatica»
16
. Alle
prime obiezioni della sorella, Antigone risponde: «Ma è fratello mio e
anche tuo, pur se tu non voglia: non si dirà che sono io a tradirlo» (vv.
45-46). E, in seguito: Fivle met∆ aujtou~ keivsomai, fivlou mevta, o{sia
manourghvsas∆: ejpei; pleivwn crovnoı o{n dei~ m∆ ajrevskein toi~ı
kavtw tw~n ejnqavde. jEkei~ ga;r aijei; keivsomai, vv. 73-75: «Amata
giacerò insieme a lui che io amo, avendo commesso un santo crimine. A
quelli di sottoterra infatti io devo compiacere per più tempo che a quelli
di qui: poiché là giacerò per sempre»
17
). Nessuna parola di Ismene
riuscirà a dissuaderla dal compiere la sua «terribile impresa» (v. 96).
Peivsomai ga;r ouj tosou~ton oujde;n w{ste mh; ouj kalw~ı qanei~n
(«Non mi capiterà nulla di così grave da impedire che io muoia
16
PERROTTA 1935, 97.
8
nobilmente», vv. 96-97) sono le ultime parole che Antigone rivolge alla
sorella prima di uscire di scena. «Antigone approderà allo stesso destino
di morte, quasi ineluttabile eredità di un ghenos, su cui incombe una
maledizione perenne; Ismene rimarrà a consumarsi in una sterile
solitudine»
18
. Dopo il canto del coro (vv. 100-161) costituito dai vecchi
di Tebe, nel quale viene rievocata la lotta fratricida, subito portata
all‟oblio dalla vittoria della città liberata, fa il suo ingresso il nuovo re.
Egli espone il suo programma di governo, volto esclusivamente alla
difesa della patria, nell‟ambito del quale primo provvedimento è il
divieto assoluto di sepoltura dei traditori di quest‟ultima, in primis di
Polinice: «Che nessuno lo onori di tomba e di compianto, ma sia lasciato
insepolto il cadavere, pasto di uccelli e cani, vergogna a vedersi» (vv.
205-206). Ed ecco che all‟improvviso sopraggiunge una sentinella per
comunicargli che il decreto è appena stato violato: qualcuno ha sepolto
il corpo cospargendolo di sabbia. Immediato è l‟ordine di cattura del
colpevole, che appare sulla scena nel secondo episodio (vv. 384-581):
Antigone è condotta al cospetto del sovrano. Dopo il minuzioso
racconto, da parte della guardia, della cattura di Antigone, colta sul fatto
(vv. 407-440) segue il contrasto tra i due protagonisti (vv. 450-526): la
fanciulla confessa con ardimento e fierezza il suo gesto e, all‟accusa di
17
La traduzione, ove non diversamente specificato, è a cura di R. CANTARELLA 1982.