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Introduzione
L‟ Italia da terra di emigrazione si è trasformata in terra di immigrazione. Ogni giorno
sentiamo alla televisione degli sbarchi a Lampedusa, della difficoltà di gestire questi
flussi di immigrati. Quello che le cronache non riescono a raccontarci sono le storie
intime di queste persone ed è proprio questo l‟obiettivo che ci siamo preposti all‟interno
della nostra indagine. Nelle pagine seguenti verranno raccontate le storie di vita degli
intervistati: questa ricerca, che si è avvalsa di interviste libere e strutturate nella forma
del questionario hanno coinvolto dieci coppie miste. In questa sede si è scelto di
raccontare quattro di queste storie perché racchiudono gli aspetti salienti dell‟esperienze
dell‟immigrazione: dal loro arrivo alla costruzione di una famiglia. La ricerca è stata
pensata con l‟intento di capire cosa muove un individuo ad emigrare, quali sono le
aspettative che l‟immigrato ha prima di giungere in Italia e se quest‟ultime sono state
soddisfatte;quali sono i problemi che hanno riscontrato per integrarsi e far integrare i
propri figli.
Nel primo capitolo verrà trattato il tema dell‟immigrazione iniziando da un quadro
generale che va dalla storia delle emigrazioni degli italiani nel secondo dopoguerra a
quella dell‟ immigrazione straniera in Italia. Il passo successivo sarà il tentativo di dare
un volto all‟immigrato che arriva nel nostro Paese; diversamente da quanto si possa
immaginare il livello culturale degli immigrati è molto elevato: basti pensare che il 12%
di loro è laureato. Uno degli ostacoli che l‟immigrato si trova ad affrontare è la
regolarizzazione sancita da una serie di leggi. Il capitolo si chiuderà con uno sguardo
all‟immigrazione in Capitanata, dove gli immigrati sono coinvolti prevalentemente in
attività agricole e che molto spesso si ritrovano a vivere in condizioni molto disagevoli.
Il secondo capitolo si apre con la definizione di “coppia mista” con la quale si intende
una unione in cui uno dei due partners appartiene ad una cultura differente e ha vissuto
un‟esperienza migratoria. Si cercherà di riflettere sul perché delle unioni miste e su
come esse intervengono sulla nostra società trasformandola. Infatti la coppia mista
modifica l‟immaginario comune della coppia stessa e interviene anche all‟interno dei
rapporti sociali che si instaurano all‟esterno del nucleo famigliare.
Nel terzo capitolo si illustreranno le biografie delle quattro coppie scelte, dalle quali
sono emersi dei tratti in comune riguardanti le difficoltà riscontrate da entrambi i
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partners nelle varie fasi della costruzione del loro rapporto come ad esempio
l‟opposizione dei genitori. Nell‟ultimo capitolo, per avere un quadro completo sul tema
delle coppie miste, si è ritenuto opportuno trattare della genitorialità mista. All‟arrivo di
un bambino infatti, i genitori della coppia mista si troveranno di fronte a molte scelte
come ad esempio quale nome dare al bambino, a quale religione iniziarlo e quali
strategie adottare per facilitare la socializzazione dei figli.
La ricerca si conclude con un appendice dove sono riportate le interviste integrali delle
quattro coppie scelte.
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Capitolo 1 L‟IMMIGRAZIONE
1.1 Emigrazione/ immigrazione
L‟immigrazione è ormai un fenomeno tanto vecchio quanto diffuso, basti pensare ai
nostri connazionali che emigravano in America in cerca di fortuna tra fine dell‟800 e gli
inizi del „900. Oggi la situazione non è tanto diversa, gli italiani emigrano da Sud a
Nord per trovare un‟occupazione che gli permetta di vivere, non dimentichiamo anche
una grande esperienza migratoria interna, che è avvenuta nel triangolo industriale e
verso le città dell‟Italia settentrionale impoverendo il sud e cambiando al contempo la
fisionomia al nord mentre gli extracomunitari emigrano in Italia per vari motivi sia
politici che religiosi, per la propria istruzione, per disastri naturali….tutti pieni di
speranza alimentata dal mondo fittizio che si vede solo in televisione. L‟immigrazione
attuale verso l‟Italia e l‟ Europa deriva da un lato dallo sviluppo sempre diseguale che è
proprio del processo di modernizzazione in corso, dall‟altro dalla necessità dei
lavoratori e delle lavoratrici del sud del mondo di resistere e reagire in qualche modo
agli effetti devastanti di tale disuguaglianza.
L‟attuale immigrazione proveniente dall‟Africa rappresenta il prodotto dei secoli di
sfruttamento differenziale di intere popolazioni, e insieme una prima mobilitazione
volontaria di massa della periferia verso il centro del sistema economico mondiale volta
a porgli, in qualche modo, fine. Collocata in una prospettiva storica, essa può essere
considerata come un movimento di emancipazione di massa che contiene in sé
un‟istanza di ricatto sociale, causato appunto dall‟espropriazione secolare delle periferie
da parte del centro.
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L‟immigrazione fornisce le prove viventi dell‟esistenza parallela e simbiotica di un
mondo affamato su cui ingrassa un altro mondo che già “soffre” di obesità.
1
L‟immigrazione estera va considerata nel contesto della globalizzazione crescente e
della comunicazione mondiale che rendono il mondo “villaggio globale”. Essa premia
fortemente chi raccoglie i beni, ma mette da una parte chi non emigra: chi resta è
escluso dai benefici e resta “locale”, quindi vittima di speranze frustate. Gli immigrati
sono persone che non accettano l‟emarginazione, la sconfitta, il cambiamento subito e
tentano una via d‟uscita: diventare “globali” e vincenti, cittadini attivi e protagonisti del
mondo globalizzato.
Il flusso migratorio è interno al sud del mondo, dove si spostano milioni di persone per
fame, siccità, guerra, repressione, speranze di un lavoro dignitoso
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.
In Italia l‟immigrazione cade su un tessuto che ha sperimentato per cento anni
l‟emigrazioni: oggi oltre 4,5 milioni di stranieri vivono in Italia, 1 abitante su 14
(7,2%)è di cittadinanza straniera.
L'immigrazione in Italia è un fenomeno relativamente recente, che ha cominciato a
raggiungere dimensioni significative all'incirca nei primi anni settanta, per poi diventare
un fenomeno caratterizzante della demografia italiana nei primi anni del XXI secolo.
Al 1º gennaio 2009 l'Italia era il quarto Paese europeo per numero assoluto di stranieri
residenti, dopo Germania (7,2 milioni), Spagna (5,7 milioni) e Regno Unito (4 milioni).
In termini percentuali, tuttavia, si collocava undicesima.
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L‟Italia è genericamente riconosciuta come “paese di recente immigrazione”, ma la
definizione non è del tutto corretta.
1
F. Coin, gli immigrati, il lavoro, la casa: tra segregazione e mobilitazione, politiche migratorie ,
FrancoAngeli, 2008, pp 30-32
2
F. Oliviero, il nuovo quadro della immigrazione estera in Italia, in Credere oggi, immigrati:
dall‟accoglienza all‟integrazione, edizioni messaggero Padova, 2006, pag 31
3
Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes 2006. Elaborazioni su dati del Ministero dell'Interno
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Per ragioni naturali, infatti, la nostra penisola è stata per secoli predisposta a divenire
terreno di incontro di correnti migratorie ed esperienze culturali disparate, che hanno
caratterizzato e conformato la vita sociale e culturale.
Nei secoli XVI-XVIII il contesto europeo era legato a migrazioni legate alle attività
preindustriali:
1) migrazioni di carattere coloniale, dirette a un insediamento stabile;
2) movimenti circolari, a carattere stagionale, per impieghi nelle attività agricole o
manifatturiere.
Tra il XVIII e XIX sec la rivoluzione industriale in Europa ha prodotto una forte
polarizzazione fra le regioni più ricche e quelle sempre più povere.
l‟Italia si inserisce da subito nei nuovi flussi. Nel secondo dopoguerra si accentuano i
fenomeni di migrazione interna, diretti in particolare dal sud verso il nord e dalla
campagna verso le principali città del Paese. Fino agli anni ‟70 non si parla mai di
immigrazione,ma semplicemente di presenza straniera. In Italia la storia migratoria può
essere suddivisa in tre periodi. Il primo periodo (anni‟60-80), sul piano giuridico della
mancanza di legislazione specifica in materia di immigrazione, su quello della
caratterizzazione dei flussi della temporaneità delle permanenze, da una marcata
stagionalità, da progetti migratori temporanei, e da donne immigrate nei lavori a
domicilio o di aiuto alla persona che arrivano in Italia in una rete organizzata di
allocazione della forza lavoro. Il secondo periodo (anni ‟90) è caratterizzato da una
maggiore stabilità della presenza migrante dovuta ai ricongiungimenti familiari, resi
possibili dalla legge Martelli, che permetteva l‟ingresso e il soggiorno in Italia per
motivi di lavoro , di studio,di culto e familiare. Il terzo periodo ancora in atto è
caratterizzato da una politica di chiusura differenziale delle frontiere che produce diritti
di cittadinanza diversificata sulla base della diversa titolarità del diritto alla mobilità e
alla libera circolazione. Di fronte al generale rallentamento dell‟economia mondiale e
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alla preoccupazione generata dalla presenza degli stranieri, i principali paesi di
immigrazione istituiscono nuove barriere all‟entrata di lavoratori.
Nel caso italiano l‟arrivo di nuclei di immigrati di consistenza quantitativamente
rilevante si verifica all‟inizio degli anni ‟70. Alla fine del 1970 gli stranieri
soggiornanti regolarmente in Italia sono 143.838.
Questo flusso si caratterizza fin dall‟inizio come conseguenza di fattori di espulsione
dai paesi di esodo e non di attrazione da parte del tessuto produttivo e sociale italiano,
investito della crisi economica tanto quanto il resto d‟Europa e impreparato
all‟accoglienza di nuova popolazione immigrata.
Il dato più certo per calcolare la presenza straniera in Italia è costituito dal numero di
permessi di soggiorno concessi dal ministero dell‟interno, che però non considerano:
gli ingressi irregolari; l‟immigrazione di ritorno di ex emigrati di prima o seconda
generazione;gli immigrati provenienti da Europa e altri paesi avanzati.
Tra gli anni ‟80 e ‟90 si comincia a parlare più seriamente del fenomeno, anche se, da
un punto di vista statistico, permangono le carenze e le stime azzardate.
Il problema principale è rappresentato dagli irregolari. Non si tratta di clandestini, ma di
overstayers: persone entrate in Italia regolarmente, quasi sempre con visto turistico, e
che alla scadenza si ritrovano in condizione di illegalità.
Dalle interviste da me sostenute alla domanda” perché molti scelgono l‟Italia per
immigrare”gli intervistati hanno evidenziato motivazioni diverse:
“Per gli albanesi è il primo punto di arrivo, non emigrano in Grecia e in Jugoslavia
perché sono considerati nemici, mentre gli italiani sono visti come amici; anche se
appena arrivano, cambiano subito idea. (Anila di nazionalità albanese)
“Per molti stranieri l’Italia è un’illusione, veniamo con molti sogni, molte speranze,
appena sbarchi vedi che è tutto diverso così o resti e sopporti oppure ritorni a casa.”
(Agim di nazionalità macedone)
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“Avevo il mito dell’Europa,pensavo di trovare tanti soldi,poi mia sorella era in Russia
per motivi di studio allora ho deciso di raggiungerla….ma dopo qualche giorno capii
che avevo fatto un grande sbaglio ma tornare indietro poi non è facile….da lì è iniziata
la mia lunga avventura.” (el hadji di nazionalità senegalese)
“ All’inizio sono venuto per curiosità, per passare un periodo di vacanza, poi ho
iniziato a lavorare stagionalmente, e successivamente ho trovato un’occupazione
stabile.
Poi gli anni sono passati ed ormai la mia vita l’avevo costruita qui, in Italia. Poi ho
conosciuto quella che poi sarebbe diventata mia moglie ed abbiamo deciso di costruire
una famiglia.” (Nasreddine di nazionalità algerina)
Stranieri residenti in Italia