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Nel 1960 si Ł raggiunto il limite! Si diceva che il cinema fosse divorato
dall artificio, ma in seguito l utilizzo di questi artifici si Ł moltiplicato.
L obiettivo supremo dei cineasti decadenti Ł ingannare il pubblico.
Dobbiamo esserne fieri? E tutto quello che abbiamo messo da parte in
questi cento anni di cinema? Illusioni con cui comunicare emozioni?
Grazie all inganno di un artista isolato?
La prevedibilit (la drammaturgia) Ł il vitello d o ro attorno cui danziamo.
Giustificare l azione attraverso la vita interiore dei personaggi sembra
molto complicato e non Ł arte alta . Mai come oggi l azione superficiale e i
film superficiali hanno ricevuto tanti elogi.
Il risultato Ł sterile, un illusione di pathos e di amore.
Per DOGMA 95 il cinema non Ł illusione!
Ai giorni nostri imperversa la tempesta tecnologica: l artificio Ł elevato al
rango di divinit . Ricorrendo alla nuova tecnologia chiunque, in qualunque
momento, pu spazzare via gli ultimi sussulti di ve rit nella stretta
soffocante della spettacolarit .
Le illusioni sono ci dietro cui il cinema delle il lusioni con una serie di
regole indiscutibili note con il nome VOTO DI CASTITA 1.
Girare alla Dogma 2 per molti significa sbarazzarsi del problema
economico di affittare una cinepresa, comprare la pellicola e svilupparla,
fare a meno di una troupe di professionisti e di attrezzature specifiche,
evitare dettagliati piani giornalieri di lavorazione da rispettare
rigorosamente.
1Lars von Trier, Il cinema come Dogma, conversazioni con Stig Bjorkman. Oscar
Mondadori, Milano 2001.
2Tina Porcelli, Lars von Trier e Dogma. Il castoro cinema, Milano 2001.
4
Poi baster muovere il piø possibile la telecamera per assicurarsi l effetto
mal di mare 3 e scatenare il proprio soggettivismo registico. E sar su
questi equivoci e su questi confusi discepoli che la critica cinematografica
continuer ad affondare la sua zampata ostile. La vera forza di Dogma
sta anche in quello che Ł il suo punto piø debole: il manifesto non ha
nessuna restrizione politica, Ł incentrato esclusivamente sugli aspetti
formali del linguaggio filmico ad eccezione dell ultima regola: la piø
indisponente, aggressiva ed arrogante 4.
Essa recita: Nei titoli non deve comparire il nome del regista ed Ł proprio
quella che viene ignorata dai discepoli approssimativi spuntati come
funghi in ogni dove 5. Vinterberg spiega sul sito ufficiale di Dogma che
l idea di omettere il nome del regista Ł di natura simbolica: essi non
rinunciano al loro ruolo di artisti e di ideatori. L attenzione non dovrebbe
focalizzarsi sui singoli lavori bens su ci che ac cade sullo schermo
davanti agli occhi dello spettatore. ¨ proprio ques ta la chiave per capire la
grande rivoluzione portata avanti da Dogma, che sembra ritornare al
grado zero del cinema, quello spettacolo delle origini dove tutto quello che
contava era il film proiettato e non la sigla autoriale del suo realizzatore.
Gli attori, inoltre, devono anche occuparsi da soli dei propri costumi, del
make up e dell acconciatura, essi non devono darsi pensiero di seguire la
macchina da presa, di camminare seguendo segni tracciati sul pavimento,
di sollevare il volto al momento giusto per essere colpiti da un apposita
luce.
3Tina Porcelli, Lars von Trier e Dogma. Il castoro cinema, Milano 2001.
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ibidem
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ibidem
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¨ la camera a seguire i loro movimenti e possono es primersi nella piø
totale libert . La loro recitazione Ł un flusso ini nterrotto che non Ł
delimitato dallo spezzettamento dei ciak cosicchØ gli interpreti sono
costretti ad un immedesimazione pressochØ totale e continuativa
rischiando di dimenticare quella sottile linea di confine tra finzione e realt ,
quel non riuscire piø a distinguere il film dalla vita. Dopo Dogma 95 non ha
piø senso parlare di inquadratura, gi il Cinemasco pe usato per il film Le
onde del destino era l anticipazione annunciata di uno scardinamento del
linguaggio prossimo a venire.
L intuizione geniale di von Trier non consiste in Dogma 95, quanto
nell aver sottratto il film video ad un ambito sperimentale di nicchia di
marginalit propriamente artistica per proporlo com e mezzo di
democratizzazione cinematografica che non teme l impatto col pubblico.
Egli utilizza il mezzo video per creare un nuovo linguaggio narrativo
differente dalle fiction dei mezzi di comunicazione di massa.
In tutti i film precedenti l esperienza di Dogma 95, uno dei protagonisti
della scena era il monologo interiore rappresentato dalla voce di un
personaggio oppure di un narratore; i film che seguono Le onde del
destino vedono venir meno la necessit di questa voce narr ante poichØ il
film assume l imperio del qui ed ora 6. Si fa strada l esigenza di un
racconto non mediato dalla manipolazione di una dimensione temporale
preordinata e di una memoria ingannevole.
6Roberto Lasagna, LARS VON TRIER. Gremese Editore, Roma 2003.
6
Con il movimento non si intende proporre una nuova ortodossia al posto di
quella ufficiale ma dare vita ad un azione di riscossa contro la superficialit
del cinema contemporaneo e la tempesta tecnologica 7 che lo ha
investito. Negli ultimi anni il cinema danese, come quello delle altre
nazioni europee, ha perso l identit forte di un te mpo. Oggi l immagine del
cinema Ł rappresentata in primo luogo dall industria statunitense, dai suoi
grandi mezzi e dalla diffusione estesa che la sostiene sul mercato
internazionale. Dogma 95 Ł una sorta di controproposta liberale con dei
padri spirituali quali Bergman, Dreyer e le avanguardie cinematografiche. I
primi film Dogma si concentrano su una recitazione di gruppo; Ł con Idioti
che le scelte poetiche- stilistiche indirizzano il film verso una forma ibrida e
contaminata di fiction e documentario. Il punto fermo ideologico Ł la
riflessione dell antipsichiatria, con la sua generale polemica contro gli
psicofarmaci e contro l ipocrisia, vera malattia mentale che opprime tutti.
La scommessa di Stoffer (leader del gruppo) Ł un invito a mettere in crisi
la corazza caratteriale 8 per lasciare sfogo ai veri sentimenti e alle
sofferenze. Stilisticamente il film rappresenta una gamma variegata di
emozioni, in cui trovano posto stati e sentimenti antagonisti quali
disperazione e divertimento, attrazione e sgomento.
Ad esempio la sequenza della scena d amore tra Jeppe e Josephine, l uno
che si finge idiota e l altra con seri disturbi, Ł un momento di sconcertante
poeticit in quanto si assiste all incontro di due animi che si offrono la loro
reciproca diversit .
7Roberto Lasagna, LARS VON TRIER. Gremese Editore, Roma 2003.
8
ibidem
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All interno del film si possono trovare altri momenti, ad esempio quando
Stoffer, il coordinatore degli altri ragazzi, spogliandosi in un eccesso di
rabbia, rincorre nudo un funzionario del comune urlando la sua disperata
contestazione e lanciando pietre ed improperi: una rabbia frustrata e
impotente. Egli si muove motivato dalla volont di contestare e cioŁ di
svelare le ipocrisie di chi cerca di ignorare il down o semplicemente il
diverso. Oppure quando Jeppe si oppone alla partenza di Josephine ed
utilizza il suo corpo per fermare l auto guidata dal padre della ragazza.
Sono episodi sostenuti da un accentuata effervescenza emotiva nel flusso
del racconto. Questi eccessi emotivi e melodrammatici sono il risultato
dell adesione alle regole di Dogma 95: regole restrittive e rigide che
tendono ad enfatizzare il racconto. Von Trier Ł stato attento a non perdere
di vista due peculiarit : l una tecnico formale, l altra poetico-
contenutistica. Il regista ha infatti difeso il ruolo della moderna
videocamera (strumento che pu essere utilizzato da chiunque senza
nessun particolare insegnamento), salvaguardando la necessit di un
linguaggio diretto, intimo, da psicanalista 9. Si potrebbe ipotizzare che
Astruc e la camera-stylo 10 abbia influenzato von Trier nella camera-
impulso 11.
Von Trier ha un rapporto talmente stretto ed intimo con gli attori da
condizionare pure l orditura delle immagini, infatti per lui non si tratta di
inquadrare bens di puntare. Inquadrare Ł delimitare, prendere le distanze
da qualcosa mentre puntare Ł andare verso qualcosa 12.
9Roberto Lasagna, LARS VON TRIER. Gremese Editore, Roma 2003.
10
ibidem
11
ibidem
12Flavio de Berardinis, Campi di visione. Bulzoni, Roma 2002.
8
Questo Ł il nucleo sensibile del lavoro di formalizzazione delle immagini
operato dal regista, egli si presta ad un contatto piø ravvicinato e fisico
cercando di catturare il lato piø umano e vero di ogni personaggio. Gli
attori non devono interpretare soltanto un ruolo, essi devono
immedesimarsi con tutto sØ stessi nella parte. Deve diventare un rapporto
di simbiosi. All aumentare della drammaticit della scena, aumenta la
veridicit del racconto in quanto la macchina punta ta fa in modo di
azzerare lo spazio temporale, essi non recitano bens vivono il loro
personaggio qui ed ora. Lo stile di Dogma si pone al servizio dell urgenza
emotiva, sostiene ed avvalora il carico di sofferenza e brusca
intemperanza con cui passioni e frustrazioni colorano il linguaggio
manifesto del vivere. I firmatari del Manifesto ( Thomas Vinterberg, Soren
Kragh-Jacobsen, Lars von Trier e Krys Levring) giurano di astenersi dal
gusto personale, di non ritenersi artisti e di considerare l istante piø
importante della totalit . I loro film sono spesso sconvolgenti, fanno
outing della ferocia, della quotidianit e dei sen timenti piø nudi e crudi che
ognuno di noi porta con sØ. I film Dogma disgelano smarrimenti, tensioni,
cupidigie dei valori correnti e mostrano il disgusto verso un umanit
ipocrita e con falsi sentimenti.
Il primo film Dogma Ł Festen di T. Vinterberg (1998). Il film Ł un invettiva
anarchica contro la famiglia come coacervo di calori istituzionali, fondati
sull apparenza conviviale e dell obbedienza al padre. Vinterberg usa con
maestria la cinecamera a mano.