PREMESSA Affrontando lo studio della millenaria storia cinese ci si accorge presto quanto
prevalga, nella storiografia tradizionale, la visione di una Cina continentale, tesa
da sempre nello sforzo di controllare i confini settentrionali e nord-occidentali, per
difendersi dai frequenti attacchi delle bellicose popolazioni che abitavano le terre
al di là di quei confini; la visione di una Cina contadina, le cui basi finanziarie
hanno poggiato per secoli sul possesso della terra e sui prodotti ad essa legati; di
una Cina immobile nel suo sistema-mondo sinocentrico 1
e nella sua etichetta
confuciana, che implicavano l’accettazione, da parte dei paesi stranieri, del ruolo
di subordinati, ruolo chiaramente marcato dai rigidi cerimoniali che regolavano
gli scambi tributari tra le due parti.
Questa visione ha lasciato poco spazio allo studio e all’analisi di un’altra Cina,
quella marittima, animata da ricchi mercanti che trafficavano beni esotici e di
lusso nei porti del sud-est asiatico, quando le imbarcazioni cinesi superavano di
gran lunga, per dimensione e velocità, le coeve navi arabe ed europee; una Cina in
cui i profitti derivanti dalle attività mercantili rappresentavano la maggiore fonte
di entrate per le finanze dell’impero 2
, e in cui le merci circolavano attraverso una
fitta rete di collegamenti regionali, interregionali ed internazionali; una Cina
costretta a riconoscere la parità diplomatica con i barbari, e persino a versare loro
dei tributi 3
, ma le cui finanze si arricchivano proprio grazie a questa formale
sottomissione, accettata dalla nuova classe burocratica che sul commercio fondava
una nuova ricchezza; una Cina che domina i mari orientali, attraverso un circuito
di rotte che dall’arcipelago giapponese si estendeva fino all’oceano indiano e alle
1
Il ruolo e la posizione che la Cina si attribuiva nel mondo, secondo la tradizionale visione
confuciana, è un argomento ampiamente dibattuto dai sinologi. Una lavoro fra tutti è quello di
John King Fairbank, The Chinese World Order: Traditional China’s Foreign Relations .
2
Shiba Yoshinobu, Commerce and Society in Sung China . Ann Arbor: University of Michigan,
Center for Chinese Studies, 1970.
3
Ci si riferisce ai trattati del 1005, 1044 e 1141, stipulati rispettivamente con i Liao 辽 , i Xi Xia 西 夏 e i Jin 金 . L’atteggiamento conciliatorio e dimesso nei confronti delle popolazioni barbare del
nord, sancito per la prima volta dal trattato di Shanyuan (1004), dominò il panorama politico
dell’epoca, ed era appoggiato dalla fazione conservatrice e dalla gran parte dei letterati e degli
storiografi del tempo, come ad esempio Sima Guang 司 马 光 .
4
coste dell’Africa orientale, circuito su cui poi si inseriranno gli europei a partire
dal XVI secolo 4
.
È stata questa la Cina Song 宋 (960-1279), in particolare dei Song Meridionali 南 宋 (1127-1279); scopo del presente lavoro è cercare di mettere in luce quella
dimensione marittima della Cina che è stata a lungo sottovalutata, e che solo
ultimamente ha visto gli sforzi di numerosi e validi sinologi per una sua giusta
valorizzazione.
La Via marittima della seta, che ha origini antiche e lunga storia, è un argomento
di tale ampiezza da meritare l’attenzione e la dedizione di studiosi di vari campi e
discipline, e andrebbe analizzata a fondo in ogni sua parte; comunque, questo
lavoro si propone di presentarla nel suo periodo di maggior splendore e ricchezza,
ovvero i secoli X, XI, XII e XIII, e dal punto di vista del paese che ne ha
dominato a tutti gli effetti le rotte: la Cina.
Mantenendo fitte relazioni commerciali e diplomatiche con tutti i paesi marittimi
dell’Asia orientale, sudorientale, meridionale e occidentale, sino a comprendere
anche le coste orientali dell’Africa, la Cina Song ha potuto accumulare ricchezze
tali da sopravvivere per ben tre secoli, a dispetto della sua posizione di debolezza
militare e diplomatica rispetto alle potenti tribù del nord; ha vissuto una grande
rivoluzione commerciale, che ha accelerato il processo di evoluzione sociale
cominciato con il disgregarsi del sistema Tang 唐 ; ha mantenuto saldo il suo
fascino e la sua forza di attrazione eterna, attirando presso le sue città costiere
mercanti privati di ogni nazionalità, e delegazioni ufficiali da parte dei sovrani
stranieri; ha creato una marina militare efficiente, che otteneva vittorie laddove
l’esercito subiva sconfitte. La Cina Song è stata insomma, a tutti gli effetti, una
potenza mercantile e marittima
5
.
Per cercare di mettere a fuoco le cause, le modalità, i tempi e i luoghi in cui si è
svolto questo cambiamento, verranno tenuti in considerazione i seguenti fattori:
4
I portoghesi furono i primi europei ad arrivare nei mari orientali, stabilendo nel 1503 l’avamposto
di Goa.
5
Questo ruolo di potenza marittima non aveva precedenti, né ebbe seguito nella storia, se si
riconosce come avente natura diversa il ruolo che l’impero ha esercitato sui mari sotto la dinastia
Yuan 元 e i primi Ming 明 . A tal proposito, si vedano le analisi di Wang Gungwu e Lo Jung-pang.
5
• La gestione tradizionale dei rapporti con l’estero, in particolare con i paesi
del Nanyang 南洋
6
, dalle origini all’epoca Tang (618-907), al fine di
mettere in luce le differenze rispetto alla gestione condotta in epoca Song;
• Il ruolo giocato dal buddhismo nello sviluppo dei traffici via mare;
• Il ruolo che in questo sviluppo giocò il periodo di interregno del X secolo 7
,
quando le regioni meridionali poterono sperimentare, grazie all’autonomia
politica e amministrativa, nuove forme di fiscalità, di gestione delle risorse
e del commercio; le esperienze maturate nel periodo di interregno furono
fondamentali per la fioritura economica e mercantile del periodo
successivo, specie per quanto riguarda le regioni costiere come il Fujian 福 建 ;
• Il ruolo dei mercanti persiani e soprattutto arabi, che si inserirono nei
circuiti commerciali estremorientali e li monopolizzarono, in qualità di
intermediari;
• Le vicende storico-politiche dell’impero Song, che hanno portato al
cambiamento della tradizionale politica estera dell’impero, nonché del
tradizionale approccio confuciano alle relazioni con le popolazioni
straniere e alle attività mercantili;
• I grandi cambiamenti economici e sociali del periodo Song;
• Lo sviluppo dell’architettura navale e i grandi progressi nel campo della
navigazione, che hanno consentito ai mercanti cinesi di scalzare il dominio
arabo sui mari estremorientali, e hanno aumentato la mobilità e le
migrazioni della popolazione cinese nei paesi del Nanyang.
6
Il termine Nanyang , letteralmente “oceano meridionale”, si riferisce generalmente all’intero sud-
est asiatico, ma talvolta comprende anche altri territori, purché a sud della Cina, come ad esempio
l’Australia. Il confine occidentale dell’area così denominata è comunque l’isola di Sumatra, e non
comprende quindi l’Asia meridionale marittima.
7
Il periodo detto delle “Cinque dinastie e Dieci regni” 五代十国 (907-960).
6
CAPITOLO 1: LA CINA E L’ALTRO. IL COMMERCIO MARITTIMO
ALL’INTERNO DEL SISTEMA SINOCENTRICO 1.1 IL SISTEMA SINOCENTRICO
Antichità, ampiezza e ricchezza hanno fatto della Cina il centro naturale del
mondo estremorientale, anche grazie alla conformazione geografica della regione,
che rendeva netta la separazione con l’Asia occidentale e meridionale, e definiva
l’area culturale cinese in modo quasi naturale.
Questa centralità rappresenta l’elemento portante su cui la Cina ha costruito il suo
ordine mondiale tradizionale, un modello normativo di idee e pratiche che si è
sviluppato secondo una visione del mondo sinocentrica, e che regolava, almeno
nella teoria, i rapporti che l’impero intratteneva col resto del mondo.
Secondo la tradizionale visione sinocentrica, l’universo è visto come un
organismo al cui centro è collocata la Cina. Il termine Tianxia 8
天下 (ciò che sta
sotto il cielo), su cui governa il Tianzi 天子 (il figlio del Cielo) era solitamente
utilizzato per designare l’impero cinese
9
, che comunque comprendeva in genere la
gran parte del mondo conosciuto, ovvero il Zhongguo 中国 e i paesi stranieri che
ne erano tributari.
All’interno di questo sistema, le popolazioni straniere sono collocate più o meno
vicine al centro, a seconda del loro grado di sinizzazione, o possibilità di
sinizzazione. Inoltre, il sistema prevede che:
•Tutte le popolazioni straniere sono escluse dal centro, il quale può essere
formato solo dall’impero cinese, a meno che esse non siano completamente
sinizzate (come accadde, nel corso dei secoli, per le popolazioni che
abitavano le terre a sud dello Yangzi 扬 子 , progressivamente inglobate
8
Il termine compare in epoca Zhou 周 (XII-III secolo a.C.) assieme al termine Zhongguo , ad
indicare una già netta distinzione tra ciò che è interno, cinese e superiore, e ciò che invece è
esterno, barbaro ed inferiore. Lien-sheng Yang, Historical notes on the chinese world order , in
Fairbank, John K. The chinese world order: Traditional China’s Foreign Relations . Cambridge:
Harvard University Press, 1968.
9
A volte il termine Tianxia era usato per indicare il mondo intero, comprendendo cioè i territori
stranieri nella loro totalità.
7
nell’impero e completamente sinizzate; a quel punto, non erano state più
considerate come straniere)
10
;
•Le diverse popolazioni “barbare” sono collocate all’interno del sistema
secondo quello che era considerato il loro “grado di civilità”, ovvero la
vicinanza alla cultura, ai valori confuciani e allo stile di vita cinese
11
. Più ci
si allontanava dal centro, più si era distanti dal modello sinico. Di
conseguenza, ad occupare le posizioni più vicine al centro c’erano i paesi
che avevano acquisito il modello confuciano: la Corea, il Giappone, le
Ryukyu e il Vietnam;
•La civiltà cinese è per natura superiore, poiché colui che governa
sull’impero, il Figlio del Cielo, ha ricevuto il mandato direttamente dal cielo
(tianming , mandato celeste 天命 ) , e possiede la virtù (il de 德 ) che gli
consente di governare in modo retto;
•I paesi stranieri riconoscono la virtù dell’imperatore e la superiorità della
civiltà cinese, tanto da avvicinarsi spontaneamente e riconoscersi suoi
subordinati, principalmente attraverso il sistema del tributo. L’imperatore, in
quanto figlio del Cielo, ha l’obbligo morale di attirare a sé le popolazioni
barbare
12
, per trasmettere loro la luce della civiltà. In questo modo, si dice
che i barbari “vengono per essere trasformati” ( laihua 来化 );
•Potenzialmente, tutti i “barbari incivili” ( shengfan 生番 ) possono diventare
“barbari civilizzati” ( shufan 熟番 ).
Naturalmente, la Cina era consapevole della presenza di altre civiltà avanzate nel
resto del mondo. Documenti di epoca Han riportano e descrivono con
ammirazione dei Da Qin 大秦 , cioè dell’impero romano 13
; durante il medioevo,
10
Il termine “straniero” indicava colui che non faceva parte della civiltà cinese, né politicamente,
né culturalmente, ma viveva ai margini di essa. Con l’espandersi dell’impero, quindi, sono
cambiate le popolazioni considerate “straniere”.
11
Una fondamentale distinzione era fatta, ad esempio, tra le popolazioni nomadi e quelle
sedentarie, e queste ultime erano a loro volta divise a secondo dei metodi agricoli e delle colture
principali che reggevano il sistema alimentare del luogo.
12
Nello Hou Han Shu 后 汉书 si afferma: “Se il figlio del Cielo agirà secondo la pietà filiale, i
barbari delle quattro direzioni saranno pacifici. Se invece il sovrano apparirà incapace di
controllare i barbari, cadrà anche la legittimità all’interno”.
13
Nelle mappe cinesi, questo esonimo è rimasto in uso ad indicare Roma sino al XVI secolo.
8
molti cinesi nutrivano profondo rispetto per l’India, patria del buddismo 14
.
Politicamente e militarmente, più volte la Cina riconobbe alcune popolazioni
vicine come avversari eguali: i Xiongnu 匈奴 in epoca Han 汉 , i Tujue 突厥
(turchi) e i Tufan 吐蕃 (popolazione tibetana) in epoca Tang; Liao, Jin e Yuan in
epoca Song. In queste relazioni, erano spesso usati termini di parentela nei
documenti ufficiali, termini che indicavano un certo grado di parità: così
l’imperatore Song, ad esempio, si definiva fratello maggiore dell’imperatore Liao.
Le relazioni col mondo esterno erano gestite secondo questo modello, partendo
cioè dalla presupposta superiorità della civiltà cinese, ed erano viste come
espressione esterna dei principi interni di ordine sociale e politico che regolavano
lo stato e la società cinese, cioè gerarchiche e non-egualitarie. Le popolazioni
straniere erano inserite in questa gerarchia in modo graduale e concentrico, a
seconda della loro vicinanza e compatibilità con la civiltà cinese; secondo John K.
Fairbank il mondo esterno alla Cina consiste di tre fasce:
1. I paesi sinizzati: Corea e Vietnam, tributari più vicini all’impero, che
in parte furono anche direttamente governati dalla Cina; le isole Ryukyu, il
Giappone (solo in alcuni periodi storici). Essi si sono sviluppati all’interno
dell’area culturale cinese, e hanno fatto proprie le sue caratteristiche
peculiari: sistema di scrittura ideografico, organizzazione sociale e familiare
confuciana, sistema degli esami, modello di monarchia e burocrazia.
2. Le popolazioni nomadiche o semi-nomadiche dell’Asia centrale,
culturalmente ed etnicamente non cinesi, ma tributarie dell’impero.
3. I “barbari esterni” ( waiyi 外夷 ), generalmente distanti, via terra o via
mare, dall’impero, a cui era richiesto di presentare il tributo in occasione
degli scambi commerciali; erano compresi in questa categoria i paesi del
sud-est asiatico, dell’Asia meridionale, i paesi europei, e in determinati
periodi il Giappone.
14
La posizione speciale che l’India ricopriva nell’ordine mondiale cinese si evince, per esempio,
dalla sezione del commentario allo Shuijing 水 经 scritto da Li Daoyuan
郦 道元 , che si basò sulle
note del pellegrino Fa Xian. Cfr. Tansen Sen, Buddhism, Diplomacy and Trade. The Realignment
of Sino-Indian Relations, 600-1400 , University of Hawai’i Press, Honolulu, 2003, p.8.
9
I “barbari delle quattro direzioni” ( siyi 四 夷 ) avevano nomi diversi a seconda della
loro collocazione geografica: a sud vi erano i man 蛮 , ad ovest i rong 戎 (o qiang
羌 ), a nord i di 狄 e ad est gli yi 夷 . La scelta dei caratteri è significativa
dell’atteggiamento di superiorità e disprezzo con cui ci si rapportava nei confronti
delle popolazioni straniere: essi sono infatti composti con radicali di animali.
La distinzione in quattro direzioni, invece, ordina i barbari a seconda della loro
pericolosità, e per le differenti abitudini e bisogni. Se, da una parte, le frontiere
settentrionali sono sempre state un problema dal punto di vista della sicurezza,
dall’altra le popolazioni meridionali non hanno mai costituito alcuna minaccia
reale per l’integrità e la sicurezza dell’impero, e, sebbene fossero viste dai cinesi
come non civilizzate e rustiche, tuttavia conducevano uno stile di vita senz’altro
più vicino a quello cinese (sedentario e contadino) di quanto non lo fosse quello
condotto dalle tribù del nord (nomadico e pastorale).
Il sistema sinocentrico 10
1.2 LA RETORICA DEL TRIBUTO
Le relazioni con l’estero erano tradizionalmente condotte all’interno del sistema
del tributo ( chaogong tixi 朝 贡体系 ), un sistema assai peculiare che prevedeva
l’invio, da parte dei sovrani dei paesi stranieri, di missioni periodiche presso la
capitale cinese, con l’incarico di portare messaggi e doni, e l’obbligo di adeguarsi
al protocollo cinese. Il rapporto che si stabiliva tra i due paesi era fortemente
gerarchico, poiché implicava il riconoscimento della superiorità morale e culturale
della Cina da parte degli stati inferiori. Quando un nuovo sovrano saliva al trono,
per esempio, ci si aspettava che si recasse in Cina per essere formalmente
riconosciuto.
La delegazione straniera era ricevuta secondo date e frequenze stabilite
15
, veniva
istruita circa il cerimoniale da eseguire, e solo dopo veniva ammessa all’udienza
della corte. Dopo aver espletato tutti i doveri imposti dal rituale, la delegazione
straniera riceveva in dono il calendario e il sigillo imperiale, come simbolo della
sua appartenenza la mondo cinese, e ricambiava presentando come tributo
prodotti del proprio paese d’origine. L’imperatore cinese elargiva a sua volta
preziosi doni, spesso aventi un valore di gran lunga superiore rispetto a quelli
presentati dalla delegazione straniera, tuttavia non era l’oggetto in sé a
rappresentare il valore dello scambio: ciò che importava, era solo il rapporto che
questo cerimoniale andava a sancire, ovvero l’accettazione, da parte dei paesi
stranieri, del ruolo di subordinati e tributari dell’impero cinese.
I re stranieri accettavano di buon grado questa formale sottomissione, prima di
tutto perché acquisivano legittimazione agli occhi dei propri sudditi e dei paesi
vicini; in secondo luogo, ricevevano aiuti militari dalla Cina in caso di invasione o
attacco nemico, o almeno una mediazione in caso di dispute (se si trattava di altri
stati tributari); inoltre, al paese tributario non erano richieste tasse di alcun tipo;
ma soprattutto, presentare il tributo era l’unico mezzo ufficiale attraverso il quale
era possibile commerciare con la Cina. Secondo Victor Purcell, lo scambio
cerimoniale di doni era esso stesso una forma embrionale di commercio 16
.
15
Maggiore era la vicinanza –politica e culturale- e l’importanza del Paese che presentava il
tributo, maggiore era la frequenza delle missioni tributarie.
16
Cfr. Purcell, Victor. The Chinese in Southeast Asia . Oxford University Press, 1951, xxvii.
11
Nell’ambito tributario era consentito condurre le operazioni commerciali subito
dopo aver assolto alle formalità richieste nella capitale, per un periodo di tempo
compreso in genere tra i tre e i cinque giorni. Era possibile effettuare le
transazioni nella capitale, nei mercati di frontiera e nei porti stabiliti, e solo
secondo i prezzi e le quantità fissate dalla Cina. Le restrizioni erano tante, ma
nonostante ciò, gli stranieri traevano grandi profitti dal commercio con la Cina.
Le prime registrazioni ufficiali che riportano di ambasciate di questo tipo da parte
dei paesi stranieri risalgono all’epoca Han (206 a.C.-220 d.C.), e si moltiplicano
durante le dinastia successive: nel 179 a.C., il re degli Yue meridionali (Nanyue 南 越 , corrispondente a parte dell’odierno Vietnam) presentò tributo ufficiale alla
corte dell’imperatore Wen 文 (202-157 a.C.); rapporti tributari regolari vennero
avviati con Palembang a partire dall’epoca delle Dinastie del Sud e del Nord 南北 朝 (420-581), e con Giava, Sumatra, Siam e Malesia durante le dinastie Sui 隋
(581-618) e Tang (618-907). Cambogia e Borneo ebbero contatti sporadici e
discontinui fino all’epoca Song, quando ricevettero il sigillo imperiale.
Tutti, in teoria, avrebbero dovuto presentare il loro tributo all’imperatore, ma di
fatto non sempre era così. Come si vedrà più avanti, la Cina di epoca Song si è
dovuta scontrare contro una realtà geo-politica che non poteva essere affrontata
adottando il sistema sinocentrico, ma che imponeva un sistema asiatico multi-
statale, in cui la Cina doveva accettare come suoi pari altre formazioni statali
tradizionalmente etichettate come “barbare”. Il sistema si è rivelato dunque
flessibile, pur conservando la retorica del tributo ad uso interno.
Il commercio marittimo con i paesi dell’Asia meridionale e sud-orientale, secondo
quanto riportato dai documenti di epoca Han (e quindi secondo la tradizionale
visione confuciana), fu avviato sotto patrocinio imperiale sotto forma di “sistema
del tributo”. Il fatto che il commercio fosse una delle funzioni del sistema
tributario, e che il tributo fosse più che altro una forma di commercio
“mascherata”, non significa che non esistessero forme di commercio precedenti
alle missioni tributarie, né che il commercio si limitasse solo a quello condotto
all’interno del sistema del tributo. Al contrario, la gran parte delle attività
commerciali si svolgevano all’esterno di questo sistema.
12
In realtà, come Wang Gungwu ha messo in luce ed esaustivamente argomentato 17
,
il commercio marittimo cinese si è storicamente organizzato su due livelli
differenti: quello “pubblico” e quello “privato”. Mentre il primo comprendeva le
attività commerciali che rientravano all’interno del sistema del tributo, e in una
certa misura anche la compravendita di oggetti legati al culto buddhista
18
, il
secondo comprendeva invece le attività di scambio dei mercanti e dei funzionari
nei porti, che essi svolgevano direttamente con i mercanti stranieri che
giungevano nelle coste cinesi.
La distinzione tra commercio marittimo “pubblico” e “privato” è sempre stata
abbastanza marcata sin dalla nascita del sistema tributario. Nel corso dei secoli, le
attività private sono cresciute in volume ed importanza: se in epoca Sui e Tang già
divennero la porzione dominante, si può affermare che sotto i Song, in particolare
i Song meridionali, non esistesse più un commercio che potesse essere definito
“pubblico”.
1.3 I RAPPORTI CON IL NANYANG DALLE ORIGINI ALL’EPOCA TANG
La civiltà cinese è nata nella Pianura Centrale, lungo l’alto-medio corso del fiume
Huang He 黄河 , lontano dal punto in cui esso sfocia in mare; è stata in origine una
civiltà prettamente contadina e guerriera, per la quale il mare altro non era che il
pacifico confine orientale del mondo conosciuto, oltre il quale vi era il misterioso
mondo degli immortali.
La progressiva espansione della civiltà cinese si è diretta, nel corso dei secoli, in
tutte le direzioni, ma in particolare verso le regioni sud-orientali, grazie alla
relativa facilità d’accesso e all’assenza di popolazioni particolarmente bellicose.
Gli innumerevoli chilometri di coste che l’impero andava man mano inglobando
nel suo territorio hanno fatto della Cina anche un paese marittimo, consentendo lo
sviluppo delle relazioni commerciali con l’estero anche via mare, dapprima lungo
percorsi costieri, più tardi attraverso fitte rotte oceaniche.
Come è facile immaginare, i primi scambi commerciali con il sud della Cina
hanno preceduto la conquista culturale di questi territori. Secondo Wang Gungwu,
17
Wang Gungwu. China and the Chinese Overseas . Singapore: Times Academic Press, 1997.
18
Ci si riferisce, naturalmente, agli scambi sponsorizzati dalla corte, che riguardavano l’acquisto di
oggetti e spezie di cui avevano bisogno i monasteri e i templi buddhisti cinesi.
13
una prima parziale sinizzazione delle regioni meridionali fu infatti stimolata dai
contatti commerciali che già da tempo legavano il sud al nord
19
. Alla conquista
culturale, è seguita quella politica e militare. La crescente domanda di beni di
lusso esotici -quali perle, corna di rinoceronte, carapaci di tartaruga, avorio, spezie
e così via-, da parte della classe dominante della sempre più prospera civiltà
cinese, può essere stata una delle motivazioni della spinta espansionistica verso le
regioni meridionali. L’espansione cinese ha riguardato dapprima la Manciuria e le
regioni a sud dello Yangzi, dalle quali è stato possibile allacciare rapporti
commerciali con la Corea e il Giappone; successivamente, la conquista dell’intero
meridione cinese, sino a comprendere il golfo del Tonchino e raggiungere il Mar
Cinese Meridionale, ha consentito l’apertura dei traffici commerciali con i paesi
dell’Asia sud-orientale.
La storia delle relazioni che l’impero ha intrattenuto con i paesi dell’Asia
marittima può essere divisa in 4 fasi principali:
I.Una prima fase di formazione, dalle origini alla caduta della dinastia Qin
秦 ;
II.La fase dello sviluppo, che inizia con la dinastia Han e termina sotto i
Tang;
III. Il periodo di consolidamento e massima espansione, sotto le dinastie Song,
Yuan e primi Ming, quando la Cina si afferma come indiscussa potenza
marittima;
IV.La fase dell’apogeo e del declino, a partire dal medio periodo Ming.
Per i fini del presente lavoro, si intende anzitutto fornire una panoramica generale
delle relazioni commerciali tra la Cina e i paesi del Nanyang sino all’epoca Tang.
Lo scopo è mettere in luce la natura di queste relazioni, attraverso l’esposizione
del loro sviluppo cronologico e geografico, per poterla confrontare con la diversa
natura che queste relazioni assunsero in epoca Song.
19
I regni non-cinesi di Wu 吴 e Yue 越 (che occupavano le regioni odierne del Jiangsu 江 苏 e
Zhejiang 浙江 ) divennero, nel corso del V sec. a.C., ricchi e potenti anche grazie al commercio con
le città cinesi del nord. Il loro successo è stato attribuito da una parte alle avanzate tecniche
nautiche, e dall’altra all’adozione delle istituzioni cinesi, primo passo verso la “sinizzazione”.
14
Dalla navigazione fluviale alle prime spedizioni marittime Le prime esperienze di navigazione dei cinesi risalgono al Neolitico di 7000 anni
fa, quando si iniziarono ad utilizzare le prime imbarcazioni in legno sui fiumi
della pianura centrale. Già il Classico dei Mutamenti ( Yijing 易 经 ) parla del
leggendario Imperatore Giallo come colui che per primo impiegò “gli alberi come
navi e remi 20
”.
La navigazione lungo le coste iniziò intorno al 1200 a. C., vicino alla foce del
Fiume Azzurro, ma le prime sperimentazioni ardite in mare aperto risalgono al
VII sec. a. C., quando il re Cheng 成 di Chu 楚 avviò alcune spedizioni verso sud.
La navigazione marittima è stata così precoce, in Cina, grazie al clima monsonico,
che determina venti prevedibili e costanti, e consente quindi un uso esteso delle
vele.
È possibile che già in epoca Zhou la Cina avesse dei contatti con i paesi del
Nanyang: l’etnologo austriaco Robert von Heine-Geldern, nel suo Prehistoric
Research in the Netherlands Indies , ha affermato che alcuni elementi decorativi
delle tribù Dyak del Borneo e dei Ngada di Flores presentano chiare influenze
dello stile cinese del tardo periodo Zhou. Tuttavia, finora le campagne
archeologiche hanno fornito prove certe solo relativamente al periodo Han.
Fin dall’epoca degli Stati Combattenti, il commercio cinese era anche penetrato
nel complesso dei paesi marittimi delle grandi pianure che formavano il
Guangdong 广 东 e il Vietnam (il bacino dello Xijiang 西江 nella regione di
Canton e il delta del Fiume Rosso 红 河 ), fino all’attuale Da Nang (Tourane). In
prima persona, però, i cinesi non presero parte al commercio attraverso il Mar
Cinese Meridionale fino alla conquista di quei territori, all’epoca del Primo
Impero.
Il Primo Imperatore Qin Shihuang 秦始皇 fu colui che unificò l’intero territorio
cinese, nel 221 a.C., e fondò il Primo Impero. Le campagne militari seguite
all’unificazione, che estesero ulteriormente l’influenza e la potenza dell’impero,
furono a tutti gli effetti “guerre imperialiste
21
” mosse contro territori stranieri,
20
Cfr. Donatella Guida, Immagini del Nanyang . Napoli: Opera Universitaria. Istituto Universitario
Orientale, 1991, p.14.
21
Wang Gungwu, The Nanhai Trade. A Study of the Early History of Chinese Trade in the South
China Sea . Journal of the Malayan Branch of the Royal Asiatic Society, vol. XXXI parte 2 (1958),
p.8.
15
abitate da genti non cinesi, gli Yue. La motivazione principale dell’invasione dei
regni Yue, che si estendevano dalle coste meridionali dell’odierno Zhejiang
all’area dell’attuale Hanoi, nel Tonchino, era prevalentemente di natura
economica: secondo quanto riportato nello Huainan Zi 淮南子 , nello Shiji 史 记 e
nello Hanshu 汉书 , erano quelle regioni ricche e di grossa importanza strategica,
dalle quali ottenere i beni esotici e di lusso più richiesti. Ciò che ottenne il Primo
Imperatore da questi territori, tuttavia, si limitò ai prodotti locali o provenienti
dalle immediate vicinanze dell’Annam meridionale. Non c’era ancora stato uno
stimolo vero a sviluppare commerci regolari con la penisola malese e oltre.
Tra le prime imprese marittime, vanno ricordate le leggendarie spedizioni dello
stregone di corte Xu Fu 徐福 , inviato verso oriente dal Primo Imperatore, alla
ricerca delle “isole dell’immortalità” ( fusang 扶桑 ). Si dice che egli si sia
imbarcato nel 219 a.C. con una flotta di oltre 60 navi e 3000 giovani uomini e
donne, ma, non trovando quelle mitiche terre, sia tornato in patria nel 210 a.C.
asserendo di aver trovato il cammino sbarrato da una creatura marina gigante, e
chiedendo degli arcieri che potessero sconfiggerla; lo stesso anno, ottenuto un
gruppo di arcieri, partì per una seconda spedizione, dalla quale però non fece mai
ritorno 22
.
Apertura e sviluppo delle rotte oceaniche La seconda fase si apre con le spedizioni marittime di epoca Han, in particolare
sotto l’imperatore Wudi 武帝 . Le sue campagne militari avevano portato l’impero
alla massima espansione: il confine occidentale correva lungo l’attuale
Kirghizistan, quello nordorientale toccava l’odierna Corea del Nord, e quello
meridionale il Vietnam settentrionale
23
. Proprio quest’ultima zona diventa, a
cavallo dell’epoca cristiana, era la principale area commerciale dell’estremo
oriente, poiché ospitava ben tre porti internazionali: Canton, Hepu 合浦 e il porto
del Tonchino; entrato nell’orbita politica cinese nel III sec. a.C. e definitivamente
22
Lo Shiji di Sima Qian riporta che Xu Fu arrivò in un posto “pianeggiante e acquitrinoso” ( 平原 广 泽 ) e si proclamò re di quelle terre. Teorie più tarde ipotizzano un suo arrivo in Giappone.
23
I primi interventi nella regione risalgono al 181, ma è solo nel 111 che il regno di Nanyue
diventa una commenda cinese.
16