2
fresca sorgente durante un caldo pomeriggio d’Agosto
1
. Dal punto di vista
formale, egli dà prova di possedere ad alti livelli le virtù classiche:
chiarezza, concisione, e la forza di subordinare i dettagli all’effetto
d’unione, una forza capace di creare uno scenario preciso, di farci sentire,
attraverso l’esercizio di tutti i suoi sensi, le vaste implicazioni del mondo
fisico, sia pure quello piccolo della vita domestica e dei sobborghi. Layton
riesce ad esprimersi in modo superbamente immediato ed il lettore
percepisce con chiarezza che il suo è il solo modo in cui una determinata
cosa deve essere espressa: la sua non è una poesia dal significato
nascosto in un linguaggio oscuro o piegato ad adattarsi alle necessità di
rima o ritmo. È un verso intelligente, conversativo, spesso frammentario,
«aiming toward the momentous in the trivial, toward pleasure through
displeasure, toward the object in the subject, toward unity through
disjunction, and toward stile in spontaneity»
2
.
La cosa che più affascina, a mio avviso, nella sua opera è il
modo schietto, chiaro, esplicito con cui affronta ogni argomento, dalla
guerra, al sesso, ai suoi ricordi. Molto di quanto scrive parla di vita
cittadina, di strade, parchi, sale da ballo e di ragazze. La sua è una poesia
profondamente autobiografica «an authentic, faithful recording of
experiences»
3
, e basta una lettura anche superficiale per intuirlo con
estrema facilità. Questo, in Layton, non è sinonimo di parzialità,
monotonia, mono-visione del mondo: più che l’unicità della sua visione,
colpisce la molteplicità di facce che ci mostra, in quanto tale unicità si
1
: Alden A. Nowlan, recensione a A Red Carpet for the Sun, The Fiddlehead, 44
(Primavera 1960), p. 42-44. Ristampato in Irving Layton, The Poet and His Critics, a cura
e con introduzione di Seymour Mayne (Toronto: McGraw-Hill Ryerson Ltd, 1978), p. 96.
2
: Hayden Carruth, “The Heaven-Sent, Lively Rope Walker, Irving Layton”, Tamarack
Review, 39 (Primavera 1966), 68-73. Ristampato in Irving Layton, The Poet and His
Critics, cit., p. 154
3
: Elio Chinol, “A Voice from Canada”, in Italian Critics on Irving Layton, A Symposium
edito da Alfredo Rizzardi (Abano Terme: Piovan Editore, 1988) p. 16.
3
esprime nell’abbondanza e varietà, e non in una ridondanza limitativa.
Sebbene sia stato affermato che la poesia di Layton si imperni su tre
argomenti principali - amore, immaginazione, potere - egli riesce a provare
(e a far provare) sensazioni fra le più disparate, utilizzando una scelta di
suoni, parole, neologismi mai vista ed una struttura della frase poetica
particolarmente articolata.
Eli Mandel ha notato che, leggendo le sue opere, è inevitabile
constatare la consapevolezza da parte di Layton stesso che le sue poesie
«lead double existences, that there is a vigorously reciprocal relationship
between his social and moral satire and his metaphysics, and that his
concern is the tension between imagination, fact and convention»
4
,
tensione che si concretizza come conflitto fra il poeta, la natura e la
società. La coesistenza di problematiche complesse e svariate non si
traduce però in un linguaggio artificioso ed oscuro, infatti, come ha
giustamente rilevato Northrop Frye, «his meaning is always
straightforward: he has a solid structure of imagery rooted in concrete
nouns and simple verbs, and he makes relatively little use of complex
patterns of the accidents of language, rhyme, alliteration, assonance and
the like, which cannot be translated into another language except by other
accidents»
5
. Lo stesso Layton ha affermato, inoltre, che è solo l’intuizione
a determinare «the stanza division and the length of lines»
6
.
Una poesia estremamente precisa, dunque, dai significati diretti,
un linguaggio chiaro ed essenziale, con pochi meccanismi complessi quali
4
: Eli Mandel, recensione a A Laughter in the Mind, The Dalhousie Review, IXL, 1
(Primavera 1959), p. 119,121, 123. Ristampato in Irving Layton, The Poet and His Critics,
cit., p. 62.
5
: Northrop Frye, “Introduzione” a Il Freddo Verde Elemento di Irving Layton, trad. di
Amleto Lorenzini (Torino, Italia: Giulio Einaudi, 1974), p. v-viii. Ristampato in Irving
Layton, The Poet and His Critics, cit., p. 251.
6
: Caterina Ricciardi, “Irving Layton: On Poetry. A Conversation”, in Italian Critics on
Irving Layton, A Symposium, cit. p. 100.
4
rima, allitterazione, assonanza e similitudini. Ma ne scaturisce ugualmente
una straordinaria ricchezza e varietà di immagini, associazioni inaspettate,
il senso più puro della parola e del ritmo, anzi, un vero e proprio «mastery
of rhythm, which controls the speed and direction of emotional intensity»
7
.
Infatti anche se «the prevailing rhythms of speech, and the
diction generally is colloquial» ci sono momenti in cui «language and
rhythm take on a richness and emphasis that gives an effect that is
sometimes purely lyrical and sometimes has a classic and monumental
stillness».
Nonostante la rabbia presente nella sua poesia, nonostante gli
scenari apocalittici, nonostante il sarcasmo, l’odio feroce, le invettive, gli
insulti, ciò che da subito ho percepito nella sua opera, e ciò che
maggiormente ho apprezzato, è stato un profondo sentimento di amore
incommensurabile per la vita, in ogni sua forma, e per la libertà:
Every bird I see
carries in its beak
my love for the world.
Not only for the gracious things in it
but for the ugly,
for vomit and dust
as for sunlight on a quiet empty pier….
[“Early Morning in Mithymna”
8
]
7
: A. J. M. Smith, “The Recent Poetry of Irving Layton: A Major Voice”, Queen’s
Quarterly, LXII, 4 (Inverno 1956), p. 587-591. Ristampato in Irving Layton, The Poet and
His Critics, cit., p. 45. Sue anche le successive due citazioni.
8
: Irving Layton, Lovers and Lesser Men (Toronto: McClelland and Stewart Ltd, 1973), p.
32-33
5
Ed in Layton, indubbiamente, l’interesse per la vita risulta
inestricabilmente legato a quello per la morte, strettamente connesse,
come vedremo più avanti in una «ironic balance of tensions»
9
.
Il presente studio è suddiviso in due parti: la prima è dedicata
ad una biografia dell’autore ed agli interventi della critica nei suoi
confronti. La seconda, intrecciando tre problematiche diverse (il tema della
morte in Layton, quello del perturbante in letteratura e quello della
parentela biologica), approfondisce uno degli argomenti più ricorrenti nella
sua poesia, quello della morte, appunto, in particolare quella inflitta
dall’uomo su creature inermi, quali gli animali. Layton arriva a constatare,
amaramente, che l’evoluzione dell’uomo, la quale lo ha nel tempo
contraddistinto dalla bestia, è servita ad affinare le capacità ed il gusto di
architettare e compiere ogni sorta di crudeltà. Il poeta pone l’accento sul
piacere perverso che l’uomo prova nel vedere soffrire i propri simili,
specialmente se è egli stesso a provocare quella sofferenza. Tuttavia
queste premesse, come ha messo in evidenza Valerio Bruni
10
, non
sfociano nella passiva accettazione delle brutture del mondo: «dalla sua
opera si sprigiona disperazione, mai inerte scetticismo», una disperazione
che diviene parte essenziale di quel cammino di ricostruzione che gli
essere umani devono compiere per non essere complici passivi di quelle
brutture.
9
: Irving Layton, “Foreword” in A Red Carpet for the Sun (Toronto: McClelland and
Stewart Ltd, 1959), p. ii.
10
: Valerio Bruni, Danza sulla Fune, Studio sulla poesia di Irving Layton (Abano Terme:
Piovan Editore, 1990) p.118
6
Ho iniziato questa introduzione con una citazione di W. C.
Williams ed è ancora una volta grazie ad una sua citazione che mi accingo
a concluderla: «I believe this poet to be capable, to be capable of
anything»
11
. Capace di essere ironico, pornografico, realistico, amorale,
tenero, sensuale, arrogante, aspro. Capace di scrivere una poesia
interessante e divertente e di farlo per un lungo periodo, di riutilizzare per
l’ennesima volta una metafora con la stessa entusiastica inventiva come se
la usasse per la prima volta, di destreggiarsi come un funambolo fra
audacia e volgarità, di mantenersi sempre fedele a se stesso ed alla
propria esperienza.
Capace di umanizzare, baudelairianamente
12
, il mondo animale
a tal punto che «a dead fish floating on the water, seem a worthy object
of compassion»
13
.
11
: William C. Williams, “A Note on Layton”, introduzione a The Improved Binoculars
(Highland, N.C.: Jonathan Williams, 1956). Ristampato in Irving Layton, The Poet and His
Critics, cit., p. 53.
12
: si pensi a “La Charogne” (Le Fleur du Mal, trad.it. I fiori del male, a cura di L. De
Nardis. Saggio introduttivo di E. Auerbach, Milano, Feltrinelli, 1983, pp. 55-57). Alla vista
di una putrida carcassa di animale, il poeta riflette sul comune destino di morte e
decomposizione che unisce uomini ed animali. In questo modo anche la vista repellente
di una carogna in avanzato stato di decomposizione acquista una valenza più profonda e
riesce a suscitare compassione.
13
: Desmond Pacey, recensione a The Bull Calf and Other Poems, The Fiddlehead, n° 29
(Agosto 1956), p. 30.