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CAPITOLO 1
“The Journey, not the arrival, matter”
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1.1 Viaggio, journey, trip, voyage, viaje …. L’uomo è nomade di natura o per
necessità?
L’etimologia del termine “travel” ha origine nel Medioevo “The semantic
development may have been via the notion of “go on a difficult journey”, but it also may
reflect the difficulty of any journey in the Middle Ages”.
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Qualsiasi sia la sua ragione, il viaggio è sempre stato al centro della vita umana.
Analizzando la letteratura di viaggio inglese, in particolare, si evidenzia come il concetto di
viaggio abbia assunto dimensioni molto diverse a secondo delle epoche.
Quando si parla di viaggio, il confine tra verità e finzione è sempre molto labile: racconti di
diversi autori dello stesso luogo e stesse persone possono essere molto difformi. Nonostante
questo, il racconto di viaggio si dà sempre come veritiero . Secondo Barthes “il reale non è
altro mai che un senso, revocabile quando la storia lo esige, e richiede un vero e proprio
sovvertimento dei fondamenti stessi di civiltà”.
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Lo studio della letteratura di viaggio, porta al confronto di diversi aspetti della realtà, ed a
chiedersi in base a quale criterio, scientifico, culturale o metastorico, sia riportato un fatto,
come ad esempio, la visione dei giganti da parte dei marinai in epoca medievale, è certamente
legata alla visione medievale dello sconosciuto.
Quindi alla credibilità di un racconto di viaggio, concorre sicuramente in larga misura il
momento storico, l’ideologia e la retorica di chi lo scrive.
Cronologicamente, la più antica scrittura di viaggio della letteratura inglese è
rappresentata dai Canterbury Tales che aprono lo scenario linguistico dell’Inghilterra
medievale.
1
L.S. Woolf, A Journey not the arrival matters: An Autobiography of the Years 1939 to 1969, London,
Mariner Book. 1989.
2
Online Etymology Dictionary, https://www.etymonline.com/word/travel
3
R. Barthes, Il brusio della lingua, Einaudi, Torino, 1988, pp. 137-150.
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Siamo nella seconda metà del Trecento, dove l’opera di Geoffrey Chaucer, raggiunge la più
alta espressione della letteratura del Middle English. Nato a Londra fra il 1340 e il 1345 da
una famiglia del ceto mercantile, Chaucer fu lui stesso grande viaggiatore, spesso impegnato
in numerose missioni diplomatiche in Spagna, Francia e in Italia, infatti possiamo
considerare una convenzionale divisione nella sua produzione in tre fasi: quella “francese”,
“italiana” e “inglese”.
La cornice dei Canterbury Tales è il pellegrinaggio al Santuario di San
Tommaso in Canterbury, divenuto meta dei pellegrini dopo l’assassino dell’arcivescovo
Thomas Beckett, ucciso dai sicari di Enrico II nel 1170, perché contrario ai propositi regali
di ridimensionamento dei privilegi ecclesiastici e proclamato santo e martire da Papa
Alessandro III.
Il pellegrinaggio quindi, nella forma di obbiettivo di purificazione religiosa, si evidenzia
storicamente come la prima rappresentazione scritta e documentata del viaggio, dove il poeta
immagina di ritrovarsi insieme ad una trentina di altri pellegrini alla Tabard Inn di
Southwark, i cui ritratti sono meravigliosamente narrati nel Prologo. Tra le mirabili
descrizioni troviamo quella del cavaliere, col figlio scudiero e il valletto d’arme, una priora,
una monaca cappellana con tre preti, un monaco benedettino, la Comare di Bath, un parroco,
un contadino.
Tutti accettano la proposta dell’oste, che propone che durante il percorso, ciascuno dei
pellegrini racconti due storie all’andata e due al ritorno, che egli stesso sia moderatore e
giudice, e che al ritorno sia offerta una cena alla Tabard Inn al narratore delle storie migliori.
Sarà proprio attraverso questo caleidoscopio di racconti di storie e personaggi, di descrizioni
indimenticabili con il fine di riportare un’ineluttabile condanna ai privilegi e alla corruzione
della Chiesa, nel concetto del massimo atto di purificazione del pellegrino, che attraverso le
traversie del viaggio raggiunge la meta della redenzione.
Quello del Pellegrinaggio è dunque Il Viaggio come percorso di ostacoli da superare per il
desiderio di redenzione religiosa, il Viaggio come traguardo della purificazione.
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Nella letteratura di pellegrinaggi, segue cronologicamente il resoconto di Sir John
Mandeville, forse la più rilevante mistificazione di tutti i tempi: The Travels of Sir John
Mandeville.
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Nonostante il racconto descrivesse un viaggio immaginario, e a prescindere dal contenere
descrizioni irreali e di natura completamente fantastica, fu creduto autentico per almeno due
secoli, raggiungendo una grandissima popolaritá grazie alle traduzioni in varie lingue in cui
venne divulgato. Fu fonte di ispirazione per molti viaggiatori, tra cui Cristoforo Colombo e
Martin Frobisher.
Mandeville propone lo schema tipico delle guide per pellegrini, elencando le relique che
partendo da Gerusalemme, considerato il centro del Mondo, si trovano nella Terra Santa.
All’inizio della autetica letteratura di viaggio inglese, possiamo collocare il
capolavoro The Principal Navigations of The English Nation, di Richard Hakluit
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. Si tratta
di una raccolta di relazioni di viaggi, spesso di marinai, che per la prima volta vengono
descritti sotto un profilo storico-culturale, conferendo ai singoli racconti un valore politico e
scentifico complementamente originale. La prima edizione risale al 1589, un anno dopo la
sconfitta de l’Invincible Armada, e diviene presto noto tra i marinai inglesi come The book,
raccolta di dati utili per la navigazione, con brillanti consigli di etica professionale per
l’ambizioso progetto espansionistico dell’Inghilterra.
L’intento di Hakluit, è quello di dare ai connazionali indicazioni sulle rotte e sui commerci
nei mari, al fine di incrementare l’espansione dell’impero britannico.
La sua caratteristica è delineata dalla totale assenza di un metodo sistematico di collocazione
delle informazioni, ancora sconosciuto all’epoca, ma Hakluit stesso si assume il compito di
riportare quanto più correttamente possibile la provenienza delle fonti descritte e nella stessa
prefazione dichiara “perché ciascuno si assuma la propria responsabilità e risponda delle
parole che ha detto e delle azioni che ha compiuto, ho citato i nomi di tutti i viaggiatori che
hanno prima vissuto e poi descritto quelle vicende”.
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4
J. Mandeville, The Travels of Sir John Mandeville, London, Penguin Books Ltd, 2005.
5
R. Hakluyt, The Principal Navigations, Voyages and Discoveries of the English Nation, 1494-1600,
Cambridge, Cambridge University Press, 2014.
6
R. Capoferro, Frontiere del racconto, Roma, Meltemi, 2007, pp. 43-44.
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Questo testo è il precursore del rapporto tra scienza e viaggio, in antecedenza solo casuale,
ma ora dettato da una direzione definita che studia la teoria del racconto e le sue basi
scientifiche: è qui che il presente etnografico abbraccia i principi di obbiettività che iniziano
a svilupparsi con le nuove ideologie espansionistiche.
Tra il Seicento e Settecento, con il ritorno del desiderio d’ignoto animato dagli
esploratori elisabettiani, la letteratura di viaggio torna ad essere un genere di grandissimo
successo. Su questa base però, sarà profondamente minata da esigenze commerciali, come lo
scrivere adattandosi alle esigenze dei potenziali acquirenti, e nonostante l’ottica razionalista
venga vantata come unico obbiettivo di relazione, inizia la divulgazione di testi prettamente
empirici. Nasce la popular science, letteratura con l’obbiettivo di rendere accessibile a tutti
le conoscenze e le informazioni, anche a chi non avesse un bagaglio di relative competenze,
permettendo la pubblicazione di falsi resoconti e romanzi che riportavano racconti di viaggi
inesistenti.
Fu William Dampier, pirata, esporatore ed osservatore scentifico britannico, primo
navigatore a circumnavigare il globo tre volte, che nel 1697, scrisse il primo libro di viaggio
intorno al mondo A New Voyage Round the World
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, con il benestare della Royal Society ed
un grandissimo successo di vendite: Charles Darwin stesso portò i libri di Dampier con sè
nella spedizione alle Isole Galapagos.
Nonostante il suo passato di pirata, le osservazioni scientifiche di Dampier, sono ritenute di
grande rilievo per la scienza, molte piante e pesci entrano nella tassonomia della scienza
occidentale grazie a lui.
Secondo il suo pensiero, il “metodo” la “verità” e la “sincerità” trovano ragione nelle scottanti
rivelazioni del contenuto. Mostra una fortissima tendenza all’aspetto di verità del contenuto,
ma verrà in parte confutata dall’aspetto soggettivo e non oggettivo dei suoi scritti.
Per incontrare il favore del pubblico, un racconto di viaggi, doveva in prima istanza, destare
meraviglia, stupore e novità; del resto la letturatura di viaggio veniva letta come svago, senza
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W. Dampier, A New Voyage Round the World, London, Argonaut Press, First Edition 1927.
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propositi ontologici, e certamente il periodo del suo maggior successo è proprio quello dove
i confini tra fantasia e realtà non sono delineati.
Steven Shapin, nel suo A Social History of Truth scrive a proposito della letteratura di viaggio
del Seicento “le pratiche culturali che correlavano verità e onore nelle cerchie in cui vigeva
l’etica del gentiluomo furono adattate e trasferite per risolvere i problemi di credibilità che
affliggevano la scienza del Seicento”.
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La letteratura di viaggio rientra cosi nella sfera del consumo, W. Warner in Licensing
Entratainment, riporta “tra il Seicento e il Settecento i libri smettono di essere i magazzini
di una cultura elitaria e conservativa e si rendono disponibili al consumo[...]”.
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Tra questi,
entrano anche i falsi e le contraffazioni, prodotti editoriali con scopo prettamente economico.
1.2 Il Grand Tour – il viaggio per imparare a vivere
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Il 1700 rappresenta il desiderio di conoscenza, il culto della ragione, e la necessità di
vedere altri popoli e altri stili di vita.
Il viaggio in questo secolo trasforma il pellegrino religioso con l’intento della purificazione
spirituale del passato, in un viaggiatore laico che percorre le antiche vie del sapere.
8
R. Capoferro, Frontiere del racconto, Roma Meltemi, 2007, p. 71. Op.Cit.p. 6.
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Ibid, p. 108.
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Fig.1: mappa del Gran Tour.