La rilevazione del maltrattamento infantile attraverso il gioco e il disegno
La mia particolare attenzione per il mondo del bambino mi ha orientata verso la scelta del delicato tema del maltrattamento infantile.
Nella fase iniziale dell’elaborazione della tesi, mi sono posta come obiettivo quello di analizzare il comportamento del bambino durante l’atto ludico al fine di comprenderne il vissuto interno; successivamente mi sono resa conto che il lavoro richiedeva la specificazione di un taglio particolare. Pertanto, ho scelto di focalizzarmi sull’analisi del gioco del bambino vittima di maltrattamento, fenomeno di cui giornalmente si sente parlare e che sembra aver avuto uno sviluppo abnorme negli ultimi periodi.
È iniziato così il mio interesse per la rilevazione del maltrattamento infantile attraverso il gioco.
Affascinata dalla proprietà proiettiva del gioco, espressa in modo esemplare dalla Sand Play Therapy (tecnica diagnostica e terapeutica utilizzata dal Dottor Montecchi nella sua onlus), e dai diversi studi condotti sul suo sviluppo e sulla sua funzione di rilevamento del trauma infantile, ho scelto di completare la focalizzazione delle procedure diagnostiche con la trattazione del disegno come ulteriore tecnica proiettiva. Gioco e disegno, infatti, sono espressioni tipiche del periodo infantile attraverso i quali viene facilitata la comprensione delle dinamiche interne del bambino, dei suoi bisogni, delle sue fantasie e delle sue paure.
La tesi, finalizzata a mostrare l’importanza dell’attività ludico-grafica nel trattamento del bambino traumatizzato, è articolata in due capitoli. Il primo capitolo è dedicato al maltrattamento infantile: in una prima parte tratto delle sue diverse forme che rientrano nella denominazione di child abuse and neglect; in una seconda parte descrivo le conseguenze, a breve, medio e a lungo termine che l’atto violento può avere sul piccolo.
Nel secondo capitolo mi concentro sul gioco e sul disegno, intesi come possibili strumenti di diagnosi e di intervento nei casi di maltrattamento all’infanzia. La prima parte del capitolo è dedicata al gioco ed è suddivisa in due grandi paragrafi: nel primo espongo l’evoluzione dell’attività ludica in concomitanza con la crescita individuale; nel secondo tratto della possibile valutazione della violenza all’infanzia attraverso l’osservazione del gioco del bambino e di alcune tecniche ludiche (la Sand Play Therapy e lo Story Stem Tecnique) riconosciute nella loro validità diagnostica.
Nella seconda parte del capitolo prendo in esame l’utilizzo del disegno nell’infanzia, anch’esso possibile strumento di diagnosi e di intervento nei casi di maltrattamento infantile. Seguo, anche per questo strumento, le medesime tappe utilizzate per il gioco: nel primo grande paragrafo parlo dello sviluppo del disegno infantile a partire dallo scarabocchio fino ad arrivare al disegno della figura umana e di ciò che con esso il bambino manifesta; nella seconda parte tratto dell’utilizzo di alcune tecniche del disegno, con valenza proiettiva, utili sia per rilevare il trauma sia per effettuare strategie d’intervento.
Completo la trattazione sulle procedure di rilevazione del maltrattamento infantile con la descrizione di alcuni casi emblematici, reperiti dai diversi testi citati nella bibliografia poiché, data la delicatezza del tema e nel rispetto di alcune regole deontologiche, non mi è stato possibile avvicinare personalmente dei “casi” da poter osservare.
L’intento di cogliere la funzione e l’utilità del gioco e del disegno nei casi di maltrattamento all’infanzia, ha rappresentato il filo conduttore dell’intera trattazione. Ho esplicitato come il bambino maltrattato non è in grado di parlare del trauma subito, di raccontare ciò che nutre a livello profondo, le sue paure, i suoi fantasmi della notte; non solo egli ne è incapace perché non ha un linguaggio abbastanza sviluppato per poter raccontare e denominare determinati accadimenti, ma, addirittura, se ne può vergognare o provarne colpa giacché va a denunciare, insieme ad una situazione per lui brutale, anche una figura genitoriale che oltre ad essere investita di sentimenti positivi rappresenta anche la fonte di malessere del piccolo. È qui che entrano in scena il gioco ed il disegno, poiché il bambino, mediante questi strumenti, diviene disponibile a raccontarci qualcosa di sé. Si tratta di strumenti diagnostici e terapeutici molto validi che fanno sentire il bimbo a proprio agio, libero di muoversi nello spazio del gioco o del foglio e di esprimersi come meglio crede senza essere soggetto a inibizioni o a meccanismi difensivi.
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Informazioni tesi
Autore: | Federica Spina |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Pontifica Facoltà di Scienze dell'Educazione Auxilium, Roma |
Facoltà: | Psicologia dell'Educazione |
Corso: | Psicologia dell'Educazione |
Relatore: | Elisabetta Straffi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 144 |
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