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A scuola di salute mentale con il teatro

All'interno di questo elaborato, nel primo capitolo viene innanzitutto fornita una definizione dello “stigma”, delle sue origini e dei fattori che alimentano i pregiudizi sui malati psichici. Viene poi descritto il modo in cui tale categoria di persona viene percepito dalla popolazione generale e quali sono le fonti che conducono alla costruzione di queste percezioni: sulla base di alcuni studi effettuati da Enti specializzati nelle ricerche sulla salute mentale, risulta che la relazione tra malattia mentale e violenza è da attribuirsi principalmente ad informazioni scorrette, parziali o tendenziose fornite dai mass media. Le conseguenze dei pregiudizi che la popolazione ha nei confronti dei malati psichici induce, sia nei malati stessi, sia nei loro famigliari, un circolo vizioso di etichettamento e allontanamento, i quali rappresentano motivi di ulteriore sofferenza. Lo stigma si rivela, quindi, un ostacolo all'integrazione di questi individui nella comunità, rendendo necessaria una maggiore informazione sulla malattia, a partire dalle più giovani generazioni, promuovendo il benessere psichico e sociale dei cittadini, la tutela del diritto alla salute, dei diritti di cittadinanza delle persone affette da malattie, la promozione, quindi, di una cultura di destigmatizzazione.
Nel secondo capitolo, viene eletto il teatro quale strumento, luogo di scoperta e costruzione di relazioni che conducano al cambiamento degli individui che vi prendono parte e della stessa società. Il teatro, nella sua specificità di “teatro sociale”, può portare il necessario cambiamento nelle relazioni scorrette dovute a deprivazioni espressive, identità immature personali o collettive, incapacità di condivisione delle esperienze. Ne viene descritta, in particolare, la funzionalità all'interno del contesto educativo e persino in quello prettamente scolastico: qui, attraverso le attività performative, può essere rivalorizzato il Soggetto, il quale, trovando la possibilità di sperimentarsi in diversi modi nel processo di identificazione e definizione del sè, sviluppa una sana intelligenza emotiva e si mette positivamente in relazione con altri Soggetti. In una società in cui la globalizzazione del mercato accentua la ricerca di un'identità, gli “altri” sono percepiti come minaccia al benessere dell'individuo, il trionfo dell'individualismo e della ragione strumentale hanno prodotto disagi e una scarsa partecipazione alla cosa pubblica sono scomparse le attività performative rituali collettive; nelle esperienze teatrali, l'individuo (il bambino/ragazzo a scuola) riesce a riappropriarsi di quel rito profondo insito nell'esperienza comunitaria, del desiderio di coniugare la cura di sè con la sollecitudine per l'altro.
Nel terzo ed ultimo capitolo, sono indicate le direttive fornite dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) riguardo alla promozione della salute mentale e la sensibilizzazione della popolazione rispetto a tale problematica, quelle che ne conseguono a livello nazionale ed i servizi attivati all'interno della regione Marche per rispondere a tale esigenza. Nello specifico, ho preso in considerazione due progetti rivolti alla popolazione di studenti tra gli 8 ed i 16 anni, compresi tra l'ultimo ciclo delle scuole elementari e le scuole medie superiori, attuati nei territori di Jesi e Fabriano. Ciascuno di questi progetti, tramite due differenti esperienze di “teatro” offerte ai ragazzi, ha aderito in maniera totalmente originale al progetto di promozione della salute mentale e sensibilizzazione alla malattia psichica della popolazione più giovane, contribuendo ad una sana formazione delle loro identità e della comunità stessa.

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5 I NT RO DUZ I O NE S i prospettava una giornata come tante altre, in quella fredda mattina di ottobre: stavo percorrendo frettolosamente le vie di Urbino per recarmi, come sempre con un po' di ritardo, all' aula dove avevo lezione. E cco che, però, il mio passo svelto ed il fluire di pensieri che affollavano la mia mente, vennero bruscamente interrotti da un urlo a squarciagola, proveniente dalla piazza in fondo alla strada che stavo percorrendo. Ho alzato lo sguardo e, con stupore, non ho incrociato quello di alcuna altra persona: quelle intorno a me, erano quanto mai prese nelle loro conversazioni o affacendate nei loro lavori, mentre quelle che provenivano dal luogo del misterioso urlo, sorridevano tutte disinvoltamente, anch' esse chiacchierando tra loro e senza dar cenno di turbamento. Le urla si ripetevano, sempre con lo stesso volume altissimo ed un tono straziante, quasi che, chiunque fosse a lanciarle, arrivasse in alcuni momenti a non avere più voce e necessitasse di riprendere aria per ristorarsi dallo sforzo. T ra le tante persone che continuavano imperterrite e disinvolte a camminare sulla strada, provenienti o andanti in direzione del misterioso urlo, la mia attenzione venne attirata dall' unica che si stava comportando diversamente: era un bambino, di quattro o cinque anni, che in quel momento teneva per mano la sua mamma, mentre questa chiacchierava con un' amica. A nche lui, colto di sorpresa dall' urlo, s' era subito girato in direzione di esso, ma non potendo vedere cosa stesse accadendo, era corso tra le braccia della mamma, aggrappandosi alla sua maglia, tirandola forte per richiamare la sua attenzione e chiedendo con lo sguardo sempre rivolto nella stessa direzione: “Mamma, Chi è che urla così? Che cos' ha?”. La mamma, interrompendo solo per una attimo la conversazione, gli ha accarezzato dolcemente la testa, rispondendogli “E ' solo un uomo un po' matto, non ti fa niente, ci sono io con te!”, per poi lasciarlo di nuovo ai suoi interrogativi irrisolti, con lo sguardo ancora fisso in direzione dell' urlo straziante che seguitava ad attirare la sua attenzione e la mano stretta forte all' unica sua difesa da quello spaventoso orizzonte sconosciuto.

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