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Il principio nominalistico nelle obbligazioni pecuniarie

La tesi analizza il ruolo svolto dal legislatore, dalla giurisprudenza e dalla dottrina nella ricostruzione dell'effettiva portata del principio nominalistico e dell'incidenza delle variazioni del potere d'acquisto della moneta sui rapporti obbligatori aventi ad oggetto una somma di denaro. Particolare attenzione viene dedicata alla distinzione dottrinale e giurisprudenziale tra debiti di valuta e debiti di valore nonchè all'evoluzione giurisprudenziale relativa alla risarcibiltà del danno da svalutazione monetaria attraverso l'applicazione della disciplina del maggior danno da mora ex art. 1224, comma 2 c.c.
Nella moderna società dell'inflazione il legislatore e la giurisprudenza, spesso influenzati da aspri dibattiti in dottrina, hanno contribuito con i loro interventi a delimitare l’effettiva portata del principio nominalistico. I vari mezzi utilizzati a tale scopo sono stati i più vari, dagli strumenti di revisione legale o giudiziale del rapporto, all’impiego da parte del legislatore e dei privati di indici per la determinazione quantitativa della prestazione pecuniaria, all’utilizzazione da parte della giurisprudenza della categoria dei debiti di valore o del rimedio previsto dall'art. 1224 comma 2 c.c.
L’uso di tali strumenti va messo in relazione all’intensità dei fenomeni monetari ed al verificarsi di particolari congiunture economiche in cui si è reso necessario apportare delle correzioni ad un sistema caratterizzato fondamentalmente in senso nominalistico. Il carattere occasionale di tali interventi, spesso criticato, è connaturato alla particolare materia qui trattata, che non a caso è stata paragonata al diritto di guerra , in quanto la necessità di risolvere i problemi giuridici legati alla variazione del potere d’acquisto della moneta diviene pressante al verificarsi di particolari situazioni economiche che seppur transitorie, possono creare gravi sconvolgimenti economico-sociali.

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1 Capitolo Primo IL FONDAMENTO DEL PRINCIPIO NOMINALISTICO Sommario: 1. Premessa. - 2. Il fondamento politico-economico.- 3. Il fondamento giuridico: la disciplina codicistica. - 4. (Segue): il principio nominalistico come espressione di principi generali delle obbligazioni. – 5. (Segue): la volontà delle parti. 1. Premessa. Ogni volta che nel titolo dell’obbligazione si fa riferimento all’unità monetaria quale criterio di misura della prestazione, si pone la questione di chi, tra debitore e creditore, debba sopportare le conseguenze delle variazioni del potere d’acquisto della moneta. Per la soluzione di tale questione, che riguarda la determinazione quantitativa della prestazione pecuniaria, può essere adottato un criterio nominalistico o valoristico. In base al primo criterio, l’obbligazione pecuniaria è insensibile alle variazioni del potere d’acquisto della moneta, e quindi il debitore si libera pagando la stessa quantità di denaro nominalmente stabilita nel titolo. Tale insensibilità del debito alla svalutazione provoca al creditore una perdita economica, contrapposta al vantaggio che ottiene il debitore liberandosi con moneta svalutata. Al contrario, in caso di rivalutazione della moneta (evenienza che si verifica molto più raramente rispetto alla

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Informazioni tesi

  Autore: Martino Colombo
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Università degli Studi dell'Insubria
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Francesco Venosta
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 189

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Parole chiave

art. 1224 c.c.
art. 1277 c.c.
debito di valore
debito di valuta
maggior danno
moneta
nominalismo
obbligazioni pecuniarie
rivalutazione
svalutazione

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