Skip to content

Teatro e disagio psichico

Il binomio teatro/disagio psichico è compreso in tutte quelle esperienze che, in seguito ad un progressivo ampliamento dei confini dell’arte teatrale a partire dagli anni Sessanta, appartengono, sì, ad un ambito artistico, ma evocano necessariamente anche un contesto sociale.
Nella ricerca, circoscritta all’Italia, ho studiato il lavoro con soggetti disagiati (esiste infatti anche un’altra possibilità, in cui essi restano piuttosto fruitori di spettacoli, e non attori) in varie forme.
Il lavoro si può sviluppare in senso laboratoriale o spettacolare, professionistico oppure amatoriale.
Spesso associazioni o reparti ospedalieri organizzano workshop di carattere prettamente terapeutico, senza spettacolo finale, usando il teatro come strumento per raggiungere un fine che esula dal suo scopo consueto. Altre volte, invece, lo spettacolo c’è, è il prodotto ultimo di un lavoro, ma si presenta non come esistente a sé, bensì come logica conclusione di un percorso in cui il laboratorio è stato il tempo preponderante. Un esempio è il Laboratorio Teatrale Integrato Piero Gabrielli, un’esperienza romana in ambito liceale i cui protagonisti sono ragazzi sia normodotati che portatori di handicap: un lavoro nel senso dell’integrazione ottenuto tramite il teatro, al di fuori delle convenzioni scolastiche.
Una compagnia in cui il laboratorio rappresenta un tempo fondamentale, però in funzione dello spettacolo, è il Teatro Kismet, che si propone come Opificio per le Arti; nel loro workshop ci si basa sulle azioni, e mai sui sentimenti (c’è, tra l’altro, una forte somiglianza tra la descrizione di queste attività e un resoconto di Augusto Boal su un’esperienza di teatro popolare in Perù nel 1973: ciò è indice del fatto che un certo tipo di lavoro non è necessariamente specifico per il disagio psichico). Gli spettacoli che ne nascono non sono prove di virtuosismo recitativo, ma espressioni corporee secondo i canoni dell’attore: quindi, l’handicappato, che si esprime diversamente dal normodotato, porterà in scena il suo modo di muoversi e di parlare, e sarà il pubblico a dover fare lo sforzo di comprendere canali di comunicazione differenti da quelli a cui è abituato. Ciò presuppone un rispetto della diversità che diventa arricchimento artistico, senza accezioni “pietistiche”, che sarebbero solo un tranquillante per la coscienza dello spettatore. La stessa cosa accade negli spettacoli di Pippo Delbono, per il quale però non si può esaminare solo l’elemento handicap, essendo presente nella sua compagnia una condizione di totale eclettismo, che richiama altri temi quali la multietnia, la sessualità e le differenze sociali.
Alcune tecniche di montaggio degli spettacoli di queste due compagnie si ritrovano nel Terzo Teatro di Eugenio Barba (ad esempio una “dialettica delle opposizioni”, per cui si passa da allegria a tristezza in un attimo, come anche accade nel teatro Sudamericano), pilastro della formazione di entrambi i registi. Sicuramente, in loro è presente una consapevolezza del corpo che esce rafforzata proprio da un lavoro con corpi spesso limitati, che costringono a cercare altre vie di passaggio.
Oltre alla realizzazione scenica, è molto importante l’onestà intellettuale, ossia la differenza che intercorre tra questa concezione di teatro e di spettacolo e la semplice esibizione del “freak” circense.
Infatti, qui il riflettore non è puntato sull’handicap in senso derisorio: non c’è tanto un occultamento della diversità, ma una sua rilettura nel senso di differente abilità, che si pone dignitosamente come strumento di ricerca e mai come effigie d’inferiorità rispetto ad un pubblico normodotato.
E’ implicata, inoltre, una presa di responsabilità totale - e non solo durante il tempo della rappresentazione - dei propri attori: i portatori di handicap, nella vita, necessitano di maggiore riguardo e di cure particolari, proprio come fanno Toma e Delbono.
Il discorso è complesso e i confini sono labili, la stessa malattia mentale non è spesso precisamente definibile: è certo però che il teatro con questo tipo di soggetti è quasi sempre benefico da un punto di vista terapeutico, sia quando ciò si pone come scopo primario del lavoro sia quando ne è un effetto secondario; esso rappresenta oltretutto una via “altra”, ancora poco esplorata, della comunicazione e della trasmissione drammaturgica, nel pieno rispetto delle differenze ed anzi con un atteggiamento volto alla conoscenza e alla comprensione.

CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI

La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF

Acquista
Mostra/Nascondi contenuto.
3INTRODUZIONE Un progressivo ampliamento dei confini dell’arte teatrale ha portato, a partire dagli anni Sessanta, ad un avvicinamento di teatro e società. In seguito alla nascita dell’animazione teatrale, del teatro politico, dell’antropologia teatrale, uno fra i percorsi che si sono sviluppati è stato quello di un teatro sempre più attento a categorie sociali considerate “disagiate”, “svantaggiate”, “a rischio”. Negli ultimi anni del Novecento abbiamo quindi assistito ad esperienze che appartengono, sì, ad un ambito artistico, ma evocano necessariamente anche un contesto sociale: pensiamo, ad esempio, agli spettacoli in cui sono presenti carcerati, tossicodipendenti o portatori di handicap. Ora, il nuovo rapporto che si è creato ha a sua volta seguito due diverse strade: da un lato abbiamo il teatro per i disagiati, vale a dire rappresentazioni all’interno di reparti ospedalieri, prigioni o altri luoghi simili, mentre, dall’altro lato, troviamo il teatro con i disagiati. E’ proprio quest’ultimo caso che appare particolarmente interessante, visto il numero di produzioni recenti che sono risultate artisticamente apprezzabili. Nella mia ricerca, circoscritta all’Italia, ho studiato la relazione tra teatro e disagio psichico nelle sue differenti accezioni. Prima di addentrarci in qualsiasi considerazione, dobbiamo fermarci a riflettere sul significato dell’espressione “disagio psichico”: ci troviamo infatti in un campo di labile definizione, in cui non possiamo usufruire di valenze mediche precise, né tanto meno di regolamentazioni stabilite. Al di là di qualche legge non molto chiara e comunque non esaustiva, risulta concretamente difficile capire la legittimità e l’utilità di interventi all’interno del delicato settore della malattia mentale, il cui rigore scientifico può sicuramente essere messo in discussione; se poi questi interventi appartengono all’area artistica, anch’essa difficilmente definibile, appare chiara la complessità del problema.

CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI

La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF

Acquista

FAQ

Per consultare la tesi è necessario essere registrati e acquistare la consultazione integrale del file, al costo di 29,89€.
Il pagamento può essere effettuato tramite carta di credito/carta prepagata, PayPal, bonifico bancario.
Confermato il pagamento si potrà consultare i file esclusivamente in formato .PDF accedendo alla propria Home Personale. Si potrà quindi procedere a salvare o stampare il file.
Maggiori informazioni
Ingiustamente snobbata durante le ricerche bibliografiche, una tesi di laurea si rivela decisamente utile:
  • perché affronta un singolo argomento in modo sintetico e specifico come altri testi non fanno;
  • perché è un lavoro originale che si basa su una ricerca bibliografica accurata;
  • perché, a differenza di altri materiali che puoi reperire online, una tesi di laurea è stata verificata da un docente universitario e dalla commissione in sede d'esame. La nostra redazione inoltre controlla prima della pubblicazione la completezza dei materiali e, dal 2009, anche l'originalità della tesi attraverso il software antiplagio Compilatio.net.
  • L'utilizzo della consultazione integrale della tesi da parte dell'Utente che ne acquista il diritto è da considerarsi esclusivamente privato.
  • Nel caso in cui l’utente che consulta la tesi volesse citarne alcune parti, dovrà inserire correttamente la fonte, come si cita un qualsiasi altro testo di riferimento bibliografico.
  • L'Utente è l'unico ed esclusivo responsabile del materiale di cui acquista il diritto alla consultazione. Si impegna a non divulgare a mezzo stampa, editoria in genere, televisione, radio, Internet e/o qualsiasi altro mezzo divulgativo esistente o che venisse inventato, il contenuto della tesi che consulta o stralci della medesima. Verrà perseguito legalmente nel caso di riproduzione totale e/o parziale su qualsiasi mezzo e/o su qualsiasi supporto, nel caso di divulgazione nonché nel caso di ricavo economico derivante dallo sfruttamento del diritto acquisito.
L'obiettivo di Tesionline è quello di rendere accessibile a una platea il più possibile vasta il patrimonio di cultura e conoscenza contenuto nelle tesi.
Per raggiungerlo, è fondamentale superare la barriera rappresentata dalla lingua. Ecco perché cerchiamo persone disponibili ad effettuare la traduzione delle tesi pubblicate nel nostro sito.
Per tradurre questa tesi clicca qui »
Scopri come funziona »

DUBBI? Contattaci

Contatta la redazione a
[email protected]

Ci trovi su Skype (redazione_tesi)
dalle 9:00 alle 13:00

Oppure vieni a trovarci su

Parole chiave

Tesi correlate


Non hai trovato quello che cercavi?


Abbiamo più di 45.000 Tesi di Laurea: cerca nel nostro database

Oppure consulta la sezione dedicata ad appunti universitari selezionati e pubblicati dalla nostra redazione

Ottimizza la tua ricerca:

  • individua con precisione le parole chiave specifiche della tua ricerca
  • elimina i termini non significativi (aggettivi, articoli, avverbi...)
  • se non hai risultati amplia la ricerca con termini via via più generici (ad esempio da "anziano oncologico" a "paziente oncologico")
  • utilizza la ricerca avanzata
  • utilizza gli operatori booleani (and, or, "")

Idee per la tesi?

Scopri le migliori tesi scelte da noi sugli argomenti recenti


Come si scrive una tesi di laurea?


A quale cattedra chiedere la tesi? Quale sarà il docente più disponibile? Quale l'argomento più interessante per me? ...e quale quello più interessante per il mondo del lavoro?

Scarica gratuitamente la nostra guida "Come si scrive una tesi di laurea" e iscriviti alla newsletter per ricevere consigli e materiale utile.


La tesi l'ho già scritta,
ora cosa ne faccio?


La tua tesi ti ha aiutato ad ottenere quel sudato titolo di studio, ma può darti molto di più: ti differenzia dai tuoi colleghi universitari, mostra i tuoi interessi ed è un lavoro di ricerca unico, che può essere utile anche ad altri.

Il nostro consiglio è di non sprecare tutto questo lavoro:

È ora di pubblicare la tesi