San Francesco alla corte del sultano. Fallimento del dialogo interreligioso all'alba del XIII secolo?
Come si può vedere dal titolo il mio elaborato tratta l'analisi del tentativo di dialogo interreligioso operato da san Francesco nel 1219 e la ricerca se effettivamente questo tentativo abbia avuto riscontri positivi nel tempo o sia stato un insuccesso.
Dopo aver ricostruito il panorama storico politico del tempo, in cui il XIII secolo appariva chiaramente come un secolo di transizione politica e sociale, in cui la Chiesa giungeva al suo apice con Innocenzo III, avvalendomi delle fonti storiche sono passata ad illustrare il comune sentire reciproco tra comunità cristiana e comunità musulmana al fine di stabilire quale fosse il tenore dei rapporti tra le comunità, se vi fosse possibilità di dialogo ed infine per avere un metro di confronto su cui misurare la portata delle conclusioni di san Francesco dopo il suo viaggio in Egitto. Il panorama risultante è apparso alquanto sconfortante: da parte cristiana, educata nel clima delle crociate, il punto di vista era esplicitato nelle encicliche papali, in cui si leggeva lo sprezzo per i cosiddetti infedeli. D'altra parte nemmeno lo schieramento musulmano presentava possibilità di apertura: il mondo arabo si presentava chiuso su se stesso, indifferente al diverso che veniva etichettato come inferiore e imperfetto. Effettivamente quindi questo non appariva come il clima più adatto ad un tentativo di dialogo interreligioso. Ciò nonostante Francesco partì.
Per comprendere appieno la portata delle idee e delle conclusioni francescane ho ritenuto fosse opportuno fare luce sulle figura di Francesco. La mia analisi ha portato alla luce, avvalendomi dello studio diretto delle fonti autografe del santo e dei suoi contemporanei, una personalità estremamente moderna ed originale, molto diversa dalla figura del santo remissivo ed illetterato che la tradizione ecclesistica ha voluto tramandarci. Francesco era una persona istruita, parlava correttamente il francese ed era solito comporre e scrivere in entrambe le lingue e, soprattutto, proponeva idee al limite dell'ereticalità.
Dalle fonti contemporanee all'episodio e immediatamente successive sappiamo che il santo passò in Terra Santa almeno un anno. In questo lasso di tempo ebbe modo di confrontarsi con una cultura e con una religione diversa e di apprezzarle. Tornato in patria scrisse, durante la prima stesura della Regola del suo Ordine, il capitolo 16, cuore della mia analisi. In tale capitolo Francesco istruiva i suoi confratelli su come comportarsi per poter instaurare il dialogo con i musulmani. Le direttive date dal santo e le sue valutazioni sull'Islam risultavano di una modernità estrema e sconvolgenti alla luce delle idee comuni. Tali idee erano manifestatamente incomprensibili al tempo, tant'è che la cosiddetta Regola non bollata, la prima stesura della Regola francescana scritta dal santo in cui figurava questo capitolo venne rifiutata dal Vaticano che impose una pesante censura e costrinse Francesco ad eliminare il capitolo 16. Apparentementwe quindi il tentativo di dialogo instaurato dal santo di Assisi si sarebbe risolto in un fallimento.
Mi sono proposta allora di verificare se ciò che Francesco aveva scritto fosse rimasto inascoltato anche nei tempi moderni. Analizzando gli scritti del Concilio Vaticano II, i discorsi e le encicliche di Giovanni Paolo II nonchè gli scritti dei congressi della FABC il risultato è stato sorprendente: le idee di Francesco non solo erano tornate d'attualità, ma rappresentavano, oggi come allora, la strada da imboccare per il dialogo, forse l'unica strada possibile. Una via che coinvolge anche l'Islam come è risultato dall'analisi del pensiero di personalità musulmane di spicco come Mohammed Talbi.
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Informazioni tesi
Autore: | Linda Sezzi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Valentina Colombo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 241 |
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