I popoli del GULag - strategia etnica del regime stalinista
...Il lavoro è stato diviso in tre capitoli, tante sono le categorie di deportazioni che vengono individuate: deportazioni parziali su base etnica, deportazioni etniche totali e deportazioni di popolazioni non autoctone. La distinzione ha finalità specifiche: se alle deportazioni su base etnica dalle finalità denazionalizzanti, russificatrici (si veda il caso dei paesi baltici), oggi corrisponde una tendenza in senso opposto derussificatrice, rinazionalizzante, alle deportazioni etniche totali dei popoli ‘puniti’ di Crimea, Ciascaucasia e Calmucchia oggi corrispondono richieste di autonomia e spesso di rivalsa più marcate che, nella particolarità caucasica, assumono i toni della drammatica cronaca nota anche a noi occidentali. In un capitolo distinto, per quanto breve, vengono considerati anche i casi di tutte quelle popolazioni non autoctone o ‘minori’ che subirono deportazioni. Tedeschi del Volga, coreani dell’estremo oriente dell’URSS, greci del Mar Nero e della Crimea, bulgari e armeni di Crimea, turchi mescheti, curdi e chemensini del Caucaso, armeni, turchi e curdi georgiani, mingreli e iraniani della Georgia, basmac’ dal Tagikistan, vennero deportati con le argomentazioni più varie e speciose, senza considerare che se la morte non avesse interrotto Stalin nel ’53, una probabile enorme deportazione di massa avrebbe costretto tutti gli ebrei dell’Unione all’esilio nella ‘Repubblica degli Ebrei’ del Birobizhan e la paranoia che oramai stringeva la mente dello stesso Stalin non avrebbe dato scampo a chissà quanti altri. Tutte queste popolazioni non autoctone vennero deportate nel silenzio e nell’indifferenza generale, e se a tutt’oggi forti rivendicazioni non sono avanzate da parte dei discendenti, questo è probabilmente dovuto proprio al fatto che si trattava di popolazioni già di per sé emigranti o nomadi o seminomadi e comunque non così radicate nel territorio da poter successivamente riproporre la loro presenza. Con questo certamente non si intende affermare che l’epopea di queste popolazioni ‘minori’ sia stata meno grave delle altre, si intende semplicemente indicare una distinzione di cause che comporta distinzione di effetti: mentre i popoli autoctoni ‘puniti’ presto o tardi tornarono nelle terre di origine (si pensi ad esempio al caso dei tatari crimeani che iniziarono a tornare solo dopo la riabilitazione definitiva del 1989), mentre i popoli che subirono la russificazione videro compressa la loro identità senza per altro mai negarla, le popolazioni non autoctone non tornarono mai negli insediamenti coercitivamente lasciati né a tutt’oggi ne hanno fatto rivendicazione.
Altro argomento di particolare attenzione nel lavoro sarà la considerazione delle motivazioni che spinsero il regime a risoluzioni tanto drastiche quali le deportazioni di massa.
L’immenso arcipelago dell’Amministrazione Statale dei Campi, il GULag ( Gosudarstvennoje Upravlenie Lagherej ), alla morte di Stalin, tra colonie speciali, campi a regime speciale, campi di lavoro, colonie di lavoro, contava più di cinque milioni di deportati, almeno la metà dei quali per ragioni puramente etniche. Per quanto umanamente ingiustificabili i processi mentali di Stalin vanno pur analizzati. Che l’assolutista georgiano soffrisse di gravi disturbi della personalità lo sappiamo dalle tante biografie: sindromi persecutorie e di inferiorità si alternavano a parafrenie medianiche, il culto della personalità non fu che uno dei fatti a dimostrazione del personaggio. Per altro, dietro le decisioni, per quanto allucinanti, una logica tuttavia vi era, cinica allucinante essa stessa, pure molto precisa. Come i pezzi su di una scacchiera interi popoli vennero spostati a seconda delle finalità del gioco: se tatari crimeani, ceceni, karaciaj, balcari, ingusci, erano di religione islamica e perciò simpatizzanti con la pericolosa Turchia, allora non potevano che andare ‘mossi’ in settori lontani dove non potevano essere di appoggio ai piani panturanici turchi; se Calmucchi buddisti, anche solo in teoria, avrebbero potuto assecondare gli interessi della vicina Cina, allora perché non spostarli in Siberia a colonizzare territori tanto depressi da non invogliare alcun pioniere di propria iniziativa neppure all’esplorazione? Oggi sappiamo che le accuse di tradimento cadute sul capo di questi popoli per aver favorito la penetrazione dell’esercito nazista non furono altro che speculazioni macchinate nel tipico stile staliniano.
La seconda parte del lavoro consiste in una collezione di documenti (provenienti dagli archivi ГАРФ) presentati prima nella versione originale integrale in lingua e poi tradotti.
In ultimo, viene presentata una ricostruzione dell’atlante del GULag...
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Informazioni tesi
Autore: | Alessio Trovato |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Università degli Studi di Macerata |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Angelo Ventrone |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 247 |
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