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La globalizzazione dei mercati e il lavoro minorile alla luce della normativa internazionale in materia di diritti dell'uomo

Negli ultimi decenni i movimenti internazionali di capitali, la crescente espansione dei volumi di scambi di beni e servizi, l’integrazione dei mercati finanziari e la delocalizzazione produttiva, hanno reso sempre più sottile la relazione tra Stato, territorio, popolazione e ricchezza. Tutto ciò porta con sé un grave deficit di partecipazione democratica, giacché gli Stati, per sostenere la competizione del mercato mondiale, hanno sempre più la necessità di uniformarsi a decisioni prese non più dai loro Parlamenti ma da organismi decisionali internazionali (FMI, Banca Mondiale, OMC) di cui gran parte della popolazione ignora finanche l’esistenza.
In questo nuovo scenario, il cd. “livellamento verso il basso” delle condizioni ambientali, lavorative e sociali, risulta per governi e grandi imprese lo strumento più immediato per il taglio dei costi di produzione necessario per rimanere sul mercato, troppo spesso in violazione dei diritti dell’uomo nei luoghi di lavoro. Mi riferisco in particolar modo a quei diritti previsti dalle convenzioni internazionali dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro che hanno per oggetto la libertà di associazione e contrattazione collettiva, la proibizione del lavoro forzato, la non discriminazione sul lavoro e l’eliminazione delle forme di sfruttamento del lavoro minorile. Considerato che gli stessi diritti sono riconosciuti e tutelati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, dal Patto sui diritti civili e politici, dal Patto sui diritti economici, sociali e culturali, dalla Convenzione europea di salvaguardia dei diritti umani e dalla Carta sociale europea, si può affermare che gli standard delle condizioni lavorative previsti da queste norme siano “a protezione di fondamentali diritti umani”. Nel quadro dei diritti dell’uomo su cui la globalizzazione dei mercati incide maggiormente, spicca il diritto dei minori di ricevere particolari garanzie per il loro sviluppo. Tale diritto si traduce, secondo numerose norme di diritto internazionale (art. 10, comma 3, del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, l’art. 32 della Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia, la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, le Convenzioni OIL n. 138 e n. 182), innanzitutto nel diritto ad essere protetti dallo sfruttamento economico e sociale, a non essere impiegati in lavori pregiudizievoli per la crescita psicofisica e, in ogni caso, a non essere impiegati in lavori salariati prima del compimento di una certa età.

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INTRODUZIONE 1. Effetti della globalizzazione dei mercati sui diritti dell’uomo nei luoghi di lavoro Negli ultimi decenni i movimenti internazionali di capitali, la crescente espansione dei volumi di scambi di beni e servizi, l’integrazione dei mercati finanziari e la delocalizzazione produttiva, hanno reso sempre più sottile la relazione tra Stato, territorio, popolazione e ricchezza. Tutto ciò porta con sé un grave deficit di partecipazione democratica, giacché gli Stati, per sostenere la competizione del mercato mondiale, hanno la necessità di uniformarsi a decisioni prese non più dai loro Parlamenti democraticamente eletti, ma da organismi decisionali internazionali (FMI, Banca Mondiale,

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