Invecchiamento della popolazione, stato sociale e assistenza agli anziani
L’invecchiamento della popolazione causa effetti dirompenti sulla spesa pubblica e sul debito; inoltre, sia in via diretta che in conseguenza del peggioramento dei conti pubblici, produce la contrazione delle potenzialità produttive del paese e, nel lungo termine, del tenore di vita dei cittadini. Dalle tendenze demografiche le pensioni dovranno essere corrisposte in maggior numero e per più lungo tempo; il maggior ricorso alle strutture sanitarie spingerà l’incremento della spesa pubblica per la sanità e per l’assistenza ai più anziani. In assenza di correttivi, maggiori i disavanzi, il debito pubblico e i tassi di interesse; minore lo sviluppo dell’economia. Il sistema di sicurezza sociale, nei suoi termini attuali, non potrà essere finanziato elevando ancora imposte e contributi.
Da alcuni si chiede la riduzione dello stato sociale. Ma da ciò non deriva la riduzione del costo che la collettività sostiene per procurarsi sicurezza e assistenza: quando fornite da privati, la spesa della collettività tende anzi ad accrescersi perchè lo stato sociale costituisce il modo più efficiente di fornire quelle prestazioni. Ma soprattutto, assunto che non tutti potrebbero accedervi, si avrebbe la perdita di un valore civile come l’universalità delle fondamentali prestazioni sociali.
L’accresciuto trasferimento a favore della generazione anziana sarebbe più sopportabile per coloro che oggi lavorano se maggiori fossero l’aumento del reddito, la produttività per occupato, il miglioramento tecnologico, l’intensità di capitale, l’efficienza organizzativa. Ma è proprio la riduzione netta della popolazione in età di lavoro che provoca di per sè, e a parità di altre condizioni, il calo dello sviluppo del reddito. Il discorso appare quindi circolare.
Nell’ambito della spesa pubblica per la sanità assumerà peso rapidamente crescente quella diretta alla cura e all’assistenza delle persone più anziane. Le sue caratteristiche, nell’ambito del sistema di valori tipico delle moderne società civili, la rendono a priori poco comprimibile rispetto ad altre voci, poichè essa si richiama a valori fondamentali quali il diritto alla salute e alla vita. Si pone il problema di come finanziare in maniera sostenibile questa spesa in modo che nessuno dei non autosufficienti resti escluso dall’assistenza e dalle cure necessarie.
In Italia ancora oggi la famiglia si carica del peso fondamentale dell’assistenza all’anziano inabile; il sostegno che essa riceve dal sistema socio-sanitario è carente mentre anche l’offerta interna di cure assistenziali è insufficiente. Appare ancora timida l’attenzione al problema: solo norme recenti hanno previsto che una quota del Fondo nazionale per le politiche sociali venga assegnata alle persone anziane non autosufficienti, per favorirne l’autonomia e sostenerne il nucleo familiare. Nell’ambito dei servizi alla persona lo squilibrio territoriale è ancora più evidente che in altre attività.
Varie opportunità sembrano emergere, da un lato, dalle esperienze maturate sull’assistenza agli anziani in altri paesi europei di più consolidato welfare state; dall’altro, dalle risorse offerte da nuovi soggetti sociali che si aggiungono a quelli istituzionali. E’ possibile la fornitura di servizi a minori costi rispetto alle modalità finora seguite (assistenza domiciliare quando possibile, invece che nelle più costose strutture); di incentivi diretti a sostenere il fondamentale ruolo della famiglia, la cui assistenza, anche se non priva di costi sociali, si mostra la più efficace per l’anziano e anche la meno onerosa per le finanze pubbliche. Emergono spazi per l’offerta di servizi da parte di privati e per un maggior ruolo di questi nel sistema assistenziale, e perchè si espandano le istanze sociali volontaristiche. Opportuni flussi di immigrazione mirata consentirebbero l’aumento dell’offerta di assistenza a minor costo collettivo; in tal senso strumenti efficaci potrebbero essere creati da una politica che favorisca un’immigrazione per fasce professionali, affiancata da una politica di formazione specifica.
L’ulteriore contrazione dello stato sociale avrebbe quale primo risultato quello di caricare la famiglia di un peso forse insopportabile: nei processi demografici in atto questa si contrae e si dimostra sempre meno capace di offrire l’assistenza necessaria ai propri anziani. L’obiettivo dell’aumento dei tassi di attività della popolazione in età di lavoro richiederebbe invece che più servizi venissero resi alla famiglia, e ciò sarebbe impossibile con la contrazione dello stato sociale.
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Informazioni tesi
Autore: | Carlo Di Marzio |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Paolo Leon |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 147 |
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FAQ
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