La disoccupazione strutturale e la gestione del tempo di lavoro in Europa
Questo lavoro si propone di analizzare l'andamento corrente e le prospettive future della gestione del tempo di lavoro nei paesi industrializzati, ponendo particolare attenzione alla riduzione dell'orario di lavoro. In materia di riduzione dell'orario di lavoro l'esperienza sperimentata in Francia rappresenta sicuramente l'episodio più significativo degli ultimi 20 anni.
In generale, le esperienze concrete di riduzione collettiva dei tempi di lavoro assumono una valenza molto importante nel tentare di ottenere quelle indicazioni che il dibattito teorico non è stato in grado di fornire, in termini sia dell'opportunità di utilizzare tale strumento di politica del lavoro per combattere la disoccupazione e creare nuova occupazione, sia del modo nel quale esso debba essere messo in atto. Dal punto di vista teorico, infatti, è possibile portare numerosi argomenti sia a favore che contro l'efficacia sull'occupazione e sulla disoccupazione. È indicativo come i tentativi degli economisti, effettuati prevalentemente nel corso degli anni '80, di analizzare la questione sulla base di schemi sia macroeconomici che microeconomici, di equilibrio parziale o di equilibrio generale, non siano stati in grado di arrivare a risultati definitivi. In generale esse concludono, anche in virtù delle forti limitazioni connesse a tali tipologie di analisi, circa l'ambiguità degli esiti in termini occupazionali della riduzione dell'orario di lavoro settimanale.
È proprio l'indeterminatezza di tali risultati a suggerire di accompagnare all'analisi teorica l'osservazione delle esperienze concrete.
L'analisi della situazione francese è sicuramente quella che offre i maggiori spunti di riflessione. L'incertezza che ha dominato il dibattito teorico (la conferenza di Londra della Ces del 1976) è pienamente riscontrabile nelle 4 leggi che si sono susseguite dal 1982 al 1998, le quali (seppure evidentemente concordi circa la sua applicabilità) rispondono ad impostazioni molto diverse tra loro circa alcune delle questioni centrali che bisogna affrontare quando si parla di riduzione di orario. Questo perchè intorno alla questione centrale dei costi ne ruotano molte altre, quali quella del ricorso allo straordinario, degli incrementi di produttività, dell'opportunità dell'esistenza e quindi dell'ammontare di incentivi pubblici, dell'ambito e dei tempi di applicazione dell'uso della legge o della contrattazione collettiva (solo per citarne i principali). Il percorso al quale il legislatore francese ha dato vita dal 1982 si è concluso (per adesso) con la cosiddetta Legge Aubry del 1998. Sarebbe affrettato, però, valutare le disposizioni contenute in tale provvedimento (ed in generale il punto di vista che lo ha ispirato) come il frutto esclusivo dell'impostazione ideologica del governo francese (il governo della ''sinistra plurale”, come essi lo chiamano). Ad un'analisi più attenta, infatti, essa appare essere il punto di sintesi tra i diversi orientamenti emersi nel dibattito e che dimostra come il problema non sia la riduzione in sè ma il come essa viene attuata: nel senso che la riduzione dell'orario di lavoro può essere una strada percorribile per agire concretamente sulla problematica occupazionale; la questione diventa allora (dato che se vi è un aumento dell'occupazione essa comporta comunque dei costi aggiuntivi) come metterla in atto (le misure che la devono accompagnare) affinchè si possano ripartire in maniera equa i costi che ne derivano e rispettare i vincoli che vi si oppongono. Per questo motivo, è anche possibile affermare che dal modo in cui è costruita e dai risultati che essa darà seguiranno indicazioni fondamentali circa l'utilizzo a fini occupazionali di una tale strategia.
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Informazioni tesi
Autore: | Gianluca Boscaino |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Prf.luigi Frey |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 217 |
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