Genesi e sviluppo del principio di sussidiarietà orizzontale
Il principio di sussidiarietà orizzontale, nel rapporto tra potere politico e società, si pone quale criterio ordinatore del riparto delle competenze in ordine al soddisfacimento di interessi particolari e dell’interesse generale. In base a tale principio, al corpo sociale è riconosciuto un diritto di partecipazione sia nella determinazione delle funzioni, sia nel loro concreto perseguimento. Alla autorità pubblica, quindi, se da un lato è imposto il rispetto dell’autonomia sociale, dall’altro ha il dovere di intervenire con una azione sussidiaria, cioè tendente a completare e colmare dei bisogni insoddisfatti nella misura in cui l’entità del bisogno ne richiede l’intervento, a causa di una incapacità o disinteresse dei corpi sociali, o per la natura stessa della materia in oggetto.
La sussidiarietà orizzontale, pur presentandosi come concetto unico, contiene in sé degli elementi che è utile indicare.
In primo luogo, è fondamentale una certa idea di persona, che, in base alla concezione tomista, è titolare di una dignità inalienabile, da cui deriva un diritto d’autonomia d’azione e di coscienza, quale completamento dell’essenza umana attraverso le proprie opere.
In secondo, una visione della società, non quale somma algebrica di persone isolate, quale gruppo indefinito di individui. Occorre, infatti, il riconoscimento dei quei gruppi sociali intermedi, che più o meno spontaneamente sono il frutto dell’autonomia umana per il raggiungimento di obbiettivi di maggior complessità. In base al legame diretto con l’individuo quindi, devono essere estesi a questi gruppi molti dei diritti riconosciuti alla persona.
La società, vista in questi termini, quale soggetto organico, o quantomeno organizzato, ha la sua ragion d’essere proprio per il raggiungimento di un interesse generale, un bene comune, inteso non come la semplice somma degli interessi particolari, ma superandoli e indirizzandoli verso una visione generale, la sola capace di garantire quelle condizioni di benessere e sicurezza che possono garantire l’effettivo esercizio dell’autonomia umana.
La sussidiarietà orizzontale, grazie al suo duplice aspetto positivo – dell’ingerenza – e negativo – della non ingerenza – si pone come principio politico universale e efficacemente applicabile in diversi contesti socio-politici. Tuttavia occorrono della condizioni necessarie a che esso possa dispiegare pienamente i suo effetti e le sue finalità.
In primo luogo, è necessario che l’individuo e i gruppi sociali abbiano sviluppato un certo grado di capacità, altrimenti, pur all’interno di un rapporto sussidiario con la società, lo stato sarebbe chiamato a colmare un vuoto talmente ampio fino a confondersi con uno stato dispotico e centralista.
In secondo luogo, c’è bisogno che all’interno della società sia presente un sentimento di solidarietà tra i gruppi sociali, quale garanzia nei confronti dell’azione pubblica. Non volendo attribuire alla solidarietà sociale una valore etico o morale infatti, la sua necessità deriva semplicemente dalla constatazione che, specialmente in quelle società complesse come la nostra, il raggiungimento di un qual si voglia obbiettivo che voglia avere una certa rilevanza sociale, debba essere accompagnato dalla cooperazione e dal soccorso di più soggetti sociali. Un sentimento di solidarietà degradato o assente, porterebbe l’istanza pubblica a dover intervenire in tutte quelle attività non strettamente legate alle attività economiche.
La sussidiarietà orizzontale, quindi si pone come terza via per la soluzione dell’antinomia tra libertà e uguaglianza, rispetto alle due maggiori correnti di pensiero della storia occidentale, che secondo i sostenitori della sussidiarietà, hanno fornito una soluzione parziale e mai definitiva del paradosso, esaltando e sacralizzano un valore necessariamente a discapito degli altri.
La sussidiarietà orizzontale nella sua forma definitiva di principio politico volto alla regolazione dei rapporti tra pubblico e privato, non è altro che il prodotto del dibattito politico che, dall’antichità fino ai giorni nostri, ha accompagnato la riflessione sul ruolo dello stato. Non è altro che la sedimentazione, uno sull’altro, dei contributi che vari autori hanno lasciato e che la cosiddetta “dottrina sociale cristiana” ha raccolto facendone l’asse portante della sua posizione ufficiale sulla questione sociale.
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Informazioni tesi
Autore: | Claudio Renzi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Alessandro Truini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 212 |
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