Storia e ideologia del Black Panther Party
L’approccio epistemologico, quando è critico,
è sempre utopico: ma la sua verità consiste nel far vivere
nel movimento storico delle masse, nel cervello degli uomini,
fra evento ed evento, il divenire reale del nome comune…
Antonio Negri, Marx oltre Marx.
Le rivolte di South Central Los Angeles del 1992 riaprono una ferita atavica nella storia nord americana: il rapporto tra bianchi WASP e minoranze afroamericane.
La brutalità poliziesca e la giustizia “ingiusta” nei rapporti politico-sociali hanno scatenato spesso rivolte cruente tra èlite dominante bianca e minoranze afroamericane, tra queste vanno citate - per il grande impeto distruttivo - quella di Watts del 1965 e quella di Miami del 1980.
La rivolta di Watts era scoppiata a causa di uno stato di permanente recessione nel ghetto, a fronte di un boom economico che arricchiva il resto della nazione. Quella di Los Angeles si presenta, nuovamente, come una reazione elementare contro un ordine politico-economico intollerabile che ha prodotto una povertà devastante e che lascia presagire un’escalation di violenza e attriti anche per il futuro.
In realtà molte cose sono cambiate rispetto a trent’anni fa, il background sociale entro cui la vita, la protesta, l’elaborazione politico-culturale degli afroamericani prendono corpo ora sono profondamente mutati rispetto ad allora. E, salvo poche eccezioni (cui peraltro viene dato grande risalto dai media e attribuito elevato valore simbolico anche all’interno della comunità nera), quelle condizioni sono in generale peggiorate rispetto ai livelli raggiunti negli anni culminanti del movimento nero, tra la fine degli anni sessanta ed i primi anni settanta.
L’obiettivo principale di questo lavoro non è l’analisi complessiva della storia dei neri in America, ma soltanto quello di prendere in considerazione una delle organizzazioni del movimento afroamericano che a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 ha tentato d’infondere una coscienza politica al proprio popolo, consapevole che l’alternativa al vuoto organizzativo sarebbe stata l’autodistruzione della propria comunità, in quanto corpus sociale distinto e avulso dai valori della società bianca.
In effetti, il vuoto ideologico che si riscontra oggi nella società americana ha spinto i neri e le altre minoranze reiette a sfogare le frustrazioni sociali all’interno delle comunità-ghetto (rosse, nere o gialle che siano), dove droga, prostituzione, microcriminalità rappresentano l’economia dominante, ovvero, le briciole che cadono dalle tavole imbandite del capitalismo per tenere a bada i neri e per relegarli nel proprio micro-universo “concentrazionario”, sorretto da un’economia sommersa e “parallela” a quella ufficiale.
Naturalmente i media enfatizzano l’aspetto criminale della questione, non a caso, della rivolta di Los Angeles (fatto televisivo di prim’ordine) si sono viste molte sequenze di saccheggio, di vandalismo e di violenza. Anzi, la televisione ha sancito la “riproducibilità” degli eventi con il semplice ritrasmettere parossisticamente le stesse sequenze, per il gaudio dei pasdàran della coincidenza tra virtuale e reale. Ma non solo. Per esempio, nonostante la prevalenza numerica dei latinos nei disordini, nelle immagini più violente si sono visti quasi sempre afroamericani:
«Per molti giorni la televisione ha parlato soltanto di “rivolta di South Central”, di “rabbia dei neri” e di Crips e Bloods … Ma un’analisi dei primi 5000 arresti in tutta la città ha rivelato che il 52 per cento erano poveri latinos, il 10 per cento bianchi e solo il 38 per cento neri».
L’informazione ha come sua peculiare caratteristica quella di proiettare i valori della cultura dominante e di dare l’assalto alla notizia manipolando forme e contenuti degli eventi, il tutto per ridurre e stereotipizzare la complessità del reale, in modo da garantire una lettura tendenziosamente aprioristica di ciò che accade.
Sta di fatto che gli Stati Uniti sono attraversati da una crisi sociale, politica e culturale gravissima, che la ripresa economica non risolverà, perché non si tratta semplicemente di assicurare qualche milione di posti di lavoro, ma di sovvertire un intero sistema che ha partorito un tessuto sociale sempre più polarizzato ed elitario. Se a questo si aggiunge che i dati sull’occupazione in America sono continuamente manipolati e interpretati “estensivamente” (una tendenza che purtroppo prende piede anche nella vecchia Europa), si può abbandonare l’ipotesi ottimistica della ripresa economica come deus ex machina per alleviare i conflitti, poiché lo sviluppo, pur essendo reale, riguarda solo determinate classi sociali già avvantaggiate dal sistema (non a caso Mike Davis definisce la rivolta di Los Angeles «una magica redistribuzione di ricchezza»).
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Informazioni tesi
Autore: | Gianni Petrosillo |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Nico Perrone |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 397 |
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