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Ambiente costruito e salute: inquinamento negli ambienti confinati

Da alcuni anni, nei paesi maggiormente sviluppati, si è constatato l’insorgere di una nuova tematica di primario interesse per la salute: case, alberghi, uffici, scuole, mezzi di trasporto, esercizi pubblici presentano concentrazioni di sostanze pericolose per la salute, superiori a quelle rilevabili all’esterno.
Secondo le ipotesi formulate dalla ricerca, le cause di questa situazione dipendono da diversi fattori, quali l’immissione nel ciclo edilizio di nuovi prodotti non testati, la scarsa attenzione progettuale alle soluzioni tecniche, la diminuzione della ventilazione dovuta alla maggiore sigillatura degli edifici; ecc.
Il manifestarsi di situazioni di disagio e di patologie specifiche negli abitanti, ha richiamato l’attenzione della comunità scientifica sulla necessità di indagare su sorgenti e agenti responsabili, di quantificare l’impatto sulla salute dell’esposizione a particolari sostanze e, naturalmente, di indagare su possibili rimedi e adeguate soluzioni tecniche.
Obiettivo principale della tesi è quello di delineare un quadro sintetico della situazione attuale relativa all’inquinamento indoor. Per realizzare tale ricerca si è reso necessario contattare alcuni esperti del campo: arch. Ugo Sasso, presidente dell’INBAR di Bolzano; arch. Virginia Gangemi, docente di tecnologia della Facoltà di Architettura di Napoli; arch. Guido Nardi, direttore del Dipartimento di programmazione, progettazione e produzione della Facoltà di Architettura di Milano.
Il problema della qualità dell’aria negli ambienti confinati non industriali ha assunto notevole rilievo, sia per le implicazioni tecniche e progettuali degli edifici ad uso civile, sia per i problemi di impatto della qualità dell’aria sulla salute dell’uomo.
E’ necessario che globalmente si collabori alla risoluzione del problema; soprattutto i mass-media e le fonti di informazione dovrebbero svolgere il loro ruolo di sensibilizzazione dei cittadini su questa tematica in modo che si determini un consenso popolare sulla realizzazione di iniziative finalizzate ad una diminuzione degli inquinanti indoor.

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Introduzione Alla fine degli anni ’60 nell’Europa centrale, dove la pressione industriale si è manifestata prima con i suoi effetti collaterali, la riconsiderazione dei processi edilizi in una prospettiva ambientalista ha portato alla creazione della Baubiologie, letteralmente “biologia del costruire”, da cui è nata in Italia la bioarchitettura. All’articolo 2 dello Statuto INBAR (Istituto Nazionale di Bioarchitettura) si legge: “ Si definisce Bioarchitettura la disciplina progettuale che attua e presuppone un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti dell’ambientale. In una visione caratterizzata dalla più ampia interdisciplinarietà e da un utilizzo razionale e ottimale delle risorse, la Bioarchitettura tende alla conciliazione ed integrazione delle attività e dei comportamenti umani con le preesistenze ambientali ed i fenomeni naturali. Ciò al fine di realizzare un generalizzato miglioramento degli standard qualitativi della vita attuale e futura. Ripensare all’ambiente costruito e a quello da costruire “secondo Natura”, dunque, richiederà il contributo di più specialisti e la convergenza di expertise che potranno esser fornite solo da gruppi di progettazione integrata. Quale può essere la ragione del prefisso “bio”? Come ha detto l’arch. Ugo Sasso, presidente dell’INBAR, nella conferenza stampa tenutasi a Roma il 24 Maggio 1996: “Se l’architettura degli ultimi 30-40 anni non avesse generato mostri nelle nostre periferie, se non avesse creato questi luoghi così aggressivi e disumani, non ci sarebbe bisogno di chiamarla bioarchitettura. L’architettura deve tornare ad essere la casa dell’uomo; con questo non si vuole certo un anacronistico ritorno a sistemi costruttivi superati, ma neanche lo spettacolo di quartieri costruiti l’altro ieri e già fatiscenti per problemi di umidità, lesioni, distacchi, infiltrazioni; no ad improbabili nostalgie di casette nel verde (del resto il territorio è un bene preziosissimo da salvaguardare), ma neanche torri alienanti e quartieri dormitorio.

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bioarchitettura
bioclimatica
bioedilizia
ecocompatibilità
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geobiologia

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