Un nodo cruciale per la pedagogia sociale: Gli ultras
Conscio dell'impossibilità di uno studio esauriente sul fenomeno giovanile degli ultras, la presente tesi parte da una personale “finestra teorica”. Gli scienziati, infatti, sanno che affacciarsi ad una finestra teorica piuttosto che ad un'altra porta a vedere cose molto diverse tra loro. A tal proposito, A. Salvini cita Ulric Neisser che nel 1967 scriveva : "Tutto ciò che conosciamo della realtà risulta mediato non soltanto dagli organi di senso, ma anche dal complesso sistema che interpreta e reinterpreta l'informazione sensoriale". Anche Peter Berger e Thomas Luckmann richiamavano l'attenzione sul fatto che "noi percepiamo gli altri per mezzo di "schemi di tipizzazione" e il tipo di relazione che ne scaturisce modella i modi con cui noi ci accingiamo a pensare, percepire, incontrare e giudicare l'altro".
Un accorgimento essenziale, in ogni ricerca, resta comunque quello di non farsi influenzare dall'effetto del senso comune, di cui anche lo scienziato può risentirne. Parafrasando Hillman si può dire che "il senso comune è un’immagine preconcetta che può distorcere le nostre percezioni, allo stesso modo in cui un inadeguato mito cosmologico può distorcere le osservazioni astronomiche e geografiche. Il "senso comune" non è sempre un buon strumento di giudizio".
In genere il senso comune tende a preferire le spiegazioni già note o quelle che combaciano con le sue attese o interessi. Per esempio, se si riuscisse a dimostrare che tutti i tifosi violenti sono dei pazzi, l'istituzione calcistica tirerebbe un respiro di sollievo, venendo definitivamente allontanato il fondato sospetto che questo tipo di tifo trasgressivo appartenga alla sua tradizione come il pallone. Le spiegazioni dell'esperto, siano esse psicologiche, criminologiche o sociologiche, sono più accolte se risultano in linea con le attese del senso comune, con le sue categorie cognitive e i suoi modi di fare delle interferenze causali. Per esempio, la spiegazione per cui ad un effetto corrisponde una causa, quindi ad una negatività morale corrisponde una negatività psicologica, suscettibile di trattamento, è in genere ben accetta.
Secondo la tesi di A.Salvini, quando le spiegazioni dello scienziato sociale evadono il linguaggio o le giuste domande del senso comune, interessato a risolvere i problemi più che a capirne i meccanismi, il risultato è la delusione. Quando si parla di "violenza" la gente vuole cause oggettive, spiegazioni atte ad orientare il giudizio morale. Le persone detestano talvolta le spiegazioni psicologiche, o perché le interpretano riduttivamente come giustificative o perché spostano l'attenzione dalla trasgressione e dal reo in carne ed ossa ai processi di cui è il risultato. Non si riflette abbastanza che alcune scelte conoscitive, i risultati che riportano, le tesi che enunciano, offrono un sapere non immediatamente traducibile in interventi pedagogici.
Alcuni risultati conseguiti dai ricercatori possono comunque offrire dei dati interessanti, ma inutilizzabili perché la loro traduzione pratica implicherebbe la messa in discussione della realtà a cui il "senso comune" è legato. In altri casi solo una deformata banalizzazione delle conoscenze sembra cosa utile. Il "senso comune" può essere paragonato a ciò che Dal Lago chiama i nuovi miti, cioè i "miti sociali": "Tra i miti insistenti dell'opinione pubblica contemporanea rientra la "violenza calcistica"... La violenza degli spettatori di calcio, soprattutto in Italia, non è certamente il risultato di impulsi arbitrari e irrazionali, ma l'esito di sequenze di comportamenti rituali e ritualizzati.
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Informazioni tesi
Autore: | Ottelio Labella |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Salerno |
Facoltà: | Scienze dell'Educazione |
Corso: | Scienze dell'educazione degli adulti e della formazione continua |
Relatore: | Laura Clarizia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 191 |
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