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Diritto di accesso agli atti. In particolare in materia tributaria

L'antica "fides" (lealtà) venerata nel mos maiorum della società romana sembra non essere mai tramontata,trasformandosi piuttosto in ispirazione e fertilizzante per le moderne società, ormai aride di tali valori. Ed è proprio in questo terreno che nasce il principio della trasparenza, con il quale prende avvio la trattazione nel primo capitolo, a cui è improntata l'azione amministrativa, volta a coronare quell'esigenza di conoscenza propria dell'essere umano ma, contemporaneamente, a garantire i diritti costituzionali di difesa e di informazione. A tal fine si rendono necessari gli istituti della pubblicità e dell'accesso agli atti della pubblica amministrazione. La trasparenza è stata sublimata in diverse tipologie di accesso (documentale, civico e civico generalizzato) che hanno impegnato il legislatore dalla l. 241/90 fino ai tempi recenti. L'intervento del legislatore, che cerca di controbilanciare l'interesse pubblico superiore con le opposte esigenze di segretezza e riservatezza è stato oggetto di innumerevoli e controverse interpretazioni, soprattutto con riguardo ai limiti del suddetto diritto di accesso. L'elaborato prosegue, nel secondo capitolo, con il cuore della trattazione, incentrata sulla specifica vicenda relativa all'accesso agli atti del procedimento tributario, species di procedimento amministrativo. Tali documenti, sebbene rientrano nelle ipotesi di esclusione tassativamente enucleate dalla l. 241/90, sono da sempre al centro di un ampio dibattito dottrinale e giurisprudenziale. Su questo scenario irrompe prepotente la sentenza della Corte di Giustizia causa C-298/16 del 2017, con l'effetto di sparigliare le carte. Prendendo le distanze da entrambe le soluzioni innanzi prospettate, la Corte di Giustizia apre un varco verso l'accessibilità da parte dei contribuenti agli atti del procedimento tributario, anche prima dell'emissione dell'atto impositivo.

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5 CAPITOLO I La trasparenza amministrativa nei diversi tipi di accesso 1. La trasparenza amministrativa Trasparenza: l’essere trasparente. Tale è spesso la definizione sintetica del concetto di trasparenza, intorno a cui si dice e si scrive molto, soprattutto in tempi recenti. Questa interpretazione sembra avallata da una breve ma ambivalente analisi etimologica: trasparente deriva dal latino medioevale “transparens” composto da trans – attraverso - e pareo, verbo che può essere transitivo come intransitivo, ovvero significa “vedere” ma anche “apparire, mostrarsi”. Applicato alla pubblica amministrazione, tale concetto risulta necessariamente relazionale, cioè inerente un osservatore e un osservato. Nonostante nella Costituzione manchi un riferimento espresso alla “trasparenza”, è comunque possibile individuare caratteristiche, estensione e limiti di questo “valore” al di là del testo costituzionale procedendo, mediante l’osservazione storica, alla descrizione dei suoi caratteri1. Peraltro, l’assenza di qualsiasi menzione della “trasparenza amministrativa” non impedisce di qualificare la stessa tra i principi costituzionali impliciti, cioè rinvenibili nella Costituzione attraverso un’opera di astrazione interpretativa2. L’esigenza di conoscere e penetrare il modus operandi della Pubblica Amministrazione affonda le proprie radici nella storia della tradizione giuridica e politica italiana. Già agli albori del secolo scorso, Filippo Turati affermava che “la casa della Amministrazione dovrebbe essere di vetro”3. L’originaria affermazione del principio di trasparenza si è avuta nei confronti dell’esercizio del potere pubblico allorquando la sovranità ha iniziato a migrare dalle mani del monarca a quelle del popolo e quest’ultimo ha, quindi, acquisito la pretesa di conoscere quali voti esprimevano i suoi rappresentanti nelle assemblee legislative o le ragioni e le procedure in base alle quali i funzionari amministrativi pervenivano alle loro decisioni4. In primo luogo si deve osservare che la trasparenza è un valore strumentale, utile cioè al perseguimento di valori diversi ed ulteriori. Seguendo un’impostazione di pensiero illuminista5 si può affermare che la trasparenza, rappresenta il metro di valutazione ed il 1 Affronta la tematica in questi termini F. MERLONI, La trasparenza amministrativa, 2008, Giuffrè, pp. 83 ss. 2 La trasparenza amministrativa si desume, infatti, dai principi costituzionali di legalità, imparzialità e buon andamento che, ai sensi dell’art. 97 Cost., informano l’attività della Pubblica Amministrazione. 3 F. TURATI, in Atti del Parlamento Italiano. Camera dei Deputati, sess. 1904-1908, 17 giugno 1908, 22962. 4 A questo proposito paradigmatica è la formulazione degli artt. 14 e 15 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino. Tali norme, rispettivamente, stabiliscono che “Tutti i cittadini hanno il diritto di constatare, da loro stessi o mediante i loro rappresentanti, la necessità del contributo pubblico, di approvarlo liberamente, di controllarne l’impiego e di determinarne la quantità, la ripartizione, la riscossione e la durata” e che “La società ha il diritto di chiedere conto della sua amministrazione ad ogni pubblico funzionario”. 5 A tal proposito si ricordi la celebre descrizione di quest’epoca storica fatta da I. KANT., in Che cos’è l’illuminismo?, che afferma che “L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessi è questa minorità se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma

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