La necessità dell'educazione permanente nella società contemporanea

    INTRODUZIONE Nella realizzazione di questo lavoro ho immaginato di fare un “viaggio”, un itinerario da condividere idealmente con tanti altri adulti, in modo particolare, con le fasce più deboli. Nell’organizzare, prima, e nello scrivere, poi, il mio pensiero è stato costantemente concentrato, infatti, proprio su tutte quella persone che si sentono travolte da cambiamenti epocali, da radicali trasformazioni che hanno investito non solo il mondo del lavoro, ma il mondo in genere. Nel primo capitolo ho parlato delle ricadute drammatiche che “globalizzazione, evoluzione tecnologica e delle comunicazioni, frequenti crisi economiche, innumerevoli cambiamenti di scenario (politico, economico, sociale, culturale…), multiculturalità, decremento demografico, repentine aperture e chiusure di fasi a cui seguono, inevitabilmente, continui nuovi inizi…”1 hanno comportato nella quotidianità di un elevatissimo numero di persone, tanto da arrivare a poter definire l’attuale epoca o, come direbbe Bauman,, la modernità liquida, “il tempo dei disagi, disagio esistenziale, sociale, relazionale, culturale, psicologico.”2 Ho pensato fin dal primo momento a chi ha perso il lavoro ad una certa età (basta ascoltare un notiziario o leggere un quotidiano per renderci conto del fallimento, della vendita ad acquirenti stranieri di marchi, il che comporta, quasi sempre, la chiusura di aziende – proprio in questi giorni si sta trattando per i 126 dipendenti dell’azienda “La Perla”) ed ora incontra numerosissime difficoltà, lì, a formare un muro da scalare, per riuscire a ritrovare una propria collocazione. Non possiamo dimenticarci neanche di chi ha ricoperto sempre ruoli che richiedevano un saper fare “abitudinario”: l’innovazione è arrivata anche a sconvolgere finanche le poche ma, fino a non molto tempo fa, salde certezze che questa categoria aveva. ________________ 1Si rimanda a pag 1 2Ibidem