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Regressione e resilienza democratica: Il caso dell'Europa Centro-Orientale

L'andamento politico degli Stati rientranti nel gruppo di Visegrád è ormai divenuto argomento diffuso nel dibattito pubblico e nei filoni di ricerca legati alla Scienza Politica che si occupano di analizzare il fenomeno del c.d. "Democratic Backsliding": processo che implica una regressione nella qualità dei regimi democratici e il passaggio da "democrazie consolidate" a "regimi ibridi", conseguente alla messa in atto di precisi progetti politici da parte di partiti democraticamente eletti.
La tesi consiste in una ricerca di carattere comparato e qualitativo su quattro casi di studio: Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, rispettivamente analizzati in una dimensione storica, politica, istituzionale e sociale. Nei primi due casi, il rinnovato potere di partiti che hanno attuato un'agenda politica non liberale, come Fidesz e Diritto e Giustizia, fa presagire che le democrazie di entrambi i paesi versano in uno stato di crisi dal quale non sarà possibile uscire nel breve periodo; viceversa, lo studio del caso ceco e di quello slovacco ha fatto emergere un altro assunto di partenza: alcuni regimi democratici, seppur sottoposti anch'essi alle pressioni del populismo, dell'illiberalismo e della crisi economica e sociale, mostrano un'elevata resilienza democratica. Al fine di evidenziare gli elementi che permettono a questi Stati di resistere alle odierne minacce alla democrazia, è stato centrale il richiamo alla teoria degli ancoraggi di Leonardo Morlino, quadro teorico di riferimento dello studio.
Nel tentativo di dare risposta al quesito principale, cioè perché alcune democrazie si mostrano più resilienti di altre, la tesi affermata è che: non esistono percorsi lineari né verso la democrazia né allontandosi da essa. Tuttavia, attraverso i metodi propri della ricerca comparata e qualitativa, è possibile rilevare sia i meccanismi alla base del regresso democratico, sia gli "ancoraggi" che permettono alle democrazie di mantenersi stabili ed efficienti nel corso del tempo. Essi, in particolare, sono rinvenuti: nella presenza di Costituzioni che garantiscano procedure di revisione aggravate e la partecipazione congiunta delle parti politiche; nella funzione di controllo democratico e di bilanciamento dei poteri svolta dai Parlamenti, dalle Corti Costituzionali e dalle opposizioni; infine, nel radicamento di una cultura politica democratica solida alla quale si leghi l'effettivo esercizio delle libertà fondamentali.

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5 Introduzione Nell’aprile del 2022 in Ungheria, Viktor Orbán, fautore della costruzione di una “democrazia illiberale”, veniva rieletto con una maggioranza schiacciante e contro un’opposizione per la prima volta unita, avviandosi verso un ulteriore mandato; allo stesso modo, le elezioni presidenziali polacche del 2020 conferivano nuovamente la carica di Presidente della Repubblica al conservatore Duda e nel 2019, le elezioni parlamentari confermavano la rinnovata vittoria del partito Diritto e Giustizia, al potere dal 2015; Viceversa, nel 2021 l’elettorato ceco poneva fine al Governo guidato dal partito imprenditoriale di Andrej Babis, accusato più volte di conflitto di interessi, frode, corruzione e coinvolto nello scandalo dei Pandora Papers, sancendo l’ascesa dei liberal-conservatori di Spolu. In Slovacchia, le forze di centrodestra hanno avuto la meglio alle elezioni del 2020 e hanno costituito una coalizione formata dai partiti OL’aNO, Siamo una Famiglia e Per il Popolo, il cui intento principale è stato allontanare definitivamente l’ex primo ministro Fico dalla competizione politica, la cui corruzione ed i legami con le organizzazioni mafiose erano ormai stati svelati. Il significato attribuibile a questi eventi è duplice: da un lato, nel caso ungherese e polacco, il rinnovato potere di Fidesz e del PiS che, rispettivamente dal 2010 e dal 2015, hanno dato attuazione ad un’agenda politica illiberale, ci fa presagire che le democrazie di entrambi i paesi versano in uno stato di crisi dal quale non sarà possibile uscire nel breve periodo; d’altra parte, le vicende ceche e slovacche costituiscono due esempi, nel gruppo di Visegràd, di regimi politici democratici in grado di reagire positivamente alle pressioni del populismo, dell’illiberalismo e della crisi economica, politica e sociale vigente. L’elaborato qui svolto nasce da una serie di riflessioni fatte su questi eventi e sulle più recenti trasformazioni che hanno interessato i regimi politici democratici del

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Parole chiave

polonia
repubblica ceca
slovacchia
ungheria
democrazia
comparazione
scienza politica
crisi democratica
illiberalismo
regresso democratico

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