Formazione dell'adulto. La lezione aziendale

2.2 DIFFERENZE TRA LA FORMAZIONE DEL GIOVANE E DELL’ADULTO La pedagogia, ossia l’insegnamento del bambino e del fanciullo in Italia è demandato al Ministero dell’Istruzione tramite le scuole dell’infanzia e gli istituti superiori. Il metodo di insegnamento predilige l’informazione e la struttura gerarchica. In questo contesto la finalità della formazione è quella di fornire agli studenti tutte le informazioni che andranno ad arricchire il loro bagaglio culturale e tutti gli strumenti che serviranno loro per gestire tali informazioni. Il metodo applicato è per lo più la lezione frontale con una struttura gerarchica in cui l’insegnante si pone come detentore del sapere e gli studenti come coloro che devono assimilare questo sapere in maniera osmotica. La comunicazione è spesso unilaterale. Questo modello classico trae le sue origini dall’organizzazione delle prime scuole monastiche del settimo secolo nelle quali, ai novizi che si presentavano nei conventi per prepararsi alla vita religiosa, veniva insegnato a leggere e a scrivere perché potessero dedicarsi all’uso e alla trascrizione dei libri sacri. Il modello classico ha caratteristiche un po' rigide e si presenta considerevolmente faticoso da sostenere soprattutto per i discenti, perché richiede un livello di attenzione molto alto e costante per permettere loro di assimilare concetti tramite il solo ascolto e spesso si tratta di concetti molto astratti dei quali il più delle volte non si riesce ad avere un riscontro pratico. Anche la capacità di apprendimento e i canali attraverso cui transita sono diversi se parliamo di giovani o adulti. I bambini sin dalla primissima età posseggono capacità cognitive molto elevate, a dispetto delle capacità di concretizzare le proprie conoscenze, si pensi ad un bambino in fasce che pur comprendendo le parole della madre non riesce ancora a riprodurle. Man mano che le capacità concrete si consolidano entro certi canoni, la mente del giovane inizia a ragionare entro determinate linee direttive e le 13