La Nigella sativa e il timochinone nel trattamento delle infiammazioni articolari
Fin dai tempi antichi l’uomo utilizza le erbe per alleviare il dolore, cicatrizzare le ferite e disintossicare l’organismo. Così tra intuizioni, intossicazioni, osservazioni e sperimentazioni, nel corso dei millenni, si è sviluppata la medicina delle piante: la Fitoterapia.
“La fitoterapia è la scienza che tratta la cura e la prevenzione delle malattie umane per mezzo delle piante medicinali (o delle droghe vegetali) e dei prodotti fitoterapici. Essa studia le capacità curative delle piante o delle droghe vegetali, le indicazioni di massima, le controindicazioni relative, la posologia e le opportune vie di somministrazione.”
Grazie ai progressi della chimica e lo sviluppo delle tecnologie, è possibile individuare i principi attivi e dimostrare meccanismi d’azione, effetti terapeutici ed effetti tossicologici di ogni erba. Tali principi attivi, una volta isolati in laboratorio possono essere modificati oppure riprodotti e questo ha condotto l’uomo a creare farmaci di sintesi sempre più selettivi, perdendo quindi gradualmente l’interesse per le erbe officinali. Questo perché la dose di principio attivo nelle piante non è certa, la composizione dipende da tantissimi fattori: latitudine, periodo balsamico, composizione del terreno. Al contrario, il farmaco di sintesi è standardizzato, quindi si è certi della dose di principio attivo che si sta somministrando. Tuttavia, non tutti i componenti chimici possono essere riprodotti per sintesi ed in molti casi è necessaria la materia organica di base per sintetizzare la molecola.
Le civiltà del passato, in particolare l’Egitto, erano depositarie di conoscenze fitoterapiche le quali per la maggior parte sono andate perdute, soprattutto in seguito alla distruzione della biblioteca di Alessandria. Molte delle conoscenze fitoterapiche si sono poi diffuse oralmente fino ai giorni nostri e molte ricette e terapie della cultura popolare sono state rivalutate e riprese dalle ricerche scientifiche.
Già la fitoterapia egiziana, che risale a più di tremila anni fa, aveva scoperto l’uso medicinale e alimentare della Nigella sativa, conosciuta comunemente come cumino nero. Da diversi studi emerge che tale pianta ha effettivamente diverse applicazioni in campo medico. Ad esempio, uno studio pubblicato sul Journal of Translational Medicine, condotto su donne in menopausa, ha documentato una riduzione dei livelli di colesterolo e trigliceridi, glicemia e pressione, utilizzando i semi di Nigella sativa. Lo studio prospetta, quindi, una possibile utilità di questa pianta nella prevenzione e nella cura della sindrome metabolica, oltre che del diabete.
Altra proprietà documentata della Nigella sativa è la potente azione antinfiammatoria dimostrata dal suo principio attivo: il timochinone. Da molti studi si evince che tale principio attivo è in grado di ridurre il rilascio di citochine come il TNF-α e IL-1β, e moltissimi altri mediatori dell’infiammazione. Tali mediatori, come vedremo, sono responsabili dei sintomi dolorosi presenti nelle malattie infiammatorie articolari, in particolare l’artrite reumatoide.
In questa tesi approfondiremo gli aspetti curativi del timochinone nel trattamento delle malattie infiammatorie articolari, osservando anche gli effetti tossicologici e offrendo un confronto con i farmaci comunemente utilizzati per le patologie articolari.
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Informazioni tesi
Autore: | Margareth Di Vaia |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2019-20 |
Università: | Università degli Studi di Napoli |
Facoltà: | Farmacia |
Corso: | Scienze Erboristiche |
Relatore: | Daniela Rigano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 62 |
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