Analisi degli effetti della fertilizzazione azotata sulle infestazioni di Myzus persicae nicotiane (Blackman) su tabacco (Nicotiana tabacum L.)

Pag. 5 Introduzione La produzione e l’impiego in agricoltura di “input” di origine antropica sta determinando una rapida riduzione delle risorse disponibili e indispensabili all’ottenimento della produzione agricola. Di fatto, l’impiego continuo ed eccessivo di fitofarmaci e fertilizzanti di sintesi sta causando l’inquinamento del suolo, delle acque e dell’aria (compromettendo così la possibilità di un loro utilizzo futuro per la produzione agricola stessa), oltre che la rottura degli equilibri biologici che sono alla base del controllo naturale delle principali avversità biotiche delle colture. Diversi studi suggeriscono che l’eccessivo utilizzo di fertilizzanti e pesticidi, in aggiunta ad una gestione monocolturale ed intensiva del terreno, ha contribuito a determinare una rapida crescita dei principali organismi infestanti le colture di interesse agronomico, forestale ed ornamentale. Da qui la necessità di applicare ed estendere il più possibile tecniche e metodi in grado di consentire un’adeguata protezione delle piante (permettendo così una soddisfacente produzione), e al contempo di non alterare il delicato equilibrio tra organismi ed ambiente agricolo coltivato, impiegando quindi un approccio di tipo agro-ecologico. Questo ha portato a definire ed applicare un concetto più ampio di agricoltura, non solo incentrata sulla produzione, ma anche sulla conservazione degli ecosistemi in cui essa si esercita. Negli anni settanta, la considerazione degli aspetti agronomici, economici, sociali ed ecologici della agricoltura ha portato alla definizione e all’applicazione dell’“agroecologia”. L’agroecologia può essere definita come “scienza interdisciplinare che utilizza come unità di studio l’agroecosistema, inteso come ecosistema antropizzato per scopi agricoli, in cui le componenti interagenti al suo interno sono l’uomo e l’ambiente legati da un legame di auto- reciprocità” (Caporali, 2008; Caporali et al., 2010; Gliessman, 1990; Altieri, 1991). Pertanto, l’obiettivo dell’agroecologia è quello di creare agroecosistemi quanto più indipendenti possibili dagli input antropici, sfruttando le naturali interazioni biologiche presenti al fine di ottenere un’elevata e stabile produttività delle colture, preservando allo stesso tempo le risorse. Ciò è tuttavia possibile solamente con la conoscenza delle componenti dell’agroecosistema e della loro reciproca influenza, nonché con l’applicazione di tecniche maturate dall’osservazione e dalla sperimentazione.