Sovrappopolazione e collasso ambientale
L’obiettivo di questa tesi è analizzare il problema demografico e le implicazioni che ne derivano: il tema centrale della riflessione riguarda il rapporto tra l’impatto della specie umana rispetto alla capacità di carico del nostro pianeta, in inglese la carrying capacity, che può essere definita come il massimo limite di crescita di una popolazione che una base fissa di risorse è in grado di sopportare. Le domande che ne scaturiscono sono di difficile risposta, ma di vitale importanza: quanti esseri umani possono vivere sulla Terra? Per quanto tempo? A quale livello di vita? Usando quali tecnologie? Sotto quale tipo di organizzazione politica ed economica? Ci saranno cibo e acqua per tutti?
Saranno autorizzati i governi ad imporre, anche poco democraticamente, certe politiche demografiche per contenere l’esplosione? Come si fa a fermarla nel modo più democratico possibile? Perché il mondo industrializzato e parte di quello in via di sviluppo sono entrati in una fase di stallo demografico, in alcuni casi addirittura in calo, mentre il mondo poverissimo ancora no? Da cosa dipendono le transizioni demografiche? Hanno qualcosa a che fare con il ruolo della donna nella società o della Chiesa nel mondo?
L’importanza di domande simili non può essere sminuita in un periodo in cui vi è oramai la consapevolezza di aver sconvolto gli equilibri biologici della nostra Terra, tanto da non avere la certezza del loro funzionamento futuro. In realtà, ancora oggi, quarant’anni dopo i primi avvertimenti della comunità scientifica, l’attenzione che la tematica meriterebbe da parte dei politici, dei governi e dell’opinione pubblica non è abbastanza diffusa.
Oggi la popolazione conta 7.4 miliardi. Il 60% della popolazione mondiale vive in Asia (4,4 miliardi), il 16% per cento in Africa (1,2 miliardi), il 10% in Europa (738 milioni), il 9% in America Latina e nei Caraibi (634 milioni), e il restante 5% in Nord America (362 milioni) e Oceania (39 milioni). Cina e India rimangono i due più grandi paesi del mondo, più del 30% della popolazione mondiale. Più della metà del globo è antropizzato, la maggior parte delle terre emerse è coltivato, pavimentato o coperto da città, usato per gli allevamenti animali, industrializzato. Quasi tutto il restante si trova nelle regioni artiche, antartiche, desertiche, oppure è troppo montagnoso o ostile per essere sfruttato dall’uomo.
Ci sono i ricchi, ingordi di energia, di cibo, di acqua, di spazio e ci sono i poveri, i poverissimi: viviamo in un mondo in cui l’1% più ricco dell’umanità possiede più del restante 99%.
L’esplosione demografica che sta investendo il pianeta non fa altro che alimentare questo trend spaventoso, poiché ha conseguenze dirette sulla capacità di carico dell’ambiente che a sua volta ha conseguenze dirette sulla disponibilità di risorse, fra cui il cibo e l’acqua, sempre meno reperibili in certe circostanze del mondo povero, e invece dati per scontato laddove abbondano, tanto da essere sprecati, inquinati, usati per altri fini che non siano nutrire le persone.
Il rapporto Limit to Growth del 1972, commissionato al Massachusetts Institute of Technology dal Club di Roma, in estrema sintesi diceva proprio questo: se il tasso di crescita della popolazione, dell’industrializzazione, dell’inquinamento e dello sfruttamento delle risorse sarebbe continuano a crescere o a rimanere inalterato, i limiti dello sviluppo sul pianeta sarebbero stati raggiunti in un momento imprecisato entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarebbe stato un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e un collasso ambientale. Se nel 1972 poteva essere considerato un avvertimento da non prendere in considerazione perché “lontano dalle vere preoccupazioni quotidiane”, oggi non può più essere sottovalutato.
Con questa tesi cercheremo di spiegare perché.
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Informazioni tesi
Autore: | Matilde Parietti |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace |
Relatore: | Francesco Dini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 122 |
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