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Aspetti morfosintattici dell'italiano L2 di madrelingua romanès

La ricerca ha l’obiettivo di analizzare i fenomeni morfosintattici nella produzione parlata di italiano L2, in un campione di donne di etnia rom e madrelingua romanì o serba.
La ricerca si è svolta nell’insediamento rom che sorge a Scampia in cui risiedono circa 800 persone, dislocate in cinque insediamenti minori a seconda della provenienza geografica, principalmente Serbia, Bosnia e Macedonia. Il campione è formato da 8 donne immigrate dalla Serbia in periodi diversi, a partire dagli anni Settanta, che hanno appreso l’italiano in contesto naturale (Tosi 1995). Le parlanti appartengono a tre fasce d’età: 18-25; 25-45; 45-55. Lo studio si inserisce nel filone della sociolinguistica interpretativa, sia nella metodologia di raccolta del corpus, sia nella procedura di analisi dei dati, poiché si ritiene fondamentale l’idea che la lingua rispecchi una componente socio-culturale.
La ricerca è stata strutturata in tre parti. Nel capitolo I si è analizzato il fenomeno migratorio in Italia dal punto di vista sociologico, ponendo il focus sulla situazione della minoranza rom che presenta delle peculiarità rispetto alle altre comunità migranti. Alcune di queste sono la frammentazione in vari gruppi etnici e linguistici di provenienza geografica diversa, il fenomeno del nomadismo che porta con sé una serie di stereotipi negativi sugli zingari, l’emergenza sociale e abitativa che molti gruppi affrontano vivendo in maniera segregata e al di sotto della soglia di povertà. In una seconda parte, che comprende i capitoli II e III, sono stati fissati gli obiettivi di ricerca e i presupposti teorici che hanno ispirato lo studio e i metodi usati per la raccolta e l’analisi del materiale. Il corpus è stato raccolto usando la tecnica dell’intervista semi strutturata e registrato con mezzi audio-visivi. Questa tipologia di elicitazione si è rivelata ottimale, poiché più flessibile a paragone di altre tecniche come, ad esempio, il questionario che prevede domande specifiche e con poco margine di divagazione, concedendo poco spazio alla realizzazione del parlato spontaneo. Il corpus è stato poi trascritto seguendo il metodo ortografico. Per l’analisi linguistica, sono stati considerati gli studi nati in Italia a partire dagli anni Ottanta che mettono in correlazione la lingua e l’immigrazione, in particolare la linguistica acquisizionale e le teorie sull’interlingua (Ramat 1986; 1988; 2003; Berruto 2001; Valentini 2005). Secondo quest’ottica, le varietà di apprendimento della lingua seconda vengono considerate un sistema linguistico organizzato, regolato da norme interne, e non una produzione approssimata e imperfetta della lingua d’arrivo, come invece sostenevano tradizioni precedenti, ad esempio quella contrastiva. Sulla base di queste teorie, sono state individuate le caratteristiche linguistiche più significative nel corpus: l’attenzione si è concentrata sulla produzione morfosintattica in quanto, ai fini della ricostruzione del sistema interlingua, risulta meno influenzata dalla L1 dell’apprendente - in particolare la morfologia. I dati linguistici sono stati interpretati alla luce delle variabili indipendenti quali il network e la variabile diagenerazionale: la prima consente di indagare i legami che le parlanti intrecciano con italiani e rom e il grado di integrazione e interazione che hanno con la comunità ospite; la seconda, invece, permette di confrontare i dati di parlato spontaneo con le età delle parlanti con lo scopo di individuare eventuali differenze nella produzione linguistica. La terza e ultima parte (cap. IV-V) comprende l’analisi dei dati dal punto di vista linguistico e sociolinguistico. Nel IV capitolo, sono stati selezionati tutti i fenomeni morfosintattici rilevanti, sono stati schematizzati in una tabella che registra, per ogni parlante, la presenza o meno del fenomeno e il numero di occorrenze in cui questo compare. Ogni fenomeno è stato, poi, descritto singolarmente. Per una più agevole analisi, i fenomeni sono stati suddivisi in tre categorie: morfosintassi nominale, morfosintassi verbale e costruzione del periodo. Per ogni categoria sono state individuate due tipologie di fenomeni corrispondenti ai meccanismi facilitatori che ne determinano la produzione: fenomeni di semplificazione e fenomeni di regolarizzazione e produzione di forme autonome. Nel V capitolo sono stati prodotti i profili descrittivi di ogni parlante, analizzandone la vita, le usanze, i legami, gli usi linguistici e la varietà di lingua prodotta, per ricostruirne la rete sociale seguendo le linee guida della letteratura di riferimento individuata in Milroy e Gordon (2008) e in Vietti (2005). In ultima analisi, è stato operato un confronto generazionale per verificare in che misura il fattore età influisca sulla produzione linguistica e sulla varietà di apprendimento parlata, operando una distinzione necessaria tra la fascia d’età e la generazione migratoria.

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42 CAPITOLO III SELEZIONE DEL CAMPIONE E METODO DI INDAGINE 3.1. Osservare la comunità: Scampia, il luogo dell’indagine Prima di passare all’analisi dei dati, è d’obbligo dare una descrizione più ampia del contesto in cui si è svolta la ricerca. Le informazioni riportate in questo paragrafo sono state reperite non solo tramite la bibliografia di riferimento riguardante la vita delle comunità zingare a Napoli - in particolare il rapporto del Comune di Napoli del 2012, redatto da Saudino e Zoppoli - ma, soprattutto, tramite la partecipazione diretta alle dinamiche relazionali e l’osservazione delle condizioni di vita in questo campo, nonché dalle testimonianze reali delle parlanti che hanno costituito il campione di riferimento per l’analisi linguistica. In una fase pionieristica dell’ indagine, svoltasi tra il 27 novembre 2015 e l’11 maggio 2016, il ricercatore si è recato periodicamente sul campo per svolgere attività di insegnamento e alfabetizzazione in L2, presso due famiglie - una delle quali è stata poi inserita nel campione di ricerca. L’attività ha consentito al ricercatore di dare allo studio un approccio etnografico, tramite il metodo d’indagine definito osservazione partecipante che, come spiegano Milroy e Gordon «entails long-term involvement in a community and is fundamentally a pursuit of local cultural knowledge. The principal benefits of participant observation are (a) the amount and the quality of data collected, and (b) the familiarity with community practices gained by the investigator» (Milroy e Gordon 2006: 68). Attraverso l’osservazione diretta e la partecipazione alle dinamiche del gruppo è stato possibile avere un panorama antropologico della comunità indagata e delle pratiche che si svolgono all’interno di essa. In questa prima fase, lo strumento utilizzato per la registrazione dei dati è stato il diario di bordo: le attività afferenti alla glottodidattica, i discorsi affrontati e le esperienze vissute, sono stati registrati in un blocco di appunti, successivamente sistematizzati e schematizzati in un documento Word. In questa fase non si è ritenuto opportuno registrare con strumenti audio-visivi per diverse ragioni: l’obiettivo principale è stato mettere a proprio agio le parlanti e già la natura del rapporto docente - apprendente avrebbe potuto minare questa spontaneità, provocando silenzi imbarazzanti e reticenze. Tantomeno si è ritenuto legittimo effettuare registrazioni occulte per questioni di etica della ricerca. L’esperienza è stata

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Parole chiave

sociolinguistica
rete sociale
l2
interlingua
morfosintassi
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rom
social network
sabrina di bernardini
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