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Privatizzazione di una public utility: il caso PosteItaliane

Una public utility è un’impresa di proprietà statale che ha come business esclusivo o principale la produzione di un bene o servizio con una riconosciuta utilità sociale. Nella storia economica, l’Ente Pubblico è il primo modello giuridico di gestione di attività con fini collettivi e, fino agli anni Novanta del secolo scorso, è stata la forma societaria più utilizzata per amministrare le imprese sotto il controllo statale. Negli ultimi trent’anni, a seguito della crescente influenza del diritto europeo negli ordinamenti dei singoli Paesi – con il divieto di aiuti economici di Stato a qualsiasi impresa di produzione, per garantire un regime di concorrenza – a seguito della stringente necessità di risanare i conti pubblici e al fine di arginare le deficienze finanziarie delle stesse public companies, si è assistito alla progressiva privatizzazione di vasti settori dell’economia pubblica.
- Il processo di privatizzazione di una società pubblica si articola in due momenti successivi: la soppressione degli Enti Pubblici Economici e l’attribuzione delle attività in oggetto a società di diritto privato, con la creazione di Società per Azioni; il trasferimento della proprietà delle azioni dallo Stato – nella figura degli enti locali o dei ministeri – al pubblico indistinto – retail ed istituzionale – con una Offerta Pubbliche di Vendita e la quotazione sul mercato borsistico. Queste due trasformazioni sono definite anche privatizzazione “formale” e “sostanziale”: la prima si fonda sull’introduzione di obiettivi e criteri privatistici nella gestione delle public companies, il cui soggetto economico rimane comunque pubblico; la seconda si sostanzia con l’effettiva riduzione della quota di capitale sociale detenuta dallo Stato e con il superamento dei monopoli verso la libera concorrenza.
- In termini generali, il processo di privatizzazione si compie con la fase “sostanziale” e consiste nel trasferimento definitivo della proprietà, in tutto o in parte, da parte dello Stato a beneficio di un azionariato diffuso e prevede una trasformazione dell’intervento della “mano pubblica”, che diventa responsabile della funzione normativa e di controllo: assume un ruolo centrale il sistema delle regole strutturali e di mercato in cui si svolge l’attività dell’impresa e diventa fondamentale il sistema di monitoraggio pubblico per coniugare la ricerca del profitto con l’utilità sociale, cui il core business dell’impresa pubblica per definizione risponde. L’apertura al libero mercato deve essere quindi subordinata alla creazione di soluzioni strutturali e istituzionali, cioè alla definizione di norme che tutelino gli obiettivi di pubblico interesse e che, al contempo, contribuiscano in modo efficiente a vigilare sull’orientamento al mercato delle aziende quotande. Le tecniche e le strategie di privatizzazione mettono in luce un nuovo ruolo della “mano pubblica”, non più responsabile di titoli di proprietà, bensì generatrice di regole e sistemi di controllo esterno. Spesso, la protezione degli interessi pubblici, a seguito di IPO, si traduce nell’adozione di strumenti specifici come la golden share – pacchetto azionario con poteri speciali che, in seguito alla privatizzazione di una società pubblica, resta allo Stato e consente al governo di apporre il veto su alcune operazioni societarie di carattere strategico e su variazioni dello statuto societario – e nell’istituzionalizzazione di organi esterni di monitoraggio, come le public authority.
-Poste Italiane è un classico esempio di progressiva privatizzazione di un ente pubblico: negli anni Novanta, l’allora Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni viene trasformato in Società per Azioni (privatizzazione formale) e, nel 2014, viene avviato il procedimento di IPO – Initial Public Offering – che si è concluso il 27 ottobre 2015 con la prima negoziazione del titolo sul mercato di Borsa Italiana (privatizzazione sostanziale). Il processo che ha portato alla quotazione di Poste Italiane si è basato su una straordinaria opera di riorganizzazione dei settori in cui la società opera ed è consistito in una prima fase, preparatoria, di definizione degli asset aziendali, delle prospettive di crescita e sviluppo economico, nella definizione dell’oggetto della privatizzazione e delle modalità di cessione della proprietà e nella conseguente trasformazione di corporate governance per consentirne il collocamento sul mercato borsistico; ed in una seconda fase, esecutiva, in cui un team di consulenti specializzati – finanziari, legali, di comunicazione, di intermediazione mobiliare – ha affiancato Poste Italiane nella redazione del Prospetto Informativo e dei documenti necessari per l’ammissione alle negoziazioni in Borsa Italiana, supportando la società nella promozione dei propri business e obiettivi presso gli investitori istituzionali e retail, accompagnando la società anche nel post quotazione.

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3 INTRODUZIONE Una public utility è un’impresa di proprietà statale che ha come business esclusivo o principale la produzione di un bene o servizio con una riconosciuta utilità sociale. Nella storia economica, l’Ente Pubblico è il primo modello giuridico di gestione di attività con fini collettivi e, fino agli anni Novanta del secolo scorso, è stata la forma societaria più utilizzata per amministrare le imprese sotto il controllo statale. Negli ultimi trent’anni, a seguito della crescente influenza del diritto europeo negli ordinamenti dei singoli Paesi – con il divieto di aiuti economici di Stato a qualsiasi impresa di produzione, per garantire un regime di concorrenza – a seguito della stringente necessità di risanare i conti pubblici e al fine di arginare le deficienze finanziarie delle stesse public companies, si è assistito alla progressiva privatizzazione di vasti settori dell’economia pubblica. Le privatizzazioni, in generale, sono state presentate come “la” risposta unica, netta ed inevitabile alle direttive finanziarie europee e all’incapacità di correggere gli aspetti patologici dell’intervento pubblico – come l’improduttività della logica del lavoro “per mansione”, malfunzionante e poco moderna, tipica delle società a controllo statale, e la gestione personalistica e clientelare delle opportunità professionali di ingresso in azienda e di crescita interna. Il processo di privatizzazione di una società pubblica si articola in due momenti successivi: la soppressione degli Enti Pubblici Economici e l’attribuzione delle attività in oggetto a società di diritto privato, con la creazione di Società per Azioni; il trasferimento della proprietà delle azioni dallo Stato – nella figura degli enti locali o dei ministeri – al pubblico indistinto – retail ed istituzionale – con una Offerta Pubbliche di Vendita e la quotazione sul mercato borsistico. Queste due trasformazioni sono definite anche privatizzazione “formale” e

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