Viaggio nelle Confraternite tra storia e diritto: alla ricerca della Confraternita del Monte dei Morti di Roccarainola
Il dibattito storiografico moderno sulle Confraternite, nasce verso la metà dell’Ottocento con due differenti chiavi di lettura del fenomeno: come centri di tipo “religioso-devozionale” e come potenziali gruppi di opposizione a tutto ciò che di gerarchico è nell’organizzazione statale ed ecclesiale.
La problematica sulle Confraternite non passa inosservato essendo state oggetti di studi e ricerche per l’importanza che ebbero e continuano ad avere nel mondo cristiano.
Ma come può definirsi la Confraternita oggi? Ci rispondono i canoni 298 e seguenti del vigente Codice di Diritto Canonico che recita: <>.
Le origini delle Confraternite risultano incerte e frastagliate nella precisa collocazione storica.
Le Confraternite sicuramente hanno avuto e svolto un ruolo importante prima, dopo e durante il fenomeno associativo collegato alla Chiesa. Non è facile individuare con precisione il momento della loro nascita.
Alcuni studiosi vogliono far risalire ai primi secoli del Cristianesimo (i primi cristiani infatti, usavano chiamarsi fratelli), altri al secolo XIII.
Non esistono però documenti attendibili che attestino un rapporto di continuità fra tali antiche forme associative e le Confraternite che si caratterizzano come fenomeni tipicamente medievali.
A seconda delle diverse regioni d’Italia queste associazioni di religiosi presero nomi diversi: congreghe, congregazioni, compagnie, fraterie, ecc. “Quando questi sodalizi cominciarono ad avere una certa importanza ed una più vasta diffusione, si fissarono i termini “Confraternitas” ed “archiConfraternitas”, attualmente usati nel linguaggio corrente ecclesiastico e del Codice di Diritto Canonico”.
In Italia alcuni studiosi fanno risalire le origini al 1260; altri al 1144, autori più recenti danno per sicura la loro esistenza al secolo X. Molte di esse derivano dal movimento dei flagellanti, dei battuti, dei disciplinati che predicavano concordia e penitenza, chiamati, a seconda delle fogge di vestito, bianchi, capuciati ecc. Molti si appoggiarono ai nuovi ordini mendicanti. Tale sodalizio fu positivo e un bene per la società poiché favorì la fusione delle varie classi rendendo più operativo le opere di carità, di assistenza,
Proprio per quella tipicità di pietà popolare che si sviluppò nel Medioevo a causa della chiusura della Chiesa in una liturgia troppo clericale e irrigidendosi in forme ed espressioni squisitamente latine, il popolo per vivere una fede più coerente al proprio status sociale sviluppò alcuni usi, gesti ed espressioni tipiche appunto della pietà popolare.
Le forme di Religiosità popolare sono moltissime: la Via Crucis, il Rosario, i pellegrinaggi, il culto dei santi, le processioni, le visite ai Santuari, i riti legati ai momenti della vita (nascita, malattia e morte) ecc. In queste manifestazioni si esprime il senso religioso dei fedeli.
Queste forme di pietà sono un prolungamento della vita liturgica della Chiesa. Sono manifestazioni molto legate alla tradizioni locali.
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Informazioni tesi
Autore: | Gianfranco Riccardo |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università Telematica Pegaso |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Leone Melillo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 120 |
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