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Viaggio nel Sud: rappresentazione del Mezzogiorno d'Italia attraverso cinque quotidiani dal 1992 ad oggi

L’obiettivo del nostro lavoro è stato quello di analizzare come la stampa vede il sud d’Italia, di compiere, cioè, un viaggio nel Sud attraverso i quotidiani, non tutti naturalmente, ma i 5 che sono stati selezionati e cioè il Corriere della Sera, la Repubblica, il Giornale, il Mattino e la Padania. Il periodo storico che è stato preso in considerazione è quello che va dal 1992 fino ad oggi. In particolare, poi, si è cercato di analizzare come i quotidiani guardano al Sud rispetto a quattro grossi temi, che sono: 1. la criminalità; 2. i disastri ambientali; 3. il federalismo; 4. l’identità del Sud. Temi sicuramente attuali, sui quali comunque si discute da tempo.
QUAL È L’IMMAGINE CHE SCATURISCE? L’immagine che globalmente scaturisce è complessa e contraddittoria. Né, probabilmente, potrebbe essere altrimenti visto che la realtà meridionale è essa stessa complessa e contraddittoria. Chi vive al Sud sa che la rappresentazione generalmente attribuita alla sua terra non è di certo lusinghiera. Da un lato, è vero, c’è l’idea dell’estroversione, del senso dell’ospitalità, dell’allegria, gioia di vivere; dall’altro, però, c’è la criminalità, la disoccupazione, il degrado sociale e civile. Probabilmente, nella percezione comune che si ha del Mezzogiorno, la bilancia pende di più da quest’ultima parte. Per molti Cristo non si è mai mosso da Eboli. È chiaro che di problemi e vere e proprie piaghe il Sud è pieno – e ne abbiamo parlato diffusamente. Si tratta, però, di mali che sono tristemente noti e abbondantemente indagati. Non di rado il Sud è sembrato una terra irredimibile e senza speranza; troppo spesso è mancata, crediamo, la consapevolezza del fatto che, accanto alle piaghe storiche che ben conosciamo, c’è anche un Sud che vuole battersi per la legalità, produrre economia sana e scrollarsi di dosso il peso insostenibile della criminalità. Questo Sud ha particolarmente bisogno di essere raccontato, seguito e sostenuto, pur senza dimenticarne o ridimensionarne i mali, farlo sarebbe non solo inutile, ma dannoso. Ora, il Sud ha bisogno di essere raccontato per quello che è, con i suoi mali e le sue ricchezze in quanto una rappresentazione appiattita non può far altro che costruire o alimentare luoghi comuni e stereotipi. È giusto aspettarsi che i giornali siano uno specchio il più possibile fedele della realtà in modo che i componenti di quella società acquistino coscienza di se stessi e prendano atto delle proprie virtù e dei propri difetti. In questo modo la stampa esercita quel ruolo importante che la storia gli ha consegnato: essere la coscienza critica di una nazione e contribuisce al progresso della società. L’unico dovere della stampa, dichiarava un giornalista americano (Turner Catledge, direttore del New York Times), è di dire la verità ai lettori. Dicendogliela, aiuta però a migliorarli. Da parte nostra, quello che abbiamo cercato di fare è disegnare, con l’aiuto dei quotidiani, un quadro generale articolato perché composto da molteplici voci ed equilibrato, che non si adagia sull’immagine generalmente desolata che si ha del Sud né, però, lasciandosi andare ad una facile difesa (da meridionale) della nostra terra, magari a base di sole e mare. In altre parole, quella che emerge è un’immagine lontana dall’idea del giardino delle meraviglie, ma lontana ugualmente da quella di uno sfasciume ingovernabile, coperto solo di brutture e macerie. Questo è importante perché, a nostro giudizio, la rappresentazione del Sud sui giornali fatica a trovare un equilibrio, perché in genere troppo sbilanciata da una parte o dall’altra, oscillando tra i poli opposti del vittimismo o dell’eccessivo ottimismo.
NEOMERIDIONALISMO. Spesso, da quello che abbiamo potuto notare, quando sui giornali si parla di Mezzogiorno, lo si fa perché c’è un fatto di cronaca nera, in genere legati alla criminalità organizzata, oppure possiamo avere disquisizioni di carattere economico condotte preferibilmente attraverso un confronto con le performance del Nord rispetto al quale il Sud sembra a volte solamente una brutta copia; confronto al quale difficilmente si sottraggono i quotidiani e dal quale il Sud risulta inevitabilmente schiacciato, sconfitto. Ma recentemente si è sviluppato un dibattito sul Sud dal sapore diverso, un dibattito rinnovato dal quale emerge un Sud portatore – quale sfrontatezza – di valori positivi o addirittura irrinunciabili oggi poichè costituiscono un antidoto alle degenerazioni che il “progresso” e la “modernità” portano con sé.

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Introduzione 1 INTRODUZIONE Chi vive al Sud sa che la rappresentazione generalmente attribuita alla sua terra non è di certo lusinghiera. Da una parte, è vero, c’è estroversione, senso dell’ospitalità, allegria, gioia di vivere; dall’altra, però, c’è la criminalità, la disoccupazione, il degrado sociale e civile. Probabilmente, nella percezione comune che si ha del Mezzogiorno, la bilancia pende di più da quest’ultima parte. Per molti Cristo non si è mai mosso da Eboli. È vero, di problemi e vere e proprie piaghe il Sud è pieno – e ne parleremo diffusamente – ma non riteniamo corretta un’impostazione secondo la quale si parla del Sud solo quando c’è un fatto di cronaca nera legato alla mafia o solo quando si pubblicano dati economici in un inevitabile confronto con il Nord dal quale il Sud esce sempre schiacciato. Spesso gli stessi abitanti del Sud finiscono per interiorizzare il giudizio globalmente negativo di cui, nella percezione comune, il Meridione e i meridionali sono oggetto. Sarà poi tutto vero? Certo il Sud ha bisogno di essere raccontato per quello che è, con i suoi mali e le sue ricchezze: una rappresentazione appiattita non può far altro che costruire o alimentare luoghi comuni e stereotipi. Il nostro lavoro si presenta, allora, come un contributo elaborato in questa direzione, con l’obiettivo di analizzare l’immagine del Mezzogiorno che scaturisce dagli organi di stampa presi in esame: in altre parole cercheremo di capire come la stampa vede il Sud e lo faremo considerando cinque quotidiani: il Corriere della Sera, la Repubblica, il Giornale, il Mattino e la Padania. Le ragioni di questa scelta sono presto dette. Quanto al Corriere e a Repubblica si è trattato, in realtà, di scelte obbligate: stiamo parlando, evidentemente, dei due quotidiani più diffusi e prestigiosi del nostro Paese, che annoverano le firme più autorevoli, hanno una presenza avvertibile e talvolta da protagonisti nella vita e nei discorsi politici e di altro genere che si intrecciano ogni giorno. Più istituzionale e prudente col potere è il Corriere e più orientata a sinistra Repubblica. Il Corriere ha sede a Milano, in via Solferino, e pur essendo il più grande giornale d’Italia ha un forte radicamento locale in quanto vende nella sola Lombardia circa metà delle sue copie. Di questa situazione, che è comunissima del resto agli altri quotidiani, e di questo pubblico particolare, tengono evidentemente conto editore e direzione. Repubblica può essere considerata invece il vero quotidiano nazionale, con una distribuzione più o meno uniforme su tutto il territorio.

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