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GUERRA, LUTTO, CORPO. Gadda e l’invenzione romanzesca

Ogni indagine sulla Cognizione del dolore non può fare a meno di confrontarsi con il profondo conflitto vissuto da Gadda tra la scrittura e l’indicibilità. La Cognizione ha come cornice la desolazione del dopoguerra, si porta addosso il peso e la tragicità di ogni ritorno. Il suo protagonista Don Gonzalo Pirobutirro è un reduce di guerra esattamente come lo scrittore che l’ha plasmato.
Era opportuno partire dall’esperienza della prima guerra mondiale, perché è qui che si nasconde la matrice del dolore. Gadda partecipa attivamente al primo conflitto, si offre come volontario perché crede fermamente nell’importanza della guerra, si sveste degli abiti borghesi, abbandona la propria famiglia, per abbracciare una causa collettiva nella quale investe tutto, a partire dai suoi ideali.
È sui campi di battaglia che inizia la sua carriera di scrittore: guerra e annotazioni si intrecciano fin dall’inizio, il giovane volontario osserva e scarica sulla pagina il suo quotidiano, ma soprattutto giudizi e riflessioni su tutto ciò che lo circonda. La realtà viene fotografata e lo sguardo di chi si distanzia per cogliere al meglio ogni elemento è assolutamente impietoso, nessuno verrà risparmiato. Le pagine di quello che diventerà Il Giornale di guerra e di prigionia restituiscono in maniera schietta e a tratti brutale la realtà vissuta sui campi di battaglia.
L’entusiasmo del volontario si tramuterà in sfiducia e rabbia contro tutti, ma soprattutto contro se stessi. L’idealizzazione del popolo e della patria dovrà scontrarsi con la realtà, ben diversa da quella che Gadda immaginava. Il giovane soldato si sente emarginato rispetto ai suoi compagni, le loro insufficienze si stampano nella sua mente e gli impediscono di agire. I giorni passano senza gloria e tutto si esaurisce nella noia, nella monotonia. Quello che Gadda si rimprovera più volte nel corso del diario è la sua eccessiva sensibilità; il disordine che vede intorno, il mancato impegno morale di comandanti e soldati, l’imperante egoismo, lo costringono a rimanere fermo, bloccato.
L’autore parla di “paralisi volitiva”: è partito con delle idee ben precise, voleva dare il suo contributo alla guerra, dimostrare ai suoi cari di essere un figlio degno e invece è come tutti un soldato che scappa, si rifugia nella scrittura, nel calcolo, pur sapendo che a nulla serve il pensiero senza l’azione.
La guerra lo priverà non solo degli ideali e dell’amor di patria ma anche dell’amato fratello Enrico, presenza forte nel Giornale ed assenza altrettanto ingombrante nella Cognizione del dolore.

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5 Introduzione Ogni indagine sulla Cognizione del dolore non può fare a meno di confrontarsi con il profondo conflitto vissuto da Gadda tra la scrittura e l’indicibilità. La Cognizione ha come cornice la desolazione del dopoguerra, si porta addosso il peso e la tragicità di ogni ritorno. Il suo protagonista Don Gonzalo Pirobutirro è un reduce di guerra esattamente come lo scrittore che l’ha plasmato. Era opportuno partire dall’esperienza della prima guerra mondiale, perché è qui che si nasconde la matrice del dolore. Gadda partecipa attivamente al primo conflitto, si offre come volontario perché crede fermamente nell’importanza della guerra, si sveste degli abiti borghesi, abbandona la propria famiglia, per abbracciare una causa collettiva nella quale investe tutto, a partire dai suoi ideali. È sui campi di battaglia che inizia la sua carriera di scrittore: guerra e annotazioni si intrecciano fin dall’inizio, il giovane volontario osserva e scarica sulla pagina il suo quotidiano, ma soprattutto giudizi e riflessioni su tutto ciò che lo circonda. La realtà viene fotografata e lo sguardo di chi si distanzia per cogliere al meglio ogni elemento è assolutamente impietoso, nessuno verrà risparmiato. Le pagine di quello che diventerà Il Giornale di guerra e di prigionia restituiscono in maniera schietta e a tratti brutale la realtà vissuta sui campi di battaglia. L’entusiasmo del volontario si tramuterà in sfiducia e rabbia contro tutti, ma soprattutto contro se stessi. L’idealizzazione del popolo e della patria dovrà scontrarsi con la realtà, ben diversa da quella che Gadda immaginava. Il giovane soldato si sente emarginato rispetto ai suoi compagni, le loro insufficienze si stampano nella sua mente e gli impediscono di agire. I giorni passano senza gloria e tutto si esaurisce nella noia, nella monotonia. Quello che Gadda si rimprovera più volte nel corso del diario è la sua eccessiva sensibilità; il disordine che vede intorno, il mancato impegno morale di comandanti e soldati, l’imperante egoismo, lo costringono a rimanere fermo, bloccato. L’autore parla di “paralisi volitiva”: è partito con delle idee ben precise, voleva dare il suo contributo alla guerra, dimostrare ai suoi cari di essere un figlio degno e invece è come tutti un soldato che scappa, si rifugia nella scrittura, nel calcolo, pur sapendo che a nulla serve il pensiero senza l’azione.

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Informazioni tesi

  Autore: Gaetana Demme
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere
  Corso: Laurea Magistrale in ITALIANISTICA
  Relatore: Alberto Bertoni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 110

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