L'aquilegia, fiore di campo usato in arte, in alchimia e in omeopatia dal Medioevo ai giorni nostri. Questa tesi si propone di farla conoscere come simbolo vegetale nelle opere di grandi artisti quali Pisanello, Hugo Van Der Goes, Leonardo da Vinci, Raffaello Sanzio, Perugino, Albrecht Dürer, Vittore Carpaccio, Francesco Melzi, Cesare da Sesto e Bernazzano, Giovanni Antonio Boltraffio, Bernardino Luini, Giuseppe Arcimboldo, Giulio Cesare e Antonio Procaccini, Jacques II de Gheyn, Ambrosius Bosschaert, Jan Brueghel il Giovane, Orsola Caccia, Edward Burne-Jones, Eugene Grasset, e citazioni da erbari dal 1441 ai giorni nostri. Un do-ut-des tra il significato del fiore e quello dell'opera... tutto da scoprire!
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0.1 Introduzione. L’aquilegia come simbolo ve-
getale
Il titolo di questa tesi vuole essere una citazione. Non solo di una famosa
canzone il cui signi cato ci ricorda come a volte i ori, delicati come sono,
possano essere fondamentali; come l’infanzia, periodo della vita molto im-
portante ed al quale la canzone si riferiva chiaramente. Ho pensato a questo
titolo come citazione anche di ci o che artisti, committenti ed intermediari
(fra queste due gure) hanno detto, prima o poi, riguardo ad una certa ope-
ra d’arte: \Qui, in questo preciso punto, ci vuole un ore". Considerazione,
questa, seguita immediatamente dalla decisione concernente quale ore rap-
presentare e perch e quel particolare tipo di ore piuttosto che un altro.
L’invito che propone questa tesi vuole essere quello di so ermarsi a guardare
un dipinto nella sua interezza, partendo dall’insieme, arrivando al particolare,
per poi formulare delle ipotesi tornando all’insieme. Ipotesi di un signi cato
pi u o meno nascosto nell’opera, che comprende tanti e vari elementi. Molto
e stato detto del possibile signi cato nascosto in oggetti mobili, personaggi,
animali; molto meno e stato a rontato, in maniera profonda, il tema della
simbologia vegetale. E’ naturale che tutti gli elementi abbiano un loro motivo
per essere presenti in una data opera: si pu o pensare ad ognuno di essi come
al tassello di un puzzle, parte di un messaggio ben preciso. Voler escludere
l’elemento vegetale da un ritratto, un’Annunciazione, un’Allegoria o una Pri-
mavera, e togliere parte dello stesso messaggio che l’Artista, l’Intermediario
o il Committente volevano trasmetterci. Fu senza dubbio questa consapevo-
lezza a motivare Mirella Levi d’Ancona nella scrittura di The garden of the
Reinassance, un primo repertorio sulla simbologia vegetale e costituente la
base di questo scritto.
L’aquilegia e il soggetto-fulcro della mia tesi. Vedremo le sue caratteristiche
botaniche, l’uso che se n’