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Utilizzo delle sequenze T1 MOLLI nella caratterizzazione tissutale del miocardio: confronto tra pazienti sani e patologici

Rispetto ad altre tecniche d’imaging del miocardio, la risonanza magnetica cardiaca sta avendo un rapido sviluppo per la sua capacità di caratterizzazione tissutale del miocardio tramite l’acquisizione d’immagini ad alta risoluzione, in qualsiasi piano dello spazio e senza l’impiego di radiazioni ionizzanti. Attualmente il gold standard per la valutazione della fibrosi miocardica è rappresentato dalle sequenze acquisite dopo mdc con la tecnica del Late Enhancement che tuttavia permette solo l’identificazione di aree di fibrosi focale. In molte patologie del miocardio, infatti, le modificazioni tissutali si manifestano attraverso alterazioni fibrotiche diffuse e scarsamente identificabili con la tecnica del Late Enhancement.
Il tempo di rilassamento longitudinale T1 del miocardio può risultare alterato in varie patologie cardiache per l’aumento del contenuto di acqua o altri cambiamenti del locale ambiente molecolare, come la deposizione di collagene nella fibrosi. Sebbene non esistano ancora sufficienti dati in letteratura, le variazioni nel miocardio del T1 nativo e del T1 dopo somministrazione di Gadolinio potrebbero essere considerati importanti biomarcatori nella valutazione della fibrosi diffusa. Molti metodi sono stati proposti per la quantificazione del T1 del miocardio pre- e post-mdc nella valutazione delle cardiomiopatie, anche utilizzando parametri derivati come il volume extracellulare (ECV) e il coefficiente di ripartizione (Lambda). La tecnica del T1-mapping ha la potenzialità per rilevare e quantificare la fibrosi diffusa precocemente. I protocolli attualmente usati per la mappatura T1 nel cuore sono basati sull’inversione della magnetizzazione (IR) o il recupero della saturazione (SR).
Il metodo MOLLI appartiene al primo gruppo.

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INTRODUZIONE Rispetto ad altre tecniche d’imaging del miocardio, la risonanza magnetica cardiaca sta avendo un rapido sviluppo per la sua capacità di caratterizzazione tissutale del miocardio tramite l’acquisizione d’immagini ad alta risoluzione, in qualsiasi piano dello spazio e senza l’impiego di radiazioni ionizzanti. Attualmente il gold standard per la valutazione della fibrosi miocardica è rappresentato dalle sequenze acquisite dopo mdc con la tecnica del Late Enhancement che tuttavia permette solo l’identificazione di aree di fibrosi focale. In molte patologie del miocardio, infatti, le modificazioni tissutali si manifestano attraverso alterazioni fibrotiche diffuse e scarsamente identificabili con la tecnica del Late Enhancement. Il tempo di rilassamento longitudinale T1 del miocardio può risultare alterato in varie patologie cardiache per l’aumento del contenuto di acqua o altri cambiamenti del locale ambiente molecolare, come la deposizione di collagene nella fibrosi (Kellman P. e Hansen M. S., 2014). 1

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