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Note sul fascismo calabrese

Questo lavoro si propone di percorrere le origini del fascismo, in particolar modo di come si è sviluppato in Calabria, facendo riferimento a un periodo storico che parte dall’Unità d’Italia e arriva al primo dopoguerra. Il fascismo è entrato nella scena politica italiana in un periodo particolare: l’Italia veniva fuori dal primo conflitto mondiale in modo disastroso e i governi liberali, che si sono susseguiti in quegli anni, non riuscivano a risanare la fragile economia nazionale, il “biennio rosso” con le occupazioni delle fabbriche e delle terre, gli scioperi, e infine il trattamento ricevuto dal trattato di pace di Versailles.
È in questo contesto caotico, che il fascismo si presenta come strumento per ristabilire la tranquillità nazionale. Il fascismo ha avuto molto seguito al Nord, dove ha trovato un terreno molto favorevole per la sua diffusione, al contrario di quanto avveniva in Calabria, dove la diffusione ha avuto inizio tra la fine del ’21 e per tutto il ‘22, soprattutto dopo la “marcia su Roma”. C’è da notare un particolare sui tempi e i modi di diffusione del fascismo in Calabria e le caratteristiche assunte nelle tre province calabresi. Il fascismo calabrese si è rivelato un travestimento, a mio parere, poiché i vecchi politici liberali, che con i loro intrecci clientelari avevano ridotto la Calabria come l’inferno dantesco, decisero, pur di non perdere i loro affari politici, di passare al fascismo.
Gli avvenimenti calabresi del ventennio fascista, che saranno richiamati lungo tutto il testo, pur se in modo riassuntivo, avranno il compito di farci capire il modo in cui si svolse la politica fascista nel nostro territorio, gli scontri avuti con gli antifascisti, nonché l’ambiguità e il trasformismo della politica calabrese,caratteristica quest’ultima della nostra politica regionale e che ci accompagnerà fino ai giorni nostri. Saranno esaminati alcuni aspetti sulla fine del fascismo in Calabria e gli approcci con il governo militare alleato avuti dai politici calabresi all’indomani della caduta di Mussolini.

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Introduzione Questo lavoro si propone di percorrere le origini del fascismo, in particolar modo di come si è sviluppato in Calabria, facendo riferimento a un periodo storico che parte dall’Unità d’Italia e arriva al primo dopoguerra. Il fascismo è entrato nella scena politica italiana in un periodo particolare: l’Italia veniva fuori dal primo conflitto mondiale in modo disastroso e i governi liberali, che si sono susseguiti in quegli anni, non riuscivano a risanare la fragile economia nazionale, il “biennio rosso” con le occupazioni delle fabbriche e delle terre, gli scioperi, e infine il trattamento ricevuto dal trattato di pace di Versailles. È in questo contesto caotico, che il fascismo si presenta come strumento per ristabilire la tranquillità nazionale. Il fascismo ha avuto molto seguito al Nord, dove ha trovato un terreno molto favorevole per la sua diffusione, al contrario di quanto avveniva in Calabria, dove la diffusione ha avuto inizio tra la fine del ’21 e per tutto il ‘22, soprattutto dopo la “marcia su Roma”. C’è da notare un particolare sui tempi e i modi di diffusione del fascismo in Calabria e le caratteristiche assunte nelle tre province calabresi. Il fascismo calabrese si è rivelato un travestimento, a mio parere, poiché i vecchi politici liberali, che con i loro intrecci clientelari avevano ridotto la Calabria come l’inferno dantesco, decisero, pur di non perdere i loro affari politici, di passare al fascismo. 4

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Emilio Mandaliti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi della Calabria
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Storia
  Relatore: Katia Massara
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 63

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