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Il nudo e il corpo femminile nelle arti arabe: questione di identità, autenticità e manipolazione dal colonialismo a oggi.

Lo spazio che per eccellenza viene associato alla sfera arabo-islamica nell'immaginario collettivo passato e anche presente è sicuramente quello del ḥarīm: l'harem che porta da una parte al discorso coloniale sulla donna "altra" dell'Oriente, caratterizzato dallo sguardo esotico dell'osservatore che guarda al corpo femminile basato su un certo tipo di cliché erotico, e dall'altra alla dimensione spaziale segmentata, che limita ed è limitata allo stesso tempo, che definisce culturalmente e socialmente lo spazio pubblico e quello privato, lo spazio lecito e quello illecito. All'interno di questo contesto spaziale, il corpo femminile è ancora più difficile da comprendere, e tentare di categorizzarlo è impossibile perché risulterebbe limitante rispetto alla realtà e alla percezione dello stesso, senza parlare poi della nudità, principio che è considerato come non appartenente alla macro categoria concettuale della cultura arabo-islamica. Questo perché spesso si parte dal presupposto che la donna, nella cultura arabo-islamica in termini generici, sia considerata un oggetto, qualcosa che deve essere tenuto nascosto, o ancora un individuo sociale le cui funzioni sono piuttosto limitate all'interno della comunità in cui essa vive. Il Corano fornisce al lettore un quadro interpretativo divergente, poiché vi sono Sure in cui si recita che Iddio ha preparato perdono e mercede immensa per entrambi i generi, e versetti in cui l'inferiorità giuridica della donna viene chiaramente espressa . Il corpo femminile, che in un contesto come quello arabo-islamico prende vita entro determinati confini, si muove e prende consapevolezza del proprio essere e della propria natura in uno spazio determinato e specifico e allo stesso tempo così "altro" rispetto alla macro-categoria concettuale di spazio occidentale; tale processo di conoscenza spesso porta il lettore, l'osservatore o il semplice curioso ad avere un'idea di corpo femminile che, in quanto posto all'interno della cultura arabo-islamica, è un corpo immobile, inflessibile, completamente e irrimediabilmente radicato nel proprio spazio limitato e nascosto. Al contrario la donna si muove, profondamente ed energicamente, non solo all'interno del proprio spazio, ma anche al di fuori di esso: dai movimenti politici, a quelli sociali culturali e artistici non solo contemporanei ma anche passati, la donna ha preso consapevolezza del fatto che il suo corpo e il suo essere occupino uno spazio legittimato e legittimo. Tale affermazione è valida anche nell'ambito artistico, punto focale della ricerca, che ha spaziato dalla figura dell'odalisca alle produzioni contemporanee, intervistando anche alcuni degli artisti presi in considerazione, come Makan Emadi e Mourad Gharrach, proprio per offrire un nuovo strumento di lettura critico ed analitico del nudo femminile nelle arti arabe, anche se, come era intuibile, le interpretazioni, oltre che essere soggettive in primo luogo, in secondo luogo sono soprattutto in costante evoluzione, movimento, progressione e contraddizione. L'andare oltre il confine del già noto, del conosciuto, lo sporgersi oltre tale barriera è e sarà sempre fondamentale per la costruzione di una società inclusiva in cui, forse, non ci sarà più la necessità di parlare di "concetto di corpo femminile" in una qualsiasi area geografico culturale, in quanto "le frontiere, materiali o mentali, di calce e mattoni o simboliche, sono a volte dei campi di battaglia, ma sono anche dei laboratori creativi dell'arte del vivere insieme, dei terreni in cui vengono gettati e germogliano (consapevolmente o meno) i semi di forme future di umanità" .

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1 Introduzione La percezione del corpo femminile nel mondo contemporaneo costituisce un soggetto di non facile comprensione. La sola parola "corpo" associata all'idea di nudità e femminilità porta chi l'ascolta e chi tenta di capirne la complessità ad addentrarsi in dibattiti e discussioni che spesso rischiano di complicare ancora di più il quadro già poco definito del concetto percepito di corpo femminile, corpo femminile nudo e in ultimo corpo femminile nudo che occupa uno spazio. Il concetto di spazio è particolarmente significativo per la comprensione di un principio concettuale fondamentale come quello di genere e di corpo, poiché la dimensione spaziale che si sviluppa e si definisce all'interno della dimensione temporale è culturalmente connotata. Lo spazio perciò non può essere considerato come categoria a sé stante, ma come una relazione di simboli e significati 1 all'interno dei quali si costruisce e si modifica continuamente la nostra percezione delle categorie concettuali. Il senso antropologico dello spazio moderno si compone, infatti, di realtà locali e contingenze metropolitane, per questa ragione lo spazio stesso deve necessariamente essere preso in considerazione in quanto definisce la quintessenza e la dominanza delle questioni 2 . E lo spazio che per eccellenza viene immediatamente associato alla sfera arabo-islamica 1 Vallega, A.: Geografia culturale. Luoghi, spazi, simboli, De Agostini Edizioni, Novara, 2003, pp. 190, 191. 2 Appadurai, A.: "Theory in anthropology: center and periphery", in Comparative Studies in Society and History, Vol. 28, N. 2, Cambridge University Press, 1986, pp. 356- 361, opera citata in Abu-Lughod, L.: "Zones of theory in the anthropology of the Arab world", in Annual Review of Anthropology, Vol. 18, Annual Reviews Publications, 1989, p. 279.

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Giudizio
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2013-14
  Università: Scienze della Mediazione Linguistica e Culturale
  Facoltà: Lingue straniere per la comunicazione internazionale
  Corso: Lingue e culture per la comunicazione e la cooperazione internazionale
  Relatore: Anna Vanzan
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 220

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