Rappresentazioni dell'attività sportiva in età evolutiva
L’idea di una tesi relativa alla psicologia dello sport è nata in modo simile a quella per cui molte altre ricerche prendono vita, in quest’ambito convergono i miei interessi, alleno da oltre 5 anni, inoltre l’attività di servizio che le società sportive forniscono alla comunità è un punto in cui convergono interazioni ed interessi diversi che possono portare a conflitti sulla modalità della gestione delle risorse umane.
Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto devo dire che nel settore non è assolutamente presente un unico modo di operare e le diverse relazioni tra società e allenatori, allenatori e ragazzi, genitori e ragazzi sono piuttosto eterogenee e nelle rare occasioni in cui avvengono contatti fra le diverse parti si hanno spesso conflitti piuttosto forti. La mia intenzione quindi è quella di proporre un lavoro che sia di psicologia applicata, che possa evidenziare elementi che le diverse parti in causa ritengano fondamentali, per questo intendo coinvolgere direttamente i bambini nella fascia d’età 8-12 anni i genitori di questi e gli allenatori che hanno un’esperienza almeno biennale nella gestione di queste fasce d’età. La ragione per cui intendo svolgere la ricerca in queste determinate età è dovuto a ragioni specifiche, prima degli 8 anni infatti la F.I.G.C. non prevede attività competitive vere e proprie ma principalmente attività motorie multilaterali atte al miglioramento dello sviluppo psicomotorio. Per quanto riguarda i limite superiore quello dei 12 anni è dovuto al fatto che da quell’anno in poi inizia ad assumere importanza, nel momento in cui vengono fatte delle scelte, le qualità specifiche che i ragazzi hanno nel praticare lo sport.
Nel campione che voglio esaminare le direttive generali impongono che le attività da svolgere debbano dare la priorità alla crescita del ragazzo nell’ambito della vita di gruppo insegnandogli a rispettare le regole e gli altri e fornendogli la possibilità di uno spazio da protagonista che sia uguale per tutti, questo però va molto spesso in senso opposto alla possibilità di ottenere soddisfazioni personali da parte degli allenatori, di avere risultati gratificanti per i bambini, di aumentare il prestigio della società e non meno importante di rinvigorire l’orgoglio dei genitori.
Tutte queste situazioni però assumono un aspetto diverso se si ha a che fare con società che fanno dello sport a livello professionistico, fino ad ora abbiamo fatto un discorso legato allo sport dilettantistico. Negli ultimi 3 anni ho partecipato a campi estivi gestiti da società professionistiche e le differenze non sono relative solo ai bilanci e all’organizzazione, la mentalità gli scopi e il modo di raggiungerli sono diversi.
Durante i cinque anni di corso, come penso qualsiasi altro studente sono rimasto affascinato da certi argomenti rispetto ad altri, alcuni di questi sono fra quelli che mi spingono ad affrontare questo percorso. Uno degli studi che ricordo con maggior interesse poiché ne ho potuto ammirare i risultati nella pratica, è stato quello di K.Lewin sugli stili di conduzione dei gruppi.
“Pochissime esperienze mi hanno impressionato tanto quanto il vedere come si trasforma l’espressione delle facce dei bambini al primo giorno di regime autocratico: il gruppo amichevole, aperto, cooperante e pieno di vita, diveniva in mezz’ora un’adunata apatica e priva di iniziativa. Il passaggio dall’autocrazia alla democrazia era più lento che non quello dalla democrazia all’autocrazia; ciò perché l’autocrazia viene imposta all’individuo, la democrazia deve essere appresa. [Lewin 1948]”
Tra i miei interessi c’è quello di verificare nella pratica, quanti ritengano migliore un tipo di conduzione rispetto ad un altro, senza dimenticare che era stato rilevato che lo stile autocratico, nel breve periodo dava risultati migliori come rendimento, ma poi era o è giustificato se va a scapito di un notevole peggioramento della qualità della vita emotiva? Potrebbe anche venir valutato diversamente a seconda degli obiettivi, differenti da dilettanti e professionisti o dei ruoli bambini, genitori, istruttori.
Il secondo paradigma che mi ha interessato, è legato ad una parola che racchiude in se un modo di operare di porsi di fronte all’altro e credo in maniera ancor più rilevante davanti ad un bambino. Il termine a cui mi riferisco è maieutica, avere un approccio di questo tipo credo possa essere il miglior modo di far crescere una persona, specialmente poi se, come nei bambini c’è ancora tanto da plasmare. Nella ricerca che voglio fare tra gli altri argomenti sarei interessato a conoscere quanto i diversi campioni siano concordi nel favorire allenamenti dove c’è un rapporto di questo tipo o se preferiscano quello classico tra docente e discente.
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Informazioni tesi
Autore: | Matteo Casadei |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Felice Francesco Carugati |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 218 |
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