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Il trust come strumento del passaggio generazionale nei gruppi aziendali

L’elaborato nasce dall’esigenza di indagare l’Istituto del trust, il suo utilizzo e le differenze teoriche e pratiche della sua attuazione, rispetto agli istituti ad esso alternativi. L’analisi prende le mosse dal considerare, dapprima, il contesto imprenditoriale italiano, poi quello europeo e mondiale, con l’obiettivo di presentarne le varie realtà aziendali e le esigenze che da queste possono derivare. La vasta diffusione dell’imprenditoria familiare, soprattutto in Italia, ma anche in Europa e nelle maggiori economie internazionali, spinge alla considerazione dei modi e dei mezzi attraverso i quali pianificare e gestire l’ingresso della nuova generazione nel complesso aziendale. Il quadro dell’imprenditoria familiare porta il fondatore dell’azienda ad individuare, quando si decide di pianificare il passaggio generazionale, il successore soprattutto tra membri interni al nucleo familiare e lo fa con ampio tempo di anticipo rispetto all’ingresso della nuova generazione. Gli strumenti e le tecniche utilizzabili sono molteplici, ognuna delle quali ha una valenza più o meno adeguata al raggiungimento dei fini propri dell’imprenditore. Il desiderio di perpetuare la vita di ciò che con fatica è stato creato, non nel senso dell’immutabilità ma della continuità; l’esigenza di cristallizzare il patrimonio in modo che non sia disperso nelle mani di un vasto numero di eredi o di investitori; la ricerca di metodi che possano portare ad una più vantaggiosa imposizione fiscale spinge l’imprenditore alla considerazione, seppure ancora poco diffusa in Italia, della segregazione del patrimonio familiare in un trust fund.
L’Istituto del trust nasce nel mondo anglosassone durante il periodo Medioevale, quando le Crociate portavano i cavalieri del Regno ad allontanarsi dalla patria per lunghi periodi di tempo. In questo frangente, con l’intento di salvaguardare i propri possedimenti, i signori del tempo stringevano patti di fiducia con amici fedeli ai quali affidavano le loro proprietà con il fine di vederle riconsegnate ai propri familiari, qualora non avessero fatto ritorno in patria. Il trust nel tempo si è perfezionato e plasmato secondo le esigenze del momento, servendosi dei principi che lo caratterizzano. I gruppi aziendali statunitensi l’hanno fatto proprio con l’intento di spartirsi il territorio con le altre ”potenze” del mercato, costituendo dei veri e propri monopoli, col tempo vietati dalla legge. L’Italia e molti altri Paesi del mondo hanno dato riconosciuto al trust in seguito alla ratifica della Convenzione dell’Aja avvenuta a partire dagli anni Novanta. L’Italia, come altre economie non vede l’assorbimento giuridico del trust nel Legislatore, ma solo il riconoscimento del trust quale Istituto giuridico di derivazione estera. In ogni modo il trust, in azienda, risulta essere un valido strumento per pianificare e gestire sia il passaggio generazionale sia il patrimonio aziendale, anche a scapito della perdita di proprietà definitiva o temporanea per il disponente, durante il periodo in cui il trust è valido. Particolare valore sarà riconosciuto all’inserimento del trust al vertice o lungo la catena partecipativa di un gruppo aziendale, giacché permette l’ottenimento di una serie di vantaggi utili per la blindatura societaria.
L’utilizzo del trust ha reso necessario per gli Organi di tutela dei soggetti che entrano in relazione con l’azienda e per il rispetto delle leggi interne allo stato in cui è costituito il trust, un intervento pratico volto ad individuare i principi contabili ai quali attenersi al fine del rispetto degli obblighi informativi, contabili e pubblicitari imposti a chi svolge un’attività imprenditoriale o nell’interesse di altri soggetti. Gli IAS-IFRS e l’OIC sono intervenuti in materia, per regolare le norme di adempimento dell’obbligo di rendicontazione ai soggetti destinatari dell’Istituto. Lo scopo viene raggiunto attraverso la considerazione di un esempio pratico di costruzione di bilancio per la società trustee, partendo dall’utilizzo delle scritture contabili.
L’imposizione fiscale alla quale sono assoggettati tutti coloro che producono ricchezza ha portato negli anni alla”fuga” dei capitali dal territorio nazionale a quello estero con l’obiettivo di ottenere vantaggi fiscali nel contestuale rispetto delle leggi.

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1 INTRODUZIONE L’elaborato nasce dall’esigenza di indagare l’Istituto del trust, il suo utilizzo e le differenze teoriche e pratiche della sua attuazione, rispetto agli istituti ad esso alternativi. L’analisi prende le mosse dal considerare, dapprima, il contesto imprenditoriale italiano, poi quello europeo e mondiale, con l’obiettivo di presentarne le varie realtà aziendali e le esigenze che da queste possono derivare. La vasta diffusione dell’imprenditoria familiare, soprattutto in Italia, ma anche in Europa e nelle maggiori economie internazionali, spinge alla considerazione dei modi e dei mezzi attraverso i quali pianificare e gestire l’ingresso della nuova generazione nel complesso aziendale. Il quadro dell’imprenditoria familiare porta il fondatore dell’azienda ad individuare, quando si decide di pianificare il passaggio generazionale, il successore soprattutto tra membri interni al nucleo familiare e lo fa con ampio tempo di anticipo rispetto all’ingresso della nuova generazione. Gli strumenti e le tecniche utilizzabili sono molteplici, ognuna delle quali ha una valenza più o meno adeguata al raggiungimento dei fini propri dell’imprenditore. Il desiderio di perpetuare la vita di ciò che con fatica è stato creato, non nel senso dell’immutabilità ma della continuità; l’esigenza di cristallizzare il patrimonio in modo che non sia disperso nelle mani di un vasto numero di eredi o di investitori; la ricerca di metodi che possano portare ad una più vantaggiosa imposizione fiscale spinge l’imprenditore alla considerazione, seppure ancora poco diffusa in Italia, della segregazione del patrimonio familiare in un trust fund. L’Istituto del trust nasce nel mondo anglosassone durante il periodo Medioevale, quando le Crociate portavano i cavalieri del Regno ad allontanarsi dalla patria per lunghi periodi di tempo. In questo frangente, con l’intento di salvaguardare i propri possedimenti, i signori del tempo stringevano patti di fiducia con amici fedeli ai quali affidavano le loro proprietà con il fine di vederle riconsegnate ai propri familiari, qualora non avessero fatto ritorno in patria. Il trust nel tempo si è perfezionato e plasmato secondo le esigenze del momento, servendosi dei principi che lo caratterizzano. I gruppi

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