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Psicosi con-divisa: la soggettivazione filmica della schizofrenia

La trattazione che segue prende le mosse dalla volontà di approfondire semioticamente l'ambito della figurativizzazione cinematografica della psiche, attraverso uno studio che si pone l'obiettivo di inquadrare le strategie testuali adottate dai cineasti che hanno tentato di trascendere il limite intrinseco dell'arte filmica, proponendosi di indagare ciò che maggiormente si cela alle nostre possibilità percettive.
All'interno di un'area da esplorare così vasta si è scelto di rivolgere lo sguardo in maniera peculiare alla rappresentazione della malattia mentale, terreno in cui la psiche si trova all'apice della vunerabilità e della destabilizzazione, avviando l'indagine in direzione di uno spazio ancora per molti aspetti sconosciuto e profondamente perturbante, quello della schizofrenia, massima espressione della disaggregazione identitaria e della devianza del sé.
Questo elaborato intende porsi nell'ottica di uno studio interdisciplinare, proponendosi di coniugare l'approccio semiotico con alcuni elementi di psicologia esistenziale, e prefigurando la realizzazione di un piano di commensurabilità intersoggettiva che non si assume la responsabilità di mappare interamente il campo d'indagine, ma auspica di essere assunto come punto di partenza per un ulteriore ampliamento della prospettiva di analisi.

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Introduzione La trattazione che segue prende le mosse dalla volontà di approfondire semioticamente l'ambito della figurativizzazione cinematografica della psiche, attraverso uno studio che si pone l'obiettivo di inquadrare le strategie testuali adottate dai cineasti che hanno tentato di trascendere il limite intrinseco dell'arte filmica, proponendosi di indagare ciò che maggiormente si cela alle nostre possibilità percettive. All'interno di un'area da esplorare così vasta si è scelto di rivolgere lo sguardo in maniera peculiare alla rappresentazione della malattia mentale, terreno in cui la psiche si trova all'apice della vunerabilità e della destabilizzazione, avviando l'indagine in direzione di uno spazio ancora per molti aspetti sconosciuto e profondamente perturbante, quello della schizofrenia, massima espressione della disaggregazione identitaria e della devianza del sé. Questo elaborato intende porsi nell'ottica di uno studio interdisciplinare, proponendosi di coniugare l'approccio semiotico con alcuni elementi di psicologia esistenziale, e prefigurando la realizzazione di un piano di commensurabilità intersoggettiva che non si assume la responsabilità di mappare interamente il campo d'indagine, ma auspica di essere assunto come punto di partenza per un ulteriore ampliamento della prospettiva di analisi. Tale riflessione analitica sulla trasposizione filmica del disturbo schizofrenico non vuole limitarsi ad una sterile enumerazione di esempi cinematografici in cui compare, più o meno lateralmente, un personaggio affetto da questa patologia, intende piuttosto operare una focalizzazione sui processi di significazione che emergono dall'accoppiamento strutturale tra un livello testuale, pertinente all'enunciazione filmica, e un livello esperienziale legato alla pratica di fruizione. In questo contesto si è deciso di circoscrivere il territorio di analisi prendendo in considerazione un corpus di testi non eccessivamente ampio, composto da Diario di 5

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