''The embodiment of gender'': il corpo della donna da oggetto a strumento di azione
Come avviene il processo di assegnazione di una determinata classe sessuale a un corpo? Come si definiscono le caratteristiche appartenenti all'una o all'altra classe?
Cosa comporta tutto questo per gli individui?
Queste sono le domande a cui questo elaborato cercherà di rispondere, analizzando in particolare il sistema di significati legati all'ideale di femminilità dominante nella cultura occidentale e il suo ruolo nella costruzione di un corpo di donna caratterizzato da fragilità, debolezza e dalla tendenza verso un'immobilità ideale.
Per comprendere a fondo le modalità in cui avviene tale costruzione si è scelto di indagare tre tematiche fondamentali: l'uso dello spazio, la socializzazione primaria e l'oggettivazione sessuale; luoghi in cui si diffondono, a livello discorsivo, i valori e gli ideali all'origine dell'inibizione corporea femminile.
Infine, verrà analizzato il mondo dello sport: un'arena sociale in cui tali valori sono continuamente riprodotti e dove gli eventuali varchi che si aprono nel corso di tale riproduzione possono rivelarsi di fondamentale importanza per la loro stessa ridefinizione.
La costruzione del corpo sessuato avviene attraverso diversi ambiti di “fabbricazione” (Guillaumin, 2006). Esistono interventi diretti: da quelli più superficiali (la moda che riguarda sia gli stili del vestire sia l'apertura di fori nelle orecchie, nel naso e sulle labbra) a quelli più invasivi che modificano il corpo in maniera permanente (gli interventi di chirurgia estetica, la riduzione o l'allungamento di alcune parti del corpo come i piedi e il collo, le mutilazioni genitali); e interventi meno visibili che si concretizzano in ingiunzioni verbali, sanzioni sociali, processi mimetici e pratiche discorsive che portano i due sessi ad utilizzare il proprio corpo, ad assumere una determinata postura e a muoversi nello spazio in modalità differenti. In questo lavoro si prenderà in considerazione la seconda tipologia di interventi, perché, in quanto scarsamente visibili, permettono di plasmare il corpo senza rendere evidente la vera natura del potere a cui rispondono: non un potere repressivo e centralizzato, ma un potere creativo e capillare che produce e diffonde conoscenza.
Partendo dal presupposto che il corpo nella sua esistenza sociale è sempre sessuato, quindi fin dalla nascita suscettibile agli interventi normativi, non si cercherà in questo lavoro di individuare i confini tra ciò che è naturale e ciò che è sociale, si cercherà piuttosto di scoprire come il corpo è socialmente regolato e come gli interventi su di esso sono implicati nelle relazioni di potere.
Ciò che si intende mettere in luce è la componente ideologica di qualsiasi concezione sostenga l'idea che gli esseri umani abbiano una particolare natura fissa ed immutabile e come questa concezione abbia degli effetti sul modo in cui le donne vivono il proprio corpo e si pongono in relazione con lo spazio circostante. La subordinazione femminile non può essere analizzata senza prendere in considerazione la dimensione materiale e simbolica dei corpi, poiché i corpi che abitiamo sono il risultato di costruzioni che fanno capo ad una concezione del mondo fondata su uno squilibrio di potere tra uomini e donne.
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Informazioni tesi
Autore: | Cristina Luerti |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Enzo Colombo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 59 |
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