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Il trattamento degli investimenti diretti esteri in Turchia con particolare riferimento agli investitori italiani

Il presente elaborato nasce dall'idea di analizzare l'evoluzione del regime normativo applicabile all'ammissione e alla protezione degli investimenti diretti esteri in Turchia, attraverso lo studio congiunto della legislazione nazionale e degli obblighi di diritto internazionale che lo Stato ha assunto mediante la stipulazione dell'accordo bilaterale con l'Italia nel 1995.
La scelta di esaminare i termini e le condizioni della tutela degli IDE in Turchia dal punto di vista dell'investitore italiano è stata determinata dalla volontà di approfondire gli aspetti giuridici che hanno contribuito positivamente al notevole flusso di investimenti italiani nel territorio della Mezzaluna.
La raccolta dei dati è stata realizzata attraverso una ricerca sul campo, con il supporto logistico di diverse strutture. Ho usufruito, in primo luogo, delle risorse messe a disposizione dall'Ufficio ICE di Istanbul, presso il quale ho svolto un tirocinio formativo di due mesi. Mediante l'accesso alle Cronache Economiche dell'Ambasciata italiana ad Ankara, che vengono redatte settimanalmente ed inviate in copia all'Istituto, ho avuto la possibilità di ricostruire il quadro economico turco e la distribuzione settoriale degli investimenti italiani in relazione ai progetti più recenti. Il lavoro di ricerca è stato arricchito dal supporto di Onemedit Istanbul, rete internazionale di società di servizi e consulenza per l'internazionalizzazione delle imprese e dall'Yilmaz Law Office, una law firm internazionale con sede ad Istanbul.
L'organizzazione dell'elaborato è stata strutturata in tre capitoli, preceduti da una premessa di carattere introduttivo e seguiti dalle conclusioni.
Nella Premessa sono stati inseriti i dati inerenti al quadro economico generale, alle relazioni commerciali italo-turche e sono state enucleate le principali disposizioni previste dall'accordo bilaterale, base giuridica del loro partenariato. L'obiettivo del Capitolo Primo è stato quello di analizzare il regime normativo interno del quale la Turchia si è dotata nell'intento di promuovere ed incentivare il flusso di investimenti esteri. Il Capitolo Secondo analizza le disposizioni dell'accordo bilaterale del 1995, comparandone i singoli standard con l'interpretazione fornita in ambito accademico e con la giurisprudenza rilevante dei tribunali ICSID (Centro internazionale per la soluzione delle controversie sugli investimenti), nato sotto gli auspici della Banca Mondiale. Attraverso il Capitolo terzo, infine, mi sono interrogata sul futuro dell'accordo bilaterale in esame e più in generale sul futuro dei BIT conclusi dagli Stati membri dell'Unione europea con gli Stati terzi. Il Trattato di Lisbona, ratificato dall'Italia nel 2008 ed entrato in vigore il 1° dicembre 2009, ha riorganizzato la ripartizione delle competenze in seno all'Unione e gli investimenti diretti esteri sono entrati a far parte delle competenze esclusive dell'UE anche per quanto concerne la loro protezione.
Nelle Conclusioni sono state ripercorse le tappe principali della tesi, la quale è nata con l'obiettivo di analizzare l'evoluzione del trattamento degli investimenti diretti esteri in Turchia, tenendo conto della legislazione locale e dell'accordo bilaterale che sigla giuridicamente il partenariato italo-turco.

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4 INTRODUZIONE La tutela degli investimenti esteri ha origini antiche e affonda le sue radici nella norma di jus pubblico internazionale inerente la protezione diplomatica dello straniero e dei suoi beni. Alla creazione del 'sistema' Bretton Woods e al tentativo di costruzione di un ordine economico internazionale fondato sui principi del neoliberismo, ha fatto seguito il periodo della decolonizzazione, della risoluzione 1514 delle Nazioni Unite, delle rivendicazioni dei Paesi in via di sviluppo. Tuttavia, il nuovo ordine economico internazionale, che ricevette l'afflato della neonata UNCTAD e il sostegno del Consiglio economico e sociale in sede ONU, fallì per il mancato plaudo dei Paesi industrializzati, rimanendo un progetto à la carte, evidentemente perché era un piano di affermazione politica più che un programma di rivendicazione economica. Durante gli anni del 'Washington Consensus', si sono moltiplicati gli accordi bilaterali in materia di promozione e protezione degli investimenti, non abbastanza evidentemente da garantire l'inserimento di una clausola sociale all'interno dei trattati, che tenesse conto della tutela dei diritti umani e dello sviluppo sostenibile nel rispetto delle future generazioni. La proliferazione degli strumenti di natura non vincolante sorti nell'ambito delle organizzazioni internazionali mondiali (quali l'ONU e l'ILO) e regionali (OCSE, UE), nella forma di raccomandazioni, linee guida e dichiarazioni di principi, ha favorito il positivo effetto domino di soft law ma è stato carente sul piano della hard law. L'obiettivo della presente trattazione è quello di analizzare l'evoluzione del trattamento degli investimenti diretti esteri in Turchia, tenendo conto della normativa locale e dell'adeguamento del Paese agli standard internazionali, sullo sfondo delle relazioni italo- turche e sulla base giuridica del loro partenariato, l'accordo bilaterale sulla promozione e la protezione degli investimenti. Il carattere evolutivo della regolamentazione in materia in ambito europeo, lascia spazio a nuovi scenari, che suscitano un interrogativo finale e offrono alla vista nuovi possibili orizzonti. La tutela degli IDE in Turchia si inserisce nel panorama internazionale appena illustrato, ma conserva le sue caratteristiche peculiari, determinate da ragioni di ordine storico. Studiare la Turchia senza tenere in considerazione l'inchiostro

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Informazioni tesi

  Autore: Silvia Cardascia
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni Internazionali
  Relatore: Elena Sciso
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 191

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